mercoledì 29 aprile 2015

[Dal libro che sto leggendo] 19 Dicembre '43


Fonte: Last Inception

Inizia con una lettera il romanzo di oggi, ed è una lettera sentita ad un padre emigrato e praticamente sparito da sempre. E' un romanzo breve, anzi brevissimo, ma fulminante. E' un unico giorno che accompagna il lettore fra le macerie, la paura, le fughe, la morte nel periodo dell'ultima guerra mondiale.

Al centro di questa giornata c'è Ettore, i cui genitori sono emigrati presto per l'America lasciando il figlioletto alle cure dello zio, che nel presente della narrazione è morto da qualche anno. C'è Ada, l'amata Ada dalle mani di fata, che riesce con filo ed ago a creare vestiti che incantano giù in città e ancor più nel povero paese in cui vive. Poi c'è Giorgio amico del cuore, cresciuto con un padre idealista e comunista da cui ha preso come fosse il testimone di una staffetta, gli ideali da portare avanti, pure ora che, dopo un rastrellamento, il genitore non c'è più.
Giorgio ed Ettore non potrebbero essere più diversi, il primo un teorico e l'altro il pratico eppure sono l'esempio che la comunione d'intenti può essere la forza più grande e questo li rende ancor più inseparabili.

Poi la rivolta, uno sparo, i tedeschi tornati al paese per raderlo al suolo, spari, scoppi e infine silenzio. Da qui si parte.
Non c'è molto da commentare, perché la parte da"gradasso", la fa proprio l'autore, facendoti sentire ogni dolore e, lo ammetto, anche un grande senso di soffocamento iniziale - chiaramente è al capitolo 1 e ve lo dovete scoprire da soli! -. Senso di soffocamento, che ha fatto sì che al clou di questo libro ci arrivassi un po' timorosa. Ecco, passato quell'attimo che asserve a tutta la scena ,che vi si prospetterà di fronte, il libro scorrerà veramente velocemente.

E' un lavoro che non dimenticherò, cui sono arrivata grazie al suggerimento di Francesco e che consiglio veramente di cuore perché mi ha fatto ricordare perché, da romana, apprezzo sempre le proposte di lettura campane. E questo ne è un egregio esempio.
Buone letture,
Simona Scravaglieri




PAUSE 
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Padre, Mi ci vuole coraggio a mettere la penna sul foglio, perché poi, quando rileggo, prendo tutto per buono, l'inchiostro resta, e quelle parole diventano per me una condizione dalla quale non fuggo, in nessun modo.Insomma, non ho più scampo.Sarebbe stato più semplice averti qui, padre, e parlare. Così che tutto quanto detto l'avrebbe custodito il tempo.Tu, seduto, e io a girarti intorno.Avrei evitato solo di guardarti negli occhi.Il disagio che ne consegue.L'egoismo, quello pure gioca un ruolo fondamentale in questa mattina di dicembre.Probabilmente scrivere serve a me.Null'altro.Non ti conosco, non ti conoscerò mai, ma a quanto pare non è così importante,Nessun figlio conosce fino in fondo suo padre, eppure lo ama, incondizionatamente. E viceversa.Chi si illude di conoscerci veramente, poi, sa così poco di noi che potremmo mentirgli all'infinito.Quindi preferisco immaginarti, così che io possa farlo a mio piacimento, l'espressione tua che più mi serve.E concerdermi il lusso d'essere sincero.Ti vedo vecchio, sento il tuo profumo di vecchio.Lo stesso che sentivo da bambino, in sagrestia, con l'odore di legno chiuso e sapone da barba.Padre Emilio arrivava sempre per primo, era già lì che si radeva.Ogni Domenica, prima della messa delle nove. Si spettinava, indossava con cura la tonaca, dava uno sguardo nello specchio e usciva sicuro sull'altare.Era uno splendore.Con una certa sicurezza, da lassù, guardava fisso la signora Gianna.Lei era seduta fra le ultime panche, accavallava le gambe e sembrava apprezzare. Le altre invece no, non lo guardavano manco negli occhi. Anzi, li tenevano bassi. E pregavano, tra le prime fila, inginocchiate e con convinzione.Ho lasciato quelle panche e quel silenzio presto, molto presto.Ho preferito l'odore dei circoli, il rumore dei bar, dove tutti si guardano negli occhio e imprecano contro il regno dei cieli, compresa la Madonna. Quella vera. Credo lo facciano proprio perché, in fondo, ci credono. Forse anche più di Padre Emilio.Là ho imparato il biliardo, le carte, ma soprattutto che i sogni bisogna costruirseli da soli, e di giorno. E che la solitudine, se condivisa, è la più preziosa delle comunanze.Appena giovane, poi, fori dalla porta di quei circoli e lontano dai tavoli del bar, ho conosciuto un'idea.Spesso l'uomo utilizza l'amore per i suoi cambiamenti, le proprie rivoluzioni personali.Invece io, ho conosciuto un'idea.E ti assicuro che un'idea te la cambia la vita.

