lunedì 31 ottobre 2016

Le letture della Centuriona: Gli eredi della terra

E siamo arrivati anche alla fine di Ottobre e questo mese, Natascia si è superata con una mega maratona di 900 pagine! La scelta questo mese è caduta su "Gli eredi della terra" e, a me , questa recensione è piaciuta veramente tanto e, in più, oggi grazie a lei trovate in fondo l'immagine, presa dal Maps di Google dell'interno della Cattedrale del Mare (bellissima!).
Vi ricordo, qualora non ci aveste fatto caso che, Marassi libri, ha cambiato sede e che in fondo ci sono tutti i riferimenti per mettersi in contatto con lei e vi lascio alla sua recensione.
Buone letture,
Simona Scravaglieri
Fonte: Natascia Mameli

IL LIBRO DI OTTOBRE

Eccoci qui.
Finisce ottobre, qui a Genova il clima non sembra ancora autunnale ma si respira già un po' di aria natalizia. Le notizie dal mondo non sono sempre positive e noi ci rifugiamo nel regno immaginifico dei libri.
La recensione di ottobre mi ha portato via (in senso positivo) quasi più tempo che leggere il libro. Scherzo, ovviamente, ma direi, a occhio, che dovrebbe essere la più lunga che ho scritto finora. Vero è che i libri con ambientazione storica sono i miei preferiti, come vi ho già accennato, per cui non potevo non analizzarlo al meglio delle mie possibilità.
Anzi, ho cercato di trattenermi e di riportare in modo abbastanza organizzato la marea di appunti che ho preso durante la lettura del libro.



Titolo: Gli eredi della terra (titolo originale: Los herederos de la tierra)
Autore: Ildefonso Falcones de Sierra
Casa editrice: Longanesi, 2016
Traduttori (in ordine alfabetico): Marco Amerighi, Roberta Bovaia, Daniela Ruggiu, Marcella Uberti-Bona
(nota alla traduzione: il primo libro è stato tradotto solo da Roberta Bovaia, non so come mai per questo ne siano serviti addirittura 4, magari non c'è niente di misterioso nella questione ma mi piace usare la fantasia, in questi casi...)

Parto subito con una frase inevitabile: se non avete ancora letto "La cattedrale del mare" correte immediatamente ai ripari! Dopodiché potrete avventurarvi nella lettura di questo altro 'mastodonte'.
La mia edizione, illustrata, del primo libro ha 586 pagine, ma è, appunto, illustrata, per cui ha alcune pagine con disegni e potrebbe essere più spessa della versione normale uscita all'inizio del 2007 (quella illustrata uscì dopo, poco prima di Natale, me lo ricordo perché la comprai nei banchetti natalizi dentro a Galleria Mazzini, dove, all'epoca, lavoravo).
"Gli eredi della terra" (da notare: terra, non Terra) ne ha 900 esatti più altre 4/5 pagine in cui l'autore, come nel primo, da indicazioni sul rapporto tra la veridicità delle parti della sua storia e la Storia realmente accaduta.

Sappiate che non vi farò un riassunto della trama. Come sempre, la trovo una cosa inutile, dato che la trovate in qualsiasi sito, ma vi parlerò delle impressioni che ho avuto leggendolo. Precisando che mi ci sono voluti la bellezza di 20 giorni, per leggerlo. 20 giorni in cui non ho letto praticamente altro, 20 giorni in cui mi sono segnata quante pagine dovevo leggere (ogni volta dovevo ricalcolarle perché non riuscivo a rispettare la tabella di marcia. Strano, eh?) al giorno per poterlo finire in tempo!

Partiamo, allora, dal presupposto che abbiate letto 'La cattedrale del mare': che fine aveva fatto Arnau, dopo essere passato per mille vicissitudini? Lo avevamo lasciato nel 1383, all'ultimazione di Santa Maria del Mare, come membro rispettato della comunità, non solo dei bastaixos, ma anche come cittadino di Barcellona. Lo ritroviamo a ormai 60 anni passati, in un ruolo importante della comunità cittadina, umile ma ancora più rispettato dalla gente. Punto di riferimento di molte persone. Tra queste c'è Hugo.
Non vi illuderò, Arnau non è il protagonista di questa nuova storia e non lo è neanche Bernat, il figlio che abbiamo conosciuto nelle ultime pagine del primo libro (e vi dirò in seguito il mio parere sul perché di questa esclusione).
Hugo è, da subito, il personaggio #maiunagioia per eccellenza: è orfano di padre, rilegato a fare il ''porta-palla'' del 'genovese' (piccolo appunto personale: Falcones, che ho sempre amato, ha conquistato completamente il mio cuore semplicemente facendo dire al personaggio genovese 'Anemmu'), con il grande sogno di fare il maestro d'ascia, ma, come capisci già a pagina 28, destinato a una vita ''difficile'', per usare un eufemismo.
Quello che ricorre sempre e indistintamente nei libri di Falcones, infatti, è l'accento sulla crudezza e crudeltà della vita nel medioevo: la giustizia e le regole ci sono ma i 'poteri forti', alla fin fine, riescono a fare quello che vogliono (spesso, ma non sempre). A farne le spese, ovviamente, è il popolo e, nella fattispecie, Hugo.

Il piacere che mi coglie leggendo questo genere di libri è soprattutto dovuto al fatto che non mi prende l'ansia da ''come andrà a finire, devo assolutamente sapere, ora, come andrà a finire tutto'' (per fortuna! Perché tenersi quell'ansia per 900 pagine sarebbe intollerabile), per cui riesco a godermi la lettura, attimo dopo attimo, di quanto viene raccontato.
Questo raccontare ''passo dopo passo'' (con i salti temporali), tra l'altro, nei romanzi con ambientazione storica (al contrario che nei thriller, o nella narrativa in generale) non è affatto appesantente, perché aiuta ad immergersi nell'atmosfera del tempo. In più c'è da dire che Falcones fa un ottimo uso delle parole, scegliendo, in maniera maniacale, esclusivamente termini adatti all'epoca (sembrerebbe una cosa banale, se non fosse che mi è capitato spesso il libro storico in cui ricorreva ''frizzante'', "adolescenza","bicchiere di vetro"... per fare qualche esempio).
Una cosa molto interessante dello stile dell'autore, che si riscontra sicuramente anche nelle altre sue opere, è l'abitudine di intrecciare la grande Storia con le piccole storie dei protagonisti. O meglio, di mettere in rilievo come la Storia incida nella vita dei singoli e quanto spesso questa riesca a trasformare anche notevolmente le sorti dei protagonisti. Solo in pochissimi casi, in effetti, il coinvolgimento dei personaggi nella storia della città (città di Barcellona, intesa come contea), di tutta la Catalogna e, anche, del Mediterraneo, sembra essere un tantino forzata. Per il resto, la Storia ci ha abituati a situazioni e stravolgimenti ben più incredibili di un corsaro che diventa Ammiraglio per lo stesso regno le cui navi attaccava...

Un'altra cosa che apprezzo molto del modo in cui scrive Falcones è la facilità con cui riesce, in uno stesso paragrafo, ad andare avanti e indietro nel tempo, ripercorrendo i ricordi dei protagonisti, per poi tornare al momento presente per proseguire il racconto. Devo dire che mi è capitato più di una volta di essere talmente immerso nel passato della memoria del personaggio da metterci alcuni secondi a ricordare in che momento storico era iniziato il paragrafo. Può sembrare una cosa negativa, ma a me pare invece che dimostri una capacità di scrittura non così usuale.

Un'altra cosa che apprezzo molto dello scritto di Falcones è che ha l'abitudine di far seguire, al nominare di personaggi che non ricorrono da diverse pagine, piccoli 'appigli' a cui il lettore può attaccarsi per ricordarsi chi è e dove lo avevamo ''visto'' l'ultima volta. Così fa anche per episodi lontani nel tempo: come dei piccoli ''nelle ultime puntate'', mette delle frasi che ci aiutano a riallacciarci. Del resto 900 pagine sono tante e, se pur è vero che, evitando tutti questi richiami, le pagine diminuirebbero, è inevitabile che una persona normale (figuriamoci gente con la mia memoria da criceto) non possa ricordare tutto, a meno di non prendere appunti (cosa che *coff coff* ho anche fatto, ma tant'è è capitato che, leggendo un nome mi dicessi 'e questo/a chi è, prima di leggere il riferimento lasciato dall'autore... penso, ad esempio, a Caterina nel palazzo dei Puig)

Parlando invece della storia, delle vicende narrate, posso dire tranquillamente che, come dimostrato negli altri libri, l'autore è uno dei più fantasiosi che io conosca: il susseguirsi di intrecci, vicissitudini, sfortune e brevi periodi di vita felice è, a tratti, spaventoso. Leggendo mi sono chiesta come sarebbe avere davvero una vita così altalenante (anche in epoca moderna). Come doveva essere veramente vivere nel Medioevo è quasi impossibile da definire: Falcones è bravo anche a tenere in bilico tutti gli aspetti di quel intricatissimo periodo storico. Le religioni (che nel Medioevo, soprattutto nella penisola iberica, non potevano che essere importantissime) e i conflitti tra queste; l'Inquisizione; le differenze sociali e la miseria; le lotte per il potere e per la sopravvivenza; i soprusi e le ipocrisie dell'epoca sono tutti elementi tenuti in equilibrio (con qualche sbilanciamento verso le ingiustizie) come un giocoliere che fa continuamente ruotare le palle per non farle cadere tutte a terra.

