venerdì 31 agosto 2012

"Cupo tempo gentile", Umberto Piersanti - La storia e l'esercizio del ricordo...

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Era veramente "cupo" questo tempo di cui parla Umberto Piersanti, lui che invece, attraverso il suo personaggio principale, guardava al mondo in maniera "gentile". Ed è passando in questa contrapposizione che si dipana la trama di questo libro; non che "cupo" sia il contrario naturale di "gentile" ma, in questa organizzazione temporale e spaziale di una storia che si ancora in maniera prepotente alla "Storia" degli anni che vanno dal '67 al '68 inoltrato, i due termini acquistano una coerenza grazie proprio a questa loro contrapposizione che difficilmente avrebbe potuto essere più azzeccata.
Ma cos'è cupo e cosa è gentile? E perché della contrapposizione? La contrapposizione, qui, viene utilizzata come un contrafforte nell'architettura gotica. I muri troppo alti e sottili , nelle cattedrali medievali, tendevano ad aprirsi in alto verso l'esterno e i contrafforti contrastavano questa tendenza mantenendo la verticalità con spinte verso l'interno. Il tutto, pertanto, si teneva in piedi grazie ad un ingegnoso e quanto mai armonioso sistema di forze fra lo contrapposte; l'armonia del muro interno nato, ad "arte", per stupire veniva contrastata da un mezzo nato dalla tecnica. Questo avviene metaforicamente anche nello scritto di Piersanti: l'interno che sta per "esplodere" verso l'esterno è il momento storico, mentre la funzione del contrafforte lo fa il valore della tradizione rappresentato dalla cultura della "natura" non solo intesa solo come paesaggio ma di più ampio respiro, ovvero la natura, che  corrisponde  tutto ciò che è naturale e che costruisce l'io dell'essere umano, intesa anche come tradizione e storia pregressa.E l'equilibrio magico di forze? E' metafora della vita naturalmente!

La trama racconta appunto degli anni della nascita e dello sviluppo del movimento sessantottino a Urbino e il protagonista, Andrea, vive questo momento con uno sguardo diverso dai suoi compagni che invece patiscono la distanza dai grandi focolai dell'organizzazione centrale.
Andrea aveva in precedenza preso un altro corso di studi e poi si era riscritto a Lettere, è più grande e comprende che è ora di cambiare, ma è anche ansioso di confrontarsi con il mondo che già esiste. Forse perché, in fondo, deduce che nemmeno i suoi compagni sanno esattamente quel che vogliono. Frattanto Andrea frequenta le ragazze che rapiscono il suo interesse, ma trova sempre il tempo per andare alle riunioni per poter vedere da lontano i vari comizi; è come un esercizio, se assisti e ti astrai sarà più facile cogliere gli errori.

Leggere "Cupo tempo gentile" non significa solo attraversare un momento storico che ha portato radicali cambiamenti - non nell'approccio alla cultura, ma nel coinvolgimento della massa (cosa buona o no, sta a ognuno di noi dirlo anche se libri come 1984, La fattoria degli animali, Il condominio etc. hanno ampiamente descritto tale stato di massificazione della partecipazione o non partecipazione "informata" come status di pari livello e di basso profilo) nella questione sociale condivisa- ma, significa anche confrontarsi con le questioni della vita che ancora oggi hanno un preponderante peso nella nostra epoca.
Nell'intervista di Faherenheit che mi ha convinto a comprarlo, Piersanti affermava che sapeva che questo libro avrebbe sollevato facili affermazioni, che da sinistra lo avrebbero accusato di aver tirato fuori le beghe del movimento sessantottino e che da destra avrebbero dichiarato che finalmente erano venuti a galla i retroscena di detto movimento. Ebbene qualora vi trovaste a pensare una cosa del genere, sappiate che siete sulla strada sbagliata. Come al solito, l'obiettivo non è raccontarvi la storia in maniera didascalica, ma  è quello di approfondire un approccio errato che appartiente a tutti i modelli, di sinistra quanto di destra e ultimamente direi anche di centro, che fa parte della nostra vita non necessariamente politica, religiosa e via dicendo. Il problema è il "credo cieco". Come dicevo in un'altra recensione su "La fattoria degli animali" di Orwell:

