mercoledì 31 agosto 2016

[Dal libro che sto leggendo] L'anima di Hegel e le mucche del Wisconsin. Una riflessione su musica colta e modernità

Fonte: Wise society


Devo dire che, un tempo, ero più brava a scegliermi i titoli da leggere e da comprare: in parte perché tenevo ben saldi i riferimenti ai filoni a cui associavo i libri da prendere, questo è legato ad un percorso di lettura sull'estetica della musica, in parte perché mi lasciavo meno affascinare da copertine e titoli o dagli scrittori. Che Baricco fosse un buon saggista era cosa che mi era nota ma che fosse stato critico musicale invece è stata una vera e propria scoperta.

Se poi a questo ci si aggiunge una penna decisamente pertinente e particolarmente talentuosa nel descrivere con poche parole, persone, fatti o atteggiamenti, il saggio scritto con sincera onestà e fuori dai denti è servito. Il Baricco di queste righe non fa sconto a nessuno, dalla critica fino allo snob ascoltatore domenicale ognuno ha colpe e meriti nella marcata differenziazione fra musica "colta" e musica "leggera". 

Se dopo aver letto queste righe vi verrà voglia di leggere questo saggio sappiate che:
- c'è un'introduzione alla Baricco-complicato: non fatevi spaventare, leggetela e poi rileggetela alla fine del libro. La prima volta vi aiuterà a capire a cosa si riferisce con musica alta o colta o contemporanea e la seconda vi servirà per capire le spiegazione della logica che lo ha mosso prima a scrivere e poi a mettere insieme questi quattro saggi.
- la restante parte del libro scorre che è una bellezza, quindi è una lettura decisamente piacevole.
Sappiate che è i circolazione una edizione più recente della mia che vi segnalo in fondo al post.

