venerdì 29 novembre 2013

"Io sono Malala", Malala Yousafzai - E ripensare ai coccodrilli è stato un attimo...


Fonte: MyOpera

Anche questa recensione mi ha dato più di un grattacapo perché è facilmente mal interpretabile, ma è un problema in cui sono incorsa già in passato così correrò questo rischio ugualmente. E' una storia vera, quindi non può avere una definizione di "bello" o "brutto"; una vita è una vita, punto e basta. Così per inoltrarci nei meandri di questo scritto dobbiamo però scindere due aspetti principali: da un lato c'è la storia e dall'altro lo stile in cui è scritta. Cominciamo con la storia che, in fondo, è la componente più facile da smarcare.

Per chi non lo sapesse Malala è oggi praticamente un'adolescente famosa in Pakistan ma anche nel mondo. Da quando era piccola, grazie anche al supporto della famiglia, questa ragazzina coraggiosa rivendica il proprio diritto allo studio in un paese in cui ,dal 2009, la forte presenza di talebani aveva imposto il divieto alle bambine del diritto allo studio. Malala ha rilasciato interviste, è stata filmata e ha tenuto un blog a distanza per una grande testata giornalistica e questo l'ha esposta, più di tante altre ragazze, ad un pericolo che si pensava rimanesse solo una minaccia. Invece nel 2012, il pulmino che la sta riportando a casa dalla scuola viene improvvisamente fermato, sale un uomo chiedendo chi sia Malala e quasi non aspetta risposta ma spara ferendola gravemente e colpendo anche due sue compagne. Il libro è una trascrizione puntuale di 14 anni di vita in questa situazione, che vede la fede musulmana sempre interpretata e declinata in maniera volutamente sbagliata e ottusa contando sull'ignoranza delle masse. Una cosa assai comune anche per i cristiani, pertanto non è una novità.


Quello che emerge, però, in maniera abbastanza evidente è che Malala ha avuto l'opportunità di vivere in una famiglia molto particolare e che, nonostante tutto, è riuscita ad essere più moderna di quanto si possa pensare di riuscire vivendo nelle montagne del Swat dove anche l'energia elettrica è un vero lusso. quindi se da un lato ha dell'eccezionale il coraggio di una bambina di opporsi al mondo oscuro disegnato per lei dai grandi, dall'altro lato dobbiamo tenere conto che il padre ha cresciuto, indirizzato e formato i propri figli verso una visione della vita non occidentale ma sicuramente più contemporanea. A questo si aggiunga anche che per una Malala che studia ce ne sono milioni di altre che vengono date in spose molto prima della crescita o anche bambine che sono costrette a fare lavori pesanti o vengono uccise. Quindi la battaglia di Malala ci ricorda che nella richiesta al mondo intero di poter studiare si racchiude non solo questo ma anche il diritto ad arrivare all'età adulta e a poter pensare di testa propria. Questo non prescinde dalla religione ma ne è compendio indipendentemente dal credo che si professi. 
E' bello anche sapere che una ragazzina possa raccontarci di trovare svago e divertimento aprendo un libro a noi, che siamo abituati a cercare cose più effimere come vuoti talk show o peggio real che creano nuovi personaggi strapagati ma con molto poco da proporci.

Se tutto si riducesse a questo probabilmente questo libro, nelle mie librerie, lo trovereste codificato con ben 5 stelle su 5 di votazione. Invece oggi ne ha solo 3, indice di un libro bello ma non bellissimo e la motivazione è legata solo alla stesura di questa biografia.
Quando iniziai questo blog mi capitò fra le mani un libro veramente molto bello e intenso dove Fabio Geda - "Nel mare ci sono i coccodrilli", Fabio Geda B.C. Dalai Editore, prezzo 16,00€ -  prendeva e trascriveva la testimonianza di un giovane pakistano (non mi chiedete di dirvi il nome perchè non saprei trascriverlo!) arrivato dopo mille peripezie in Italia. Anche lì il giovane in questione ambiva ad una istruzione. La differenza nei due libri non sta nella voglia di conoscere e di costruire una vita diversa dei due ragazzi e nemmeno nelle esperienze della vita ma nel lavoro di chi trascrive questi libri. Se Geda punta l'attenzione nella storia senza facilitare i pietismi fini a se stessi ma mostrandoci quel lumicino cui, questo piccolo eroe, si è sempre riferito con coraggio per attraversare mezzo mondo e arrivare a Torino, Christina Lamb, invece trascrive tutto o forse fa un editing molto leggero o peggio troppo adulto. Il risultato è un po' destabilizzante. A parte la Malala che si batte per i suoi diritti di cui non si può non condividere gli obiettivi ne viene fuori una seconda che ha un approccio più politico e studiato e che rende l'altra un qualcosa di selezionato perché- lo so pare brutto scriverlo ma non trovo altri paragoni! - "vende". Attenzione non sto dicendo che non sia reale ciò che è accaduto, sto solo dicendo che con questo secondo aspetto, che esce prepotentemente ad un certo punto del libro, la storia reale sembra limata non dal ricordo di una giovane che sente la mancanza dei suoi luoghi d'origine bensì da una studiata mossa politica.
Probabilmente il fine di sollevare l'opinione mondiale contro chi, alle soglie del 2014, ancora pensa che una donna valga meno di un cane e pretende che la gente viva come prima del medioevo, richiede anche questo ma, girando per i vari social dei lettori, soprattutto nei commenti stranieri la mia non è la sola osservazione di questo tipo mossa contro questo lavoro.