"Se da un lato la presa del potere è ai giorni nostri alla mercé dell'informazione al contempo il valore della massa, in una società che è l'informazione stessa, continua ad avvicinarsi pericolosamente allo zero assoluto. Mi spiego meglio, se da situazioni di totalitarismo come quelle che hanno caratterizzato la prima metà del '900, dove non c'era libertà di parola e pensiero e quindi l'adesione era presa come stato di fatto, oggi, con l'avvento della tanto agognata democrazia, dalla meta' del '900 in poi, si assiste ad una anestetizzazione del valore di libertà di pensiero a favore non delle convinzioni dell'unita' che compone la massa ma dell'adesione di gruppo al pensiero altrui. E in effetti questa e' la nuova forma di schiavitù moderna: la delega."

E la delega di cui si parlava era quella di "pensiero". Siamo disabituati a pensare e ci sentiamo obbligati ad agire, perché se la massa corre affannosamente da qualche parte, pur di non rimanere soli, sentiamo la necessità di "sposare" un obiettivo, aderendo a questo in maniera quantomai supina.
Così smettiamo di ragionare e adottiamo lo slogan, l'aforisma d'effetto perché questo ci garantisce di non uscire dal seminato. Quello che Piersanti descrive in più, rispetto a Orwell, è che questo status di fatto non appartiene più solo al popolo che ne "La fattoria degli animali" era rappresentato in maniera estremizzata nelle pecore, ma appartiene anche ad una classe di futuri letterati o comunque laureati che ancora oggi formano le fila della nostra dirigenza sociale, amministrativa e anche privata. Segno che la "Storia", e il significato stesso della cultura, cessano la loro ragion d'essere didattica a favore della trasformazione in "momento enciclopedico" da cui attingere, in maniera arbitraria, l'evento, la frase o il personaggio e/o scrittore che ci sembra più adeguato alla situazione. E' questa adesione, senza "se" e senza "ma", che preme all'autore e che condiziona la vita umana, non solo le vite dei giovani sessantottini, ma anche degli antagonisti fascisti e si contrappone alla "gentilezza", che è tale perché ha, dalla sua, la forza della "natura" e non ha bisogno di cercare, "è in quanto pensa", elabora e deduce dalla storia pregressa proiettandosi verso altro pur avendo in coscienza la necessità di cambiare lo "status quo". Come per i romanzi precedentemente nominati, non c'e' l'ansia di dare una risposta come, ad esempio, quale sarebbe stata la miglior soluzione dedotta dalla natura. Non vuole darla l'autore rispettando la natura stessa, ieri in un modo e oggi in un altro, perché la natura cambia e si evolve adattandosi volta per volta agli eventi, in cui incorre strada facendo, e rinnovandosi continuamente. E pertanto non c'e' una risposta assoluta che trapassi i decenni, ma si può solo analizzare "momento storico per momento storico" tenendo presente che:

"la realtà che veniamo a conoscere è molto differente dalla nostra, e dobbiamo imparare a guardarla come tale. Ho cercato nel corso dell’esposizione di insistere fortemente su questo punto: è diverso il modo di considerare il tempo e di misurare le ore, sono diversi i sentimenti e la percezione del mondo circostante, i sistemi di valori e i criteri di senso comune, per non parlare dell’alimentazione…"

Ottavia Niccoli Introduzione a "Storie di ogni giorno in una città del Seicento"