All'inizio mi sono chiesta come mai l'autore avesse voluto portare avanti la storia di Barcellona abbandonando in modo così netto Arnau e suo figlio Bernat per seguire la vita di Hugo. Soprattutto, volendo portare avanti la Storia ancora per altri 40 anni, come mai non aveva scelto di seguire Bernat? Mi sono risposta mooooolte pagine dopo. Credo, ma forse è solo una mia idea, che Bernat sia figlio di Arnau ma non abbia gli stessi valori che Arnau impersonava. Hugo invece, non è figlio di Arnau, ma sembra essere spinto dalla stessa 'filosofia di vita' (se così si può dire) di Arnau: nuocere il meno possibile, non rinunciare a quanto si desidera, non uccidere se non per difendere chi si ama (anche quando la vendetta contro chi gli ha fatto del male è a portata di mano). In definitiva, una 'correttezza' e un rispetto verso la vita che forse stride fortemente con quello che è il nostro immaginario sulla coscienza comune nel Medioevo. Questo, comunque, esattamente come era stato per Arnau, non fa di Hugo un eroe puro, senza macchia. Anzi. Contro i cattivi, Hugo usa l'astuzia, più dell'onestà e della correttezza. E, come abbiamo visto, è capace di uccidere, anche se per ''buone ragioni''. Ed è capace di essere crudele, ma solo quando non vede altre vie d'uscita. Questo è esattamente l'opposto di quanto si percepisce di Bernat, un ragazzo che, ancora prima di diventare un nobile arrogante, ancora prima di divenire un crudele corsaro, è un ragazzino accecato dall'odio e dalla vendetta.

Quello che preserva Hugo è, come in Arnau, la fede. Ma, mentre in Arnau, la fede per la Madonna era quasi cieca. In Hugo questa fede vacilla spesso. Lui si fa domande, teme la Madonna e si chiede se lo punisca attraverso tutte le avversità che è costretto ad affrontare, si chiede se ciò che fa (innamorarsi di un'ebrea, ad esempio) possa rendergli avversa la Madonna che Arnau tanto amava. C'è un personaggio però che riesce, dapprima, ad avvicinare Hugo alla fede e, in qualche modo, lo avvia sul sentiero giusto: è Arsenda, sua sorella che, costretta, suo malgrado, alla vita monastica, gli fa promettere che non odierà. Cosa, di per sé, impossibile e inutile ma che lo porta, secondo me, a mettere in dubbio l'odio che prova verso coloro che gli fanno del male, e a scegliere un'altra opzione.

Una piccola nota: durante la lettura ci si imbatte in una scena quasi tragicomica nelle stanze da letto del re Martino a Bellesguard: non scenderò nei dettagli ma, nel caso foste tra quelli che poi le note alla fine del libro non le leggono e foste tra quelli, in questo caso come me, che hanno trovato quella scena molto poco credibile, beh, in realtà è un fatto riportato da qualche storico. Credo che sia importante saperlo (comunque le note leggetele, che sono interessanti!)

L'ultimo appunto sul libro che mi preme di fare è sulla città di Barcellona: Falcones la descrive così bene, talmente per filo e per segno, che se uno si volesse mettere a fare una cartina delle vie della zona medioevale intorno a Santa Maria del Mar (avendo capacità migliori delle mie, ma ci vuole davvero poco!) lo potrebbe tranquillamente fare. Sarà banale dire che la città, in fondo, è la prima protagonista del libro (come del primo) ma non ci si può esimere dal farlo.

Citazione preferita:
"I cantieri navali, Santa Croce, Santa Maria del Mar, il palazzo di via de Marquet e il castello di re Martino a Bellesguard... Hugo poteva rivedere tutta la sua vita che gli passava davanti attraverso quei grandi edifici di Barcellona"


Natascia Mameli
Marassi Libri
NB: dall'11 luglio 2016 nuovo indirizzo:
CORSO DE STEFANIS 55 R
16139
GENOVA
tel 010815182

Immagine di Google Maps

giovedì 27 ottobre 2016

Book Blogger Blabbering | Intervista a Daniela Mionetto di Appunti di una lettrice

Immagine di Claudia Maltese

Da un'idea di Clacca è nato ufficialmente il BBB (Book Blogs Blabbering). Cos'è? 11 blogger si raccontano. Ogni settimana una di loro verrà intervistata da un'altra blogger e ospitata sulla sua pagina. 11 settimane per scoprire qualcosa di più sui bookblog e sopratutto sulle loro creatrici! 
In fondo vi metto tutti i link così potete sbirciare nei blog coinvolti in questo Tour, così non ve ne perdete una!

Oggi tocca a me intervistare e la prescelta è (rullo di tamburi...) Daniela di "Appunti di una lettrice" alla quale ho mandato le mie undici domande sparate, così senza nemmeno "buongiorno e buonasera", giusto per usufruire del fattore sorpresa! E, a quanto pare, ci sono riuscita e soprattutto sono sopravvissuta - ovvero non mi ha fatta fuori!-. Scherzo! Daniela persona dolcissima e paziente ha subito la valanga con un contegno molto inglese.  
Quindi perdonate se non c'è il buongiorno o il buonasera ma io non l'ho proprio previsto. Però, alle cinque domande che abbiamo in comune tutte, io ne ho aggiunta qualcuna in più perché io Daniela la conosco da un po', ma probabilmente per qualcuno è una novità quindi procediamo!

Daniela per me è così:


Da sinistra a destra: Sergio Nazzaro (giornalista e scrittore freelance), Daniela Mionetto, Irene Daino (Librangolo Acuto) e l'occhio della Lettrice Sconclusionata in una pausa a "Più libri, più liberi" Dicembre 2015
Con lei abbiamo condiviso maratone di viaggio da un editore all'altro alle fiere di Roma (Più libri più liberi) e Torino (Salone del libro), abbiamo visto presentazioni, discusso per ore di libri di cui abbiamo già parlato milioni di volte. Non si arrabbia mai ed è sempre partecipe nelle discussioni con il garbo che la contraddistingue ma, all'occorrenza, sa farsi valere e non si spaventa di nulla e di nessuno.
"Appunti di una lettrice" è sbarcato sul web il 19 Gennaio 2012 e un'emozionata Daniela esordiva nel suo primo post:
Sono emozionata all'idea di condividere con voi tutti i libri che ho amato e anche quelli che non mi sono piaciuti. Le opinioni che esprimerò sono assolutamente personali; forse a volte non sarete d'accordo con me e per questo, vi invito a farmi sapere cosa ne pensate con i vostri commenti. Accetterò, molto volentieri, anche i vostri consigli sui libri da leggere.
Ecco da questo messaggio, lasciato quando ancora non la conoscevo, ad oggi, non è cambiata molto nelle "intenzioni" ma sicuramente è maturata grazie all'esperienza, come succede a tutti i blogger durante la loro carriera. Oggi Daniela è anche colei con la quale, ogni tanto condivido letture dei libri sòla (una spettacolare compagna di sòle insieme a Librangolo Acuto e a Paolachecollaboraconunblogmaaspettiamoilsuopersonale) e con l'occasione ci facciamo parecchie risate, con la quale ho condiviso qualche lettura seria. Con lei mi litigo la versione introvabilissima (mia, ma sempre a rischio con lei nei paraggi!) di "Casa di foglie"! 

La trovate qui:
Blog: Appunti di una lettrice
Pagina fan: Appunti di una lettrice
Twitter: @AppuntiLettrice
Goodreads: Appunti di una Lettrice
E ora lascio la parola a lei! Buona lettura!


L'immagine che è un po' il simbolo di Daniela


1- Com'è iniziata la tua avventura da lettrice? 