A chi m'ha chiesto com'è questo libro ho risposto che è sempre complicato raccontare di questi libri che viaggiano comunque sempre sul filo del rasoio delle nostre coscienze: se ispirano pietismo, che si esaurisce nel tempo della lettura del libro, entreranno nella pila degli amati al momento e subito dimenticati e se, invece, convincono al dissenso questo è solitamente effimero perché non esprimibile sul posto e quindi senza alcun valore. Il valore del libro è comunque dato dalla possibilità di visitare un paese che non è più una meta turistica sicura perché ancora oggetto di scorribande talebane e, non meno importante, dal potersi mettere nei panni di persone di cui pensiamo di conoscere usi e costumi e che invece probabilmente non conosciamo affatto.

Un libro scritto fitto fitto, pieno di descrizioni e anche dell'amore per l'istruzione di tutta una famiglia che vive oggi fuori dal Pakistan, in Inghilterra, ma continua a rimanere pakistana perché crede veramente nelle possibilità del popolo del Pakistan molto più di quanto anche quest'ultimo creda in se stesso. E' stata quindi, comunque, una lettura interessante.

Buone letture,
Simona Scravaglieri

Io sono Malala 
Malala Yousafzai 
Con Christina Lamb 
Garzanti Libri Editore per Corriere della Sera*, 
ed speciale 2013 Prezzo 12,90€ 
*L'edizione speciale cui si fa riferimento in questo pezzo è acquistabile solo sul Corriere Store


Fonte: LettureSconclusionate



mercoledì 27 novembre 2013

[Dal libro che sto leggendo] Babbo Natale è strunz


Fonte: Le cronache di Lollo e altri eventi


Siamo all'ultima settimana di Novembre e già da parecchio, smontate le illuminazioni e decorazioni di Halloween, sono spuntate quelle natalizie. Quindi mi sono detta perché non iniziare anche io in anticipo a portare la gente sulla buona strada?  Ecco, non sarei io se vi proponessi un libro "convenzionale" che dite? Non è una lettura recente, chi mi segue da un po' sa perfettamente che questo è stata una delle letture che ho fatto a Marzo quando ero in ospedale.

Non credo che sia stato solo il fatto di aver bisogno di avere un po' di sole e di buonumore ma i racconti di questo libro sono di un'ironia travolgente accompagnati da solida morale che viene dal vederci rappresentati nella nudità dei gesti ricorrenti (come per esempio quelli che si fanno a Natale) che ci rendono umani e tradizionali.

Tra una risata e l'altra, un maglione e un commento di un regalo o di una situazione abbiamo l'opportunità di vedere da dove veniamo, come avviene per il passo del racconto che vi metto sotto - che da il titolo anche alla raccolta -come siamo oggi e possiamo anche intravvedere come diventeremo. Non è mai un male, ma un ottimo spunto di riflessione su come vorremmo essere e invece come appariamo agli altri.

Se invece non siete in vena di introspezione, a parte le risate, sono anche un ottimo spunto di conversazione e questa raccolta in particolare rappresenta anche un ottimo regalo. Volete mettere vedere la faccia del puntiglioso zio che scarta il regalo e si trova un titolo come "Babbo natale è strunz"? Impagabile!