A questa ramificazione di concetti su cui riflettere con serietà e distanza dal proprio credo politico, religioso o culturale, per poterne apprezzare appieno la validità della scelta, si contrappone una storia semplice che sembra ricalcare la natura o, se vogliamo essere più specifici, l'origine del protagonista di questa storia. Di famiglia medio borghese con origini contadine, gli occhi di Andrea vedono la realtà e rifuggono da essa ricercando risposte nella gentilezza della natura. Il tutto si completa dalle normali voglie di nuove esperienze tipiche dei giovani che hanno voglia di sperimentare e di conoscere. Il tutto narrato con un linguaggio snello che non genera intoppi, in una lettura che scorre nelle mani e negli occhi dei loro fruitori con la freschezza di un torrente in piena estate. E in questa "corale quasi pastorale" da un lato e dall'altro "urlo di attenzione", si pone quasi ad arbitro o come direttore d'orchestra questo saggio di altri tempi che guarda, comunque con una vena nostalgica e affettuosa, i tempi che ancora oggi attraversano i suoi sguardi al momento dell'esercizio del ricordo.

Come detto, un libro da leggere con uno sguardo attento e mai leggero, una storia bellissima che non bisognerebbe perdere. Farò in modo di postarvi anche il podcast, perché possiate sentire la bella intervista che l'autore ha rilasciato quest'estate.
Buone letture,
Simona


Cupo tempo gentile
Umberto Piersanti
Marcos Y Marcos Editore, ed. 2012
Prezzo 18,00€



mercoledì 29 agosto 2012

[Dal libro che sto leggendo] Sacrè blue

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Questo è un libro un po' particolare. E' la comunione di diversi approcci alla scrittura, tutti possibilmente fra loro antitetici, ma che in questo connubio trovano una nuova definizione non totalmente sconclusionata. Premettiamo che, se in questa lettura volete trovare messaggi reconditi o morali finali, ebbene qui, non ne troverete affatto. Troverete un pizzico di approccio dell'assurdo che ignora quasi Tim Burton, ritornando al Bulgacov  de "Il maestro e Margherita" (attenzione i due scritti sono vicini per un recondito sapore dell'approccio ma nascono per motivazioni e in tempi totalmente differenti). C'e' un po' di sapore fantastico, parecchia Storia della pittura abilmente spruzzata qui e là come si farebbe agitando il pennello intriso di colore troppo liquido davanti ad una tela bianca candida. E c'e' anche quella brutta e orribile nonchè inutile abitudine degli scrittori che non vogliono concludere la storia, pertanto c'e' un finale a "balzelli" ovvero finisce, per poi iniziare nuovamente, come se l'autore non fosse certo di quel che ha scritto sin lì.
Sicuramente di storie di questo genere ce ne saranno state moltissime nella storia della letteratura ma non sono state mai così evidenti se non dopo il periodo del boom di Dan Brown, probabilmente perché dopo l'inaugurazione di questo genere, chiamiamolo pure thriller storico si è sempre sentita la necessità di fornire ai propri lettori una parvenza di "Storia" nella storia (quest'ultima leggasi come trama) in cui, quel che è la vicenda narrata, possa essere inserita  all'interno di un periodo più prolungato di tempo che la renda più accettabile dal lettore che vi incappa.
Nonostante questo la storia legge, una sorta di giallo alquanto surreale che vede coinvolti i pittori francesi del periodo che va dalla metà avanzata dell'ottocento fino quasi agli inizi del '900. Godibile, ma c'e' sempre di meglio. Voto 3,65 su una scala da 0 a 5.
Buone letture,
Simona

Campo di grano con volo di corvi 

Anvers, Francia, luglio 1890 

Il giorno in cui lo uccisero, Vincent Van Gogh, incontrò una zingara sul pavé davanti alla locanda dove aveva appena finito di pranzare.

"Cappello grande" disse la zingara.