Questo pezzo è tratto da:

19 Dicembre '43
Donato Cutolo
Zona Editore, ed. 2014
Cd di colonna sonora di Fausto Mesolella e Daniele Sepe 
con la voce di Paolo Rossi
Prezzo 15,00€




lunedì 27 aprile 2015

" Reykjavík Café", Sólveig Jónsdóttir - Il Café delle storie...

Fonte: Aperture Photo art
Non è sicuramente così il café descritto in questo libro però corrisponde alla resa finale delle storie che in questo luogo di passaggio si intersecano o si sfiorano. E questo bancone pieno di libri è proprio come il nostro romanzo tante storie al di qui e al di là del perimetro che distingue chi vuole il caffè da chi lo fa. In una città come Reykjavík, il freddo e il gelo avvolgono la città per la maggior parte dei mesi l'anno e quindi i luoghi d'incontro, oltre al lavoro e alla scuola, sono le case e i locali. È quindi molto più accentuato il senso di solitudine che pervade le nostre protagoniste all'inizio della narrazione quando sono tutte riprese in una fase di transizione. Non sono più ragazzine, non hanno ancora una famiglia tutta loro - o se ce l'hanno si sta sgretolando-, e forse sono alla loro prima fase di conoscenza di se stesse e del loro ruolo nella società e nella loro vita.

Così Hervör, Mia, Karen, Silja sono vere e proprie "donne al bivio", di fronte la pagina bianca che descriverà la loro nuova vita e questa fase di transizione ha, come tutte le fasi di questo genere, una zona di limbo. Lasciare l'amante per cercare il meglio o cambiare vita dopo che tuo marito t'ha tradito o sfogare un vuoto usando gli uomini e non appartenendo a nessuno oppure affogare il proprio dispiacere fin quando uno sconclusionato individuo verrà a bussare al tuo finestrino. Tutti casi al limite che si nutrono della casualità; il caso offre loro delle opportunità inaspettate che colgono al volo più o meno senza pensarci creando quello spiraglio che possa loro indicare la via. alcune volte è lo sconosciuto, altre è l'ex marito, in altre è una caduta e un ricovero in ospedale e infine una morte. Tutto cambia le regole del gioco, toglie i punti d'appoggio certi e porta nella fase di disperazione a cercare altri appigli. Ma la vera rivelazione viene da altro, nel momento in cui non ci osserviamo e non ci sentiamo osservate, in quella fase di stasi in cui il libro preso dal bancone della foto ha attirato la nostra attenzione per un particolare diverso da quello del conoscerne l'autore e il titolo.