Buone letture,
Simona Scravaglieri

Babbo Natale è strunz 
"Last Christmas I gave you my heart", il Natale scorso t'ho dato il mio cuore. "But the very next day you gave it away", ma il giorno dopo l'hai dato via.
E' stato George Michael a lanciare definitivamente l'idea di riciclare i regali di Natale. Quel pezzo suonava e ancora suona ovunque durante le feste di fine anno. Era l'84, ma l'abitudine era già radicata da tempo, l'avevo visto con i miei occhi almeno dieci anni prima. 
Allora, come oggi, in quei giorni di Dicembre scoprivi di avere familiari sconosciuti. Comparivano a tavola la sera della vigilie e li rivedevi direttamente l'anno successivo con i loro regali inutili. Poi c'erano i soliti parenti che trovavi la domenica pomeriggio a casa dei nonni, senza scampo.
Rivedevi anche certi maglioni a fasce colorate spessi un dito, con il collo alto e pruriginoso, che davano, a me a mio fratello, un'aria - anzi, una mancanza d'aria - da lavoratori degli altiforni dell'Italsider (all'epoca era ancora lì a Bagnoli). Quei maglioni potevano avere un senso soltanto a casa mia dove non c'erano i riscaldamenti e faceva un freddo fetente. Invece sbucavano dai cassetti solo per i giorni di festa da trascorrere i trasferta, in case dove le temperature erano tropicali. Anche quel Natale, io e Ciro, Più piccolo di me di due anni, ci aggiravamo sudati, con gli occhi lucidi e le guance rosse come due palle, perfettamente mimetizzati con il multicromatico albero di casa di quello stronzo di mio nonno.
Era alto ameno due metri e mezzo (l'albero non mi nonno) e aveva ai suoi piedi l'unica cosa che ci interessava di tutto quello che accadeva intorno.
Ci giravamo intorno come guardoni sul ciglio di una spiaggia per nudisti. A volte pretendevamo ( a vuoto) di mangiare seduti lì, accanto ai regali, e nei momenti di défaillance di chi, a rotazione, ci controllava, provavamo a strappare un po' della carta natalizia che avvolgeva i pacchi segnai da un cartoncino con il nostro nome. 
Avrei dovuto capire che quella mezza parola che Ciro aveva intravisto strappando la carta dorata del suo regalo nascondeva una fregatura: Ciccio. Che cazzo di regalo poteva iniziare con Ciccio?
Fu drammatico.

Questo pezzo è tratto da:

Babbo Natale è strunz
AA.VV.
80144 Edizioni, ed. 2010
Prezzo 11,00€

domenica 24 novembre 2013

Italo Calvino: un uomo invisibile

Parigi, Febbraio del 1974, Fausto Rapetti gira questo bellissimo documentario su Italo Calvino, stabilitosi da 7 anni, nella capitale francese. Lì Calvino, scrive romanzi e scrive dell'Italia. "Come mai non ha mai scritto su Parigi?" chiede l'intervistatore. "Forse per scrivere di Parigi, dovrei staccarmene essere lontano. Se è vero che si scrive partendo da un'assenza. Oppure dovrei esserci dentro fino in fondo. Dovrei esserci stato fin dalla giovinezza se è vero che sono gli scenari della nostra "prima" vita quelli che danno forma al nostro mondo immaginario."
E Infine dice "forse bisogna che un luogo diventi un paesaggio interiore in modo che l'immaginazione prenda a vivere quel luogo a farne il proprio teatro".

Probabilmente aveva ragione, oggi non si lascia più alla propria all'immaginazione il tempo e lo spazio di scegliersi o sedimentarsi in un paesaggio interiore. E quindi forse anche noi lettori sempre in cerca di sbirciare quelli altrui, non ci soffermiamo sulla ricchezza di ciascuno dei paesaggi messi in scena dai vari scrittori.
Il confronto fra intervistatore e intervistato tocca uno dei lavori di Calvino "le città invisibili", il rapporto con Parigi, quello con Torino dove lavora e i libri che rimangono nella sua memoria e nel confronto giornaliero con un mondo che cambia.

E' bello vedere queste interviste perché sono un po' come dei testamenti o dei suggerimenti che vengono dal passato. Calvino dice anche una cosa che è anche un avvertimento per i nuovi scrittori "agli scrittori, essere visti di persona non giova affatto. Ci sono stati scrittori enormemente popolari di cui non si sapeva niente.[...] Ora lo scrittore ha occupato il campo e del luogo immaginario non è rimasto niente."

