mercoledì 30 luglio 2014

"L'audace colpo dei quattro di rete Maria che sfuggirono alle miserabili monache", Marco Marsullo - Il sapore della speranza...



Fonte: Pinterest

Ci sono storie che nascono per insegnare qualcosa e ce ne sono altre che invece nascono solo per raccontare. Non è malvagio avere un qualcosa solo da raccontare perché, attraverso questo strumento, si può fare, dopo una lettura apparentemente leggera e divertente, tutta una serie di considerazioni. Quella di cui vi parlo oggi è una storia nata solo per essere raccontata. Nasce quasi come una sceneggiatura degli anni '70 quando venne portato nelle sale "Amici miei" - come ci suggerisce anche la quarta di copertina -. Non è una novità per Marsullo quello di concepire uno scritto come fosse un filmato perché il suo approccio ai personaggi è sempre stato di questo tipo. Diverso è il divertimento che ci mette nel tratteggiare fisionomie e caratteri dei quattro amici di questa avventura.

Siamo nella provincia di Roma, in una casa di riposo. Ci sono le monache "miserabili" - e chi potrebbe dargli torto - che tengono in riga un gruppo nutrito di anziani che soggiorna nella loro struttura. Ci sono nonnine che giocano a carte e fanno la maglia e anche quelle che non hanno smesso di cercare un nuovo amore. Ci sono anche uomini anziani che, come nel corrispettivo femminile, in questa ultima parte della loro vita si dedicano alla ricerca di un'anima gemella o ai propri hobbies. Ci sono quelli che, come Agile, hanno come hobby quello di pensare di odiare tutto il mondo tranne i suoi tre amici. Poi un giorno le "miserabili" annunciano un viaggio a Roma per la santificazione di un papa, gli amici di Agile aderiscono un piano di attacco (non vi dico a cosa!), poi la fuga per le strade della capitale. Un vecchio amore e cowboy della terza età completano il quadro insieme ad un sacco di risate per i lettori per le  situazioni surreali che vedranno coinvolti i nostri quattro attempati eroi.

É consolante sapere che quando avrò una veneranda età e qualora venga graziata da malattie neurologiche particolari, potrò perdere in velocità ma la mia mente sarà ancora attiva e propositiva come quella di oggi e di ieri. In effetti è un concetto strano da pensare come concepito da un giovane scrittore, però calza a pennello con quello che è il tema della speranza che viene fuori da tutta una serie di considerazioni che, come dicevo all'inizio, si possono fare a lettura conclusa. Diventeremo vecchi, magari anche rincoglioniti (detta alla Agile) ma non perderemo il nostro io. Se siamo buoni e beoti, anche in caso di alzheimer rimarremo tali. La nostra cattiveria potrà venire dalla necessità di preservare le poche cose che abbiamo, i ricordi o anche dalla paura di morire. Ma dentro di noi rimarremo gli stessi.Poca cosa, direte voi. Invece per quanto mi riguarda è molto. Se la vita scorre veloce verso la fine dei nostri giorni affrontarla al meglio dovrebbe essere il pensiero di ognuno di noi e se a questo ci aggiungiamo anche il non arrendersi mai, il non sedersi e lasciarsi andare potremmo dire che il quadro di una vita che vale di essere vissuta è completo.

Se poi guardiamo all'approccio a questa storia di Marco possiamo fare altre considerazioni di fondo. Nessuno, ad esempio, viene completamente presentato subito. Al di là delle caratteristiche principali, troverete che i personaggi si definiscono attraverso le interazioni. Il mondo visto in questo modo assume fattezze che ricordano quello dipinto da Monicelli nel 1975, dove la melanconia e la nostalgia si trasformano ironia, amicizia e affetto sentimenti indotti dal naturale vivere ma che spesso non riconosciamo fino in fondo. Le emozioni si scoprono solo vivendone delle altre e più forti. Anche qui avviene e, a questo, aggiungiamo anche che, come non siamo in grado di soppesare e riconoscere le nostre emozioni, la "saggezza", quella grande, mitizzata ed esaltata a cui tutti ambiamo accumulando esperienze, non ci garantirà di fare la figura dei quindicenni davanti alle stesse emozioni. La saggezza è quella che ci garantisce di saper affrontare situazioni affini a quelle già vissute, ma non è risolutiva laddove i sentimenti hanno il sopravvento sulla razionalità.

