mercoledì 29 settembre 2010

Sandokan.Storia di camorra. Nanni Balestrini - Storie di potere e sopraffazioni


E' tutto strano. Una sintassi grammaticale e di punteggiatura inesistente. Una serie di tradizioni lontane talmente tanto dalle mie abitudini da sembrare illusorie. Un mondo fatto di regole. Ma sono regole non scritte. Chi guardare, chi salutare, capire tempestivamente quando essere rispettoso con uno e quando invece lo devi essere per l'altro. E sopratutto capire perché e quando e quale tipo di democrazia serva visto che, in Terra di lavoro, nemmeno il duce riuscì a debellare la camorra.

Fughiamo il primo dubbio. Lo stile imita in tutto e per tutto lo scorrere dei pensieri. Quindi non c'e' punteggiatura ma l'intercalare tra un pensiero e un altro e' individuato sia dalle maiuscole che dalla separazione in paragrafi. E' anche un comodo dizionario, perche' ci sono le spiegazioni di alcuni modi di dire come ad esempio "Telecapèra" che significa chiacchiere di paese (la capèra e' la parrucchiera quindi il luogo dove piu' facilmente si apprendono le chiacchiere di paese) .

Ma il motivo per il quale questo libro prendera' il massimo dei voti è sicuramente riposto nel fatto che, al di la della storia dell'ascesa e discesa di Bardellino al potere, ti spiega il perche' la gente pensi e viva cosi'. Tradizioni, usi e costumi sono tutti qui. Un esempio su tutti. Lo scandalo dell'Aima. Per chi come me ne ha letto dai libri, la domanda sorge spontanea "Per fare tutti questi soldi dovevano avere un mucchio di cose da buttare, ma se dicono di aver avuto mai molto dall'agricoltura com'e' che poi sono riusciti a sviluppare un business cosi' grande?"
La risposta ce la fornisce direttamente Balestrini ed e' di una semplicita' disarmante:
"[...]
tu hai quattordici quindi anni pensi di fare qualcosa di buono per la tua famiglia e quindi vai a lavorare con tuo padre lavori durante l'estate in campagna vedi maturare la frutta le pesche le pere le curi fai tutti i lavori innaffiare potare ti fai un culo ma poi si deve buttare via tutto si deve portare la frutta al macero perche' non si riesce piu' a venderla il prezzo e' troppo basso oppure le richieste che fanno le aziende che ritirano la frutta per fare conserve sono esagerate perche' pretendono le mele o pesche perfette come fossero dipinte quindi diventa anche faticoso dover scegliere e buttare gli scarti per cui conviene raccogliere tutto e buttare via tutto insieme [...]"
E ancora continua:
"[...] quindi quando hai finito di lavorare carichi il raccolto della giornata che va buttato lo carichi sul trattore e ti incammini verso il centro di raccolta gia' a dieci km di distanza cominci a sentire la sua puzza orribile pero' spesso quando arrivi il macero ' gia' chiuso arrivi e parcheggi perche' non e' che vai lì ti affacci e poi te ne torni a casa no tu passi là la notte sul trattore nella puzza e il giorno dopo la mattina il macero apre alle otto e mezza tu mettiamo sei il decimo della fila però non ti spieghi perchè quando aprono i cancelli invece di entrare il primo poi il secondo poi il terzo della fila vedi che arrivano da non si sa dove dei trattori con dei rimorchi enormi e passano superando la fila senza guardare in faccia nessuno[...]

il fatto e' che quando arrivi tu a scaricare la tua frutta da un chilo e diventato trecento grammi perche' sotto il sole perde tutto il liquido evapora e diventa una poltiglia schifosa[...]
poi quando arrivi a scaricare e hai visto tutta questa gente che si fa i cazzi loro capita pure che tu involontariamente metti le ruote di dietro del trattore sulla bachina per pesare e allora tutti gridano dicendo che devi farti piu' avanti perche' devi pesare solo il rimorchio che cazzo vuoi fare vuoi imbrogliare vuoi fregare lo stato quindi tu dopo aver aspettato 5 giorni dopo aver visto tutti quei trattori passarti davanti dopo averli visti scaricare pietra legna ferro averli visti fare i comodi loro poi vieni anche insultato umiliato e non hai nemmeno il coraggio di dire ma che cazzo state dicendo e così arrivi là scarichi la tua schifezza e te ne torni al frutteto dove nel frattempo molta roba e' caduta quindi devi caricarla e tornare al macero[...]"