Non aggiungerò altro. Non è un'intervista lunghissima ma è una summa di quello che era Calvino al di là di quello che la critica e la scuola ci hanno insegnato. Come è avvenuto per Montale qualche settimana fa anche qui, Calvino è un uomo che parla di sé stesso come uomo e poi di un altro "sé stesso" quando è scrittore. Nel primo ci sono la ricerca della tranquillità, una vita familiare, il vivere una città come Parigi come cittadino e non come turista. Dall'altra c'è lo scrittore e il lettore che declina le immagini su cui gli capita di soffermarsi in letteratura o in letture e contestualmente è in cerca del silenzio o dell'invisibilità per poter visitare il luogo invisibile che sarà il palco dei successivi lavori.

Buone letture e buona domenica da me e da Oscar,
Simona Scravaglieri 





Il libro citato è:

Le città invisibili
Italo Calvino
Mondadori Editore, ed. 1996
Collana "Oscar opre di Italo Calvino"
Prezzo 9,00€

venerdì 22 novembre 2013

"L'omeblico di Adamo", Stefano Tofani - L'italiano medio e le statue....


Fonte:Federazione cittadini sovrani


Arriva in ritardo di una settimana lo so! Ma prima di convincere il problema, di nome Oscar che potete vedere nel post di venerdì scorso, che non si può battere entrambi sui tasti del pc e che scrivere a mezzo metro dal portatile è impossibile ci ho messo un po'. Così stasera approfitto del fatto che sia distrutto perché abbiamo giocato fino adesso e voglio raccontarvi di questo libro che mi ha dato più di un grattacapo. Perché? Semplice! E' un bel lavoro senza colpi di scena particolari ed è così perfetto che non posso nemmeno farvi qualche paragone dei soliti perché stonerebbe.

La storia narra di una statua comparsa in una notte nella piazza di un paese dell'alta Toscana. Viene scoperta da un assonnato e successivamente stupito barista di paese che alle sei del mattino è diretto ad aprire il suo locale. Vengono chiamati i Carabinieri e successivamente all'albeggiare tutto il paese che, man mano, si risveglia si riunisce ai piedi di questa statua. L'evento ha la sua risonanza non solo perché l'oggetto in questione sia comparso dal nulla e non si sa chi raffiguri ma anche perché indossa un perizoma leopardato, una mascherina nera di carnevale e ha in mano un mappamondo dove manca l'Irlanda. Tutti quesiti cui non si sa rispondere e, come avviene in ogni paese italiano che si rispetti, partono le chiacchiere su chi sia l'uomo raffigurato e sul perché stia in perizoma leopardato e chi più ne ha più ne metta! Siamo italiani o no?

A questo giallo che viene svolto con una certa simpatia e attenzione da parte dell'autore, che mai entra nel merito ma si fa tramite per raccontare l'accaduto, fa eco la rappresentazione dell'Italia attraverso il piccolo mondo di provincia. C'è il parroco, l'assessore e il sindaco, ci sono i carabinieri, il geometra del comune e anche la parrucchiera del comune, lo spazzino gay, il pensionato impiccione  e quello pallonaro che racconta di donne immaginarie possedute. C'è lo scontro fra destra e sinistra e anche un po' di mafia. C'è tutto, ma mescolato con sapienza, e ci regala le caricature di noi stessi e della nostra vita, che si svolga in una città o in un paese non fa differenza - perché c'è in misura maggiore o minore ovunque -. E' un mondo che ci appartiene e che a volte ci infastidisce o ci diverte ma non è detto che sia completamente sbagliato come non è totalmente giusto. E', appartiene alla nostra cultura e fa parte del nostro folklore, celebrato ogni mattina al bar o in coda sulle maggiori strade italiane.

Ed è per questo che non ha bisogno di fronzoli aggiunti, perché è perfetto così, si chiude con una situazione insperata che prospetta al lettore che qualcosa di meglio ci si può aspettare dal genere italico, che una smagliatura in questo sistema ingessato c'è sicuramente  basta solo aspettare perché la provvidenza benevola potrebbe comparire quando meno ce lo aspettiamo. Il tutto raccontato con una sottile ironia mai noiosa e con un ritmo sempre costante e coinvolgente. Una bella favola da regalare a Natale anche a chi solitamente non legge - lo apprezzerà sicuramente! - e da non far mancare alla propria libreria.
Lui, Stefano Tofani, non è proprio un esordiente, lo è per i romanzi ma è un bravissimo scrittore di racconti che potrete trovare anche nelle raccolte di 80144 edizioni - e non dite che non vi ho avvertito!-.