Buone letture e buon mercoledì!
Simona Scravaglieri
1. L'IDEA DI MUSICA COLTA


Analogamente a quelli di certi immensi imperi del passato, i confini della musica colta hanno un che di ipotetico e insieme di certissimo. Nessuno sa bene dove sono, ma è chiaro che da qualche parte ci sono. Si dà per scontata una geografia dell’esperienza musicale che disegna e sancisce frontiere ineludibili e meticolose: quelle per cui, comunque la si rigiri, a Brahms e ai Beatles competono paesaggi e idiomi differenti. Ma le mappe di un simile mondo rimangono vagamente fiabesche, volutamente imprecise e sempre provvisorie. Con imperturbabile ed efficace ottusità le usa l’industria culturale, facendole passare per vere, e disegnando su di esse una spartizione di mercati che ha ormai rivelato una sua felice funzionalità. Quanto al pubblico, si adegua di buon grado, rassicurato da un sistema che dà ai suoi bisogni un utile ordine, non dissimile da quello già sperimentato nella lieta frequentazione dei supermercati. 
Come spesso accade, anche qui l’infondatezza del sistema non incrina la sua funzionalità: conformemente a un verdetto che perfino la filosofia, che è la scienza dei fondamenti, si è rassegnata ormai a controfirmare. Come spesso accade, però, anche qui si fa strada la tendenza a dimenticare l’infondatezza di partenza tributando alla convenzione un preciso valore di verità. In tale operazione si distingue, per pervicacia e pedanteria, il consumatore di musica colta. È lui, più di qualsiasi altro, che teme un rimescolamento delle carte e che tende dunque a considerare l’ordine stabilito come un a priori indiscutibile, e vero. Il perché è elementare: del mondo della musica il consumatore di musica colta è convinto, non completamente a torto, di abitare la Svizzera: un'oasi nel mare della corruzione del gusto. Nel difendere l'ordine stabilito egli difende  la propria diversità e il proprio primato.
Più di quanto si sia disposti in genere ad ammettere, si tratta in verità di una crociata  tanto energica quanto cieca: il consumatore di musica colta difende qualcosa che non conosce. Come in certo immensi imperi del passato, anche qui è più facile trovare qualcuno disposto  a combattere per i confini del regno che qualcuno che quei confini li abbia visti. Sulla diversità della musica colta e sul suo supposto primato culturale ci si interroga raramente e con blando rigore: ridotti a slogan senza fondamento fanno da guanciale teorico ai sonni del perbenismo in abbonamento. Perfino i teorici di professione mostrano un qualche imbarazzo ad abbozzarne una plausibile legittimazione. Perché mai dovrebbe essere in grado di farlo la gente?
Se si chiedesse alla gente, alla gente dei concerti, cosa mai distingua la musica cola da quella popolar-leggera, Berio da Sting e Vivaldi da Elvis, ci si farebbe un'idea sui mille equivoci che circolano attorno alla faccenda. È facile presumere che con quella intelligenza sintetica che è la controparte della desuetudine a riflettere, la gente metterebbe a fuoco alcune argomentazioni- base del tipo "la musica colta è più difficile, più complessa", oppure "la musica leggera è un fatto di consumo e basta, quella classica invece ha un contenuto, una natura spirituale, ideale". Frasi come queste condividono con qualsiasi altro luogo comune il privilegio di pronunciare, in modo falso,  qualcosa di vero. Vi si riconoscono le due facce di un'unica convinzione: la musica colta deve la sua diversità e il suo primato alla capacità di evadere - grazie alla superiore articolazione del suo linguaggio - dai confini dell'immanenza, introducendo in un al di là non ben identificato ma comunque coniugabile approssimativamente con parole come cuore, spirito, verità. Prima di chiedersi se tutto ciò sia vero o falso, non è inutile cercare di capire come ci si è arrivati. Come tutti i pregiudizi, anche questo ha una sua storia da racontare.
Non è illecito affermare che dobbiamo la creazione al romanticismo: e più precisamente al suo promartire: Beethoven. È probabile che egli abbia svolto una funzione, nella storia della musica, affine a quella che, nella storia ella filosofia, Nietzsche attribuiva a Socrate: quella di sacralizzare una pratica fino ad allora squisitamente laica, per non dire commerciale. Ciò che accadde con Beethoven è che per la prima volta, e sotto la legittimazione del genio, si sovrappongono tre significativi fenomeni:
1) Il musicista mira a evadere da una concezione semplicemente commerciale del suo lavoro;
2) la musica ambisce, anche esplicitamente, a un significato spirituale e filosofico;
3) la grammatica e la sintassi di quella musica raggiungono una complessità che sfida spesso le capacità ricettive di un normale pubblico. 
Come si vede i tre differenti tasselli sono saldamente tenuti insieme dal fatto di legittimarsi a vicenda: isolato dagli altri, ciascuno di essi non sarebbe altre che una vacua ipertrofia. 

Questo pezzo è tratto da:

L'anima di Hegel e le mucche del Wisconsin. 
Una riflessione su musica colta e modernità
Alessandro Baricco
Feltrinelli Editore, ed. 2009
Collana "Economica universale Feltrinelli"
Prezzo 6,50€

lunedì 29 agosto 2016

Le letture della Centuriona: Harry potter and the cursed child

Attenzione! Se volete andare a trovare Natascia alla sua libreria a Genova, ha recentemente cambiato sede, quindi controllate l'indirizzo corretto in fondo al post! Buona lettura!

