mercoledì 30 ottobre 2013

[Dal libro che sto leggendo] Il ghostwriter

Fatalità il sito dove ho trovato un'immagine adeguata è quello della voce di Wikipedia relativa al film realizzato su questo libro: "L'uomo nell'ombra"


Non è una lettura recente, ma mi è capitato di pensare a questo lavoro per ben due volte la settimana scorsa e pertanto, visto che l'avevo riportato a casa da quella al mare ho deciso di trascrivervi l'inizio. Questo non è un thriller contemporaneo bensì è IL THRILLER per eccellenza. Robert Harris è uno scrittore abbastanza famoso in Inghilterra, è anche cognato dell'altrettanto famoso Nick Hornby attraverso il quale ho conosciuto questo lavoro. Potremmo definirlo il "Manfredi" dell'oltremanica e, in effetti, prima di questo lavoro quelli precedenti sono tutti gialli/romanzi storici.

Poi un giorno si presenta dal cognato con il suo nuovo lavoro, lui lo leggerà sicuramente. E come Hornby dirà in un suo pezzo per il giornale letterario, lo inizia a leggere per cortesia e lo finisce completamente soggiogato da stile e dalla trama. E, non vi nascondo, che è successo anche a me, l'ho iniziato per curiosità e l'ho finito con dispiacere e ogni volta che lo trovo in giro mi viene voglia di rileggerlo.

Purtroppo, e lo è per l'autore, l'edizione italiana è attualmente disponibile nella collana Oscar Mondadori ed è una vera calamità. Il 50% delle pagine presenta refusi, lettere scambiate o inchiostro sbiadito (magari hanno ascoltato le mie lamentele e rivisto le ristampe successive, ma non sono così ottimista!). Ma io all'epoca non ne ho trovata una versione più civile.
Il libro vale comunque, la storia è accattivante, c'è la tensione giusta e il ritmo è sempre crescente e, in più, stupite... non ha un finale farlocco o scontato.

E' un libro che consiglio sempre a chi mi chiede consigli su questo genere particolarmente difficile ma su cui molti, a volte mi viene da dire troppi, si cimentano incautamente con risultati discutibili.

Buone letture,
Simona Scravaglieri
Fra i tanti vantaggi del mestiere di ghost-
writer uno dei principale è la possibilità 
di conoscere gente interessante.
Andrew Crofts, Ghostwriting

Nel momento in  cui seppi che era morto McAra avrei dovuto alzare i tacchi e andarmene. Solo adesso me ne rendo conto. Avrei dovuto dire: "Scusa, Rick, ma non fa per me, non mi convince", poi finire il mio drink e sparire. Ma te le presenta così bene le sue storie, Rick - a volte penso che dovremmo scambiarci i ruoli, lui lo scrittore e io l'agente letterario -,che appena si mette a parlare lo ascolto senza discutere: e alla fine riesce immancabilmente a persuadermi.
La faccenda, da come me l'aveva raccontata  quel giorno, era andata così.
Due domeniche prima McAra  aveva preso a Woods Hole, Massachusetts, l'ultimo traghetto per Martha's Vineyard. Secondo i miei calcoli doveva essere il 12 Gennaio. La partenza del ferry-boat era rimasta a lungo in forse, perché a metà pomeriggio si era alzato un vento così impetuoso da far annullare la maggior parte delle traversate. Ma intorno alle nove di sera il vento si era attenuato e alle nove e quarantacinque il comandante aveva deciso che era possibile salpare senza correre rischi. Il traghetto era pieno, ma con un po' di fortuna McAra era riuscito a trovare un buco sotto coperta per la sua auto e poi era salito a prendere un po' d'aria. Nessuno l'avrebbe più visto.
La traversata da Woods Hole all'isola di Marthas Vineyard di solito dura quarantacinque minuti, ma quella sera le condizioni del tempo avevano rallentato la navigazione: con un vento a cinquanta nodi, aveva osservato Rick, non è uno scherzo attraccare una nave di sessanta metri. Alle undici di sera, finalmente, l'operazione fu completata e le auto cominciarono a muoversi. Tutte tranne una: un SUV Ford Escape nuovo di zecca color marrone chiaro. Il commissario di bordo invitò via altoparlante il proprietario a mettersi al volante perché il SUV stava bloccando le altre auto, ma inutilmente. Allora due marinai si avvicinarono all'auto e, poiché non era stata chiusa a chiave, la spinsero fin sulla banchina. Subito dopo la nave fu perquisita da cima a fondo, dalle scale al bar, dai bagni addirittura fino alle scialuppe di salvataggio alla ricerca dell'automobilista: niente. A quel punto telefonarono a Woods Hole per sapere se per caso un passeggero era sbarcato prima che la nave salpasse, o era magari rimasto a terra: ancora niente. E alla fine un funzionario della Massachusetts Steamship Authority si mise in contatto con la base di Falmouth della guardia costiera segnalando la possibilità che fosse caduto dalla nave.