Promosso a pieni voti, finito con dispiacere perché mi stavo divertendo un sacco, attendo con ansia il prossimo lavoro perché è uno scrittore che promette molto bene!
Buone letture,
Simona Scravaglieri


L'ombelico di Adamo
Stefano Tofani
Giulio Perrone Editore, ed. 2013
Collana "Hinc"
Prezzo 13,00€


Fonte: LettureSconclusionate

mercoledì 20 novembre 2013

[Dal libro che sto leggendo] Un genio nello scantinato


Fonte: Il libro stesso di cui si parla oggi
(Immagini LettureSconclusionate)




Questo è un appunto ad una lettura non convenzionale e non è la prima biografia del genere che leggo a marchio di questo editore ( se siete curiosi l'altro era Vite immaginarie -potevo perdermene un'altra? giammai! Ma smontiamo il mito, il libro l'ho scelto per il titolo e la copertina!-). e se vi state domandando che significano le immagini postate, sono quelle che troverete nel libro. In particolare quella sopra fa parte di una serie di spiegazioni sullo studio delle simmetrie (semplificata per i non addetti ai lavori mentre sotto trovate la semplificazione di ciò che si racconta nel pezzo che vi ho postato come assaggio di questo libro.

Prima di tutto di è Simon? Simon Philips Norton è un matematico, ancora vivente stando a Wikipedia che studia la teoria dei gruppi. Masters è il biografo e abita sopra lo scantinato occupato da una marea di carte e dal soggetto della sua biografia.
E' una biografia non convenzionale come chi viene tratteggiato in queste pagine. Simon non ha la macchina e odia l'oggetto di per sé. Prende solo i mezzi pubblici, campa a scatole di sardine e di sgombro e riso. Cammina sempre come se fosse già arrivato dove sta andando e stia affrontando il viaggio di ritorno e allo stesso modo chiacchiera con il suo biografo e con chi gli capita a tiro. Ama Beethoven e non ama l'arte se non quella contemporanea (ma nemmeno tutta!). Però non è il solito genio svanito, viaggia solo a velocità superiore alla nostra con il pensiero che per chi è normale va interpretato cercando di individuare quanto avanti è andato rispetto al nostro presente.

Ma la lettrice sconclusionata si è data alla matematica? Lo so che state pensando questo! No, non mi sono data al mondo di numeri, anche se per lavoro ci vivo ogni giorno! Strano ma vero è un libro scorrevolissimo e godibilissimo. E' piacevole perchè è pieno di mugugni e di rimbrotti di Norton verso il suo biografo e a tratti, vi assicuro, vi ritroverete a ridere. In più, e non è poco, è facile seguire anche le spiegazioni sul campo di ricerca di questo studioso fuori dal comune.

Consigliatissimo per fare un'esperienza fuori dal comune,
buone letture,
Simona Scravaglieri


1. 
Fonte: Il libro stesso (LettureSconclusionate)

Simon aveva un anno ed era sulla moquette in salotto che giocava con i mattoncini e rischiava di finire sotto i tacchi a spillo della madre.
Era stranamente pensieroso. Alla sua età i fratelli afferravano i mattoncini e li pestavano sul tavolino di vetro, oppure cercavano di infilarli nelle prese elettriche.
Simon scelse un mattoncino rosa dal mucchietto accanto a sé e lo strofinò sulla moquette. Con grande cura, accanto a quello rosa mise uno azzurro. Si allungò tutto - e la madre, che stava apparecchiando la tavola, fu costretta a schivarlo - per prendere altri due mattoncini rosa e li fece scivolare contro quello azzurro. Poi scelse un altro mattoncino azzurro.
Trascinandosi sul sedere, Simon attraversò la stanza, scovò altri quattro mattoncini rosa, e li riportò fino al punto di partenza per aggiungerli alla sua composizione.
Sua madre, intenta a piegare i tovaglioli a mo' di mitra vescovile, si fermò sbalordita: si era accorta di che cosa stava facendo suo figlio.

Questo pezzo e le immagini sono tratte da:

Un genio nello scantinato
Alexander Masters
Adelphi Editore, ed. 2013
Collana "Fabula"
Prezzo 22,00€
  
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