Fonte: Telegraph


Agosto è spesso un mese crudele. Lo è per chi lavora in località di villeggiatura, lo è per chi, comunque, non riesce a fare neanche un giorno di ferie/vacanze, lo è per chi ama un certo tipo di letture, perché ad agosto, per lo più, escono libri 'da spiaggia', che vanno benissimo eh, ma magari non dovrebbero essere l'unico tipo di lettura disponibile.
Per fortuna quest'anno qualcuno ha pensato a ravvivare l'estate letteraria degli italiani. Per lo meno di quelli che riescono a leggere un po' di inglese. Piccola nota: non sto dicendo che in tutto agosto non sia uscito niente che fosse meglio di 'Harry Potter and the cursed child', eh! Ma per il genere di libri che piace leggere a me, questo è stata una bellissima ''sorpresa''.
Non che non potessi aspettare settembre per leggerlo in italiano...
No, aspettate. No, no, non avrei mai potuto aspettare settembre per leggerlo in italiano. Dovevo averlo il più presto possibile!
Quella che segue, comunque,non sarà una vera e propria recensione, ma più una serie di considerazioni sul libro, sulle scelte editoriali fatte e sui sentimenti che mi ha suscitato. Considerazioni personali che non vogliono essere nient'altro, solo l'espressione di quello che mi è passato in testa da quando ho letto che sarebbe uscito il libro.


NON-RECENSIONE DEL LIBRO DI AGOSTO


Titolo: Harry potter and the cursed child
Autore: John Tiffany e Jack Thorne, da un soggetto di JK Rowling
Casa editrice: Little, Brown (importato da Penguin Books)
Prezzo: 25,50 € (contro le 19,80 che costerà la versione italiana... immagino per i costi di importazione, e le 20 sterline in Uk)


La prima considerazione che mi è passata per la mente quando ho letto che sarebbe uscito il libro in versione 'special rehearsal edition script' è stata riguardo alla 'leggibilità' della versione script, che non è nient'altro che lo scritto delle battute recitate dagli attori durante lo spettacolo teatrale (se avete letto qualcosa di Shakespeare saprete sicuramente di cosa parlo) precedute e intervallate da piccoli 'tra-parentesi' in cui si da un'idea del tono o dei sentimenti che accompagnano le battute, oltre all'ambiente in cui si svolge la scena e, a volte, il tempo (cronologico) in cui si svolge.
Credo che la scelta di trasporre in forma scritta lo spettacolo sia stata comunque buona. Dopotutto, il resto del mondo (tutti coloro che non abitano a Londra) non avrebbero avuto modo di conoscere la storia del '19 anni dopo', altrimenti.
Lo script è la mia forma preferita di lettura? Ovviamente no, ma se l'altra opzione era aspettare 2 anni (che ci facciano una trasposizione cinematografica - sempre che siano intenzionati- e che, magari, si decidessero a farla diventare un libro - anche nell'ipotesi contraria, comunque un altro anno sarebbe passato di sicuro!) sono molto contenta che si siano affrettati a buttarlo giù e a metterlo in vendita.
Adesso viene la domanda più difficile: la storia ne valeva la pena?
A mio avviso, assolutamente sì. Sicuramente per molti ''i nuovi personaggi non sono sufficientemente caratterizzati'', la mancanza di descrizioni fa perdere la maggior parte della 'magia' del testo, ma la storia (di cui io non parlerò) di per sé è bella.
C'è l'avventura, c'è l'amicizia, c'è la conflittualità (con ciò che ne comporta) tra generazioni, c'è la battaglia tra bene e male, c'è la magia e gli esiti negativi che essa può avere quando la si usa nel modo sbagliato, c'è il tradimento e 'il colpo di scena'. C'è una nuova storia che si collega con quella vecchia (le colpe dei padri etc... etc...). Secondo me, non gli manca proprio niente per essere un'ottima storia.
Poi, più di tutto, io aspettavo di vedere come sono cresciuti i 'nostri' eroi. E il nuovo Harry Potter è esattamente come avrei voluto che fosse. Un mago, certo, ma con una sfumatura di umanità che manca a molti non-maghi (e intendo anche nel mondo reale, eh, non solo nel mondo fantastico di JKR). Il suo ruolo di genitore, essendo un uomo che è cresciuto senza figure genitoriali, è, ovviamente, difficile, ma il personaggio lo affronta con la stessa dose di sfida con cui affronta ogni altra cosa.
Ho notato (non che la cosa ci interessi molto) che quasi tutti i blogger professionisti lo hanno bocciato. Penso di capire che sia stato difficile ritrovare le atmosfere degli altri libri in questo: sicuramente, se il libro fosse stato scritto dalla Rowling, avrebbe avuto tutto un altro sapore. Anche per me. Ma io credo che si debba anche riuscire ad andare oltre la forma.