Questo pezzo è tratto da:

Il Ghost Writer
Robert Harris
Mondadori Editore, Ed. 2010
Collana "Oscar Mondadori"
Prezzo 9,00€ 

domenica 27 ottobre 2013

Intervista ad Eugenio Montale


Dietro al poeta c'è sempre l'uomo. Perché non si è sempre poeti o scrittori, lo si è solo quando si scrive, quando si lavora. Per la restante parte del tempo si è uomini che vivono, soffrono, amano e desiderano.
Questa bellissima intervista fatta a Eugenio Montale apre uno spiraglio su quella parte di vita che non leggeremo mai sui libri: "Volevo fare il cantante [...] ma solo per il mio insegnante di canto [...] poi morì ma già da prima volevo scappare". O anche "[dei figli] ero l'unico che non era portato per la letteratura", l'incontro con Gobetti, il fascismo, la guerra.

La prima edizione di "Ossi di seppia" "bruciò" in due giorni, lo sapevate? "Bruciò" perché andò a fuoco il magazzino dice ridendo Montale, ma dopo questa la seconda costava 15£ e il padre di Montale trovava fosse un prezzo troppo alto, e a quest'ultima seguirono altre 12 ristampe. E verso la fine dice, riguardo la sua passione per la pittura "sospetto che i miei quadri saranno l'unica cosa che rimarrà della mia produzione".
E' un'intervista completa e molto gradevole, dove umanità e sentimento ( "non sono un poeta morto giovane, ma mi sentivo così") ipnotizzano il telespettatore e il cui ritmo delle domande viene intervallato da passi tratti dai libri dell'intervistato.

Buona visione e buone letture,
Simona Scravaglieri



venerdì 25 ottobre 2013

"L'importo della ferita e altre storie", Pippo Russo - La responsabilità generazionale...

Fonte: CambiaVerso
Credo di aver provato a scrivere questa recensione circa 25 volte e, in effetti, per me non è una novità. Di nuovo c'è che il libro di cui vi parlo oggi non è una storia e quindi l'approccio a questo resoconto di lettura deve essere diverso. Cominciamo con il dire che non è una lettura recentissima ma che ha cambiato il mio personale modo di leggere in meglio rendendolo più consapevole. Ha una morale ed è anche ben chiara: "non accontentatevi" dei libri brutti o di quelli mal scritti, di libri pressappochisti e nemmeno di quelli che vengono definiti come best-seller ancora prima di essere stampati e non accettate libri incomprensibili o pomposi solo perché chi li ha scritti è definito da qualche benpensante come l'astro nascente della cultura italiana perché, specialmente oggi, dopo il declino dell'editoria iniziato con la crisi degli anni ottanta, quel che si rifila, a caro prezzo, come "libro", molto spesso, ne ha solo le sembianze ma non la qualità e nemmeno i contenuti.

Pippo Russo non chiede di credere sulla parola al monito che professa ma va oltre; analizza i lavori di ogni, chiamiamolo, "scrittore" di cui denuncia lavori mal concepiti o scritti o che sono volutamente pomposi e all'atto pratico inutili portando con sé, non solo una puntuale stima e disamina degli errori, ma l'analisi delle trame e delle didascalie delle 2°,3° e 4° di copertina. Scorrendo queste pagine che vanno da Faletti e Volo fino a Scurati o a Piperno si scopre che ci si accontenta fin troppo spesso. Se Faletti scrive come stesse traducendo il suo pensiero dall'inglese e Moccia pare godere nel descrivere atti di violenza gratuita; Scurati e Piperno si crogiolano in un finto decadentismo barocco annichilendo lo sfortunato lettore che decide di comprarli. E viene da domandarsi a che pro? Siamo davvero considerati dei lettori cui si può rifilare gli scarti? O che si può facilmente abbindolare proponendo qualcosa come oro zecchino anche se è volgare stagno?

