domenica 30 novembre 2014

L'ha detto... John Steinbeck

Fonte: Stella d'argento


Ci sono cose che non si possono guardare alla luce della ragione, ma sono così come sono. 

John Steinbeck

mercoledì 26 novembre 2014

[Dal libro che sto leggendo...] La misteriosa morte della compagna Guan

Fonte: Repubblica Esteri
Non è Shanghai, ma rende l'idea!

Con la scuola del racconto del corriere non abbiamo finito, ma oggi, volevo parlarvi di questo libro che è uscito in Italia per Marsilio Editore nel 2002 e che io trovo veramente interessante. La particolarità è, che pur essendo un tomo (543 pagine) - e voi sapete cosa io pensi riguardo a gialli del genere - sono piacevolmente stupita di essere arrivata a metà del libro e di non avere avuto ancora il desiderio di uccidere l'autore o di mandarlo in Siberia.

Per chi non lo sapesse solitamente per me i gialli e ancor di più i thriller dovrebbero finire a pagina 300, oltre di solito ci sono chiacchiere inutili. In questo caso, l'autore che scrive in inglese ma riesce a coniugare due anime opposte in maniera stranamente armonica. Da un lato la sua cultura d'origine quella cinese, comunista, e con regole ben definite e dall'altro la cultura americana, che lo ha accolto quando dopo le proteste di piazza Tiananmen è rimasto bloccato in America dove si era recato per scrivere un libro su T.S. Elliot.

Quindi, mentre percorrete le strade, entrerete nelle povere stanze o nei piccoli appartamenti di Shanghai avrete un commento di fondo tutto particolare che va dalla poesia classica cinese, a quella contemporanea alla citazione di quelle americane. Il connubio, come detto ha un che di interessante. 
Quindi oggi vi lascio, in proporzione al libro, una corposa parte del primo capitolo... riuscirete a resistere?