La spiegazione? semplice l'AIMA assegnava ad ogni macero un tot di volumi a quintale da smaltire oltre a quella soglia non venivano piu' effettuati i rimborsi.E questa e' solo una di milioni di immagini di vita reale vista dagli occhi disincatitati di ragazzo vissuto *protetto* il piu' possibile da questa gentaglia. Solo che, come lui stesso asserisce, non si può non conoscere, anche se non vuoi, perche', tuo malgrado, ti capitera' sempre di conoscere qualcuno che ad un certo punto entrera' nel clan o che fa affari con loro o che sara' da loro vessato.

Nello specifico, nonostante il nome che porta il libro, si analizza il periodo che va dall'ascesa al potere fino al declino e all'uccisione di Bardellino. Bardellino, uomo di umili origini, faceva il carrozziere e fu introdotto nel mondo della camorra (quella extraurbana) dalla famiglia dei Nuvoletta. Il clan dei Nuvoletta e' sempre stato un clan molto particolare perche' erano gli unici ad avere strettissimi rapporti con "cosa nostra", avevano ricevuto il "battesimo" del clan siciliano e cosi' vi introdussero anche Bardellino.
Sandokan, Bidognetti, Iovine Mario (non quello oggi latitante che si chiama Antonio), De falco non erano altro che gregari e killer cresciuti all'ombra dell'uomo da cui prenderanno l'intelligenza criminale da applicare nell'evoluzione della camorra casalese ma che poi porteranno il loro capo alla morte.
Quello che spesso si evince dai libri di camorra e' proprio una specie di cerchio che si chiude, quando il boss si sradica dalle origini o ne viene sradicato, perche' preferisce stare all'estero o ci sta per seguire i traffici o perche' viene arrestato il suo potere si annulla quasi e se non ha gregari abbastanza forti e rispettati cominciano le lotte intestine che vedono l'eliminazione diretta dei concorrenti al titolo di nuovo "leader". In tutto questo non vi e' una gran novita'. Anche Ernesto Serao parlava di questo fenomeno (pero' riguardo alla camorra napoletana) del periodo della seconda meta dell'800; diceva infatti che vi erano grandi gerarchie da passare per diventare qualcuno che contava e così quando si liberavano posti al livello superiore aumentavano gli omicidi per dimostrare di poter salire di considerazione. Ma nel momento in cui bisognava dichiarare un leader c'era sempre un tavolo di capi che si riuniva e alla fine ne decretava uno. Situazioni come quella casalese avvenivano solo in momenti di grandi retate come quelle fatte a ridosso dell'unione d'Italia.
Per la camorra casalese invece pare non essere propriamente cosi'. I gruppi ci sono, perche' a camorra e' una organizzazione orizzontale anche se, poi, risale ad un unico leader nel periodo di gestione bardelliniana. La differenza sostanziale, risiede nel fatto che In questo periodo l'organizzazione ingloba persone che a loro volta, man mano, portano familiari amici e conoscenti; ma costoro vengono impiegati solo come faccendieri o come "muschilli" che tradotto dovrebbe essere moscerini e in pratica sono gli spioni. I personaggi su cui invece si fa sempre affidamento sono i killer di provata esperienza e gli affiliati minori vengono presi in carica solo nel momento in cui i killer o sono morti, o sono in galera o stanno collaborando con la giustizia.
Anche questo e' uno dei vari aspetti trattati nel libro (non il confronto con Serao, chiaramente) . Si parla di omicidi, affiliazioni, di un paese diffidente che cede alla possibilità di ritrovarsi improvvisamente ricco dopo secoli di povertà; ricchezza che non durerà anzi che verrà pagata con il sangue versato nella ricerca dell'affermazione di potere di uno solo Sandokan.

E' probabilmente un libro da non leggere una unica volta, ma forse piu' di una, magari a distanza di tempo per vedere se le sfumature che si percepiscono sono sempre le medesime. Aggiungo anche che concordo con Roberto Saviano nel momento in cui dice che dopo questo libro ti rimarranno nelle orecchie le urla strazianti delle civette crocifisse alle porte. Non so se solo per l'immagini o per voler metaforicamente allontanare il male da me.