Vincent si fermò e si levò il cavalletto sulla spalla. La salutò sollevando il cappello. In effetti era proprio grande.
"Sì, signora" disse. "Serve a proteggermi gli occhi dal sole quando lavoro".
La zingara, che era vecchia e malconcia, ma meno vecchia e maglio conciata di quanto delle a vedere - perché nessuno dà un centime a una mendicante pulita e ordinata- puntò un occhio marrone scuro verso il cielo che sovrastava la valle del fiume Oise, dove la nuvole del temporale ribollivano sopra i tetti di tegole del Pontoise, poi sputò ai piedi del pittore.
"Non c'è sole, olandese. Tra un po' piove"
"Be', servirà a proteggermi gli occhi anche dalla pioggia". Vincent osservò il foulard della zingara, giallo con un'edera verde ricamata sill'orlo. Dallo scialle alla gonna, ognuno di un colore diverso, traboccava un arcobaleno cencioso che si spegnevaai suoi piedi sotto un velo di polvere. Poteva ritrarla, perchè no. Come le spigolatrici di Millet, ma con una tavolozza più accesa. Facendo spiccare la figura sullo sfondo del campo.
"Monsieur Vincent". Una voce di ragazza. "È meglio che torniate a dipingere, prima che venga il temporale". Adeline Ravoux, la figlia del taverniere, comparve sulla porta della locanda con una scopa, pronta ad usarla non per spazzare ma per scacciare le zingare fastidiose. Era una biondina di tredici anni, la cui bellezza futura si nascondeva ancora dietro n anonimato splendido e straziante. Vincent l'aveva già ritratta tre volte da quando era arrivato, in maggio, e per tutto il tempo la giovane aveva civettato con lui con il fare goffo e impacciato di un gattino che tormenta un gomitolo senza sapere che i suoi artigli possono far sanguinare. Puro e semplice allenamento, sempre che i pittori pveri e tormentati, senza un lobo, non avessero comnciato di punto in bianco a far furore tra le ragazzine.
Vincento sorrise, annuì ad Adeline, prese il cavalletto e la tela e girò l'angolo, allontanadosi dal fiume. La zingara lo seguì mentre arrancava sulla collina, oltre i giardini recintati, verso il bosco e i campi che domnavano il borgo.
"Mi dispiace, vecchia madre, ma non mi avanza neanche un sou" disse alla zingara.
"Mi prendo il cappello" rispose slei. " E tu puoi tornare alla tua stanza, ripararti dal temporale e dipingere un vaso di fiori".
"E cosa mi dai in cambio del cappello? Mi predici il futuro?".
"Non sono quel tipo di zingara" disse la zingara.
"Poseresti per un ritratto, se ti dessi il mio cappello?".
"Non sono neanche quel tipo di zingara".
Vincent si fermò ai piedi dei gradini scavati nella collina.
"E che tipo di zingara saresti, allora?" disse.
"Una zingara a cui serve un gran cappello giallo" rispose lei. Fece una risata stridula e mostrò i suoi tre denti.


Sacré bleu
Christopher Moore
Elliot Edizioni, ed. 2012
Collana "Scatti"
Prezzo 18,50€

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domenica 26 agosto 2012

Popularlibros.com - BOOK - Versión completa

Non è un invito al ritorno al passato ma io, questo video, l'ho sempre amato, perchè in fondo dice la verità al netto di tante ovvietà che si dicono per portare avanti il mondo degli ebook. E' in circolazione da parecchi anni, quindi non è stato concepito tanto per gli ebook ma per ricordare che "leggere" è una attività che non costa molto, in termini di investimento a lungo termine, che si può farlo sempre e ovunque e via dicendo. Non credo che vi servirà un traduttore, è abbastanza chiaro quel che dice. Mi sembra che comunque, in questo video, sotto ci sia la traduzione. 
Buona visione e buone letture,
Simona 





sabato 25 agosto 2012

Questa è la casa della Lettrice Sconclusionata



In questo periodo vedrete dei cambiamenti, questo perché ogni tanto bisogna fare la cernita tra vecchio e nuovo e dare una rinfrescata alle pareti di casa e degli oggetti. Ora visto che questo piccolo spazio lo considero un po' come casa mia e, in fondo, per me lo è.
Quindi ogni tanto vi capiterà di trovare qualcosa di diverso perché non essendo bravissima nella gestione del design devo "studiare" la questione pian piano.

Sperando che sia anche di vostro gradimento,
Buone letture,
Simona

venerdì 24 agosto 2012

"La città degli angeli", Christa Wolf - Il cappotto e il passato...