Buone letture,
Simona Scravaglieri

1.
Il corpo fu rinvenuto alle 16 e 40 dell'11 maggio 1990, nel canale Baili, un canale fuori mano, a circa trenta chilometri a ovest di Shanghai. In piedi vicino al corpo, Gao Ziling, capitano della Avanguardia, sputò tre volte con forza sul suolo bagnato, un tentativo poco convinto di scacciare la mala sorte della giornata, iniziata con il tanto atteso incontro di due amici che non si vedevano da più di vent'anni. Era stata una pura coincidenza che la Avanguardia, una nave pattuglia del Dipartimento di sicurezza pubblica delle acque di Shanghai, verso l'una e mezza si fosse avventurata per un lungo tratto nel Baili, perché di solito non ci si avvicinava nemmeno. Questa variante sul percorso era dovuta a Liu Guoliang, un vecchio amico che Gao non vedeva da vent'anni. Erano stati compagni di liceo e, dopo aver finito la scuola nei primi anni sessanta, Gao aveva cominciato a lavorare a Shanghai, mentre Liu era andato prima in un college a Pechino e poi in un centro per gli esperimenti nucleari nella provincia di Qinghai. Durante la Rivoluzione culturale si erano persi di vista. Ora Liu stava lavorando a un progetto per una compagnia americana a Shanghai, e si era preso un giorno di vacanza per vedere Gao. Dopo tanto tempo, questo era un evento che entrambi attendevano con ansia. Si erano trovati vicino al ponte Waibaidu, dove i fiumi Suzhou e Huangpu si incontrano con una linea di divisione rivelata dalla luce del sole. Il Suzhou, perfino più inquinato dello Huangpu, appariva come una cerata nera in netto contrasto con il blu del cielo terso. Dal fiume proveniva un fastidioso puzzo nonostante la gradevole brezza primaverile. Gao cominciò a scusarsi per non avere scelto un luogo più piacevole per l'occasione. La Casa da Tè Al lago nella città vecchia di Shanghai, per esempio. Avrebbero avuto molte cose da dirsi in un pomeriggio passato tra raffinati servizi da tè, cullati dalla musica di pipa1 e sanxian2 in sottofondo. Ma nessuno aveva voluto sostituirlo nel suo turno e Gao era stato quindi costretto a rimanere a bordo della Avanguardia per l'intera giornata. Dopo un'occhiata all'acqua fangosa e al suo fardello di immondizie - bottiglie di plastica, lattine di birra, confezioni accartocciate e pacchetti di sigarette vuoti - Liu suggerì di andare con la barca da qualche altra parte a pescare. Il fiume era cambiato a tal punto da diventare irriconoscibile, mentre loro non erano cambiati poi così tanto; la pesca era una passione che li accomunava fin dai tempi del liceo. «Nel Qinghai ho sentito la mancanza di una buona carpa» confessò Liu. Gao si illuminò all'idea: poteva facilmente giustificare il suo percorso come un giro di routine, e inoltre avrebbe ostentato il suo potere di capitano. Fu così che suggerì di raggiungere il Baili, un canale del fiume Suzhou, a circa un centinaio di chilometri a sud del ponte Waibaidu. Lì le riforme economiche di Deng Xiaoping non erano ancora arrivate, era lontano dalle strade principali e il villaggio più vicino distava circa tre chilometri. Ma arrivarci via fiume non era così facile. Una volta sorpassate le Raffinerie Orientali che incombevano su Wusong, il passaggio si restrinse, ed era a tratti così poco profondo da rendere la navigazione quasi impossibile. Dovettero allontanare dei rami sporgenti, ma dopo una strenua lotta alla fine arrivarono in un catino d'acqua nera, oscurata da sterpi ed erbacce alte. Fortunatamente il Baili si rivelò essere il magnifico posto che Gao aveva promesso: era un canale stretto, ma grazie alle abbondanti piogge degli ultimi mesi non era certo a corto d'acqua; inoltre, non essendo eccessivamente inquinato, i pesci abbondavano. Appena gettarono l'amo sentirono abboccare. Presto furono tutti e due occupati a ritirare le lenze, e i pesci cominciarono a saltare fuori dall'acqua e ad atterrare sull'imbarcazione, contorcendosi boccheggianti.
«Guarda un po' questo» disse Liu indicando un pesce che si dibatteva ai suoi piedi. «Più di mezzo chilo.»