Ci ha attratto, lo abbiamo aperto e sfogliato e dalla prima riga siamo arrivate al punto di non poter smettere finché non è finito. E' quello che avviene per queste donne, in cui la rivelazione avviene per scelta casuale e per i lettori di queste storie che, colpiti dall'inizio esilarante, si fanno travolgere dalle storie personali di questi quattro personaggi caratterizzati egregiamente, non da una descrizione definita, ma dalle loro azioni e dai loro pensieri, che man mano ritrovano la forza per dare una svolta alla vita che fin lì le ha oppresse. La scrittura è scorrevole, il ritmo è sempre incalzante anche nelle situazioni più tranquille e l'anno, circa, in cui si svolge questa storia scorre nell'attesa che, di capitolo in capitolo, si sveli la conseguenza del capitolo precedente. Ad un certo punto speri pure che queste 4 giovani si ritrovino sedute insieme ad un tavolo e che i gesti di comprensione e aiuto non si fermino ai semplici sorrisi di uno sguardo fatto di sfuggita. Tutte si muovono a Reykjavík, nessuna di loro vuole andare via, tutte sognano di realizzarsi, nella vita, nel lavoro e nella famiglia. 

È un libro delicato e delizioso che, come vi avevo accennato, è circolare, ovvero stessa città, con personaggi che vivono la loro storia tangente o parallela a quella degli altri con cui entrano in contatto visivo o anche personale sempre di sfuggita. Questo garantisce non solo una sorta di continuità, ma anche un continuo confronto di personalità fra loro molto differenti. Hervör cerca se stessa, Mia vuole una realizzazione tutta sua che non la tradisca, Karen deve riempire il vuoto delle assenze e Silja deve trovare la via che le permetta di realizzare una vita il più vicina possibile alla sua visione. Insieme q queste ricerche si intersecano uomini buffi o traditori, padri affettuosi e nonni comprensivi e dolci signori anziani e sconosciuti. Non è un libro lezioso e nemmeno amaro, è solo un lavoro fatto sulle emozioni e come tale va inteso e letto. È questo che ho apprezzato di più, nessuna Giulietta e nemmeno donnina dalle trine intrise di pianto, le donne qui descritte vivono la contemporaneità e si scontrano in un mondo dove la regola si scrive vivendo e non più si segue perché scritta dalla morale comune.

La cosa divertente è che mi ero molto arrabbiata con me stessa per non averla scritta venerdì, ma la sera prima ero ad una presentazione. Poi nella vita il caso ci mette lo zampino e mia madre che ha letto l'estratto di Amazon, che le avevo mandato per errore per trascriverlo nel [Dal libro che sto leggendo] mi ha detto proprio sabato "Ma sai che quel libro con il titolo che non riesco a pronunciare è proprio bello? Ma me lo potevi mandare tutto!". Ecco, se lo dice lei, lettrice affamata ma sempre di gusti sconclusionati e al tempo stesso molto precisi, potete fidarvi! Intanto io mi devo attrezzare per portarle prima di subito il libro o non mi darà più pace, visto che anche stamattina - domenica - me lo ha ricordato! :D

Buone letture,
Simona Scravaglieri

Reykiavík Café
Sólveig Jónsdóttir
Sonzogno Editore, ed. 2015
Traduttore Sivia Cosimi
Collana "Romanzi"
Prezzo 17,50€


Fonte: LettureSconclusionate

domenica 26 aprile 2015

L'ha detto... Nicolás Gómez Dávila


Fonte: Alessandro Cascio
L'intelligenza tende all'imbecillità come i corpi tendono al centro della terra. 
 Nicolás Gómez Dávila

mercoledì 22 aprile 2015

[Dal libro che sto leggendo] Lo sturangoscia

Davide Predosin e Carlo Sperduti
Fonte: Letteratura Notturna

C'era una volta una piccola casa editrice romana, gestita da tre ragazze volenterose e impegnate. Anzi, per la precisione, la casa editrice c'è ancora. Comunque, questa casa editrice era - per questioni di favola, ma voi riportate tutto al presente! - un cantiere letterario sempre in attività. I suoi autori, infatti, amavano così tanto questo piccolo mondo che si era creato, da continuare a creare a loro volta storie e divertissement per far sì che questo laboratorio rimanesse in vita.