Nota di colore:

Anche a causa di questo libro come anche per quello di Roberto Saviano fu chiesto lo spostamento in corte d'appello del processo Spartacus nel 2008 ( qui un articolo di qualche giorno dopo del 17/3/2008).
In quel processo di questo libro non si cito' il nome ma rientro' nel mucchio delle pubblicazioni reputate ostili (la sua diffusione era stata fermata gia' nel 2004), ma vennero citati direttamente come personaggi che potevano influenzare e rendere ostile il clima in cui si svolgeva il processo di appello Roberto Saviano ( Gomorra), Rosaria Capacchione (per i numerosi articoli sul mattino di Napoli) giudici attivi nel periodo bardelliniano e post bardelliniano presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere come Raffale Cantone.

Sandokan
Storia di Camorra
DeriveApprodi Editore, ed 2009
prezzo 14,00€


domenica 26 settembre 2010

Vaticano SpA- documentario Current su Gianluigi Nuzzi

Lui e' Gianluigi Nuzzi e questo e' un libro che per un periodo e' stato in vista sugli a scaffali ma che non ha mai avuto una grossa pubblicita'. Quindi o andavi in libreria o difficilmente avresti saputo dell'esistenza di questo testo.
Lo stesso autore e' stato anche ospite al "Festival dei libri e della letteratura" a Roma a Marzo 2010 e ha partecipato ad una tavola rotonda di come si costruiscono i libri d'inchiesta.

Se siete curiosi di quel che dice della costruzione del suo libro, il podcast di questa tavola rotonda del 27/3/2010 lo trovate qui:

http://www.auditorium.com/podcasts/4969268/podcast.xml




I dettagli del libro di cui si parla:

Vaticano SpA
Gianluigi Nuzzi
Chiarelettere Editore, Ed 2009
Collana "Principio Attivo"
Prezzo 15,00

Non e' inserito nel tag "Da leggere prima o poi..." perche' il testo ce l'ho e quindi sono piu' che certa che lo leggero' ;)

venerdì 24 settembre 2010

[Dal libro che sto leggendo] Sandokan. Una storia di camorra



"[..]
la macchina nel nostro paese è sempre stato un simbolo che testimonia lo status sociale e quindi il clan ha sempre dedicato molta attenzione alla macchina come simbolo del potere e della ricchezza che ha accumulato e nel periodo d'oro del clan Bardellino il nostro era il paese con la più alta percentuale di Mercedes per abitanti di tutta Europa tutte macchine nuovissime appena uscite perché appena un nuovo modello veniva prodotto in Germania dopo una settimana circolava gia' qui pagavano qualsiasi cosa per farle arrivare subito qui per essere i primi a averlo e la macchina e' pure importante oltre che come simbolo è importante perche' in un paesino piccolo come il nostroo con una macchina che ti fa la ronda sei in grado di ontrolare tutto il territorio in meno di dieci minuti ioe' puoi avere sempre sotto gli occhi tutto quello che succede e intervenire immediatamente quando e' necessario
[..]"


Sandokan
Una storia di camorra
Nanni Balestrini
DeriveApprodi Editore, Ed. 2009
Prezzo 14,00€


mercoledì 22 settembre 2010

"Scampia Trip. Restare e (R)esistere a Scampia." AAVV - Forme...

Aggiungo qui un'informazione che non avevo inserito:
tutto il ricavato dalla vendita di questo libro va completamente in beneficenza per finanziare le attività di recupero scolastico progetto attivo dallo scorso anno. Pertanto, se dovete fare una regalo o cercate qualcosa di nuovo da leggere, questa e' una buona occasione di coniugare un buon libro,buona musica e buone azioni.