La speranza di non divenire soprammobili, una volta entrati nella terza età, e di continuare a vivere sentimenti che non ci abbandoneranno mai quali amicizia, amore, lealtà, fiducia, appartenenza, solo se sapremo ricrearli nei luoghi che abiteremo nel tempo è una costante per questo libro. Siamo noi fautori del nostro destino e dei nostri rapporti, possiamo metterci in un cantuccio e aspettare oppure costruire giorno per giorno il nostro mondo e le nostre amicizie. Speranze quindi condite di sentimenti e di divertimento da "far west" all'italiana, che ci accompagnano nello scorrere di queste pagine portandoci in giro per le strade di Roma.

Chiaramente non riuscirete a non sbottare ogni tanto in una risata, ma ridere non ha mai fatto male a nessuno, anzi...
Buone letture e buone ferie,
Simona Scravaglieri

L'audace colpo dei quattro di rete Maria che sfuggirono alle miserabili monache 

Marco Marsullo 
Einaudi Editore, Ed. 2014 
Collana "Stile Libero Big" 
Prezzo 16,50€


Fonte: LettureSconclusionate


lunedì 28 luglio 2014

[Da libro che sto leggendo] Il convento sull'isola

Marco Pollilo
Fonte: Evensi


Come detto nella recensione de "Il convento sull'isola" ho scoperto questo giallo per caso e in più ne sono rimasta piacevolmente ammaliata. E' un lavoro che dichiara che l'autore sa come fare il suo mestiere, conosce le regole del giallo che prevedono:
 -l'omicidio o il reato reale o presunto;
 -la distribuzione degli indizi in maniera organizzata;
 -la presenza di una trama costruita a regola d'arte.

Attorno a queste tre regole di base, possiamo affiancare una serie illimitata di possibili arricchimenti e variazioni del tema e questo fa sì che i gialli, grazie al cielo, non siano tutti uguali. Ma qual è la cosa che rende un giallista un vero Giallista? Semplicemente quello di riuscire a chiudere tutta questa organizzazione con morti, quadri spostati, oggetti rubati, storie d'amore, un'accurata descrizione non solo della scena del crimine sul lago D'Orta ma anche della Milano che non c'è più in sole 300 pagine. Il tutto scritto in maniera scorrevole e piacevole. L'unica pecca, se proprio la vogliamo trovare, è che finisce presto!

Un libro veramente consigliato a tutti, non vi deluderà.
Buone letture e buone ferie,
Simona Scravaglieri