Un giorno, due autori, tra una mail e l'altra cominciarono una fitta conversazione fatta di personaggi fantastici che si trovavano in situazioni assurde e che ha generato il libro di cui vi parlo oggi: Lo sturangoscia. Premettendo che, non ci sarà verso di rimanere seri leggendo queste divertenti "e-pistole" - come mi è capitato recentemente di leggere su un altro libro di cui vi parlerò in seguito -, questo romanzo si svolge solo per comunicazioni per lettera e comincia con la presa d'atto dello smarrimento di un pacco molto importante per il Dott. Vasca che ne dà la colpa al suo storico postino il signor Trincavella. Il problema non è di principio ma proprio una questione di vitale importanza visto che contiene un marchingegno creato sulla carta da Vasca e realizzato da una ditta di sua fiducia. L'oggetto misterioso è lo "Sturangoscia" che serve, per sommi capi perché la specifica ve la dovete andare a cercare nel libro, per alleggerire lo stato di angoscia persistente o indotto in varie situazioni.

La particolarità dei libri di questa casa editrice è che pure dove sembrano folli i racconti o i romanzi, questi hanno comunque un peso specifico ben definito e approcciare a questi stili di scrittura sempre differenti ci fa un po' entrare nel cantiere culturale che si è creato attorno a Gorilla Sapiens. Non è un caso che all'interno del catalogo si passi senza alcuna difficoltà da un genere all'altro. L'atteggiamento è proprio di una realtà in divenire e che si sperimenta essa stessa nei vari modi di raccontarsi e di raccontare. E nel caso di questo libro, l'esperimento mi pare più che riuscito, ma ne riparleremo nella recensione,
buone letture,
Simona Scravaglieri

P.s.: La foto postata non è quella relativa alla presentazione che ho visto al Klamm. Il problema è che ero talmente impegnata a ridere e ad ascoltare, che mi sono dimenticata di fotografarli!


Dott. Filottete Vasca
San Giovanni in Galilea (FC)
13/05/1985
Ore 00:20

Gentile signor Girolamo Mercuriale Trincavella, le scrivo all’unico indirizzo che ho trovato sulla brochure di Zoomorfismo e dintorni.
Io che l’avevo sempre stimata – persona seria, mi dicevo, il nostro postino, uomo assennato, nonché coraggiosissimo, motorizzato, latore di missive commerciali giuridiche e non – scopro invece che lei adora farsi fotografare nelle fogge più sconvenienti, come quella in cui, vestito da artiodattilo bovide giallo, finge di adirarsi selvaggiamente davanti a un Sistemone Paperone non vincente. D’altronde non sono affari miei ed è giusto lei passi il suo tempo libero come meglio crede. E soprattutto non è per questo che le scrivo.
Le scrivo perché dopo aver tracciato un pacco a me destinato, ho scoperto che era di sua competenza recapitarlo. Ma io questo pacco lo aspetto ormai da tre mesi. Ho ottenuto queste informazioni introducendomi di soppiatto nell’ufficio postale perché, al tempo – due giorni fa – stimandola ancora, non volevo metterla nei guai segnalando inottemperanze che potessero screditarla agli occhi dei suoi superiori.
Concludo informandola che il pacco contiene apparecchiature di vitale importanza, forse per le sorti dell’intero pianeta.
Augurandomi che lei non lo abbia perduto, le porgo cordiali saluti e spero di sentirla presto. 
Dott. Filottete Vasca 
 P. S. Se avrà la bontà di rispondermi potrà farlo, per adesso, alla Casella Postale n. 212-47121 Forlì-Cesena. Mi sono licenziato, ho comprato un camper e ho abbandonato Castramonaci. Di volta in volta le indicherò il mio indirizzo.