IAC/InterActiveCorp Headquarters building in New York -Frank O. Gehry

Quadrato, cerchio, triangolo, rombo... Sono forme. Anche l'insieme ha una sua forma non definita perché, come citano i testi di matematica proprio all'inizio, "l'insieme e' un concetto primitivo" e anche le forme qui raccontate appartengono a "concetti primitivi" che dovrebbero essere insiti naturalmente nel pensiero, nell'animo e nel comportamento umano.
Quel che traspare da questo libro e' quello che noi inconsciamente vediamo giornalmente nelle nostre periferie ma cui non diamo peso perché disabituati, forse meglio anestetizzati, a "guardare" veramente cio' che ci circonda. E così, come un cieco deve per forza avvalersi degli altri sensi per comprendere la realtà toccandola, annusandola, ascoltandola e assaporandola, gli autori di questo libro e del CD ci fanno fare questo percorso tattile facendoci sfiorare le varie forme del "fare periferia" e dell'essere orgogliosi di appartenervi, non prescindendo dalla realtà ma assumendola come punto di partenza.
Così nel genere che più mi appartiene, ovvero quello visuale, potrei definire la corrente che percorre questo libro come "decostruttivista" movimento prettamente architettonico ma che in questo caso serve e spiega forse in un'unica parola questo "insieme di forme" racchiuse in questo libro.

Andando su Wikipedia questa e' la spiegazione delle caratteristiche di questo movimento nato nel 1988:
Il decostruttivismo è un movimento architettonico spesso contrapposto al movimento postmoderno.
I suoi metodi, in reazione al razionalismo architettonico, vogliono de-costruire ciò che è costruito. [...]
[...]un'architettura "senza geometria" (la geometria euclidea), piani ed assi, con la mancanza di quelle strutture e particolari architettonici, che sono sempre stati visti come parte integrante di quest'arte. Una non architettura, quindi, che si avvolgeva e svolgeva su sé stessa con l'evidenza e la plasticità dei suoi volumi. La sintesi di ciò è una nuova visione dell'ambiente costruito e dello spazio architettonico, dove è il caos, se così si può dire, l'elemento ordinatore. Le opere decostruttiviste sono caratterizzate da una geometria instabile con forme pure e disarticolate e decomposte, costituite da frammenti, volumi deformati, tagli, asimmetrie e un'assenza di canoni estetici tradizionali. I metodi del decostruttivismo sono indirizzati a "de-costruire" ciò che è costruito, una destrutturazione delle linee dritte che si inclinano senza una precisa necessità. Siamo davanti a un'architettura dove ordine e disordine convivono.[...]

E in effetti, quel che viene qui raccontato e' proprio questo. Partendo da una base, che non e' delle migliori (ma che è comune a tutte le periferie del mondo) a Scampia i movimenti di esistenza e resistenza hanno non solo proliferato, producendo innumerevoli frutti di cui oggi molti visibili, ma hanno altresì, man mano, inglobato la realtà' in cui vivono de-costruendola e ricostruendola e restituendola in forme nuove.
Quali solo le forme di Scampia? Luce, fede, valori, famiglia, musica, amicizia, integrazione, colori, tradizione, arte, fotografia, scrittura, ecologia non necessariamente in questa sequenza.

Parliamo del libro in sé. E' una raccolta di racconti. Disomogenea quanto serve, per dare a tutti i narratori la possibilità di raccontare la propria visione della vita di quartiere, e omogenea quanto basta nelle conclusioni di ogni testo.
Il cambiamento parte dal contatto di anime, di pensieri, opinioni o di affinità. E il contatto rimane l'unico agire che permette la variazione e l'evoluzione della vita.
Potrei raccontarveli uno ad uno, ma sarebbe piu' lungo del semplice consigliarvi di acquistarlo o farvelo prestare per immergerci il naso almeno 5 minuti e sinceramente credo che difficilmente lo lascerete andare. Anche cosi' l'intervento di commento non si riesce ad esaurire in due parole. Preferisco dividerlo in blocchi per cercare di spiegare, almeno, che tipo di racconti vi troverete a fronteggiare.

Blocco 1 - La "base" di partenza
La base non e’ solo un'unica realtà di Scampia. A Napoli si chiamano camorristi, a Palermo sono mafiosi, a Roma non so nemmeno come si chiamino e via dicendo. Ma un fatto e’ certo dove l’istituzione toglie ogni speranza il male prende il sopravvento e questo avviene in qualsiasi luogo del mondo.
Questo blocco racchiude solo i tre primi racconti. Segnano il punto di partenza. Periferie “dormitorio” e il degrado, abbandono sono elementi che sgretolano anche l’animo piu’ forte e che impediscono che questo possa avere altre soluzioni di scelta di vita. Però anche toccando il fondo o andandosene i personaggi di queste storie hanno sempre quel piccolo accenno di umanità che fa sempre sperare che quel che e’ fatto si possa recuperare.