Oche sgozzate

Venerdì, 18 gennaio

Aveva sempre un po' di timore quando passava davanti a quella finestra. Il nervosismo lo prendeva appena imboccava lo stretto viottolo che conduceva verso il lago. Non era la paura di incontrare qualcuno, sapeva che a quell'ora le probabilità erano minime, e comunque lui aveva una giustificazione più che valida per essere lì, tuttavia... Alzò gli occhi al cielo, una foschia leggera era scesa sull'isola, rendendo ancora più cupe le basse nubi e più pungente l'umidità che entrava nelle ossa. Meglio, si disse, nessuno si sarebbe avventurato fuori in quel clima desolato. Superò una curva secca e s'immise sulla stradina che costeggiava il lago. Da quel punto  per poco più di una ventina di metri si sarebbe trovato allo scoperto. Qualche barca di passaggio avrebbe potuto vederlo e dalle ville che si affacciavano sull'acqua qualcuno si sarebbe potuto accorgere di quella strana figura imbacuccata che, con la testa infossata nelle spalle, procedeva a passo sostenuto oltre l'imbarcadero di Villa Porrone.Il suon di un motore lo fece sobbalzare. Si guardò intorno. Era tardi per le partenze dei battelli che da Orta San Giulio prestavano servizio per l'isola, doveva trattarsi di un'imbarcazione privata. Non vide niente, forse era stata solo la sua immaginazione. Accelerò il passo, superò la finestra di Villa Porrone e gettò un'occhiata all'interno: il lungo corridoio, i quadri appesi con quell'unico spazio vuoto dove per anni una natura morta seicentesca aveva turbato le sue notti da bambino.Le oche sgozzate, il coltello insanguinato, il bicchiere di vino rovesciato, la tovaglia macchiata. Più che resti di un pranzo, ai suoi occhi innocenti quel dipinto sembrava immortalare un macabro rituale satanico. Per un attimo non riuscì a spiegarsi il motivo di quel turbamento che l'aveva colto all'improvviso, poi capì: il quadro era al suo posto, in tutto il suo raccapricciante splendore. Appeso a coprire esattamente quello spazio vuoto che fino a pochi giorni prima, l'ultima volta che era passato lì davanti, spiccava volgare, uno sfregio ingiustificato in quell'oasi di mobili antichi e di tappezzerie scolorite, dove il tempo pareva essersi fermato anni addietro, catturato dall'odore di brace nel camino e compiaciuto di tanta opulenza.Quel quadro?Cosa diavolo ci faceva lì, si domandò mentre rallentava il passo, quindi si fermava meravigliato. Sbirciò attraverso la finestra: all'interno non c'era nessuno, anche se un bagliore che guizzava sulla parete più lontana provava che il fuoco era acceso. Alzò gli occhi e si accorse che la sua immagine appariva riflessa ne vetro. Poi si rese conto che non era la finestra che rimandava lo stupore del suo volto, ma il vetro che proteggeva il quadro. Accanto alle oche sgozzate, al calice di vino e al coltello insanguinato, la sua faccia spaventata e decapitata sembrava far parte anch'essa dei  resti della furia divoratrice di chi aveva banchettato.il sacco che teneva appoggiato su una spalla gli sembrò di colpo più pesante mentre si rimetteva in marcia, affrettando il passo, e scompariva nell'oscurità della sera.
Questo pezzo è tratto da:

Il convento sull'isola 
Marco Pollilo 
Rizzoli Editore, Ed. 2014 
Prezzo 18,00€

domenica 27 luglio 2014

L'ha detto... Nicolò Tommaseo

Fonte: Corriere universitario



Leggere Dante è un dovere; rileggerlo è bisogno: sentirlo è presagio di grandezza.


Nicolò Tommaseo


venerdì 25 luglio 2014

"Heat rises", Richard Castle - Il mistero dello spogliarellista capelluto....

Fonte: Stile.it

Pare una maledizione che, dopo un certo numero di libri belli, me ne capitino un po' di brutti o non completamente accettabili ma quest'anno sembra che me li vada proprio a cercare! In questo caso la colpa è veramente mia, lo ammetto. Non tengo accesa molto la tv, anzi da un ultimo conteggio arrivo a vedere circa 35 minuti di televisione a settimana il che, solitamente, non mi permetterebbe di seguire alcuna serie e, invece, grazie alla benedetta funzione di registrazione posso utilizzare i minuti sparsi qui e lì per riuscire a vedere una serie televisiva (ne scelgo una a caso, di solito di genere giallo l'importante che stia partendo dalla prima puntata). Quest'anno la scelta è ricaduta nella serie Castle. E' stato quindi naturale, quando ho visto uno dei libri legato alla serie in offerta, prenderlo per poi leggerlo.

I protagonisti di questo non so cosa (giallo? thriller?romanzo? boh!), trasposti con altri nomi, sono quelli della serie. Ma questo, per chi segue il telefilm non è una novità perchè "Castle" lo dichiara in più occasioni. Nemmeno la trama  è innovativa visto che io ho trovato rimandi ad almeno tre puntate differenti della serie!
Niki Heart è in ansia perché il suo fidanzato Rook - che nel libro non è uno scrittore bensì un giornalista -, non si è fatto più sentire da quando è partito per il Medio Oriente per seguire le tracce delle vie del traffico delle armi. Frattanto, all'investigatrice capita fra le mani un caso scottante: un prete è stato ritrovato morto in un club di bondage, legato ad uno strumento che si usa per le, chiamiamole, torture. La casa del prete è stata passata misteriosamente al setaccio da Montgomery, il capo di Niki, prima che lei venisse chiamata per la scoperta del cadavere e lo stesso capitano sembra reticente a dare spiegazioni e al contempo le mette i bastoni fra le ruote mentre lei cerca di vagliare le possibili piste a disposizione per le indagini. Riuscirà la nostra eroina a venirne fuori? Non vi aspetterete che ve lo dica io vero?