Potreste non essere d'accordo con lui - è bello avere idee differenti - ma per farlo, come ripete spesso e volentieri, dovete leggerli, e anche tutti, i lavori di questi professionisti della "scrittura creativa"; non è una posizione di comodo o una sfida ma è un invito a mettersi sul suo stesso piano di conoscenza per poter controbattere eventualmente partendo ad armi pari perché, con Pippo Russo, non sono ammesse mancanze di alcun genere. Ed è affascinante vedere come si muove nei vari ambiti passando dai significati e significanti dei vocaboli alla grammatica fino all'analisi logica delle frasi senza dover diventare didascalico. E' un libro volutamente scritto per essere appannaggio di tutti senza dover rinunciare alla corretta sintassi o ad un utilizzo della lingua italiana più che consono. 

Quindi non affonda, come potrebbe, il coltello con il fare didattico e a volte noioso di quei pochi "reperti archeologici" di critici che fanno il loro lavoro in autonomia, ma tenendo a far pesare la propria cultura a chi si avventura a leggerli, bensì svolge il suo arduo compito con il sorriso sulla bocca e una felice e quantomai azzeccata ironia accompagna i suoi pensieri e le sue "estreme" esperienze di lettura. E da imparare ce n'è veramente tanto e non per diventare l'ennesimo stroncatore per hobby ma proprio per essere più consapevoli ogni volta che scegliamo di investire i nostri soldi in un libro invece di una uscita con gli amici. Si ride e anche tanto, è difficile leggerlo mantenendo un certo contegno. Ci ho provato ma non mi è mai riuscito. Una cosa che mi è piaciuta è che è un libro che potremmo definire "open" ovvero che fa pensare che l'analisi non finirà qui ma continuerà, come in parte sta già succedendo sul suo blog Cercando Oblivia
Stasera, mentre pensavo a questa recensione che volevo assolutamente scrivere, pensando all'argomento prevalente che avevo individuato, mi è venuta in mente questa poesia (ed è cosa rara per me che sono romantica come una lapide funeraria...ma non parla d'amore!) di Walt Whitman citata nel famoso film "L'attimo fuggente":

“O me o vita!

Domande come queste mi perseguitano.

Infiniti cortei di infedeli,

città gremite di stolti,

che v’è di nuovo in tutto questo?
O me o vita!
Risposta:
Che tu sei qui,
che la vita esiste e l’identità,
che il potente spettacolo continua
e che tu puoi contribuire con un verso”.
“Che il potente spettacolo continua e che tu puoi contribuire con un verso”.
Ecco dopo questa associazione mi è venuta in mente questa considerazione sulla responsabilità generazionale: se noi ci accontentiamo e abbassiamo il livello della qualità dei libri che leggiamo- permettendo alle case editrici di eclissare o sorvolare sui lavori di qualità a favore di ciò che si vende -, cosa leggerà chi verrà dopo di noi? Qual'è il nostro lascito o contributo? Anche i lettori contribuiscono con i loro acquisti e con le tendenze che seguono a creare modelli di scrittura e filoni. Cosa lasceremo ai futuri lettori di questi nostri anni? Domanda forse retorica ma che rimane irrisolta.