«Magnifico» disse Gao. «Ci stai portando fortuna oggi!» Un minuto dopo anche Gao stava estraendo l'amo con il pollice dalle carni di una spigola di tre etti. Gettò di nuovo la lenza con entusiasmo, con un esperto gioco di polso. Prima che l'avesse riavvolta a metà, qualcosa diede alla lenza uno strattone fortissimo. La canna da pesca si piegò e un'enorme carpa scintillò alla luce del sole. Non avevano tempo per parlare. Il tempo scorreva all'indietro mentre squame argentate danzavano nel sole dorato: venti minuti - o vent'anni. Erano tornati ai bei vecchi tempi: due studenti liceali seduti fianco a fianco, che pescavano, bevevano e pescavano, il mondo intero appeso alle loro lenze. «Quanto viene mezzo chilo di carpa?» chiese Liu, prendendone un'altra fra le mani.
«Una come questa?»
«Almeno trenta yuan, direi.»
«Vediamo: ho già più di due chili... Sono circa cento yuan, giusto?» disse Liu. «Siamo qui da appena un'ora e ho già un bottino superiore a una settimana di paga.»
«Stai scherzando!» esclamò Gao, estraendo il suo amo da un bluegill. «Un ingegnere nucleare con la tua reputazione!»
«No, è vero. Avrei potuto fare il pescatore, e andare a pesca a sud del fiume Yangtze» disse Liu scuotendo la testa. «Nel Qinghai spesso stavamo per mesi senza un boccone di pesce.»
Liu aveva lavorato per vent'anni in un'area desertica, dove gli abitanti del luogo osservavano l'antica tradizione di servire un pesce intagliato nel legno durante la festa della primavera, perché l'ideogramma cinese per "pesce" significa anche "sovrabbondanza", un portafortuna per l'anno che viene. Il gusto si può anche dimenticare, ma non la tradizione.
«Non ci posso credere» disse Gao indignato. «Il grande scienziato che fa le bombe nucleari guadagna meno del modesto ambulante che vende uova cotte nel tè. Che scandalo!»«È l'economia di mercato» disse Liu, «il Paese sta cambiando in meglio, la gente vive meglio.»
«Ma non è giusto, per te, intendo dire.»
«Be', non mi posso lamentare di questi tempi. Sai perché non ti ho scritto durante la Rivoluzione culturale?»
«No. Perché?»
«Sono stato giudicato un intellettuale borghese e mi hanno chiuso in cella per un anno. Anche dopo la scarcerazione ho continuato a essere considerato "elemento politicamente nero", e non ho voluto coinvolgerti.»
«Mi rattrista sentire questo» disse Gao, «ma avresti dovuto dirmelo. Le mie lettere tornavano al mittente. Avrei dovuto immaginarlo.»
«È tutto passato» disse Liu, «ed eccoci qui, insieme, a pescare per recuperare i nostri anni perduti.»
«Sai cosa ti dico?» disse Gao, desideroso di cambiare argomento. «Ne abbiamo abbastanza per fare un'ottima zuppa.»
«Una magnifica zuppa. Wow! Un altro!» Liu stava riawolgendo la lenza con un pesce persico che si dibatteva, ben al di sopra dei trenta centimetri.
«La mia vecchia moglie non è un'intellettuale, ma è piuttosto brava a fare la zuppa di pesce. Aggiungi poche fette di pancetta di Jinhua, un pizzico di pepe nero e una manciata di cipolle verdi. Oh, che zuppa!»
«Non vedo l'ora di conoscerla.»
«Per lei non sei un estraneo: le ho mostrato spesso la tua foto.»
«Sì, ma una foto di vent'anni fa» disse Liu. «Come può riconoscermi da una foto del liceo? Ti ricordi il famoso verso di He Zhizhang? La mia lingua non è mutata, ma i miei capelli sono diventati grigi.»
«Anche i miei» disse Gao.
Erano pronti per tornare. Gao si rimise al timone, ma il motore vibrò stridendo. Provò allora a dare gas. Lo scappamento a poppa sputò fumo nero, ma la barca non si mosse di un'unghia. Il capitano Gao si voltò verso l'amico grattandosi la testa e fece un gesto di scusa. Non riusciva a capire il problema, il canale era stretto ma di acqua ce n'era. L'elica, protetta dal timone, non poteva aver raschiato il fondo. Forse ci si era impigliato qualcosa, una rete da pesca strappata o una cima sciolta. Una rete era piuttosto improbabile: il canale era troppo stretto perché i pescatori vi gettassero le reti. Se invece si trattava di una cima, sarebbe stato piuttosto difficile districare l'elica. Spense il motore e saltò a riva. Anche da lì non vide nulla di strano, così cominciò a sondare l'acqua fangosa con una lunga canna di bambù che aveva comprato per sua moglie, come stenditoio per il loro balcone.
Dopo alcuni minuti toccò qualcosa sotto l'imbarcazione. Sembrava un oggetto soffice, piuttosto voluminoso, pesante.
Questo pezzo è tratto da:

La misteriosa morte della compagna Guan
Qiu Xialong
Marsilio Editore, ed. 2002
Collana "Tascabili Maxi. Gialli"
Traduttore P. Vertuani
Prezzo 12,50€

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domenica 23 novembre 2014

L'ha detto... Bertrand Russell


Fonte: Elnografo


L'entusiasmo è per la vita quello che la fame è per il cibo. 
 Bertrand Russell

venerdì 21 novembre 2014

"La vita sobria. Racconti ubriachi", AA.VV. - I due lati della bottiglia...


Fonte: TerzoBinario

Se dovessi descrivere ciò che pensi, vivi cosa ti emoziona e cosa invece no, quale sarebbe la maniera più semplice? Probabilmente il modo migliore passa attraverso la descrizione del nostro lato oscuro. Vizio o virtù? Vizio, o anche dipendenza. Sembra questo il leitmotiv della raccolta di racconti di cui vi parlo oggi e che è uscita, da qualche giorno, per Neo Edizioni. Un viaggio, a volte tortuoso, attraverso un mondo che viaggia su un confine tortuoso quello fra gusto e dipendenza. E' interessante riflettere su quali implicazione e quale importanza possa arrivare ad avere per noi un oggetto come una bottiglia di vino e il suo contenuto.

Dieci scrittori si sono cimentati nel descrivere questo aspetto della vita raccontando parte della milioni sfumature del mondo della vita, chiamiamola, alcolica. Da dove si comincia a cosa comporta, il significato delle cose che si riflette nelle rivelazioni della bottiglia, la penitenza analcolica e la deriva della sbronza. Non è necessario marcare nettamente il percorso scandendolo nelle sue tappe cronologiche, anche perché sarebbe complicato - riunendo così tante penne diverse - far raccontare da ognuno una fase che non si trovi a sbordare in quelle altrui, ma le fasi salienti si colgono nello zigzagare tra una esperienza di vita e l'altra. Se la bottiglia si rompe potrebbe essere foriera di brutte notizie, per il futuro, anche se prima, nel presente in cui l'hai presa, lo stesso oggetto integro è messaggero della buona novella. Ma la bottiglia è anche ricordo, quello che ci riporta indietro negli anni, quando era sinonimo di unione e condivisione di un ideale e del ritrovarsi nonostante quella dittatura che cercava di dividerci dalle persone  reputate pericolose. E il ricordo, non necessariamente è velato di nostalgia, può essere recente e doloroso e, attraverso il liquido che contiene, può velare o svelare la realtà. Può farci sentire forti ed essere una sorta di comfort-food, ma può velocemente diventare veicolo di solitudine, amplificatore e creatore di nuovi dolori, e al contempo, una volta svanito l'effetto, rivelatore dell'inferno che solitamente ci rifiutiamo di vedere.

È un inferno che conosciamo, almeno sulla carta, quello del rifugio verso il liquido ambrato che è inizialmente uno status symbol o anche un modo di apprezzare le meraviglie dell'umana trasformazione delle materie prime. È come il formaggio, un qualcosa che è  innocuo come il latte può trasformarsi in milioni di derivati che hanno acquisito il carattere, attraverso la trasformazione, come anche la pericolosità. Così avviene alla società che tenta di trasformarsi in ciò che non è, ma che contestualmente prova e riprova ad essere ciò che vorrebbe essere, ma che ,in fondo, non ha capito bene di cosa si compone. Si ripetono i processi di vinificazione e si rivivono anche le stesse esperienze, forse per migliorare ma probabilmente per capire. Cosa ho sbagliato? O cosa non ho capito? Come posso migliorare il risultato o come posso trasformare una sconfitta in nuova linfa per arrivare ad una vittoria?

L'alcool dà l'alcool toglie, una madre alla figlia, una amore all'amata/o, una vita a chi vi si perde. Se sia giusto o no, è difficile da stabilire, perché come viene fuori da questa raccolta, l'alcol è pericoloso ma anche compagno anche quando non si eccede nel suo consumo. Ogni storia alcolica appartiene a chi la vive. Ogni storia ha il suo protagonista e il suo carico di esperienze e di amori. Ogni uomo ha la sua risposta. Che sia per salute o per piacere non importa. Ogni storia è un mondo a sé. Che si nasca portati alla dipendenza? Probabilmente no, si nasce dipendenti dall'emozione e quando questa manca, come una bimba che viene rifiutata dal padre, é facile associare alla dipendenza situazioni e non l'emozione ferita.

