domenica 31 agosto 2014

L'ha detto...Fernando Pessoa


Fonte: Galeioscopio


Non amiamo mai nessuno. Amiamo solamente l'idea che ci facciamo di qualcuno. È un nostro concetto (insomma, noi stessi) che amiamo. Questo discorso vale per tutta la gamma dell'amore. 
 Fernando Pessoa

venerdì 29 agosto 2014

"Rosso caldo", Patrizia Rinaldi - Il realismo nella contemporaneità della tradizione...



Fonte: La voce dei venti


La difficoltà di descrivere questo lavoro risiede nel fatto che è un libro indiscutibilmente bello e, soprattutto, che, scavando a fondo, escono più temi di quelli che ci possa aspettare. Dopo aver letto alcune proposte campane e poi questo, posso dire sinceramente che i lavori di Patrizia dovrebbero essere di fatto un ingresso al mondo sfaccettato e complicato della Napoli contemporanea e alla letteratura regionale. Mistero, cultura e folklore si mischiano formando una trama avvincente che rende partecipi i lettori, non solo delle inchieste, ma anche delle vicende personali dei protagonisti.

Questo libro è solo l'ultimo della serie riguardante l'ispettore Blanca edito da E/O. Il questo l'ispettrice ipovedente si trova di fronte a illeciti di varia forma - truffe, omicidi, evasioni - e si confronta con i leitmotiv che sono i pilastri della tradizione e del presente: onore, famiglia, amore, passione, morte, spiriti. Nulla di particolarmente nuovo, vi starete dicendo, ma in effetti non è così. Quello che è sempre stato difficile capire della cultura campana è proprio che, le sfumature di determinati termini, non sono così intuibili come ci aspetterebbe. Se l'onore è qualcosa per cui morire o per cui combattere e la famiglia è il fondamento della società, diverso discorso si deve fare per la morte e per gli spiriti. Per spiegarlo prendo in prestito una definizione di Ruggiero Cappuccio in "Fuoco su Napoli":

[...]Vedi, era un mondo capace di curarsi dei piccoli rituali dell'esistere, perché non aveva fiducia in quelli grandi, quelli storici, quelli definitivi insomma. Napoli non ha mai creduto ai finali e quando lo ha fatto è stato per saggezza, diciamo per una finzione superiore. Questo sfizio greco di campare dipendeva dal fatto che la città aveva una frequentazione privilegiata con la morte, con la morte e tutti i suoi simili"
[...] "l'unica cosa che ti consente di distinguere fra le conoscenze e le amicizie e' indiscrezione. E Napoli con la morte e' sempre stata indiscreta, perchè Napoli con la morte, aveva fatto un'amicizia antica. La maggior parte delle indiscrezioni arrivava dai fantasmi e questi fantasmi venivano da tutte le categorie sociali."
"[...] il piacere di assistere all'apparizione è sempre accompagnato dalla paura di assistere all'apparizione stessa. [...] Qualche volta i fantasmi possono essere morti, ma altre volte possono essere vivi. Fantasma puo' essere un'intera storia che torna, in cui le voci reclamano un diritto, un verità[..]
Ecco, questa è la Napoli che, da turista privilegiata dall'aver amicizie campane, conosco io. Ed è quella che racconta fra le righe Patrizia Rinaldi, vestita di quel realismo, che è una vera e propria corrente letteraria dell'ultimo decennio, ma che non perde, nonostante questa sua aderenza al quotidiano, la vena di lirismo e di teatralità tipica della cultura tradizionale napoletana.

Blanca ha una figlia adottiva con la quale vive due rapporti conflittuali insieme: Ninì è nell'adolescenza e rifiuta di essere indirizzata e contestualmente è figlia di quella madre che è stata uccisa e di quel padre che Blanca ha fatto condannare per l'omicidio della moglie. Blanca, il suo capo e gli altri ispettori e appuntati devono sbrogliare la matassa intricata di tre cadaveri e un possibile unico filone d'indagine. Saranno tutti stati uccisi dalla stessa mano? Nonostante gli indizi piazzati ad arte è difficile anticipare una possibile fine ma, mentre ci si arriva, presi per mano dall'autrice si passa di casa in casa, da quella povera a quella ricca, si sentono odori , suoni che sono tipici di un mondo che pensiamo di conoscere e che invece si disvela ai nostri occhi sotto una forma nuova.

La difficoltà sta proprio in questo, nel rendervi partecipi di questo bellissimo lavoro con parole che vorrei avere ma che, mio malgrado, non ho. Sono rimasta affascinata da questo romanzo dalla maestria che avevo già in parte visto nei racconti che la Rinaldi aveva fatto per alcune raccolte, ma questa serie, se è tutta così, è un'evoluzione superiore. L'altra difficoltà è quella di evitare di saltellare dicendo "È bellissimo!! È bellissimo!!! leggetelo e basta!!!" Perché non sarebbe onesto e non renderebbe l'onore dovuto ad un'autrice che, anche in questo caso, ha saputo dare ai suoi lettori l'ennesima prova del talento che la contraddistingue. 