I libri hanno sempre fatto parte della mia vita, ma non in modo così preponderante come ora. Ricordo che alle elementari andavo ogni tanto in biblioteca a prendere i libri della collana "Piccoli Brividi" (volevo leggerli tutti, ma non ci sono riuscita). Le medie sono state il periodo dei racconti di vita vera, le storie realistiche, struggenti e che colpissero dritte al cuore. E così sono arrivati tutti i libri sull'Olocausto e storie di adolescenti alle prese con la droga (sì, anche "Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino". Andava ancora di moda all'epoca...così potete intuire quanto sia vecchia). Alle superiori gli interessi e le priorità erano altri e credo di non aver mai aperto un libro in cinque anni. Ma la vera svolta è arrivata con l'università. Facendo la pendolare, avevo due ore al giorno da passare in treno, due ore che ho riempito di libri. Ho letto moltissimo e di tutto in quel periodo, cercando di recuperare il tempo perduto, ma… ci sono così tanti libri e così poco tempo...
Posso dire che la mia passione per la lettura è scoppiata tardi, rispetto a molti altri, ma ora mi accompagna tutti i giorni e non riesco più a immaginarmi senza un libro.


2- Com'è nata l'idea di aprire un blog e condividere le tue letture con un pubblico? 

Il mio “Appunti di una lettrice” doveva essere solo provvisorio. Tutto inizia nel lontano 2011 quando un’amica mi fece vedere il libro “100 romanzi di primo soccorso per curare (quasi) tutto” di Stephanie Janicot. Da lì nacque una discussione su come questa fosse riuscita a pubblicare un libro e a fare soldi, snocciolando due/tre luoghi comuni e dando consigli superficiali abbinando libri veramente scontati. La mia amica mi consigliò di fare la stessa cosa in un blog, ma con i film al posto dei libri (perché molti preferiscono tv e cinema ai libri). La cosa mi stuzzicava e provai a buttare giù qualche idea. Per capire come funzionasse blogspot, e se ne valesse la pena, decisi di aprire un blog di prova e decisi di parlare di qualcosa che mi riusciva più semplice e spontaneo: libri. Per quanto adori i film, nella lettura mi rispecchiavo di più, è un terreno in cui mi sento più a mio agio. Per vedere se avevo abbastanza materiale per iniziare, cominciai a scrivere degli appunti sui libri che avevo già letto… e così nacque spontaneamente anche il nome per il blog.

3- Qual è il tuo libro del cuore e perché ce lo consiglieresti? 

Questa è una domanda molto difficile a cui rispondere. Ma credo di poter dire che uno dei miei libri del cuore è sicuramente “Via col vento” di Margaret Mitchell. È un libro ricco, corposo, con un’ambientazione bellissima. Una storia di riscatto e forza che ti entra dentro e non ti abbandona più. Lo stile della Mitchell è sublime e per molto tempo non sono riuscita a trovare un romanzo all’altezza. In più, è un libro che mi ha aiutata ad uscire da un lungo periodo in cui non avevo voglia di leggere e ha rafforzato ancora di più la mia passione.


L'autografo ricevuto, dopo l'estenuante e appassionata presentazione seguita tutta in piedi, da Lyndall Gordon sulla copia di "Charlotte Brontë.Una vita appassionata." (Fazi Editore)
Foto: Librangolo Acuto per Appunti di una lettrice

4- Dietro le quinte: come si svolge la giornata tipo di una bookblogger?

La mia giornata è molto noiosa a dire la verità, e non avendo un lavoro fisso non ho nemmeno una giornata tipo. Più che altro mi alzo (tardi, perché sono una pigrona) controllo le mail, mi perdo un po’ su Facebook e leggo articoli vari qui e la. In alcune giornate sono molto carica e riesco a fare un sacco di cose, soprattutto per il blog, scrivendo o abbozzando i post che prima o poi pubblicherò. Molti altri giorni invece, la mia principale occupazione è procrastinare, sono una vera maestra in questo.

5- Un vantaggio e uno svantaggio di essere una bookblogger...


Un vantaggio è sicuramente conoscere molte persone con cui condividere questa mia passione, di cui non posso parlare molto con le persone reali che mi circondano, perché sono poche quelle che leggono. Le amicizie che ho creato nel web sono speciali e quelle che sono riuscita a portare nel mondo fisico sono anche più interessanti e preziose. Di svantaggi non ce ne sono molti, ma quello che mi infastidisce di più è quando mi accorgo che mentre sto leggendo un libro, in realtà sto pensando a cosa scrivere nel blog riguardo a esso. In questo modo non mi godo del tutto il romanzo che ho tra le mani e mi perdo molte sfaccettature della storia. Rischio che il blog diventi un “lavoro” e non una passione legata alla lettura.


Situazioni che ben conosco... il comodino di Daniela :)
Fonte: Appunti di una lettrice


Tu pensavi che fosse finita qui e invece!

6- I dolori del giovane blogger. Ora ammesso che dopo tanti anni, giovane blogger non sei più, oramai sei consolidata, vorrei sapere qual è il libro per il quale hai faticati di più a fare la recensione? Bello o brutto? E Perché?

Mi stai dando della vecchia??? Io sarò sempre una giovane blogger!! A parte gli scherzi, i libri per i quali ho faticato di più a scrivere la recensione sono stati quelli di alcuni esordienti che mi hanno mandato le loro opere inedite. Molto spesso li trovavo vuoti e noiosi e dovevo sforzarmi molto per trovare qualcosa di positivo da scrivere, perché non ne volevo parlare male. Molti di quelli che ho letto non sono mai arrivati nel mio blog, perché non riuscivo proprio a scriverne una recensione decente. Per eliminare questo problema ora non accetto più libri da esordienti.

7- Dopotutto, domani è un altro giorno... Consigli per gli amici: quando ti senti giù e non ti va di scrivere nemmeno un post come ti consoli?

Quando mi sento giù e non ho voglia di fare niente, c’è solo una cosa che mi consola: la televisione. Sono cresciuta a pane e tv e per questo non riesco proprio a stare senza, sto proprio male fisicamente. Guardo veramente di tutto, anche cose viste centinaia di volte. Pensa che se non riesco a trovare nulla di interessante, mi fermo a guardare le televendite, sono ipnotiche per me. "Ciao, sono Daniela e sono una drogata di televisione. Ringrazio qualsiasi divinità esista per Sky!!"


Prova a leggermi dentro!
Fonte: Daniela Mionetto


8-  C'è posta per te. Mettiamo che sei in giro per la tua città e che hai un fantastico buono che ti permetterà di acquistare un solo libro, non importa quale o a che prezzo il buono è per un libro qualunque, avendo a disposizione milioni di scelte, come se le librerie della tua città potessero avere tutti i titoli del mondo, qual è il libro che acquisteresti?

Sicuramente sarebbe “Il signore degli anelli” nell'edizione italiana Rusconi con copertina rigida del 1977. È un libro che adoro e che sto cercando di avere in diverse edizioni. Quella illustrata di qualche anno fa è ancora un po’ troppo costosa per le mie tasche, ma prima o poi sarà mia. Questa degli anni Settanta, purtroppo, è rara e a vedere i prezzi su Ebay superano di gran lunga quello che sono disposta a spendere per un libro.

9- La locanda della sesta felicità: il viaggio più bello che hai fatto con un libro. Dove sei stata? che libro era?

Sono una pessima lettrice quando viaggio. In vacanza al mare, in montagna o in un semplice weekend, fuori casa non riesco a trovare il tempo e la concentrazione adatta per leggere. Per questo preferisco concentrarmi sui viaggi che riesco a fare con un bel libro. Questo mi succede spesso quando apro un romanzo di Kate Morton (L'ombra del silenzio, Una lontana follia, Il giardino dei segreti). La sua prosa è incantevole e in un attimo mi ritrovo catapultata in Cornovaglia a passeggiare in un incantevole giardino di una casa abbandonata (elementi ricorrenti nelle sue storie). Ogni suo libro è un viaggio affascinante e coinvolgente, che fa lavorare il mio cervello per risolvere un caso misterioso e a volte inquietante.


Daniela e i viaggi, in questo caso a Napoli
fonte: Daniela Mionetto


10 - Infinite Jest: se ti dicessero che domani finisce il mondo e tu puoi salvare uno dei post sui cui ha tanto lavorato perché rendesse al meglio l'esperienza di lettura che hai avuto con quel libro. Quale sarebbe?

Credo che sarebbe il post che ho scritto per “Una stanza tutta per sé” di Virginia Woolf. È stato un libro molto importante e mi sono concentrata molto per poter farne una recensione che rispecchiasse, almeno vagamente, quello che ha rappresento per me quel saggio. E poi, è la prima pietra di un progetto che vorrei sviluppare di più all’interno del mio blog, cioè parlare più approfonditamente di quelle opere che riguardano il femminismo e in generale la parità di genere. Perché è un argomento che mi sta a cuore e che mi sta appassionando da un po’ di tempo.