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Quando ci si guarda indietro, non è sempre semplice farlo con la tranquillità e la distanza dalle proprie azioni e scelte o  da quelle di altri che hanno decretato interruzioni o decisioni forzate nel percorso della nostra vita. C'è chi analizza il passato raccontandolo in maniera netta, scegliendo le parole che restituiscano nel modo più crudo una realtà. Sono quelli che scrivono in funzione della "creazione di un ricordo" e che, forse, sono convinti che, istigando il dolore immenso di quello che hanno vissuto, gli altri ricorderanno e non incorreranno ancora nel medesimo errore. Scelta comprensibile, ma non sempre la più felice. Probabilmente perchè, non è nutrendosi del sangue altrui che l'umanità può sinceramente evolvere e creare l'opportunità non solo di andare oltre - "non dimenticando"- ma di creare modelli di pensiero migliori che rendano ogni concezione che si discosti dal principio di uguaglianza di tutti gli uomini e di inviolabilità della vita di tutti come un assurdo, non condiviso, ma necessariamente endemico.

Ci sono anche altri scrittori, come la Wolf, che invece raccontano il passato, anche quello più buio, in una maniera forse particolarmente vincente, quella intimistica. Succede in quegli autori che, in fondo, prendono le distanze dal futuribile lettore e vivono il momento della scrittura quasi fosse un momento di regressione ipnotica. C'è dell'attenzione a non ferirsi, quasi si stesse camminando all'indietro a spasso nei tempi, fino a ritornare a quei momenti che sono sintetizzabili come "il Male". Si cerca di non inciampare, perchè non si sa dove si cadrà e quale dolore genererà, quindi c'è una sorta di accortezza e di delicatezza nell'affrontare un fatto dietro l'altro perchè, questo processo di rielaborazione di un periodo oscuro e luttuoso, non ferisca ancora con rinnovata cattiveria.
Quindi lo scrittore si estrania dal suo lettore, pensando e preservando la propria anima. E il lettore più sensibile è grato di questa accortezza.

E mentre Salamov affronta il suo passato rielaborando il lutto a piccoli passi, con tanti racconti che si sommano e ,a volte, si sovrappongono fra loro, Christa Wolf, ad un certo punto, per sbloccare una situazione che ristagna, fa appello ad un cappotto - il sottotitolo anche nell'edizione italiana rimane "The overcoat of Dr. Freud"-, che ha avuto un illustre personaggio come primo proprietario per sbrogliare le matasse più intricate del passato. Non è un caso che questo viaggio fisico, che invece ha una natura introspettiva, abbia la necessità della "protezione" di Freud, dove il cappotto non solo diventa un paracadute per attutire la discesa nell'inferno del passato, ma anche una vera e propria protezione dei demoni che aleggiano nel nostro passato non solo cosciente - ovvero che sono riconosciuti come tali- ma anche di quelli nascosti dal nostro inconscio perché la certezza delle loro azioni sarebbe devastante non tanto per quello che hanno commesso quanto perché solo stati proprio loro a farlo. Man mano in questo "cammino", come avviene con l'olio che si è tentato di mescolare con l'acqua, affiorano in superficie piccole e staccate immagini e situazioni che finalmente, grazie alla nuova coperta di Freud avuta in dono, la Wolf riesce finalmente a collocare nel tempo, nello spazio e a volte nel dolore.