Nel caso vi steste chiedendo qual'è la differenza fra il mio pensiero tra questo romanzo giallo e quello di mercoledì è molto semplice. In questo caso la prosa tocca punte di lirismo senza enfatizzarle e quindi la lettura è scorrevole. Non ci sono concetti ripetuti o descritti con un eccesso di metafore. Sono coloriti, come avviene proprio nel linguaggio orale campano, forse sarebbe meglio dire "quasi merlettati" ma non per abbellimento. Il napoletano vive di questi concetti espressi con metafore a volte estremamente ironiche ma non eccede in parole in più proprio perché, questo "abbellimento", ha già un suo peso e un suo spazio. Nell'altro caso, invece, la prosa serve a creare uno status, un momento e sopratutto a renderne il suo "peso specifico" della situazione che si sta descrivendo. Questa resa c'è, ma pervade troppo lo scritto, ed è questo che ne ne ha reso difficile la lettura.

Inutile dire che il libro è consigliatissimo e che m'è molto piaciuto (non so' se s'era capito!). 
Buone letture e buone ferie,
Simona Scravaglieri

Rosso caldo
Patrizia Rinaldi
Edizioni E/O, Ed. 2014
Collana "Dal mondo"
Prezzo 16,00€


Fonte LettureSconclusionate

mercoledì 27 agosto 2014

[Dal libro che sto leggendo] Gli eroi imperfetti


Fonte: Risparmio libro


In quest'ultimo periodo mi sono capitati due libri di cui mi è difficile parlare uno è questo e l'altro è un romanzo giallo - anche se le motivazioni per le quali è complicato raccontarveli sono diametralmente opposte!-. In questo caso il problema è di gusto personale. Oggettivamente in questo libro c'è una storia, ci sono anche dei personaggi perfettamente caratterizzati, c'è anche un "lato oscuro" per ogni personaggio che viene a galla man mano nella storia.

E allora che c'è che non va? Lo so che ve lo state chiedendo! Troppe parole. Non è che proprio abbia "nevicato" a casa Sgambati e che quindi si descriva la capocchia di uno spillo con venti pagine, è diverso qui il problema. Nel pezzo di introduzione c'è un paragrafetto dedicato alle "cose che si sono dette"; ecco è tutto così. Ed è sfiancante, almeno per me, leggere tutte queste ripetizioni che mi ricordano un altro libro simile, solo come scelta narrativa, "Settanta acrilico, trenta lana" che mi aveva altresì costretta a lunghe sessioni di lettura quasi "forzata". Entrambi i libri presi al netto di questo particolare sono validi e, in questo caso, capisco perché MinimumFax abbia deciso di far entrare nella sua scuderia Stefano Sgambati. Testo e anche, in parte, lo stile narrativo ricordano quelli sperimentali di Mc Sweeney's dove la proposta estremamente eterogenea porta a stili simili a questo o diametralmente opposto come avviene ne "La famiglia White" di cui vi parlerò più in là.

Quando ho dovuto assegnare una valutazione a questo libro ho scelto di fare una votazione i più possibile oggettiva e infatti ha preso 4 stelline su 5. Confido infatti sul mio sesto senso, ho sentito più volte parlare Sgambati in relazione a questo libro e credo che il narratore di questo lavoro era così perché il lavoro stesso lo richiedeva e che nel prossimo sarà un nuovo e diverso Sgambati. È una caratteristica degli scrittori quella di essere sempre uguali e diversi ogni volta che si immergono in una storia. Attenderò il prossimo per capire se mi sbaglio oppure no.

Buone letture e buone ferie,
Simona Scravaglieri


1. LA CENA 

Non ci potevamo credere.
Lo guardammo. Dentro agli occhi come se volessimo cercare il cervello. Era tutto vero. 
 
Le cose vogliono essere dette. L'illusione che siamo stati noi a dirle crolla nel momento in cui esce di bocca, perfettamente autonome, cullate da una mano di ostetrica troppo sapiente per essere la nostra. Ci usano, sfruttano il nostro apparato fonatorio: solleticano la glottide, si arrampicano sul velo del palato, bussano sui denti, premono contro le labbra e si danno al mondo nella forma di lessemi. Le cose che si sono fatte dire si librano davanti alle nostre facce per farci sapere che oramai è tardi che non si può tornare indietro. È rassicurante questo fatto, almeno per uno come me che in vita sua ha sempre preferito farsi trasportare, piuttosto che trascinare. Le parole sono muscoli involontari e se sto camminando, adesso, a quest'ora, sperando che mia moglie, a casa, stia morendo di preoccupazione, be', è colpa loro. 
Lo accogliemmo con una semplicità plastificata. Ci sentivamo a disagio perché mai , da quando eravamo sposati, avevamo accolto una persona "single" a cena. Questo fu, per me e mia moglie, il benvenuto alla "trasgressione". Un uomo molto più grande. con le mani tese nell'atto di porgerci un regalo, come è d'uso quando si viene accolti in casa altrui: una bottiglia di vino rosso, uno Shiraz del Casale del Giglio proveniente dal mio negozio. Prima risata d'ordinanza: il pacchetto gliel'avevo fatto io stesso il giorno prima e quella annotazione ovvia, tra esseri umani troppo adulti, diventò utilissima come antidoto al veleno da imbarazzo.  