11 - Orgoglio e pregiudizio. Quando un libro non ti piace...?


Io ho bisogno che un libro mi racconti una storia lineare, non semplice, ma che abbia un significato, che mi faccia riflettere e che mi trasmetta un messaggio. Non mi piacciono quei libri che sono solo degli esercizi di stile; o che siano vuoti di contenuti, pieni di stereotipi, scontati e noiosi; oppure quelli che sono una sequela interminabile di flussi di coscienza che non vanno a parare da nessuna parte. Un esempio potrebbe essere “Che tu sia per me il coltello” che non mi è piaciuto per niente, forse perché non sono riuscita a coglierne il senso più profondo. Sono una persona semplice e non mi appassiono alle complicate elucubrazioni mentali di un autore.

Il problema di ogni blogger socialmente attivo è partecipare a milioni di gruppi di lettura che si incrociano nel tempo ma non nei temi affrontati!
Fonte: Appunti di una lettrice


E siamo arrivati alla fine! Vi metto il calendario delle interviste, con linkate anche quelle che sono già andate in onda, fatevi un giro perchè c'è un sacco di bella roba da leggere!



Venerdì 7 ottobre – Claudia de Il giro del mondo attraverso i libri intervista Carla di Una banda di cefali (Intervista)

Venerdì 14 ottobre – Carla di Una banda di cefali intervista Claudia di a clacca piace leggere (Intervista)

Venerdì 21 ottobre – Claudia di a clacca piace leggere intervista Irene di Librangolo Acuto (Intervista)

Giovedì 27 ottobre – Simona di LettureSconclusionate intervista Daniela di Appunti di una lettrice

Venerdì 4 novembre – Manuela di Impressions chosen from another time intervista Erica di La leggivendola


Venerdì 11 novembre – Daniela di Appunti di una lettrice intervista Diletta di Paper Moon


Venerdì 18 novembre – Erica di La leggivendola intervista Camilla di Bibliomania

Venerdì 25 novembre – Fabrizia di Il mondo urla dietro la porta intervista Claudia 

Venerdì 2 dicembre – Irene di Librangolo Acuto intervista Manuela di Impressions chosen from another time


Venerdì 9 dicembre – Diletta di Paper Moon intervista Fabrizia di Il mondo urla dietro la porta

Venerdì 16 dicembre – Camilla di Bibliomania intervista Simona di LettureSconclusionate


Alla prossima intervista delle #BBB e buone letture!
Simona Scravaglieri e Daniela Mionetto e tutte le altre 9 Blogger (voi non le vedete ma loro vi vedono!) del BookBloggerBlabbering

mercoledì 26 ottobre 2016

[Da libro che sto leggendo] Veleno d'amore

Fonte (Immagine di fondo): LettureSconclusionate

Bugia... Non lo sto "leggendo", ma l'ho finito da un pezzo. È il primo libro letto per la challenge di cui vi parlavo nel Diario di Settembre ed è stato anche quello più veloce da finire, visto che mi ha preso solo un pomeriggio. È un racconto lungo un po' strano, perché narrato tutto attraverso i diari di 4 diciassettenni, che scrivono le loro impressioni, al penultimo anni di liceo, quando sei troppo grande per pensare ancora alle bambole e troppo piccola per non aver paura dell'intimità con un ragazzo. È il resoconto di un anno, nemmeno, intenso, un anno fatto di scoperte, di invidie, di amicizia e odio, il tutto mescolato insieme agli umori altalenanti che caratterizzano questo particolare periodo della crescita di una ragazza.

È uno Schmitt, molto più vicino a quello de "La giostra del piacere" che a "Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano", il che significa che l'anima dello scrittore non è interessata a toccare le corde emozionali del lettore ma ad indagare su quelle sottili corrispondenze che permettono alle persone di attirarsi e respingersi e di convivere anche in spazi ristretti. In questo caso non ci sono quinte come succedeva invece nei due testi citati, il limite è rappresentato dal diario di ciascun personaggio e dalla visione che ha, colei che scrive, della realtà che la circonda. 
Questa sottile ramificazione di forze caotiche, che è un divenire di qualcosa che poi formerà il carattere delle giovani ragazze, è protagonista indiscussa di tutto il libro a dispetto delle nostre quattro giovani eroine che invece, sostituendosi al narratore classico, cercano di districarsi e di descriverlo. 

Libro veramente bello di cui riparleremo in una dettagliata recensione,
buone letture,
Simona Scravaglieri



Diario di Julia 

Mi cambio, mi trucco, sono la ragazza più felice del mondo perché sto per andare a raggiungere il gruppo, mi cambio, mi metto il profumo, mi cambio, mi cambio, mi trucco, esco, torno di corsa in camera, mi cambio, mi pettino, mi cambio, mi cambio e scoppio a piangere: troppo brutta, resto a casa! Chi più infelice di me?...
Soffocata dalle lacrime guardo il telefonino per vedere se le mie amiche si preoccupano. Niente. Zero messaggi. Nessuno sente la mia mancanza.
Allora decido di inghiottire una scatola di sonniferi. In cinque secondi salgo a prenderla in camera di mia madre: ho casa libera stasera, tutta la famiglia è a cena dalla nonna. Nel momento in cui sto per trangugiare il cocktail fatale mi torna in mente l’orrida settimana trascorsa in clinica l’inverno scorso e rinuncio. Il mio ultimo tentativo di suicidio mi ha guarito dal suicidio: mai ho sofferto tanto.
Invece di ammazzarmi finisco la vaschetta di gelato ai marroni che sta in frigo. Anche quello alla vaniglia. E pure alla fragola.
Alle nove il cellulare comincia a ronzare per le telefonate delle ragazze, allarmate perché non mi vedono al Balmoral, il nostro quartier generale, e capisco che era quella l’ora dell’appuntamento, non le sette come credevo.
Raphaëlle, Anouchka e Colombe non mi hanno tradito, non sono più sola su questa terra.
Comunque non ci penso proprio a farmi vedere in questo stato, soprattutto appena tornata dalle vacanze. Bella serata davvero... ho il viso gonfio dal dispiacere e domani sarò più grossa di una vacca.



Questo pezzo è tratto da:

Veleno d'amore
Eric- Emmanuel Schmitt
E/O Edizioni, Ed. 2015
Traduzione di Alberto Bracci Testasecca
Collana "Dal mondo"
Prezzo 12, 50€


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martedì 25 ottobre 2016

#Regamiunracconto : Favola con contenuto morale ad uso dei giovani, l'amico di Murakami

Fonte (immagine di sfondo): Marketing Journal 

Buongiorno! E siamo al penultimo appuntamento di questa serie di #Regalamiunracconto con uno dei due inviati dal vincitore "l'amico di Murakami". La prossima settimana ci sarà il racconto vincente. La favola di oggi è anche molto breve, ma a detta sua, questa favola è' migliore del racconto che invece ha ricevuto i complimenti della giuria di qualità tirata su dalla sottoscritta per trovare alla fine un vincitore da premiare.
E' un po' cinica, ma rispecchia il suo carattere delle giornate no (quando non ci sono io che gli rompo le scatole - in quel caso assume lo sguardo da killer!-) ma comunque un esperimento decisamente interessante anche se, quando leggerete "Martedì", darete ragione a me sulla scelta del migliore dei due racconti!

Corre l'obbligo di specificare che i racconti che sono stati mandati dagli autori, nonostante siano pubblicati qui, sono di loro proprietà. E' severamente vietato copiarli, anche se solo in parte o nella totalità, senza la loro espressa autorizzazione. Per informazioni e/o contatti, sarò felice di dare risposte a chi ne farà richiesta a me tramite la mail segnalata nei contatti.