Premetto che questo, non so cosa - è un "di tutto un po'"-, mi ha fatto pensare che "Il profanatore di biblioteche proibite" non è il male assoluto e che, al contempo, so perfettamente cosa c'è che non va e in parte è da imputare al poco accorto autore americano e in parte alla trasposizione in lingua italiana:
 1- L'essere, appunto, il "di tutto un po'" è il male maggiore. Giusto per non scontentare nessuno c'è un po' di thriller, un vago senso del giallo e una parte di un pessimo romanzo d'amore.
 2- E' uno di una serie di libri, quindi ci sono dei riferimenti che solo chi ha letto la serie completa o ha visto il serial può comprendere.
 3- le descrizioni dei personaggi sono confuse e la protagonista, invece di sembrare un'eroina, assomiglia ad una Rossella O'Hara dei giorni nostri, che si muove per la città maneggiando da un lato il fazzolettino con le trine e dall'altro la pistola. Inutile aggiungere che i mutandoni d'ordinanza probabilmente mal s'incastrano negli stivali da Cowboy!
 4- Ci sono alcune parti decisamente inutili e alcune ridondanti; nevica a New York nel periodo di questa indagine e l'autore ce lo ricorda praticamente ogni due pagine delle 372 che compongono il libro.
 5- Indagine troppo allungata, un po' come il brodo annacquato, per quello che è l'effettiva storia che c'è dietro e quindi alla fine non da alcuna soddisfazione.
 4- Traduzione alla "lettera" che in alcuni punti vede frasi costruite non italiano ma all'americana quindi ci metti un po' a capire che sta dicendo.
 6- Fabio.

Chiaramente a chi non ha visto Castle potrebbe anche piacere ma, nel caso degli estimatori della serie, è chiaro che tutto questo non può bastare. Tenendo conto che non era necessario rimanere così ancorati alle storie del sequel, bastava poco per far apparire lo scrittore Castle come un vero scrittore invece di un semplice scribacchino. In più dopo aver provato a trovare qualcosa in più da dire in merito a questo libro ho concluso che è un lavoro, se per assurdo possiamo accettare questa definizione, talmente ininfluente e di poco conto che non c'è altro da dire in più se non rimanere perplessi di fronte alle sperticate manifestazioni di gioia e apprezzamento dei lettori americani che invece lo hanno apprezzato molto, tanto da dargli ben 5 stelline su 5 su Goodreads. Che la versione in lingua originale sia meglio? Preferisco non saperlo!

E se vi state chiedendo "Ma chi è "Fabio"?". Ecco, me lo chiedevo anche io e ho rivolto la domanda ai miei amici su FB. Morale della favola pare che lo "spogliarellista che scappa con i fluenti capelli biondi alla "Fabio"" assomigli, secondo l'autore - e il traduttore traduce bovinamente senza considerare che il suo lavoro verrà letto da un pubblico italiano - a Fabio Lanzoni. Ora, ho ammesso la mia ignoranza su modelli pompati e capelluti - non fanno proprio per me!- ma la discussione è andata avanti per un po' e verteva, una volta scoperto chi è il famoso (de che?) Fabio, sull'opportunità o meno di aggiungere o no il cognome anche se, probabilmente, nella versione americana non serve. Ecco, nonostante il pensiero comune io penso che, indipendentemente da quello che è lo scritto, aggiungere una nota con il cognome dell'adone in questione sarebbe stata cosa buona e giusta!
Rimarrò arricchita da questa nuova informazione del modello-che-tanto-piace anche se mi domando come, nella vita o nel lavoro o per il blog, questa possa rendersi utile e considero questo libro un dimenticabile. Soldi buttati insomma.

Buone letture,
Simona Scravaglieri


Heat Rises
Richard Castle
Fazi Editore, Ed. 2012
Prezzo 12,75€
Ebook 2,99€



Fonte: Letture Sconclusionate

mercoledì 23 luglio 2014

"Chiuso per Kindle", Massimiliano Timpano e Pier Francesco Liofreddi - Bisogna essere attori consumati....