Buone letture e, in questo caso, buone risate,
Simona Scravaglieri

L'importo della ferita e altre storie
Frasi veramente scritte dagli autori contemporanei
Faletti, Moccia, Volo, Pupo e altri casi della narrativa di oggi
Pippo Russo
Edizioni Clichy, ed. 2013
Collana "Beaubourg"
Prezzo 15,00€

Fonte: LettureSconclusionate

mercoledì 23 ottobre 2013

[Dal libro che sto leggendo] L'impronta dell'editore

Fonte: Tolettablog


Difficilmente metto un video in un post legato a questa rubrica, ma in questo caso mi sembra più che pertinente. Adelphi quest'anno festeggia i suoi cinquant'anni di attività e lo fa nello stile che l'ha sempre contraddistinta negli anni attraverso libri (come questo che vi suggerisco oggi e Adelphiana - Ed .Adelphi, pubblicata nel 2013, prezzo 35,00€) e con una serie di convegni iniziati lo scorso anno sulla storia del libro e dell'amore per la scrittura vista come esperienza unica. Ogni volta che aprite un libro, scoprite un nuovo mondo e se ogni volta è diverso l'editore ha raggiunto il suo obiettivo. E' un po' come le fasi dell'innamoramento giovanile, prima è un'infatuazione, poi diventa passione e infine se è vero sentimento quello che vi guida diventa amore. Queste emozioni sono quelle che ogni lettore cerca e con ancora più decisione nel momento in cui ha vissuto questo magico momento e vuole trovare un libro che superi e renda ancora più intensi questi momenti.

A fianco a questo c'è la scelta di un editore che per definizione part dall'esperienza di lettura nella sua totalità: la lettura non è solo lo scorrere delle parole ma è anche il piacere del tatto, passando dalla scelta della carta fino alla rilegatura del libro stesso, è visiva nell'apprezzamento della scelta della copertina, è anche un po' abitudine con la riconoscibilità di un marchio non solo dal logo ma dalla fattura del libro. In questo, sottolinea Calasso in questo libro, l'ebook non potrà mai confrontarsi con la carta perché l'esperienza digitale è altro e per nulla paragonabile a questo tipo di "arte.
Ho pensato pertanto di inserirvi ora questo video registrato in un intervento fatto da Calsso a Palazzo Ducale qualche settimana fa e di inserirvi quanto prima i video del recente documentario girato per SkyArte che devo ancora ottimizzare.

Sotto, come al solito, troverete anche l'assaggio di lettura di questo libro.
Buona visione e buone letture,
Simona Scravaglieri


Roberto Calasso: Memoria, editoria, scrittura



I LIBRI UNICI

All'inizio si parlava di libri unici. Adelphi non aveva ancora trovato il suo nome. C'erano solo pochi dati sicuri: l'edizione critica di Nietzsche, che bastava da sola a orientare tutti il resto. E poi una collana di Classici, impostata su criteri non poco ambiziosi: fare bene quello che in precedenza era stato fatto meno bene e fare per la prima volta quello che prima era stato ignorato. Sarebbero stati stampati da Mardersteig, come anche Nietzsche. Allora ci sembrava normale, quasi doveroso. Oggi sarebbe inconcepibile (costi decuplicati, ecc.). Ci piaceva che quei libri fossero affidati all'ultimo dei grandi stampatori classici. Ma ancora di più ci piaceva che quel maestro della tipografia avesse lavorato a lungo con Kurt Wolff, l'editore di Kafa. 
Per Balzen, che aveva una velocità mentale come non ho più incontrato, l'edizione critica di Nietzsche era quasi una giusta ovvietà- Da che cosa si sarebbe potuto cominciare altrimenti? In Italia dominava ancora una cultura dove l'epiteto "irrazionale" implicava la più severa condanna. E capostipite di ogni "irrazionale" non poteva che essere Nietzsche. Per il resto, sotto l'etichetta di quell'incongrua parola, disutile al pensiero, si trovata di tutto. E si trovava anche una vasta parte dell'essenziale.


Taglio alla prima pagina perché poi il discorso entra nel dettaglio e sarebbe un delitto tarpare una logica di pensiero così articolata e bella...Vi ho incuriosito?
Questo pezzo è tratto da:

L'impronta dell'editore
Roberto Calasso
Adelphi Edizioni, ed. 2013
Collana "Piccola biblioteca" n° 642
Prezzo 12,00€


domenica 20 ottobre 2013

L'ha detto... Charles Bukowski


Fonte: Premio Celeste



Non possiamo ingannare la morte ma possiamo farle fare così tanta fatica che quando arriverà a prenderci saprà di avere ottenuto una vittoria altrettanto perfetta della nostra. 
 Charles Bukowski

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