Blocco 2 - il "percorso del cambiamento"
Se la base del tuo vissuto e', non per tua scelta, di basso livello hai due alternative.
Rimani o te ne vai.
L'evoluzione di queste scelte e' la decisione di come vivere.
Da un lato o dall'altro del confine della legalità.
Questo blocco di racconti parla appunto del cammino, non sempre dritto e nemmeno tanto semplice che ha creato una serie di "percorsi" di cambiamento o di accettazione o soltanto di conferma.
Non vi starò a nascondere che questo e' il blocco che mi e' piaciuto di più, non solo perché conosco le storie di alcuni di quelli di cui si parla qui o chi le ha scritte, ma principalmente perché io, quel percorso, lo conosco e l'ho visto. L'obiettivo del percorso che ho avuto la possibilità di osservare non partiva da un panorama di droga o di illegalità e nemmeno da un disagio, ma e' il medesimo cammino che si fa per una rinascita. Che questa avvenga con la morte o solo con il cambiamento di stile di vita poco conta.
Questo blocco contiene 9 racconti. Alcuni di questi mi rimarranno nel cuore per la storia in se e anche per lo stile narrativo. E di 9 ve ne segnalo 5 in particolare: 3 storie reali 1 favola e una condivisione di visione.
Le storie reali sono di Ciro Corona, Davide Cerullo e Daniele Sanzone.
Mentre la storia di Cerullo e' un racconto diretto e asciutto, perché non servono tanti fronzoli da aggiungere al suo tortuoso percorso, quelli di Corona e Sanzone usano per sottolineare ogni momento di cambiamento nelle varie situazioni una sorta di ritornello.
E se la storia di Davide difficilmente sara' dimenticata, un po' per la bellezza con cui e' raccontata che ispira una innata condivisione empatica per quest'uomo che ha saputo cambiare radicalmente la sua vita mettendosi a totale disposizione degli altri, nel caso di Swarz (Sanzone) e dell'ex camorrista Torre (Corona) oltre a due storie scritte con dovizia di particolari ma estremamente scorrevoli rimarranno cmq impressi queste domande e affermazioni che sembrano scandire la vita di questi due uomini diversi che cambiano per motivi differenti (nel primo caso e' una affermazione "solo odio sulla terra" nel secondo una domanda/risposta "Ma tu ci credi in Dio?""Il vero problema e' se Lui crede in noi!") il primo per amore e il secondo per la scoperta della fede.
Sono storie raccontate in modo diretto e sincero, non nascondendo l'attrattiva della vita più semplice e pericolosa della malavita in confronto al cammino più complicato e duro della legalità. E quindi grazie a questo continuo confronto di due mondi il "percorso di cambiamento" assume una dimensione più profonda e significativa.
E anche la bellissima e amara favola Rosario Esposito La Rossa credo lungamente mi ronzerà nella testa con i moniti dell'architetto "E Basta".
Menzione speciale per il "Don" che da uomo di fede diventa all'occorrenza uomo estremamente pratico nella sua quotidianità trovando nei giovani di cui si circonda terreno fertile per continuare a portare avanti la sua esperienza di vita umana prima ancora che pastorale. L'orgoglio e la passione che quest'uomo di fede trasmette con le sue parole e' coinvolgente ed e' visibile dalle parole e dai comportamenti di coloro che gli sono intorno e che ogni tanto frequento "virtualmente" e che un pò mi fanno invidiare, in maniera benevola, questo "senso di appartenenza ad un disegno più grande" così tangibile.