Fonte: Etnaweb

Quando ho caricato questo libro nella mia libreria mi sono accorta che non ero la prima a leggerlo, almeno fra i miei amici. Quando l'ho finito mi sono accorta di essere stata una delle poche ad aver dato un giudizio alto. Poi l'ho lasciato stare nella parte della libreria dei libri "sospesi", in pratica quelli in attesa di recensione, e mi sono data il tempo di rifletterci. Oggi a distanza di qualche settimana confermo il mio giudizio perché, per quanto mi concerne, questo lavoro, seppur fuori dagli schemi previsti, è un buon libro.

Non è il primo che leggo del genere, in questo blog ho parlato anche di Marino Buzzi con il suo "Un altro best seller e siamo rovinati", eppure questo esce dai soliti schemi perché non si limita ad affrontare l'universo libreria ma gli autori spaziano con digressioni alquanto insolite divertendosi a combinare trame, personaggi e anche autori senza soluzione di continuità collegandoli in maniera del tutto inconsueta. Per cui vi troverete ad avere elencata la nazionale scrittori per fare un paragone fra l'uomo libraio, che sempre umano è e aspetta come tutti gli altri l'inizio delle partte, e la libreria che per qualche istante diventa la trasposizione letteraria di "90° minuto", fino a provare l'ebrezza di vedere trame di libri diversi che si incastrano perfettamente in argomentazioni, del tutto insolite, che nascono dal confronto fra libraio e il lettore in cerca di libri che trattino uno stesso argomento e che viene incoraggiato a spaziare in campi narrativi a lui completamente sconosciuti. In questo obiettivo, di stupire e dimostrare anche l'importanza di un libraio, è perfettamente centrato.

L'uomo libraio moderno deve infatti possedere - lo dicono gli autori fra le righe e, a me, sembra perfettamente calzante la descrizione- determinate qualità che possiamo riassumere in:
- deve essere dotato di pazienza e ottimo senso dell'umorismo per le balzane richieste che verranno loro fatte;
- deve conoscere buona parte dei titoli citati negli ultimi notiziari e/o giornali;
- deve essere un attore navigato - ogni giorno si va in scena e bisogna essere in grado di interessare intelligentemente il proprio pubblico!-;
- deve avere una buona parlantina e cultura;
- deve avere sempre un'alternativa.

E, in effetti, a trovarne di librai così ci sarebbe da piantare le tende in libreria, peccato che così non avviene sempre. Non tutti nascono librai e l'amore per i libri non è cosa sufficiente e necessaria perché si possa dire di essere tagliati per il mestiere e questo, noi lettori, lo sperimentiamo ogni volta che entriamo a cercare un libro fuori da quelli sponsorizzati dal marketing incalzante.
D'altro canto, i giudizi di cui vi parlavo sopra, lamentavano una mancata argomentazione a favore dei libri e a sfavore della "causa contro i Kindle".
Ed è qui che la vediamo in maniera differente. L'uomo libraio nato e talentuoso, difficilmente potrà dire a qualcuno di non leggere, anche se questo comporta che legga ebook invece di libri cartacei. E' proprio contro la sua natura, i nostro eroe non ce l'ha nel DNA e nemmeno nel suo vocabolario. Quello che vi dicono invece Liofreddi e Timpano è solo "fermatevi a riflettere e a vedere".

Se da un lato le classifiche da libreria, come ci siamo detti più volte anche in questo blog, sono di facciata e di poca importanza. identica cosa. e forse peggio. avviene per quella degli ebook. dove vi può capitare di trovare, ad esempio, in tutti gli store, come primo in classifica, un classico che poi si scopre che è a distribuzione gratuita. Stesso discorso dicasi per le ricerche tematiche, dove l'accostamento non è standard, ma basato su quello che hanno acquistato altri utenti. Nessun algoritmo può sostituire l'uomo (tranne il Kobo per il quale, colui che lo sponsorizzava a Librinnovando di Milano, due anni or sono, alla domanda della giornalista "Come scegliete i titoli da suggerire?" ha risposto: "Sono io che li scelgo!") ma per essere un buon suggeritore devi almeno farti una base di cultura generale. 