Questo pezzo è tratto da:

Gli eroi imperfetti 
Stefano Sgambati
Minimum Fax Editore, Ed. 2014
Collana "Nichel"
Prezzo 15,00€

domenica 24 agosto 2014

L'ha detto... Joseph Addison

Fonte: I sentieri della ragione



Chi è fornito di argomenti pecuniari convincerà il proprio antagonista molto prima di chi trae argomenti dalla ragione e dalla filosofia. 

 Joseph Addison

mercoledì 20 agosto 2014

[Dal libro che sto leggendo] Chiuso per Kindle. Diario di un libraio in trincea.

Fonte: Bangkok com


Come anticipato nella recensione, questo non è un romanzo e nemmeno un racconto organico, bensì sono appunti sparsi di vario genere. Non troverete un libraio, vero, che vi consiglia di non leggere un libro perché è sotto forma di ebook, ma qualsiasi vero libraio non sarà sostituibile da alcun algoritmo di scelta che vi possa consigliare se leggere un libro al posto di un altro. In più, questo lavoro, è scritto in una maniera divertente e divertita verso il mondo della cultura, il che fa pensare che giocare con la cultura si può fare sempre senza sminuirne l'importanza.


Non troverete effetti speciali, ma sicuramente questo scritto riesce a distinguersi dai libri di pari genere anche se, l'estratto che oggi vi presento, è molto simile a quelli cui ho fatto riferimento nella recensione di Chiuso per Kindle. Il trucco è lasciarsi trasportare dalle stravaganze dei due librai e fare un giro nello strano e misterioso mondo che gira dietro il mondo delle librerie e dei libri.


Buone letture e buone ferie,

Simona Scravaglieri


Capitolo 1 

Una giornata in libreria 

[...]
 [...]
Bene, allora partiamo dall'inizio: "In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio.!. Be', no, forse siamo andati troppo indietro, effettivamente questo è il principio di tutto, a noi basta iniziare dal principio della giornata. Mattina. Tira su la serranda, accendi le luci, avvia i computer, passamano delle novità - accidenti quanta roba, non mi dite che è uscito un nuovo libro di Camilleri - e dei rifornimenti da sistemare in magazzino, una prima occhiata veloce ai quotidiani. Dal lunedì al mercoledì acquisti canonici: la Repubblica, Corriere della Sera, Il Foglio di Ferrara e quelli più nazional popolari, ma solo se avanzano gli spiccioli; il venerdì copia obbligata di Corriere della Sera e Repubblica che propongono i loro allegati ricchi di recensioni e novità editoriali: spesso i clienti entrano in libreria direttamente col magazine in mano. Il sabato si aggiunge La Stampa che propone Tutto libri, seguitissimo dai lettori intellettuali. La domenica messa, pastarelle, se è bel tempo passeggiatina in villa, e poi, con la sportina della spesa verso l'edicola ciminiera, dove ad aspettarti sbevazzando birra in qualunque momento della giornata e tenendo testa ad Andrea Camilleri quanto a sigarette, ci sono le gemelle. Attenzione a ricordarvi una cosa importantissima: mai e sottolineo mai, uscire dall'edicola senza aver preso Il Sole 24 Ore. C'è il "Domenicale", mancarlo vuol dire segnare malamente tutta la settimana successiva. Per i super librai, inoltre, per quelli che proprio vogliono distinguersi, stare sempre sul pezzo, ad attenderli in edicola c'è il mensile radical chic L'Indice dei libri del mese. Un'occhiata veloce alle vetrine, cartellini d'ordinanza e tutti belli puliti e profumati iniziamo una nuova giornata in libreria. Le nove spaccate. Lo spettacolo inizia, ecco arriva il primo cliente. 
Libraio: "Prego, come posso aiutarla?"
Cliente: "Dovrei regalare un libro ad una persona che non legge."
Libraio: (Mazzo di fiori, del vino, un badile) "Guardi ci sarebbe questo: questo di sicuro fa al caso suo!" 
Lui: "Ma che gli regali Socrate?"
Cliente: "Si, perché, che male c'è?"
Lui: "Ma uno può ancora stare a leggere Socrate? E dai su!"
Libraio: ?

Questo pezzo è tratto da:

Chiuso per Kindle
Diario di un libraio in trincea 
Massimiliano Timpano, Pier Francesco Liofreddi 
Bompiani Editore, Ed. 2014 
Collana "Tascabili Bompiani" 
Prezzo 9,50€
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