venerdì 29 aprile 2011

"Orgoglio e pregiudizio." Jane Austen - Bisognerebbe rileggerlo ogni tanto...



Devo fare una piccola premessa, questa recensione e' stata scritta ai primi di Gennaio 2010 e all'epoca commentavo un libro che avevo riletto a Novembre 2009. Quindi non e' una conclusione cui sono arrivata oggi, ma e' una convinzione che c'e' da un po'...a voi l'arduo giudizio . Cia'

....e l'ho riletto ultimamente. Ne ho sentito il bisogno dopo aver visto lo speciale di Saviano, che quest'anno, onde non rimaner schiacciato dalla situazione in cui vive, parlava della sua più grande paura ovvero la diffamazione. Ha fatto una serie di esempi, grandi esempi, Saro Wi-wa, Salamov, Hickmet e Politkovskaja....pero' mancava qualcuno, che aveva scritto in maniera forse piu' leggera, del tema della forza della parola... mancava lei, la cara Jane. Le sorelle Bennet non sono state in un lager o perseguitate politiche e anche se si muovono saltando da un salotto all'altro, ora civettando e ora sussurrando parole affettate  - strette nelle etichette in voga nel periodo-, pero' sono anche loro, sono malgrado tutto, rappresentanti di ciò che la parola o il racconto di una situazione, ponendo l'accento su alcuni aspetti invece che altri, può assumere significati differenti anche se la sequenza dei vocaboli e' la medesima. 


Magari in quella lista non ci sarebbe mai entrata, non ci sono morti, non c'e' violenza, c'e' solo la ricerca della felicita' di donne che sanno di essere nate per maritarsi, ma c'e' pero' questo grande esempio di morale dettata da una giovane che poi da grande, prima di far ripubblicare lo scritto, lo rimaneggia accentuando questo o quel personaggio, senza pero' cambiarne i significati reconditi. 
Un libro da leggere ogni tanto, con una bella tazza di tè e magari un bel fuoco...solo per sorridere un po' e ricordarsi, fra una frase e l'altra che il potere della parola e' sempre stato e sempre sara' legato all'onesta' di chi la pronuncia o la scrive..ma tenendo ben conto che, pero', Jane non scriveva per altri che per se stessa...ma questo ve lo racconto la prossima volta:)


La versione che ho riletto io e':

Orgoglio e pregiudizio
Jane Austen
Giunti Editore, ed. 2008
Collana "La biblioteca ideale"
Prezzo 8, 50€



mercoledì 27 aprile 2011

"Il professore di desiderio." Philip Roth - Io sono in quanto desidero...

Immagine presa da qui


Scrivere questa recensione è un po' come fare la protagonista di Sex and City, ho provato a riportarla in altri binari, ma purtroppo il nocciolo è quel che vedrete scorrere in questa ultima versione delle mie impressioni. Questo libro varrebbe l'acquisto solo per la bellissima, toccante e vibrante descrizione di David Kepesh nella sua visita, come professore universitario e di origine ebraica, a Praga, in ferie, e più specificatamente sulle tracce di Kafka.  Chiaramente questo è un cameo di un romanzo che invece affronta altri temi ovvero la sessualità e il nostro rapporto con essa e attraverso di essa con gli altri.