Il vero Libraio per me è una scoperta recente, dopo aver abbandonato l'idea costosa di andare a comprare i libri da Marino  -che mi è un po' lontano da casa!! -, ho scoperto Patrizio Zurru della Officina dei libri di Cagliari e infine mi sono trovata ad ascoltare anche gli agguerriti librai della Libreria Pallottadi Roma ,tra i quali  Carmelo Calì,  e Massimiliano Timpano quando abbiamo fatto la prima edizione di #nonsonosole. Lì ho capito che i veri librai ci sono, ma sono veramente rari. D'altro canto è vero che le librerie stanno chiudendo, è anche vero che parte delle colpe sono delle librerie online, grandi store che vendono di tutto un po' e che surclassano per offerte e sconti anche quelle indipendenti che vorrebbero fare la differenza, ma la domanda rimane: di chi è la colpa?

Un po' di tutti e un po' di nessuno, dal mio punto di vista. Chiuso per Kindle è un titolo emblematico che identifica il "male", ma il Kindle potrebbe anche essere un e-reader Sony (che è il primo lettore ad aver acquisito e poi rivenduto il brevetto dell'inchiostro elettronico!), e quel "male" potrebbe essere rappresentato da progetti come il Gutemberg - che è quello che dal 1971 ha lavorato per la digitalizzazzione dei testi -, da Google che ha lanciato le prime biblioteche online su larga scala, da Feltrinelli che ha portato i primi e-reader in Italia anche se allora avevano prezzi importanti, da chi si butta nel mondo dell'ebook. Ma potrebbe essere anche colpa della crisi, gli stipendi bassi, le tassazioni alte e anche i prezzi dei libri troppo alti, nonchè ed è ultima ma non meno importante dei lettori e dell'alto numero delle uscite mensili. Ognuno ha il suo diavolo da sconfiggere. Ma cosa ne rimarrà? Per ora il dato di fatto è che stanno chiudendo un sacco di librerie storiche e non. Rimarranno solo i cattivi? Non è detto, finchè ci sarà un lettore curioso probabilmente le librerie indipendenti avranno la meglio su quelle realtà appiattite, con i libri che sono un campo sterminato di "15%" di sconto. Certo è che l'invito ai lettori a chiedere di più, che viene fuori da questo libro, è una cosa auspicabile. Il negozio o rivendita siamo anche noi e se ci accontentiamo di spazzatura o ci limitiamo a leggere il minimo indispensabile, nessuna libreria cambierà.

E' un vero e proprio diario in cui si appuntano pensieri e riflessioni alla rinfusa, non serve che siano organizzati in maniera particolare perché il punto non è stilare una classifica ma fissare l'argomento. A questo fa eco una scrittura scorrevole e a tratti divertita, quasi canzonatoria, che serve a sdrammatizzare invece le frustrazioni di chi, dall'altro lato del bancone vede un mondo, cui vuole fortemente appartenere, sgretolarsi, da un lato per logiche economiche e dall'altro per la distrazione di chi, ad una spesa cartacea preferisce altro.
Diciamo che per apprezzare questo lavoro, come avviene per il libro recensito venerdì, l'approccio deve essere concettuale e non pratico. Non vi daranno risposte Timpano o Liofreddi perché non possono farlo se non invitandovi a non leggere. Il punto è solo quello di invitare, chi affronta queste pagine divertenti, a riflettere veramente su questo mondo conosciuto ma al contempo sconosciuto dove, come diceva anche Marino, si entra, come in chiesa, sussurrando e poi si fanno domande fuori posto con il piglio del gran conoscitore di letteratura nazionale e internazionale. Le risposte le troverete solo una volta chiuso il libro, quando prenderete in considerazione le loro riflessioni a latere.


Buone letture,
Simona Scravaglieri


Chiuso per Kindle
Diario di un libraio in trincea
Massimiliano Timpano, Pier Francesco Liofreddi
Bompiani Editore, Ed. 2014
Collana "Tascabili Bompiani"
Prezzo 9,50€



Fonte: LettureSconclusionate

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...