Vi lascio alla lettura della favola, e vi rimando a martedì prossimo per l'ultimo racconto della serie!
Buona giornata e buone letture,
Simona Scravaglieri




Favola con contenuto morale ad uso dei giovani 
l'amico di Murakami (alias) 
 

C'era una volta, tanto tempo fa, in un paese lontano lontano, un famoso uccisore. Prima di diventare assassino aveva provato una diversa carriera e per alcuni anni tutti lo avevano conosciuto come il bandito del clistere delle colline rosse. Ma non era la sua strada: odiava tutti gli uomini e era felice solo se poteva ammazzare qualcuno, così aveva deciso di cambiare professione.Ogni volta, prima di ucciderle, costringeva le sue vittime a mangiare con lui carote, carciofi e tofu fino a scoppiare. Quando era sazio, beveva un bicchiere di latte di soia e trafiggeva loro il cuore. Fu per questo che iniziarono a chiamarlo il killer vegano.Un bel giorno di primavera il principe gli diede l'incarico di ammazzare la donna dai capelli colore del miele che abitava nella casetta lungo il fiume, subito dopo il mulino. Si recò là ma dopo averla legata, guardandola mentre mangiava con lei, si rese conto che si era innamorato e che non poteva completare il suo incarico; ed ecco che la liberò e le disse di scappare. Ma il principe non gli aveva detto tutta la verità, perché anche lei era un'assassina a pagamento e appena le voltò le spalle gli sparò, gettando poi il suo cadavere nel fiume.Da quel giorno, poiché l’aveva risparmiata, la donna prese il suo nome facendosi chiamare il killer vegano e, dopo aver tagliato la gola al principe ed essere scappata nel reame vicino, visse per sempre felice e contenta, uccidendo spesso ma soltanto perché le piaceva farlo.


Appuntamento alla prossima settimana 
con il racconto vincitore del concorso! 

venerdì 21 ottobre 2016

"America", Charles Dickens - Il lato divertente di Dickens...

LettureSconsclusionate


Un ricordo di questo libro? Lande di alberi caduti, morti, in decomposizione e quindi putrefatti. Libro noioso? Affatto! Libro spassosissimo, principalmente perché, a raccontare l'America della prima metà dell'ottocento, è un viaggiatore d'eccezione come Dickens ,abituato a "viaggiare comodo" grazie allo status di "maestro" guadagnato in patria, e che, seppure lo vede riconosciuto oltremare, è costretto a viaggiare come tutti gli altri, eccetto gli schiavi, in condizioni meno eccezionali di quanto si sarebbe aspettato. Quindi da un lato c'è il sincero interesse di scoprire cosa la democrazia e la repubblica possano creare e dall'altro il, quantomai, sentito stupore per certe "abitudini" a volte malsane di vivere di persone che stanno ponendo le radici di una nuova nazione. In mezzo a tutto questo, a far da separatore fra uno spostamento e l'altro, tanti alberi abbattuti, a volte dall'uomo altre dalla natura, destinati al fuoco o a costruire le case oppure a disintegrarsi e tornare polvere, grazie all'azione della natura.

Nel 1941 Dickens prende una decisione: andrà finalmente a visitare l'America, non appena avrà finito di pubblicare il suo romanzo a puntate (Barnaby Rudge ossia il morto che cammina) e dopo essersi ripreso da un piccolo periodo di malattia. Vuole vedere se davvero una nazione che nasce sui principi di uguaglianza e democrazia e che incoraggia l'iniziativa individuale è davvero così rozza come alcuni concittadini, partiti senza far fortuna raccontano. In Europa, in fondo, arrivano praticamente solo resoconti negativi. Così, il tre gennaio del 1842 è sul piroscafo che lo porterà a Boston da cui inizierà il suo grande viaggio di esplorazione che durerà sei mesi e che lo porterà anche a sconfinare in Canada. Quando rientrerà in patria, Dickens scriverà questo libro nel quale si toglierà anche qualche sassolino dalla scarpa riguardo alcune professioni della società americana, mai in maniera diretta ma con un certo stile, e al contempo cercherà di essere obiettivo nel raccontare quello a cui la società inglese dovrebbe guardare con interesse e quello che invece non va. Fatta eccezione per New York...

Dicevamo gli alberi ma c'è anche altro che ci fa capire che è Dickens a scrivere e non un altro. C'è l'interesse puntuale verso gli ultimi: i sordomuti, i carcerati, i poveri, gli anziani e i malati. In ogni luogo dove è stato, tranne gli ultimi (dal Cincinnati al Canada fino a tornare a New York per rientrare in Inghilterra) che ha visto un po' in velocità. Per la maggior parte è un diario di viaggio effettivo, visto che , per buona metà del libro parla forse più dei postali e dei panorami che vede dai postali, le carrozze o i treni. E sono paesaggi brulli, che sembrano in buona parte abbandonati e vasti. L'America, nonostante le sue concentrazioni cittadine è vasta e allora più di oggi è facile individuare dove gli uomini sono stati e dove invece non sono passati. Ed è una desolazione interessante per uno che invece viene da un'isola dove l'abbandono è quasi cosa impossibile e quindi all'occhio inglese, non trovare la stessa passione per i giardini, o il selciato fatto o veder scorrazzare maiali per le strade suona decisamente ben strano. L'uomo strappa terre alla natura che comunque non demorde ricordandogli che dove passa lascia il degrado.

E se anche Dickens, all'inizio del suo resoconto, ci tiene a dire ai suoi lettori che non riporterà storie personali perché il suo è un viaggio alla scoperta di una nazione, non riesce a non soffermarsi a raccontare le storie che a suo parare sono fonte d'ispirazione. La ragazzina diventata sordomuta da piccola, i ragazzi del riformatorio, i carcerati, gli anziani e gli ospedali, non sono solo in molte città fonte di stupore ma anche di analisi e confronti. Se la società di inglese pullula di benefattori che, per guadagnarsi un posto nell'aldilà donano soldi e fondano associazioni di carità, la società americana - o meglio buona parte di essa - li sa utilizzare meglio e farli fruttare. E' una delle cose che lo colpisce di più, la democrazia ha sicuramente le sue pecche come ad esempio il parlar di soldi e il rivolgersi a gli altri con il cipiglio di uno che deve per forza fare un affare o anche l'usare termini che in Inghilterra hanno delle accezioni ben definite per altro o anche la convivialità naturale che li porta a rivolgersi a chiunque come fosse un suo pari; ma ci sono sicuramente cose che vanno migliorate o cambiate e quella che, suo malgrado, lo colpisce di più è la "libertà".

Dal saggio di viaggio viene fuori proprio questo, qui e lì: la libertà è un'arma a doppio taglio perchè se da un lato ci permette di fare cose grandi e di pensare in grande dall'altro, in particolare per i fannulloni e i pochi di buono, è il modo più semplice per indulgere nei propri loschi affari senza essere mai fuorilegge. In particolare è diretto ai "fannulloni" editori e giornalisti newyorkesi che gli fanno una spietata guerra temendo che sia venuto a riscuotere i soldi dei suoi romanzi pubblicati, anzi copiati, dalle riviste inglesi. La guerra a suon di articoli fasulli e malevoli è così di bassa lega e inaspettata che la diversa vita che vive tra Boston e  New York si nota anche senza indicazioni di Slater che firma la corposa indicazione che ci permette di inquadrare il periodo e ci racconta quel che è solo accennato nelle pagine del resoconto dickensiano.

In tutto questo c'è da dire che la parte più pregevole di tutto il libro è proprio Dickens, curioso, divertente e divertito, acuto osservatore quando serve e ironico quanto basta in altri frangenti, si mostra al suo pubblico in una veste decisamente più umana e sicuramente più interessante e piacevole anche per il lettore moderno. E' interessante sapere che lo scrittore che ha regalato ai lettori capolavori come "David Copperfield" e "Grandi speranze" non vive la denuncia sociale e la vita grama dei poveri ma è anche in grado di scherzare, e vi assicuro che vi troverete a riderci su anche voi come ho fatto io, ma anche di adattarsi di buon grado osservando quel che lo circonda con l'ironia di colui che sa perfettamente che "non può durare per sempre" come avviene in alcuni postali dove la vita di bordo è al limite di ogni buona volontà. E' stato davvero divertente viaggiare con lui anche grazie al cambio di registro narrativo, a Boston era un cronista, a New York ti parla direttamente tra i vicoli poveri della città, in Canada ti esorta a sbrigarti e a Cincinnati ti indica i fiori che adornano la città. Quando chiudi il libro è un po' come lasciare un nuovo amico con il quale si è andati in vacanza, con la solita promessa di sentirsi, magai per lettera per coltivare un'amicizia - come le cronache ci raccontano - sincera e per tutta la vita.

Non posso dirvi che non mi sia piaciuto, l'ho proprio adorato e, come dicevo nel [Dal libro che sto leggendo] lo consiglio caldamente soprattutto a coloro che hanno abbandonato Dickens per le sue continue divagazioni o che non lo hanno mai apprezzato per questi "tomi" - vi do ragione! - che ci ha lasciato. E' sicuramente un modo diverso per conoscere un autore, ma difficilmente ne uscirete annoiati, non temo smentita! E questo era il #classicodelmese di Settembre, vedremo che ci riserva Ottobre!
Buone letture,
Simona Scravaglieri

p.s.: dopo una lunga sono riuscita a ritornare a scrivere recensioni, oggi vado a festeggiare!