Non ci possiamo nascondere dietro un dito, la rivoluzione sessuale ha modificato la vita di tutti, anche quella di chi non c'era ed è nato dopo. Così, nonostante il perbenismo e la discrezione, che fino a qualche tempo fa, nascondeva questo strano modo di rapportarci con noi stessi e con gli altri oggi la propria identità sessuale è parte integrante dei nostri rapporti pubblici, con amici, parenti e anche con sconosciuti. Kepesh, in questo senso, unisce i due mondi quello poco prima che venisse innalzato questo spartiacque e quello successivo, senza affatto nominare questa piccola rivoluzione, ma ne sottolinea le differenze utilizzando il confronto continuo con i genitori, confronto peraltro mai forzato perché non giunge per risolvere situazioni e problemi ma rientra nel classico rapporto di una vita normale di persone del tutto normali. E se l'ironia sull'approccio sessuale decantata da Kundera in quarta di copertina, a mio avviso è latente e poco presente, quel che io ho trovato decisamente attraente è il verso che viene fatto alla domanda del secolo cui apparteniamo e che accompagna molti di noi: "E se avessi agito in altro modo o avessi scelto di stare accanto ad un'altra persona, come sarei oggi?". E' una domanda per Kepesh che riguarda prettamente la scelta di persone con cui passare la vita, scegliere la svedese tanto libera nei gusti sessuali ma povera di altro e quindi una scelta solo di letto o è meglio vivere con una borghese, meno libera da remore, ma che ha altre qualità. Le donne di Kepesh sono tante e tutte differenti fra loro ma, tutte, sembrano essere figlie del tempo di cui si parla; sono quelle che hanno perso la loro femminilità a favore di un approccio più maschile alla vita o sono donne medio borghesi, che convinte che la vita non sia cambiata nei costumi anche se sanno che invece non è così, vivono le grandi contraddizioni tra quel che si è e si rifiuta di essere e quel che invece è l'immagine che vorremmo di noi stesse. Ci sono anche quelle convinte che tale coniugazione possa aver luogo contemporaneamente nella stessa persona che poi si rivelano la scelta migliore. Anche Kepesh prende le misure per costruire un se stesso accettabile e in se riunisce tutte quelle caratteristiche di cui noi donne moderne ci lamentiamo sostenendo che "Gli uomini di una volta non esistono più".


Quel che esce un pò a sorpresa da questo testo è che nella contemporaneità non è più solo che "Cogito ergo sum" ma "Io sono in quanto desidero" e il vocabolo desiderio in questo caso non sta a rappresentare il significato più puro, ma il vero e proprio desiderio sessuale. E non è una novità, perché ogni giorno vediamo l'identità sessuale di uomini e donne che viene tradotta e usata non solo per rapportarsi con l'esterno ma proprio per viverlo. Sono in quanto conosco gli ambiti più reconditi del mio desiderio, quelli che nessuno può conoscere se non solo me stesso. Sono in quanto intuisco quel che gli altri vogliono da me. Sono in quanto ho trovato un compromesso fra quello che desidero e quello che invece colui/lei che vive con me rappresenti la maggior parte di quel che voglio. Sono perché come il giovane Holden, figlio di un tempo in continua evoluzione e differente da tutti quelli che ci hanno preceduto, ci ho messo una vita a prendere le misure e a capire, ma non ne voglio essere ancora sicuro al 100% perché posso e devo sempre ricercare una soluzione migliore, se per me vale più il desiderio o l'amore senza di esso non possa definirsi tale. Ma sono perché ho capito che non devo rifiutare la mia natura a favore del perbenismo che vedo in giro, perché la facciata nasconde in tutti quelli che sono i miei contatti come amici, conoscenti, parenti e anche sconosciuti, lo stesso travaglio interiore e la differenza tra me e loro è solo nella misura in cui queste contraddizioni rimangano nascoste all'altrui sguardo.
  
E' un male o è un bene? Non saprei io la vivo come una evoluzione verso tempi successivi; per l'autore l'interesse a sciogliere il dilemma non c'e' e il romanzo rimane aperto a qualsiasi soluzione più ci aggradi. Quel che è certo che questo romanzo non è da tutti, non perché sia troppo elegiaco, ma perché questa "ossessione" del protagonista non è latente ma estremamente presente in ogni azione del protagonista e a tratti forse, un pò troppo presente. Mettiamola così, la vena di romanticismo e di amore lascia il passo alle immagini e riflessioni sul sesso e anche se il riferimento alla grande e illustre Colette è presente, viene però indicato troppo tardi perché voi abbiate la possibilità di decidere se volete proseguire o no.  Trovo comunque interessante che la ricerca sulla follia di Kafka, che poi per me è più paranoia che altro, venga messa a confronto con questa "follia" che poi non è altro che la caratteristica degli uomini e delle donne di oggi. Trovo decisamente accattivante che si parli di libertà mettendo a confronto quella culturale con quella sessuale e , non di meno, ho trovato decisamente particolare che nel capitolo di cui vi sto parlando (e di cui ho accennato all'inizio di questa recensione), accanto ai resoconti di questa visita riescano a comparire, Praga, Kafka, un cimitero ebraico e Colette che lasciano intendere che tutte queste sfaccettature di una vita come cultura, introspezione,vita (anche religiosa) e sessualità possano renderci liberi se troviamo il modo di farli convivere nella stessa persona anche pacificamente. Che il sesso qui, in fondo, non sia un'ossessione quale io l'ho classificata? A voi, sciogliere l'arduo dilemma...