3° blocco che potrei definire "l'alternativa"
L'alternativa e':
-uno stile di vita
-condivisione
-coesione
-analisi proattiva
-sintesi nella messa in opera.
E' uno "stile di vita" nella misura in cui si cambia la propria prospettiva. E' come mettersi un paio di occhiali colorati. L'ambiente circostante assume aspetti differenti a seconda di colori che si utilizzano. Se io comincio a far mio un nuovo concetto e' più semplice cambiare stile di vita.
E' "condivisione". Quel che da molti racconti viene fuori e' che in periferia, come anche nei paesotti, la tua vita non e' tua ma affare di tutti. Se tu vivi bene, questo si rifletterà sui tuoi vicini e sui loro vicini e via dicendo contagiando tutta la rete di presenze. Pertanto l'intervento, di qualsiasi natura esso sia, e' affar di tutti e se e' vero quel che il Don dice che il silenzio del bene e' assordante rispetto al rumore del male, quel che le associazioni nate e cresciute in questo territorio si propongono di fare e' non solo il rumore, ma anche la sua amplificazione all'infinito.
"Coesione". Altro aspetto che colpisce e' che tutte le persone che operano in questa periferia, officina di talenti ed arte, sono tutte legate le une alle altre pur influendo nella realtà, in maniera e con obiettivi differenti. La filosofia qui non e' quello di uniformare gli interventi ma di non disperdere le energie e pertanto tutti gli obiettivi di associazioni , singoli e istituzioni di fede non sono altro che tasselli di un disegno piu' grande.
"Analisi proattiva". L'analisi che si fa nel terrirtorio non è mirata a trovare il colpevole ma a valutare lo stato di fatto per poter avere le basi per pianificare gli interventi. E' qui che l'idea diviene innovativa per necessita'. Dove la politica territoriale e nazionale fallisce, l'unica alternativa e' quella di partire da una analisi che prescinda dalle istituzioni e che restituisca i punti da cui partire per cominciare a lavorare. Ed e' proattiva, perche' non aspetta il caso, ma e' una ricerca e un controllo ciclico di forze e di opinioni che continuano ad interrogarsi sugli effetti del loro operato e sulle migliorie da apportare ai vari progetti.
"Sintesi nella messa in opera del cambiamento" se l'istituzione non può essere coinvolta, l'espressione del cambiamento deve essere mirata e precisa e non avendo più la necessita' della burocrazia, l'attività si sintetizza in minori passaggi per la sua realizzazione.

A questi racconti seguono i colori della musica degli A67. Un mix di musicalita' e di pensieri e parole che sono veramente da ascoltare. Gli A67 non sono un gruppo che si propone come quelle Boy-band che devono per forza essere appetibili al grande pubblico. Questo perche' la ricerca nei testi e nelle musiche parte da progetti, non commerciali, ma piu' votati ad una ricerca evolutiva del mix sonoro e tradizionale della cultura in cui sono cresciuti, senza scadere nella retorica della band di periferia malfamata. Cosi' accanto testi come "Chi me sape" o forse la piu' conosciuta "A camorra song' io" prendono posto nuovi adattamenti, per me decisamente riusciti, del "Don Raffae'" di De Andrè e "Io non mi sento italiano" di Gaber.

Ultimo, ma non meno importante, e' il video che mostra quel che il libro racconta. Nomi persone, artisti, protagonisti e la periferia di cui si parla. E, alla fine, ti accorgi che tutto quel che ti e' stato proposto dai mass media e dalle cronache dei telegiornali non e' altro che una minima parte della Scampia qui rappresentata.

Se pensate di prendere questo libro per sentirvi raccontare di storie di camorra vi confermo che non ne troverete ma vi consiglio caldamente di leggerlo. Non tanto per conoscerne gli autori, ma per leggere l'altra vita di Scampia quella che e' silente, che e' fatta di mani che si allungano per aiutare a rialzarsi, di famiglie e amici, di fede e integrazione e di cultura che si esplicita in molteplici forme.
Che dire di piu'? Quest'anno, mi sa che a carnevale andro' proprio a vedere la sfilata a Scampia.

Scampia Trip
Restare e (R)Esistere a Scampia.
Con CD

Racconti di: De Cataldo , Braucci, Sanzone, Corona, Cerullo, Esposito La Rossa, Valletti, Emma, Ferulano, Pierro, Varriale, Verde, Vicario, Zoppoli, Malinconico, Bifulco, Manganiello.
Nel CD:
Le canzoni degli A67 (Sanzone-voce, Verdicchio- sax e tastiere, Cangiano- chitarre, Ciccarelli-basso, Esposito-Batteria e in un brano la partecipazione di Daniele Sepe)
Il video di Pingitore, con i contributi di artisti e autori del libro.

Ad Est dell'equatore Editore, Ed 2010
Collana Extras
Prezzo 13.00€





domenica 19 settembre 2010

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...