America
Charles Dickens
Feltrinelli editore, ed. 1996
Traduzione Maria Buitoni, Gianfranco Corsini, Gianni Miniati
Collana "Universale Economica Feltrinelli"
Prezzo 9,00€



Una foto pubblicata da @leggendolibri in data:

mercoledì 19 ottobre 2016

[Dal libro che sto leggendo] Chi perde paga

Fonte (immagine di sfondo): W-Dog-Net



In questo caso il dilemma è: ho trovato più giustificazioni di quante Holden&Company fosse disposto a dare a King, o forse no? A lui non è piaciuto, a me, tutto sommato confrontandolo anche al precedente MR. MECEDES, non è dispiaciuto. Premettiamo che:
- questi sono i primi libri di King che leggo nella mia carriera di lettrice;
- ho letto saghe in passato, i cui libri "di mezzo" avevano lo stesso peso dello stacchetto delle veline fra la notizia di un disastro e quella di un altro.

Quindi a me , in fondo, non è dispiaciuta. E' una storia di mezzo che regge e che si stacca, non troppo, da quella preesistente permettendo al contempo di sbirciare nella stanza dell'istituto psichiatrico di MR: MERCEDES e di distaccarsi un po' dalla trama principale ,con una storia secondaria un po' diversa. Ecco un po', non troppo, ci sono sempre questi fratelli salvatori della patria che si oppongono ai figli unici brutti e cattivi. 

Morris, è stato a contatto con Rothstein e ha avuto tra le mani gli scritti che egli ha prodotto negli anni in cui si è ritirato dal mondo. Venti anni dopo finiscono nelle mani di un ragazzino che, grazie a quei quaderni, vede crescere la sua passione per i libri e la critica. La storia alterna i punti di vista di Morris e quelli del giovane Peter, con un finale, ad un certo punto, un po' scontato (in continuità con la trama e non come svolgimento) che però non perde l'accezione del thriller perché non è allungata e diluita come succedeva nel libro precedente.

Gli ho dato un po' più della sufficienza, perché davvero mi aspettavo una cosa catastrofica e invece è comunque stata una lettura piacevole.
Vi lascio sbirciare nelle prime pagine e vi rimando alla recensione che farò per il giudizio finale,
buone letture,
Simona


1978


«Svegliati genio.»

Rothstein non ne aveva la minima intenzione. Il sogno era troppo bello. Come protagonista, la moglie numero uno mesi prima che si sposassero, diciassettenne e perfetta da capo a piedi. Nuda e baluginante. Erano spogliati entrambi. Lui aveva diciannove anni, le unghie sudicie, ma lei non ci aveva mai badato, almeno non allora, perché adorava la mente piena di fantasticherie di Rothstein.
Confidava nella sua immaginazione ancora di più di lui, e non a torto. La donna rise, allungando la mano verso l'appendice del marito ritta sull'attenti. Rothstein cercò di non arrendersi, ma qualcuno lo scrollò per il braccio e il sogno scoppiò come una bolla di sapone.
Non era più un diciannovenne che abitava in un bilocale del New Jersey, ma un quasi ottantenne in un cascinale del New Hampshire, dove sarebbe stato sepolto come da testamento. Nella sua stanza da letto c'erano tre uomini coperti da passamontagna, uno rosso, uno blu e uno giallo canarino. Non appena si accorse, si sforzò di convincersi che fosse un altro sogno (quello dolce prima di trasformarsi in un incubo, e non sarebbe stata una novità), ma poi lo sconosciuto gli lasciò il braccio e afferrò la spalla, scaraventandolo a terra. Rothstein sbatté la testa con un lamento.
«Vacci piano», disse Giallo. «Vuoi che perda i sensi?»
«Guarda qui», indicò Rosso, «Il vecchio ce l'ha duro. Doveva essere un sogno meraviglioso.»
«Gli scappa solo da pisciare», soggiunse blu, che lo aveva strattonato. «A questa età non si rizza per nient'altro. Mio nonno...»
«Zitto». intimò Giallo. «Chi se ne frega di tuo nonno.»
anche se confuso e ancora nel dormiveglia, Rothstein capì di essere nei guai. Tre parole gli si affacciarono alla mente: violazione di domicilio. Alzò lo sguardo sul terzetto comparso in camera con la testa che gli doleva (sul lato destro sarebbe sbocciato un livido enorme a causa degli anticoagulanti), il cuore di carta velina a martellargli contro la parte sinistra della gabbia toracica. Gl sconosciuti incombevano su di lui, indossando guanti e anonimi giacconi a scacchi sotto quei passamontagna da incubo. Tre intrusi, e lui era lì sperduto in mezzo ai boschi.
Rothstein si costrinse a raccogliere le idee, cacciando gli ultimi scampoli di sonno e pensando all'aspetto positivo della faccenda: se non volevano mostrarsi in volto, erano intenzionati a asciarlo vivo.
Forse.
«Signori...» borbottò.
Giallo scoppiò a ridere, drizzando i pollici in segno di approvazione. «Ottimo esordio, genio.»
Lui annuì come davanti a un complimento. Lanciò un'occhiata alla sveglia su comodino, accorgendosi che erano le due e un quarto di notte, per poi fissare di nuovo Giallo, probabilmente il capo della banda. «Non ho molti soldi, ma prendeteli pure. Basta che ve ne andiate senza farmi del male.»
Una forte raffica di vento soffiò le foglie autunnali contro l'ala ovest della casa. La caldaia si accese per la prima volta da mesi. Ma non era appena passata l'estate?
«In base alle nostre informazioni, ne hai parecchi», intervenne Rosso.
«Silenzio.» Giallo porse la mano a Rothstein. «Tirati su dal pavimento, genio.»
Lui accettò l'aiuto, alzandosi barcollante, per poi sedersi sul letto. Pur respirando a fatica, si rese conto del suo aspetto (l'autoconsapevolezza costituiva una via di mezzo tra una fortune e una sventura che lo aveva accompagnato per l'intera esistenza). Doveva dare l'impressione di un vecchio bacucco con il pigiama blu che gli ballava addosso e i capelli ridotti a un paio di ciuffi bianchi sopra le orecchie, Ecco come si era conciato lo scrittore comparso sulla copertina del Time quando JFK era stato eletto presidente: JOHN ROTHSTEIN, IL GENIO MISANTROPO A STELLE E STRISCE.
Svegliati, genio.
«Prendi fiato», continuò Giallo. Sembrava premuroso, ma Rothstein non si fidava. «Poi ci sposteremo in salotto, dove discuteremo da gente normale. Senza fretta. Con tranquillità.»
Lo scrittore respirò a fondo, con calma, e il cuore di placò un attimo. Cercò di pensare a Peggy con il suo seno a coppa di champagne (sobrio ma perfetto) e le sue lunghe gambe lisce, però il sogno era scomparso proprio come lei, ormai una vecchia megera che abitava a Parigi. Grazie ai soldi di Rothstein. Almeno Yolande, il suo secondo tentativo di matrimonio felice, era morta e non pretendeva più gli alimenti. Rosso uscì dalla stanza e cominciò a frugare nello studio, aprendo e chiudendo cassetti. Qualcosa cadde a terra.

Questo pezzo è tratto da:

Chi perde paga
Stephen King
Sperling & Kupfer, ed. 2015
Traduzione a cura di Giovanni Arduino
Collana "Pandora"
Prezzo 19,90€ 

martedì 18 ottobre 2016

#Regalamiunracconto: "Vlad l'ammazza vampiri", Irene Daino

Fonte (immagine di sfondo): AliExpress
Buongiorno! E siamo arrivati al racconto di Irene di Librangolo Acuto. E' il secondo racconto che è stato consegnato per la gara ed è spassosissimo. Ora, lo confesso, ho chiesto ad Irene di non fermarsi qui e magari di creare una rubrica con "Vlad l'ammazza vampiri risponde" perché davvero è difficile non affezionarsi. Irene invece è per lasciarlo concentrare su quello che sta facendo ora.

Sarò comunque una goccia cinese... sia mai che mi accontenti!

Corre l'obbligo di specificare che i racconti che sono stati mandati dagli autori, nonostante siano pubblicati qui, sono di loro proprietà. E' severamente vietato copiarli, anche se solo in parte o nella totalità, senza la loro espressa autorizzazione. Per informazioni e/o contatti, sarò felice di dare risposte a chi ne farà richiesta a me tramite la mail segnalata nei contatti.