Un'altra considerazione che ho fatto è stata riguardo alle polemiche sull'attrice che interpretava Hermione nello spettacolo teatrale. Le polemiche che ne sono nate mi hanno interessato pochissimo ma mi sono chiesta, più di una volta, se sarei riuscita a vedere i personaggi con una faccia diversa. Così, mentre leggevo il libro, ho cercato di immaginarmi un Harry Potter che non fosse un Daniel Radcliffe artificialmente invecchiato o un Draco senza quel sorriso beffardo che riesce solo a Tom Felton... e devo dire che non ho fatto nessuna fatica a immaginarmeli diversi, anzi. Anche se, nella mia testa, le ambientazioni non riescono a non assomigliare invariabilmente a quello che abbiamo visto nei film, ho scoperto che i personaggi hanno una loro forma e una loro connotazione che è più vicina a quella che mi sono sempre immaginata leggendo i libri, che non a quella esteriore degli attori che li interpretano nei film della serie.


Ultima considerazione: da libraia ho dovuto spiegare a diversi ragazzini, venuti a ordinarmi la versione italiana, che lo script non è come leggere un libro normale. Ad alcuni ho fatto vedere la versione inglese e sono inorriditi all'idea di leggere le battute in quel modo. Forse è una comunicazione che avrebbe dovuto essere più chiara, a tutti i livelli. Semplicemente perché immagino alcuni di questi poveri ragazzini che hanno ordinato su internet a occhi chiusi, per il semplice fatto che ci fosse scritto 'harry potter' sopra, e si ritroveranno tra le mani qualcosa che sarà molto lontano da quello che si aspettano.
Era capitato anche con il libro de 'Il seggio vacante', pubblicizzato con grande risonanza come 'il nuovo libro di jk rowling' e rivelatosi per niente adatto ai ragazzi. Se queste cose si facessero in modo più trasparente, secondo me, rischieremmo meno di perdere potenziali lettori in erba.
A presto
Natascia Mameli



Natascia Mameli
Marassi Libri
NB: dall'11 luglio 2016 nuovo indirizzo:
CORSO DE STEFANIS 55 R
16139
GENOVA

giovedì 25 agosto 2016

"Senza nome", Wilkie Collins - Il cambio di costruzione...

Fonte: Caterina Steri

Pensavo mi sarebbe piaciuto di più questo libro e invece mi è piaciuto tanto ma non più degli altri. La formula dell'intreccio, come avevo scritto nel Diario di Luglio è innovativa, rispetto il romanzo precedente e quello successivo le cui trame erano costruite come delle catene di testimonianze che alternandosi commentavano le vicende principali: in questo caso, infatti ogni personaggio vive una vita separata finché la vicenda principale non li porta ad  incontrarsi con gli altri protagonisti. E' solo in questo momento che le storie di intrecciano e le vicende cominciano ad animarsi. Rimane comunque spettacolare l'apertura del primo capitolo, che vi avevo inserito nel [Dal libro che sto leggendo] in cui con una mossa estremamente teatrale l'autore utilizza il ritmo del tempo scandito da una pendola per dettare quello delle azioni dei personaggi coinvolti e che vengono presentati man mano che si presentano sulla scena. Sembra quasi un testo teatrale ed è, costruito così, particolarmente incisivo.