Il professore di desiderio
Philip Roth
Einaudi editore, ed 2009
Collana "Super ET"
Prezzo 12,00€









domenica 24 aprile 2011

"Lei e Lui." Andrea De Carlo intervistato da La Stampa.it

Il libro e' edito da Bompiani ed e' uscito all'inizio di ottobre e immediatamente ha scalato le classifiche. E' una intervista interessante da ascoltare. Sotto i riferimenti del libro come di consueto.



Leielui
Andrea De Carlo
Bompiani Editore, ed. 2010
Prezzo 18,50€

Corre l'obbligo di augurare a tutti una buona e serena pasqua!
Simona

venerdì 22 aprile 2011

"Le Beatrici." Stefano Benni - Donne svelate...




Io e Benni abbiamo "una relazione complicata" come si dice su Facebook. Stefano Benni è uno dei pochi scrittori italiano che hanno il dono della profondità dello sguardo nelle situazioni e nelle vite altrui e anche un talento nel renderle grottescamente chiare nei propri racconti. Così spesso avviene che mi si dica di leggere quello o l'altro libro, perché l'ha scritto lui, e io declini cortesemente l'invito.  E questo non avviene perché io non l'apprezzi ma solo che è uno dei pochi scrittori con il quale mi sento senza difese.


E a maggior ragione avviene in questo libro, perché tra una ironia e l'altra, le donne si spogliano dell'aura di protettrici del focolare, di madri, sorelle amanti e amiche per mostrarsi come sono. Ovvero esseri umani con pensieri e desideri, nonché contraddizioni e cattiverie che non sono tipiche del nostro sesso, ma che si accentuano proprio perché a noi donne viene spesso associato il ruolo di sesso debole e di madri chiocce. In effetti la donna contemporanea non è questo. Non siamo più le tipiche donnine che aspettano impazienti il ritorno del marito a casa, che amano essere vezzeggiate o ansiose di essere scelte per un ballo. La donna contemporanea ha solo un'apparenza di femminilità dovuta o alla propria presenza e accuratezza nell'aspetto o ad aiuti esterni rimovibili o fissi e siliconici; per il resto, a parte questa confezione che può piacere o no, siamo evolute in una versione di una brutta copia dei paritetici squali maschili. E non è una cosa che si possa condannare, anche gli uomini ci sono passati, solo che loro hanno avuto secoli per farlo, noi invece, dopo aver assecondato per millenni il detto che dice "Dietro un grande uomo c'e' una grande donna", abbiamo fatto un passo avanti al primo spiraglio di libertà e stiamo prendendo le misure per autodefinirci e trovare un posto nella società odierna. E' altresì vero che la fratellanza femminile non esiste, noi proveniamo da un mondo animale da cui abbiamo ereditato un atavico spirito della competizione che è figlio di quello volto alla conservazione della stirpe che fa di noi complici ma mai sorelle, perché la supremazia e' una cosa che ci appartiene per DNA.