Quindi buone letture e con questa rubrica ci leggiamo martedì prossimo!
Buona giornata,
Simona Scravaglieri


Vlad l'ammazza vampiri
Irene Daino



3 Maggio 2010

Il killer che terrorizza la capitale colpisce ancora.
Sconosciuto il movente. Nessun collegamento evidente tra le vittime.

Roma – Non si conoscono ancora bene i dettagli, ma sembra proprio che l’autore dell’omicidio avvenuto ieri sera nei pressi de La Feltrinelli di Largo di Torre Argentina sia lo stesso che ha brutalmente ucciso e, successivamente inciso, i due giovani la scorsa settimana.
Non si conoscono ancora le ragioni che si nascondono dietro questi efferati omicidi, i quali possono però essere ricondotti tutti alla stessa persona grazie alla strana incisione che il killer effettua sulle proprie vittime. Armato di un oggetto appuntito, che gli inquirenti credono sia un oggetto simile a uno spiedino di acciaio inox 1810, incide due canini sulla fronte delle vittime dopo averle uccise trafiggendole al cuore con un paletto di legno.
Al momento non sembra esserci alcun collegamento tra le vittime e la polizia brancola nel buio.
Il PM, ottimista, ha emesso, qualche giorno fa, un mandato di perquisizione per tutti i negozi di articoli da cucina che si trovano nelle vicinanze dei luoghi in cui sono avvenuti gli omicidi. I carabinieri, sfiniti, hanno rinunciato all’impresa affermando che il PM è così ottimista poiché non conosce l’esatto numero di negozi di articoli per la casa, gestiti dai cinesi, per metro quadro. A Roma, sostiene l’arma dei carabinieri, ne risultano ben quattro per metro quadro. La ricerca, quindi, sarebbe estenuante. «Spesso» afferma l’appuntato Cirtrullo, «questi negozi hanno più di un piano! Perquisirli tutti mi sembra francamente una follia».


5 Luglio 2010

Possibile indizio sull’ammazza vampiri. Si sopetta sia un intellettuale.

Bologna – Continuano gli omicidi per mano del serial killer che, sulla fronte delle proprie vittime, incide dei canini simili a quelli dei vampiri. L’ultima vittima, Camilla Pannocchia – giovane studentessa della facoltà di Lettere dell’Università di Bologna –, avrebbe dovuto discutere la tesi tra qualche giorno.
Ancora incerto il movente, ma si delineano le prime ipotesi sul collegamento tra le vittime. Sembra, infatti, che il killer scelga le proprie prede tra gli appassionati di letteratura dell’orrore e che hanno sviluppato, negli anni, una forte passione per il vampirismo.
La tesi che avrebbe dovuto discutere Camilla riguardava proprio la letteratura dell’orrore, con particolare attenzione a Bram Stoker e Le Fanu. Gli inquirenti escludono il coinvolgimento dei fan di Twilight, la famosa saga romantica scritta da Stephenie Meyer, sebbene Camilla fosse solita frequentare siti internet e forum dedicati agli scrittori di fan fiction con protagonisti i vampiri della fortuna saga.
«Cioè, è vero che le sue storie facevano davvero schifo, lasciatemelo dire, ma così schifo da ucciderla mai. È che metteva troppo porno ovunque, sapete com’è, no? Cioè, non a tutti piace quel tipo di fan fiction. Comunque lei poi le scene di sesso le scriveva proprio male, cioè non si capiva niente, sembravano delle scene di guerra. Troppa gente coinvolta, comunque, se posso permettermi. Cioè…», ci ha confidato su Skype una delle fan più attive nella community.
Ancora nessun indizio circa l’identità del serial killer ma varie le ipotesi sul profilo. L’ammazza vampiri sarebbe un maschio caucasico, di circa quarant’anni, benestante e colto – probabilmente un intellettuale – che disdegna il genere horror e nutre una profonda antipatia per i vampiri. Quasi certamente frequenta circoli letterari e gruppi di lettura, forse è anch’egli uno scrittore.






Praga 6 Luglio 2010
h: 20,30 Canzone che ascolto: Nessuno mi può giudicare Numero di sigarette fumate: 18 Livello di nervosismo: al top

Caro diario,
nessuno mi capisce. Quegli idioti dei carabinieri, con le loro stolte ipotesi, non si sono neanche lontanamente avvicinati al comprendere il perché dei miei scellerati atti. Temevo di dover scappare in tutta fretta quando ho prenotato il biglietto di sola andata per Praga e invece niente: sono passati tre mesi, tre mesi di omicidi (terribilmente stancanti, se posso permettermi) e avrei potuto anche annullarlo questo viaggio. Avrei potuto tranquillamente continuare a uccidere gente in Italia, indisturbato. Ma vedi cosa succede quando prenoti la fuga con largo anticipo? Che poi le compagnie low cost non effettuano il rimborso se cerchi di annullare il viaggio con un anticipo inferiore alle 48 ore.
Al momento, quindi, sono in questa tristissima camera d’albergo ad annoiarmi a morte. Neanche a dirlo, qui il Bloody Mary fa schifo e l’ho anche pagato una cifra esageratamente vicina ai 12 euro. È vero, avrei dovuto immaginarlo quando ho prenotato l’albergo perché, voglio dire, chi è che alloggia in un albergo che si chiama La playa del sol a Praga? E, soprattutto, che razza di albergo vuoi che sia?! Me lo merito, in fondo.
Sono riuscito, per fortuna, a convincere la gente che lavora qui che ho una strana forma di fotofobia molto grave a causa della quale ho bisogno di indossare gli occhiali da sole anche in albergo.
Mi sono apparsi perplessi, ma la mia non conoscenza dell’inglese (tantomeno del ceco) li ha scoraggiati dal farmi altre domande. Comunque, tra due giorni tornerò a Roma dove ucciderò altre due o tre persone, sperando di chiarire almeno il movente. Forse dovrei lasciare un biglietto? Uno lo lascerò sicuramente per dire loro che quarant’anni cosa? Dove? Ne ricordo almeno 150, vissuti non sempre bene, questo è vero, ma sono comunque 150. Di cui solo dieci passati a essiccarmi in una bara per colpa di quella meretrice di Giovanna. Ma non voglio ricordare quegli anni sfortunati, sono già abbastanza affranto.
A presto, caro diario, a presto.
Vlad.



Roma 11 Luglio 2010
h: 22,30 Canzone che ascolto: Dammi una lametta Numero di sigarette fumate: 23 Livello di nervosismo: nella media

Caro diario,
sono rientrato a Roma da un paio d’ore e mi sono subito lasciato dietro un cadavere. Forse sono stato avventato, ma questa ragazza brandiva tra le mani una copia tutta spiegazzata di Intervista col vampiro. Non potevo ignorarla, proprio no. Ci ho provato, ma i miei antichi occhi non facevano che tornare su di lei. Alla fine ho preso coraggio e mi sono approcciato con delicatezza: le ho gentilmente domandato se quel libro fosse suo, se lo avesse letto. Lei mi ha risposto che fì, lo aveva letto, un facco di volte tra le altre cofe perché era il fuo libro preferito.
Così le ho chiesto che cosa l’aveva colpita di un romanzetto inutile e stupido come quello. E lei, ottusa umana, che cosa mi risponde? “La figura di Dracula è cofì bella, così ben caratterizzata… E poi, fappiamo tutti che i vampiri fono efferi malvagi ma affafcinanti”.
Ammetto che il complimento sul fascino fa sempre un certo effetto ma no! Basta! Non bisogna incrementare questa politica del terrore verso i vampiri. Basta! Mi batto strenuamente per i diritti dei vampiri vegani e lo faccio da anni ormai, ma che mi si venga a mancare di rispetto anche nella letteratura… be’, non lo tollero!
Non ho lasciato un bigliettino che chiarisse la questione dell’età perché non avevo con me un pezzo di carta, ma spero che questa volta quegli stambecchi dei carabinieri si avvicineranno almeno alla comprensione del movente. Anche parziale! Dovrei, forse, rivalutare l’incisione sulla fronte. Dovrei, forse, scrivere “GO VEGAN” sulle fronti di questi inutili esseri umani. Tu che dici? Ci penso. Magari, al posto della precisazione sull’età, potrei aggiungere un fogliettino con una didascalia nella quale inserire dettagli aggiuntivi alla comprensione. La prossima volta vado a uccidere gente in America, le forze dell’ordine italiane sono un po’ tonte. Anche i giornalisti, in effetti, non sono da meno. L’ammazza vampiri mi chiamano. A me. Forse credono che io sia convinto che le persone che uccido sono, in realtà, dei vampiri. Temo dovrò lasciare un libretto d’istruzioni accanto al prossimo cadavere.
A presto, caro diario, a prestissimo.
Vlad.