Siamo sempre in Inghilterra in un paesino della campagna del Sommerset nel 1840 dove vive in armonia Vanstone con i loro domestici e l'amata ex-istitutrice, ora governante, Miss Garth. I Vantsone hanno due figlie: la maggiore è più posata mentre la minore ha una gioia di vivere e un'irruenza che viene giustificata solo dalla sua età. Ma un bel giorno arriva una lettera misteriosa, poi Mr. e Mrs Vanstone decidono di partire immediatamente per Londra, e senza dare spiegazioni, per poi fare rientro qualche settimana dopo. Il mistero del perché di questo viaggio rimarrà a lungo anche oltre la morte prima di MR. Vanstone e quello repentino della moglie. Infine, a portare ulteriore scompiglio in una situazione già funesta da sola arriva la notizia che le due ragazze non avranno un penny dell'eredità paterna perché il padre non ha rifatto il suo testamento e che tutti i soldi andranno allo zio con il quale prima il nonno e poi il padre hanno litigato molto tempo prima. Alle due ragazze non rimane che Miss Garth e la prospettiva di una vita povera al servizio di qualche famiglia ricca come istitutrici e, per la minore delle due, l'arrivederci da dare all'uomo che ama e che non può trattenere in Inghilterra. Lui ha bisogno di lavorare e il suo lavoro lo porta in Cina mentre, nelle speranze di Mr. Vanstone c'era quella di riuscire a costruire per il futuro genero una carriera nella madre patria.

La storia mi è piaciuta e mi è piaciuto anche questo elaborato lavoro di intreccio delle varie vite dei personaggi ma, l'esperimento, in questo caso non ha sortito i suoi migliori effetti. E' affascinante riuscire ad intravvedere i ferri del mestiere di un autore e, in Collins, sono spesso evidenti ma quando l'intreccio crea ramificazioni così profonde l'insieme rischia di penalizzare qualcosa della trama o dei personaggi stessi. Fatta eccezione per Mr. e Mrs. Vanstone, che muoiono praticamente subito, sul nostro palcoscenico immaginario si muovono undici personaggi che oltretutto speculari fra loro:
  • lo zio è l'opposto di Mr. Vanstone;
  • Miss Garth è l'opposto della governante dello zio e via dicendo.
Ma la cosa interessante è che, anche con i due defunti i personaggi sono dispari e non è un caso perché c'è un personaggio che nell'intreccio principale garantisce che tutti quelli secondari abbiano un punto di contatto e di riferimento nella trama generale che compone l'armatura dell'intero libro.

Ora dobbiamo pensare che questa vicenda, che ora leggiamo in un unico libro, è in effetti una pubblicazione settimanale e che, questo tipo di costruzione, faceva apparire le vicende al lettore in maniera del tutto diversa dalle altre: seguendo infatti i vari tronconi di storie che si creavano dall'incontro di due o più personaggi ne usciva infatti una storia nuova che non necessitava che di piccoli rimandi nostalgici, per ricordare al lettore dell'esistenza di altri personaggi, ma che, per la complessità e lo svolgimento fluido del racconto, avrebbero potuto sussistere da soli. Ma non essendo stata costruita come una raccolta di racconti, ma come un insieme unico, chi ne fa le spese di questi riflettori, che si accendono e si spengono, sono solo i personaggi che hanno bisogno di tempo per divenire risolutivi. In trame diverse, come in Armadale ad esempio, la mancanza di attenzione non vanificava la necessità dei personaggi secondari, anzi in parecchi casi sembravano tutti co-primari, mentre in questo sembrano decisamente accessori. A questo si aggiunge una sommatoria di situazioni complicate ad arte e forse talmente troppo complicate da sembrare poco verosimili. Quindi la governate dello zio, sembra troppo intrigante per una donna di quell'età e di quel periodo - va bene che dietro un grande uomo c'è una grande donna ma questa non ha nulla a che vedere con quello stupendo cammeo della cameriera governante di Armadale - , e Miss Garth si da pace troppo presto della situazione in cui si viene a trovare per una donna che ha giurato sulla tomba della sua ex datrice di lavoro che avrebbe difeso le figlie ad ogni coste e che sarebbe stata il loro angelo custode.