Girolamo Mercuriale Trincavella
Castramonaci d’Abruzzo (ZY)
18/05/1985
Ore 11:30

Egregio dott. Vasca, prima di affrontare il problema del pacco smarrito, vorrei mettere in chiaro alcuni aspetti di ciò che ai suoi occhi sembra compromettere la mia rispettabilità.
Non potendo dare per scontato che lei stia scherzando, preferisco risponderle come se fosse serio nello scrivere ciò che ha scritto.
In caso contrario, tanto meglio: avrò impiegato un quarto d’ora occupandomi di una burla. Mi piacciono gli scherzi. Mi chiedo in quali circostanze abbia conosciuto Demetrio, fatto di cui sono sicuro, perché se non lo conoscesse non avrebbe tra le mani il nostro depliant.
Data la sua indignazione, devo supporre che lei stia ancora partecipando alla fase propedeutica dell’iniziazione campestre ufficiale, ma anche che Demetrio non l’abbia messa a parte di molte consuetudini del Club. Mi conferma, seriamente, di non conoscere l’assidua pratica del travestimento zoomorfo e di ignorarne la simbologia cromatica?
Non dovrei anticiparle troppe cose, e so che si è iscritto col nobile intento di divulgare il Dubbio, collaborando affinché la popolazione impari a centellinare la propria sicumera.
D’altra parte ci sono molte cose del nostro Club che lei ignora, ma scoprirà presto che non tutto ciò che appare osceno è necessariamente disprezzabile.
Veniamo ora al pacco, che a quanto dice è di vitale importanza. Non ho difficoltà a crederlo, se quel che è accaduto martedì scorso ha qualcosa a che fare con questa storia. Glielo dico con sincero stupore: non mi era mai capitato nulla di simile in quasi vent’anni di carriera. Per farla breve, mi hanno rapinato.
Stavo facendo le prime consegne della giornata quando ho sentito un trambusto alle mie spalle e mi sono accorto che tre uomini salivano sul mio furgone. Avevo accostato lasciando le chiavi all’interno: il civico al quale dovevo recapitare la posta era a pochi metri. Ho tentato di fermarli ma mi sono beccato un destro che mi ha fracassato il setto nasale. Mi è andata bene, tutto sommato: credo fossero armati.
Sono riuscito a vedere in faccia, per un istante, l’uomo che mi ha colpito. Ecco, glielo disegno:
Illustrazione Carlo Sperduti per Gorilla Sapiens Edizioni
Fonte: Carlo Sperduti Wordpress

Il tutto è durato pochi secondi. Ho tenuto a mente la targa e mi sono precipitato ad appuntarla, sennonché mi sono reso conto che non ce n’era alcun bisogno perché era la mia. È molto probabile che il suo pacco fosse tra quelli nel furgone e credo, ahimè, non sia in mio potere recuperarlo. La prego di scusare la mia scarsa prudenza. Spero che i vantaggi, soprattutto morali, che le deriveranno dall’appartenenza al Club possano in parte compensare il danno.
Per ulteriori chiarimenti, rimango a sua disposizione.
Cordiali saluti,  
Girolamo Mercuriale Trincavella



Queste lettere sono tratte da:

Lo sturangoscia
Davide Predosin, Carlo Sperduti
Gorilla Sapiens Edizioni, Ed. 2015
Prefazione Alessandro Sesto
Illustrazioni di Elisa Macellari
Collana "Scarto"
Prezzo 10,50€

domenica 19 aprile 2015

L'ha detto... Werner Herzog



Fonte: Una Donna

Sono convinto che quel che ci impongono di imparare a scuola venga dimenticato nel giro di un paio d'anni. Ma ogni cosa che impari per placare la tua sete non la dimentichi mai. 
 Werner Herzog
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