Così il viaggio fisico perde la sua importanza a favore del senso di libertà interiore che si vuole guadagnare. I tempi cui guarda Christa sono quelli più bui della Germania, quella comunista. Un paese diviso in due, da una parte gli occidentali con la vita che sembra una chimera di felicità e sole cui s'oppone dall'altro lato del muro un mondo oscuro- che quasi sembra non condividere la stessa aria del primo - un luogo dove pure lasciarsi vedere assorti può essere pericoloso. È un dato di fatto che gli estremismi si nutrano della paura e quella vita che la Wolf descrive è pericolosamente vicina a quella della Russia di Salamov di inizio '900 e della Politkoskawja della fine dello stesso secolo. Non è cambiato così tanto, anzi nulla anche se sono paesi differenti, personaggi e interessi differenti. La vicinanza non è data dal fatto che siano sotto il "denominatore comune comunista", bensì dalla circolarità della situazione che Salamov descrive in maniera significativa in un racconto, pubblicato in Italia, nella raccolta della Visera. In sostanza la descrizione di Salamov dà è che "è difficile distinguere gli oppressori dagli oppressi, perché quelli che oggi sono i forti domani saranno le vittime". E' la duplicità dell'ideologia moderna del regime totalitario, di cui anche Orwell profetizzava in "1984"; non si tratta più solamente di eliminare i dissidenti, ma di "eliminare qualsiasi traccia dell'eliminazione". Tutto come se nulla fosse successo, niente campi, niente testimoni o reduci. E la vita ufficiale deve, invece, scorrere parallela e indipendente. Un po' come se accanto alla casa del mulino bianco ci fosse a due km di distanza una discarica abusiva piena di materiale tossico. Non importa cosa succede nei due mondi, l'importante è che questi si ignorino volutamente o no- da una parte l'ufficialità e dall'altra l'oscuro di cui nessuno deve parlare. 
Succede anche nella Germania della Wolf dove non c'è galera più opprimente di quella che ti dà la sensazione di libertà, più libera ti senti e più il potere potrà conoscere le tue reali sensazioni e pensieri ed è in questo clima che l'uomo comincia a non fidarsi più di nessuno, perchè una denuncia non è questione di fede politica ma solo del temporaneo allontanamento degli occhi inquisitori dal proprio personale caso. Ed è per questo che è più pericolosa e fa  più male, perché nasce dalla disperazione della paura e, a quel punto, costa ancora di più scoprire le dicerie o le accuse che ci sono state rivolte, associate ai nomi di chi ha pronunciate.

Così, questo viaggio che ha portato la scrittrice dalla Germania a Los Angeles, per motivi di studio - che celano la ricerca di una persona che aveva una corrispondenza fitta con l'unica amica di riferimento dei tempi andati- avvicina sempre più l'autrice al suo passato e ai tempi e gli spazi che furono scenografia dell'oscurantismo comunista di un paese che oggi tenta sempre di andare oltre le sue colpe cercando di rimarginare le proprie ferite. Questo è l'ultimo lavoro, completato prima della morte dell'autrice stessa, quasi come fosse stata la chiave di volta di una vita che ha svelato alla Wolf se stessa e quindi la ricerca, finalmente, sia conclusa.
E così Christa potrà continuare a guardare quelle stelle, che tanto ha imparato ad amare, sdraiata, come fa in una bellissima descrizione di questo libro, circondata da amici (acquisiti e non necessariamente cercati) e  non della sua stessa età perché possa essere descritto questo "panorama celeste" non solo attraverso più occhi e più esperienze, ma anche attraverso le età della natura umana che insieme formano la corale sinfonia che descrive anche la vita di ognuno di noi. Ennesima metafora di come è concepito questo bel libro che vuole dare uno "sguardo" con gli occhi del momento in cui avvengono le situazioni e quindi contestualizzando ma riserva il "giudizio" alla distanza nel tempo, alla maturità che ci permette non solo di rivedere con una certa "distanza" quello che è accaduto ma anche di comprendere quel che si deve tenere caro da ciò che rimane futile o dannoso ricordo.
Un libro che va letto con calma e con lo stesso amore che si dedica ad una cara amica che ci confessa un segreto. Se sapremo conservare il suo segreto nei tempi delle nostre letture future, sapremo apprezzare non solo le storie ma imparare a guardarci attraverso le parole e le immagini descritte nei libri che ci capiteranno fra le mani.
Credo che sia il modo migliore per ricordare chi generosamente ci ha regalato attimi di se stessa.
Buone letture,
Simona


La città degli angeli
The overcoat of Dr. Freud
Christa Wolf
Edizioni E/O, Ed. 2011
Collana "Dal Mondo"
Prezzo 19,50€  








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