E' in queste piccolezze, che invece solitamente costituiscono la parte cui Collins, negli altri romanzi, dedica un'attenzione quasi maniacale che l'autore perde di smalto. La storia si sente che è narrata a puntate, si percepisce che ad un certo punto anche l'autore comincia a perdere interesse perché l'intreccio forse stanca anche lui, si nota che il dodicesimo personaggio viene inserito per salvare capra e cavoli. Non stona nella storia, perché Collins, da vecchia volpe inserisce sempre qualche persona in più, sia mai serva, ma in questo caso, non aveva molta ragione d'esistere. E ne aggiunge altri due che compiono solo all'occorrenza per riportare in auge alcuno protagonisti che sembrano essere quasi dimenticati per buona parte del libro. Ha però un qualcosa di conosciuto l'insieme dell'immagine della società inglese che ne viene fuori: è dickensiana. Collins, che è sempre stato affascinato più dal fatto che dalla conclusione, in questo caso, crogiolandosi nel costruire le difficoltà ci regala una dura condanna alla "civiltà" della società borghese e della giustizia inglese. Una donna può fare l'istitutrice ma come figlia, a meno di specifici lasciti scritti, conta praticamente nulla. Una donna può aspirare soltanto a contrarre un buon matrimonio, come diceva anche Jane Austen, ma non può contare su se stessa. La critica che qui viene fatta riguarda un Dickens diverso da quello de Circolo Pickwick e più vicino al tono un po' aspro che ha in Nicholas Nickleby scritto poco più di vent'anni prima da Charles; anzi, anche la trama (anche se lo svolgimento è ben diverso), sembra anche aver dato uno spunto - ma queste sono congetture personali -.

Rimane quindi però evidente l'interesse mostrato da Collins per le figure secondarie, quelle di cameriere e governanti, che diventano chiavi di svolta e di svolgimento delle storie. In questo caso Collins si crogiola più su una che sulle altre ma l'affianca con lo scaltro zio che le si contrappone con l'utilizzo degli stessi espedienti. Combattono ad armi pari, e quindi in alcuni momenti lo scontro perde un po' di smalto ed è difficoltoso da comprendere, ma il ruolo che essi occupano all'interno della vicenda è sempre pertinente e mai ingombrante. Vi assicuro che, per il ruolo che svolgono, non è affatto semplice evitare che queste figure strabordino mettendo in ombra quelle che sono le reali figure protagoniste.

Libro no quindi? Libro comunque promosso a pieni voti - diciamo che mi è piaciuto molto ma non avevo gli occhietti a cuore quando l'ho finito -, ma sicuramente non da consigliare a chi si avvicina per la prima volta a questo autore perché la trama rallenta in più punti e difficilmente si riuscirebbe ad apprezzare appieno  le logiche di costruzione delle vicende di Collins. E' un romanzo più da persone che già lo conoscono e lo apprezzano. Ho ancora tre libri di questo autore, quindi avremo altre vicende di cui parlare. La storia, al netto delle complicazioni generate dalle caratteristiche di alcuni personaggi, comunque regge anche nei punti in cui sembra essere più sbrigativo. Quindi comunque, per me, è un libro da conoscere.
Buone letture,
Simona Scravaglieri


"Senza Nome"
Wilkie Collins
Fazi Editore, Ed. 2015
Traduzione di Luca Scarlini
Collana "Le strade"
Prezzo 18,50€




Fonte: LettureSconclusionate

lunedì 22 agosto 2016

Diario di un mese di libri... Luglio 2016


Fonte: Toughts By Milky


Libri comprati:

"L'opera struggente di un formidabile genio", David Eggers - Mondadori Editore (usato)
"La nuova generazione perduta", David Leavitt - Mondadori Editore (usato) 
"La figlia dello straniero", Joyce Carol Oates Mondadori Editore (usato)
"Denti bianchi", Zadie Smith - Mondadori Editore (usato)  
"Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde", Robert Louis Stevenson - Mondadori Editore (usato)
"Villa tre pini", Marco Polillo - Rizzoli Editore (usato)  
"La provincia addormentata", Michele Prisco - Rizzoli Editore (usato)  
"una spirale di nebbia", Michele Prisco - Rizzoli Editore (usato) 
"La dama di piazza", Michele Prisco - Rizzoli Editore (usato) 
"Tre uomini in barca", Jerome K. Jerome - BUR (usato) 
"Oltre le parole", Luca Giachi - Hacca (usato)
"Non dire madre", Dora Albanese - Hacca (usato)  
"Schiavi di New York", Tama Janowitz - Bompiani (usato) 
"Giobbe", Joseph Roth - Adelphi (usato)
"Le ceneri di Angela", Frank McCourt - Adelphi (usato) 
"La cittadina dove il tempo si è fermato", Bohumil Hrabal - Edizioni E/O (usato)
"L'enigma dell'alfiere", S. S. Van Dine - Corriere della Sera (usato)
"Poesie", Sylvia Plath - Corriere della Sera (usato)
"Tutti i racconti del mistero dell'incubo e del terrore", Edgar Allan Poe - Il Messaggero (usato)
"L'uomo per il quale non esistevano segreti", Jurij Korolkov - Edizioni FER (usato)
"Fratelli di sangue", Ernst Haffner - Fazi Editore (usato)
"Ognuno sta solo", Chiara Valerio - Perrone Editore (usato)
"The circle", David Eggers - Random House US (Alfred A. Knopf) (usato)
"Girl with green eyes", Edna O'Brien -  Penguin UK
"Italian art, life and landscape", Bernard Wall -  William Heinemann Medical Books (usato)
"Oscar e la dama in rosa", Eric-Emmanuél Schmitt -  BUR (usato)    

Libri regalati

"Il cacciatore celeste", Roberto Calasso - Adelphi
"Topkapi", Eric Ambler - Adelphi
"Io sono vivo, voi siete morti", Emmanuel Carrère - Adelphi
"La Triomphante", Teresa Cremisi - Adelphi
"Gli ultimi libertini", Benedetta Craveri - Adelphi
"La borsa di Miss Flite", Bruno Cavallone - Adelphi
"Paura reverenza e terrore", Carlo Ginzburg - Adelphi
"Paris was a woman", Andrea Weiss - Counterpoint
"Geografia e drammi", Gertrude Stein - Liberilibri
"La passione e il dubbio", Henry James - Marsilio
"Vivid Faces: The Revolutionary Generation in Ireland, 1890 -1923", R. F. Foster - Penguin UK
"Fratello John, sorella Mary. Le avventure semiserie dell'operatore sociale precario Mauro Eliah", Marco Ehlardo - Edizioni Spartaco




Libri letti

"Senza nome", Wilkie Collins - Fazi Editore
"Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano", Eric-Emmanuél Schmitt - Edizioni E/O
"Intrigo scolastico", Tom Perrotta - Edizioni E/O
"Fratello John, sorella Mary. Le avventure semiserie dell'operatore sociale precario Mauro Eliah", Marco Ehlardo - Edizioni Spartaco
"L'anima di Hegel e le mucche del Winsconsin", Alessandro Baricco - Feltrinelli Editore
"Ruggine", Anna Luisa Pignatelli -  Fazi Editore
"WUH", Andrea Paolucci - Edizioni Gorilla Sapiens
"Una cosa piccola che sta per esplodere", Paolo Cognetti - MinimumFax Editore


Libri in lettura

"Girl with green eyes", Edna O'Brien -  Penguin UK
"Gli ultimi eretici", Vasile Ernu- Hacca Edizioni (in lettura)
"Città in fiamme", Garth Risk Hallbergh - Mondadori Editore (in lettura)
"Alla ricerca del tempo perduto Vol.1: Dalla Parte di Swann", Marcel Proust - Mondadori Editore (in lettura)



Premessa: Non sarò lunga, perchè il post lo è, e anche tanto. Noterete forse un cambio di registro nel post perché era talmente lungo e complicato che l'ho dovuto scrivere in tre momenti separati. Mi scuso in anticipo, magari qualcuno non lo noterà, ma io lo so e tanto basta. Buona lettura!