6 agosto 2010

L’ammazza vampiri si rivela. Si sospetta che il soggetto sia affetto da forti disturbi psichici.

Latina – Ennesima vittima dell’ormai famoso killer che, soprannominato l’Ammazza vampiri, scuote gli animi degli abitanti di tutta Italia.
Si tratta di Lorella Betulla, giovane cantante neomelodica e promessa del pop laziale, uccisa brutalmente la sera del suo ventesimo compleanno. Al momento dell’uccisione, Lorella Betulla indossava una t-shirt che rendeva omaggio a Bela Lugosi, storico Dracula nel primo film dedicato al Conte, girato nei lontani anni ’30.
Accanto al cadavere della vittima è stata rinvenuta una cartolina che ritrae il Conte Dacula, primo – e probabilmente ultimo – papero vampiro che, per errore, si tramuta in un vampiro vegetariano.
Sul retro della cartolina, lo spietato killer ha lasciato un messaggio per le forze dell’ordine e i media.
Razza di stolti incapaci, i 40 anni li ho superati da un pezzo! Si dà il caso che, sebbene me li porti con grazia ed eleganza, io vanti ben 150 anni. Da ben 120, invece, mi batto per i diritti di una minoranza, da voi ignorata e spesso anche sbeffeggiata: quella dei vampiri vegani. è ora di accettarlo e di dire basta alla mercificazione della figura del vampiro!”
Gli inquirenti sospettano che si tratti di un uomo affetto da un grave disturbo psichico che la solitudine e la massiccia esposizione a stimoli visivi violenti hanno contribuito a intensificare.
La polizia ha confermato di avere un sospettato, ma non ha fornito ulteriori informazioni.
I funerali di Lorella Betulla si terranno a Latina nella mattinata di domani, presso la chiesa di San Luca.


Roma 8 Agosto 2010
h: 19,30 Canzone che ascolto: Mi vendo Numero di sigarette fumate: 17 Livello di nervosismo: quasi esaurimento

Caro diario,
credo che i tempi non siano maturi. Di nuovo. Lo so, era un problema che avevo riscontrato anche nel 1897, poco prima della pubblicazione di Dracula. L’esito negativo del mio attentato a Bram Stoker mi condannò a una vita fatta di manicomi, scantinati ed esperimenti che terminò dopo talmente tanto di quel tempo che avevo persino dimenticato l’odore dei miei amati pomodori.
Mi costrinsero ad assumere sangue umano, in varie forme e quantità, e mi salvai solo grazie a quella stronza di Giovanna – a quei tempi non era ancora stronza, seppure con il mio sesto senso qualcosa l’avevo sospettata.
Giovanna, così nominata in onore a Giovanna d’Arco, era una donna tutta d’un pezzo che immaginavo si battesse in favore dei diritti dei più deboli e per questo andasse in giro a incendiare manicomi.
Scoprii in seguito che il suo scopo non era affatto nobile: non aveva alcun interesse verso la salvezza dei reietti, dei più deboli e delle atrocità che i malati di mente subivano in nome della scienza. Giovanna, semplicemente, aveva architettato tutto per vendicarsi di quel pezzente e fedifrago del marito, infermiere al manicomio nel quale io ero ricoverato da già 30 anni. Io, però, non potevo saperlo e così, colpito dal coraggio e dall’intraprendenza di quella donna, una volta libero mi lasciai andare in un corteggiamento senza eguali. Rose, inviti a cena, abiti di lusso. Non badavo a spese per l’oggetto del mio desiderio. Giovanna, però, non gradiva il mio ardore. Dopo mesi di assiduo corteggiamento, quella meretrice m’accusò di persecuzione e mi piantò un paletto dritto dritto al cuore. Fortuna che tutto si può dire di Giovanna, meno che fosse portata per l’anatomia umana. Sbagliando lato e piantando il paletto a destra mi condannò soltanto a un lungo sonno.
Caro diario, credo proprio che la storia si ripeterà. Senza che vi sia una Giovanna a salvarmi, questa volta.
Ho letto i giornali e ho capito: l’umanità non è ancora pronta.
Vlad.



Luogo imprecisato, data imprecisata
h: 22,00 Canzone che ascolto: nessuna Numero di sigarette fumate: nessuna Livello di nervosismo: al top

Alla fine ce l’hanno fatta, mi hanno fregato in un vicolo del centro storico, proprio vicino a quella dannatissima Piazza Navona. Quel giorno manco volevo andarci a Piazza Navona.
Erano in tanti, forse troppi, mi hanno circondato e costretto a inginocchiarmi sull’asfalto. Erano vestiti da apicoltori. Mi hanno ingannato così, con una finta manifestazione degli ambientalisti contro lo sfruttamento delle compagne api. Mi è ormai chiaro che non si trattasse affatto di veri ambientalisti e di veri apicoltori. E io che avevo partecipato solo perché mi sembrava giusto interessarmi anche a questioni politiche. Avevo anche fatto un cartellone per l’occasione… Ma lasciamo perdere, è meglio non pensarci. Quando sono nervoso, perdo il controllo e mi riempio di brufoli.
Considerando il livello medio di intelligenza delle forze dell’ordine, non so come abbiano fatto a trovarmi tra la folla e a collegarmi a tutti gli omicidi, eppure ci sono riusciti. Mi hanno sbattuto dentro un camion e hanno guidato per ore. Mi hanno poi rinchiuso in uno scantinato, dove mi trovo tuttora, senza né cibo né acqua da non so quanto tempo.
Credono ancora che io sia pazzo e che abbia bisogno di massicce quantità di psicofarmaci e tranquillanti. Non appena capiranno che sono realmente un vampiro, mi porteranno in qualche struttura per condurre degli esperimenti sulla mia persona. Poiché non ci sarà alcuna Giovanna a salvarmi, mi auguro mi trasferiscano nell’Area 51. Potrò dire, almeno, di aver visto cosa fanno lì dentro.
Adesso devo andare, caro diario. Spero mi riforniranno presto di un nuovo quaderno e di alcune nuove penne. Sto scrivendo questa pagina su un pezzo di carta igienica dato che, ovviamente, sono stato privato di tutti i miei averi non appena ho varcato la sporca soglia di questa fatiscente struttura.
Vlad.


Las Vegas giorno qualunque del 2011
h: forse le 18 Canzone che ascolto: nessuna Numero di sigarette fumate: ho smesso Livello di nervosismo: eccitazione

ho visto la fottuta area 51! ho visto la fottuta area 51 e adesso sono libero per poterlo raccontare!
Caro diario,
mi hanno rilasciato a patto che lavori per loro al fine di rendere questo un mondo migliore. Ho spiegato loro le mie ragioni e sembrano condividerle. Mi hanno detto che sono libero di andare, ma preferiscono che stia qui con loro alla base. Somiglia molto a un ospedale, vanno tutti in giro in camice e mascherina, ma mi hanno confermato che è solo per precauzione – girano specie aliene quaggiù che lavorano a contatto con gli umani. Gli alieni sono proprio come gli umani, come lo sono anche io, d’altronde.
Anche io giro in camice, ma di un tipo diverso, e ho un braccialetto alla caviglia che, mi hanno spiegato, serve per essere sempre informati sulla mia posizione; qualora dovessi trovarmi in pericolo perché aggredito da un essere umano incapace di capire l’importanza della mia missione saprebbero dove recarsi per aiutarmi.
Mi hanno prescritto delle vitamine e dell’acido folico da prendere tutte le mattine, dicono che mi aiuteranno a vivere ancora più a lungo. Buffo, considerando che sono immortale! Ma non voglio arrecare loro un dispiacere, in fondo con me sono molto generosi, e così le prendo comunque, anche se non mi servono.
Quelle vitamine, tra l’altro, devono avere un dosaggio molto forte perché alle volte mi viene qualche capogiro e altre volte, invece, mi addormento profondamente.
In stanza non sono solo, ma sono in compagnia di un uomo che mi ha confessato di viaggiare nel tempo. È per questo, dice, che il Governo Americano si è subito interessato a lui. Pensa, caro diario, che la notte lo legano al letto perché c’è il rischio che viaggi nel tempo involontariamente, nel sonno! Devo chiedergli di portarmi nel 1897, magari riesco a uccidere quello stronzo di Bram Stoker senza incappare in Giovanna.
Adesso devo salutarti, stanno consegnando la cena a tutti i dipendenti che lavorano e vivono qui. I pasti sono tutti consegnati in stanza, non è magnifico?
A presto caro diario, a prestissimo!

Vlad.
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