Tra i racconti spicca quello di Stefano Sgambati che, nel suo approccio al tema si presenta in una veste diversa da Eroi Imperfetti e diventa felicemente narratore "maledetto" in una sintesi micidiale di una perdita e della bottiglia che annunciava l'evento. La bottiglia ha una natura circolare e nella circolarità della vita lo stesso oggetto rappresenta la vita che oggi dà e domani toglie. rimane l'oggetto, oppure un ricordo ma sicuramente rimane il dolore e la remora di ciò che sarebbe potuto essere, e per il fato, non sarà. A conferma della maturità di questo scrittore che sa porsi davanti al suo lavoro in maniera sempre rinnovata e sperimentale. Questo Sgambati, a me è proprio piaciuto!

Si legge veramente in un attimo questa raccolta. Piena di spunti e di prove di scrittura che formano insieme non solo un viaggio alcolico ma anche un laboratorio di scrittura dove la trama e le parole vanno cercando nuovi modi per raccontare e raccontarsi.
Raccolta consigliatissima, ben fatta e coinvolgente sopratutto per una come me che, pur non essendolo, vive una vita da astemia!
Buone letture,
Simona Scravaglieri

La vita sobria. Racconti ubriachi.
AA.VV.
Neo Edizioni, Ed. 2014
Collana "Iena"
Prezzo 13.00€


Avevo chiesto ad un amico di farmi una foto fuori dall'usuale...
Nessuno crederà mai possa averla fatta io! :D




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mercoledì 19 novembre 2014

[Dal libro che sto leggendo] Scrivere e riscrivere #occhioallapenna



Fonte: LettureSconclusionate


Pensavate che le mie dichiarazioni, riguardo il voler collezionare tutta la raccolta, della scorsa settimana sarebbero rimaste lettera morta? E invece eccoci qui, con un'altra puntata de "La scuola del racconto" di Guido Conti per Il Corriere della Sera. Questa volta, dopo aver affrontato nel primo libro "come si legge", affrontiamo "la riscrittura".

Detta così, ammetto, non dice poi molto ma, se ampliamo il concetto, coinvolgendo anche Maupassant la nebbia si dirada quando Conti spiega che, complice l'ampliamento dei possibili lettori -dopo la metà dell'ottocento anche l'editoria affronta la questione industriale e la nuova attenzione all'alfabetizzazione-, la scrittura non si ferma solo alla "questione puramente letteraria" ma spazia anche nel campo giornalistico.

Nel caso ancora più specifico, alcuni pezzi scritti da questo autore per i giornali sono stati rimaneggiati, da lui stesso, per uscire come racconti. Quindi il focus è capire e carpire i segreti per rileggersi e anche trasformare qualcosa in altro. Questione che peraltro è complicatissima da fare, a me succede molto spesso in piccolo quando scrivo i post di questo blog. Se dovessi rimaneggiare i post pubblicati, e devo dire che una volta ci ho anche provato, sarebbe una battaglia persa. Chissà se con queste indicazioni il mio rapporto, con i pezzi di cui vado meno orgogliosa, cambia. Vi farò sapere!

In questo caso ho scelto di tralasciare l'introduzione e darvi un assaggio del primo capitolo che fa i confronti fra un resoconto giornalistico che si chiama "Storia di un cane", che non vi riscrivo altrimenti il post diverrebbe la Divina Commedia. Il racconto rimaneggiato esce sotto il titolo "Mademoiselle Cocotte". 

Prima di lasciarvi alla lettura vi lascio anche queste informazioni:
per commentare online questi libri è disponibile anche un hastag: #occhioallapenna e c'è anche un anche un blog Tumblr "Occhio alla penna". Sembra una pessima battuta ma "buttateci un occhio"!