Cosi' leggere i monologhi di Benni in "Le Beatrici", non è altro che guardare in uno specchio le fasi della nostra vita, dalla gioventù alla vita adulta. Entrare nella nostra mente e dare voce a una delle nostre paure più nascoste, ovvero, che qualcuno ci capisca prima che lo possiamo fare noi da sole. E la voce c'e', è li che ci descrive minuto per minuto amplificando in questo anche l'immagine dell'età contemporanea che viviamo giornalmente e che trasformiamo noi stesse, non solo sul lavoro ma anche nella formazione dei figli e nell'esempio di nuove forme di famiglia. Che sia un male? Non necessariamente. prendere le misure per fare un passo avanti non è mai un male. E' un male non rendersi conto che si sta cambiando e si sta influendo sul futuro di tutti e capire quando e quanto fare in questa o quella direzione e quale sia la direzione giusta.


Sono otto dialoghi per voce sola quelli che qui troverete. Donne reali, madri, mogli, amanti e anziane. Tutte questa donne ne rappresentano una sola, perchè noi siamo così tanto sfaccettate che un solo dialogo non bastava. E se Beatrice si lamenta del suo Dante che non si decide o la Madame Licantropa ci fa sapere la sua solitudine che precede l'accettazione di se stesse, l'anziana, la donna manager e quella che attende raccontano la mancata accettazione del tempo che passa, il pragmatismo con il quale spesso affrontiamo le questioni - che non sempre presuppongono un aiuto esterno-, e il nostro essere sempre in continua ansia verso la tutela di cio' che ci appartiene. Una menzione particolare vanno per i due monologhi "La mocciosa", in cui Benni da saggio evidente con il suo sguardo sornione delle nuove generazioni e "Suor Filomena" che rappresenta le contraddizioni e come ci adattiamo a quel che la vita ogni tanto ci impone.


E' un libro da leggere e assolutamente imperdibile che sembra paradossale che sia stato scritto da un uomo, ma che coglie fino all'ultima goccia il mare immenso della contraddittorietà dello spirito femminile con un pizzico di ironia. All'interno, intervallando un monologo con l'altro, ci sono delle moderne ballate che si concludono con una, che se ho ben capito era stata scritta per De Andrè, canzone molto toccante. Un Benni inedito per me i cui precedenti, nelle mie letture, erano "Bar dello sport duemila" e "Il bar sotto il mare" ma che per quanto mi riguarda sembra aver centrato pienamente l'oggetto della sua osservazione. Per citare la "fatina della lettura" (che stavolta non ci entra con l'acquisto di questo libro preso all'autogrill in un momento di acquisto compulsivo) Mister Benni chapeau! 




Le Beatrici
Stefano Benni
Feltrinelli Editore, ed 2011
Collana "I narratori"
Prezzo 9,00€




mercoledì 20 aprile 2011

[Dal libro che sto leggendo] "L'isola di cemento"





[..] Lo sorprendeva il piacere, seppur lieve, provato nell'umiliare la ragazza, giocando con i suoi confusi sensi di colpa e schernendola con una ferocia di cui non si sarebbe mai creduto capace. Per contro, l'umiliazione di Proctor era stata totalmente premeditata: aveva mortificato il vecchio bestione più brutalmente che aveva potuto. E, a sua volta, quell'atto di crudeltà  gli aveva procurato un certo piacere . Aveva assaporato la violenza del confronto: era consapevole di soggiogarli, in parte perchè voleva vendicarsi, anche se capiva che, per una logica paradossale, i maltrattamenti non erano sgraditi nè alla ragazza e nè a Proctor. L'aggressività di Maitland corrispondeva alle loro aspettative, all'idea che più o meno inconsciamente si erano fatti di se stessi; e pur insospettito dal gusto che provava a commettere quelle piccole crudeltà, Maitland aveva deciso di andare fino in fondo. Deciso di sopravvivere a tutto ciò che aveva scoperto dentro di sè proprio come in passato aveva sfruttato il disprezzo e l'autocommiserazione. Ciò che ora importava era dominare il vagabondo rimbambito e la ragazza di strada.[..]


L'isola di cemento
J.C. Ballard
Feltrinelli editore, ed 2007
Collana "Universale economica"
Prezzo 7,50€ 



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