Buone letture,
Simona Scravaglieri


Mademoiselle Cocotte: prima e dopo

Cominciamo dalla fine. In Storia di un cane, l'autore conclude sottolineando la veridicità della storia.La vicenda narrata è realmente accaduta, puntualizzata, e questo è il suo maggior pregio.  
Questa storia ha un solo merito: è vera, interamente vera. Senza lo strano incontro col cane morto, dopo sei settimane e a sessanta leghe di distanza, non l'averi certamente ricordata: Se ne vedono tante, tutti i giorni, di queste povere bestie senza dimora!Se il progetto della Società protettrice degli animali sarà realizzato, forse incontreremo meno cadaveri a quattro zampe arenati sulle sponde del fiume. 
Così si conclude l'articolo di giornale. Il valore del testo dunque non è dato dalla sua costruzione ma dalla sua rispondenza ai fatti. Ben diverso è i caso di un'opera narrativa in cui lo stile, la chiarezza, la forza emotiva morale sono gli elementi importanti. Leggiamo adesso il racconto Mademoiselle Cocotte per scoprire come l'autore abbia prodotto questo "supplemento di valore narrativo", attraverso un'analisi del lavoro di taglia e cuci, di riscrittura e rifinitura fatto dal passaggio dalla prima versione giornalistica al racconto vero e proprio. Osserviamo come la vera scrittura creativa stia nel correggere, nel mettere a fuoco la prima idea, nel ripensare parti più o meno lunghe, calibrando il tutto per raggiungere la pulizia e l'armonia perfetta di struttura e linguaggio. Come vedremo, grazie a questa operazione sul testo, fatta di varianti a volte minime, il racconto e l'impressione che esso lascia sul lettore cambieranno profondamente. Madame [refuso: era Mademoiselle] Cocotte comincia così:


Stavamo uscendo da un manicomio, quando scorsi in un angolo del cortile un uomo alto, magro, che ripeteva ostinatamente l'atto di chiamare un cane immaginario. Con voce dolce, tenera, gridava:"Cocotte, piccola Cocotte, vieni qua Cocotte, vieni qui, bella" battendosi sulla coscia come si fa per attirare le bestie.Chiesi al medico "Quello, chi è?".Mi risposte " Oh! Quello non è interessante. È un cocchiere di nome François, diventato pazzo dopo aver annegato il suo cane".Insistei: "Raccontatemi la sua storia. Le cose più semplici, più umili, sono quelle che a volte ci toccano il cuore".Ed ecco la storia di quell'uomo, riferita per intero da una palafreniere suo amico.

Maupassant, nella nuova versione, taglia il cappello introduttivo dal precedente pezzo giornalistico, in cui riassumeva la notizia della nascita di un ospizio per cani randagi che, a Parigi di metà Ottocento, doveva essere un grande problema non solo sociale ma anche sanitario. Siamo agli albori degli Enti per la protezione degli animali e della nascita dei canili comunali, alle origini di una niova sensibilità verso il mondo animale, una delle conquiste del mondo moderno che porterò alla Carta dei diritti riconosciuta a livello internazionale. In un articolo, è la "notizia" della progettata fondazione del canile a catturare l'attenzione del lettore.Nel racconto si entra nella storia nel modo più efficace: con un dialogo, un movimento a due. di botta e risposta, che da subito mette il lettore di fronte ai personaggi con la più efficace delle caratterizzazioni, il linguaggio. La storia, a cui il dottore è indifferente, tocca invece il cuore del narratore. In Mademoiselle Cocotte la notizia della nascita degli ospizi per i cani perde senso ed è François che diventa subito protagonista, quindi è lui che compare fina dall'inizio sulla scena, nel cortile del manicomio.Importante peraltro sottolineare che la veridicità dei fatti è un'ossessione ricorrente nell'opera narrativa di Maupassant, quasi egli dovesse ricordare sempre al lettore le follie e il disordine del reale. Questa volta preferisce invitare ad ascoltare il racconto del palafreniere sottolineando che la sua bellezza sta nell'essere umile e semplice.

Questo pezzo è tratto da:

Scrivere e riscrivere
Con i racconti di Guy De Maupassant
Guido Conti
Corriere della Sera Edizioni, Ed. 2014
Collana "La scuola del racconto" Vol.2
Prezzo 6,90€ (Più il prezzo del quotidiano)
 solo 6,90€ sullo store del Corriere della Sera

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