Non cominciamo con le facce basite, chiudete quelle bocche che, come diceva mio padre, "poi ci entrano dentro le mosche!". Lo dovreste sapere dallo scorso anno che, Luglio, è il mese del mio compleanno e, se a Giugno sono stata brava, qui non ho acquistato solo io, ma mi hanno decisamente aiutata! Tra parentesi sono stata anche brava perché dei libri che vedete fra i comprati, solo l'ultimo è stato effettivamente comprato da me, gli altri invece sono stati regalati con un dono tardivo che ha coperto più che ampiamente la spesa fatta in un solo giorno (26 libri, di cui uno appioppato a Librangolo Acuto cui ho detto che, di quell'autore, quel libro va letto e basta, gli altri può anche tralasciarli!). Sì, lo so che siete tutti curiosi di sapere che libro è! Parliamo di un libro spassosissimo che si intitola "Mia suocera beve"  libro veramente divertente e ben fatto. Prima e dopo, nonostante conosca un sacco di persone che apprezzano questo scrittore, per me non c'è nulla. 

Questo mese una novità grossa c'è, ed è il libro in inglese ovvero "Girl with green eyes", Edna O'Brien, è una vecchia edizione Penguin UK del 1975. Il libro è del 1962 ed è il secondo della serie "Country girl" scritta dalla O'Brien all'incirca negli anni '60 quando era ancora sposata e si era già trasferita a Londra. Ovunque si dice, e lo dice anche lei, che per la franchezza dei toni - in particolare la parte riguardante il sesso - in cui era scritta, questa saga, venne vietata in Irlanda e lei fu messa al bando perché condannata, moralmente, per l'aver scelto non solo di sposare prima un uomo divorziato (in verità stavano insieme già prima che divorziasse dalla precedente moglie ed ebbero un figlio prima di sposarsi come dice nella sua biografia), ma anche di divorziare e di scrivere libri del genere. Ora, quando ho trovato il libro all'usato, sapevo chi era la scrittrice e anche la storia che stava dietro a Country Girl, ma non sapevo che fosse una trilogia. Quando l'ho preso e ho postato le foto, avevo sbirciato la prima pagina e, stupita del fatto di riuscirla a leggere senza un grande aiuto del dizionario, ho proseguito e ora sono a praticamente a metà libro. Certo non è sempre semplice, ci sono termini irlandesi che ci metto anche mezz'ora a capire che significano, però sicuramente è più scorrevole del distopico che avevo iniziato qualche tempo fa, per il quale leggere due pagine di battaglie era un'impresa da mezzo pomeriggio! Detto questo, l'edizione mi ha un po' fregata: avevo visto 213 pagine e mi sono detta "va bene, magari in due mesi ce la faccio!" ma è scritta "alla Feltrinelli" ovvero la dimensione dei caratteri è decisamente ridotta, quindi, a parte le maledizioni di quando mi perdo fra le righe, se abitaste con me o foste con me a pranzo in ufficio, mi sentireste tradurre ad alta voce e magari qualche volta esclamare "Edna, e quanto la fai complicata!". 
Il "si dice" di poco più su è perché "Girl whit green eyes", proprio proprio esplicito sessualmente non è e, in più, Cath, la protagonista, a metà libro manco si è lontanamente concessa. Suppongo sia utile sapere che a parte lo spoiler di dove si trova non ve ne siano altri, perché è la prosecuzione di una vita, almeno per ora. Cath che nel precedente libro era una ragazzina cresciuta in un paesotto della provincia della provincia irlandese (Country Girl) si trova sempre in Irlanda ma a Dublino e lavora in una drogheria. Ha conosciuto Eugene, uomo sposato (non vi ricorda qualcuno?) che ha rispedito la moglie in America dopo un evento luttuoso. Eugene lavora nel mondo del cinema e Cath la sua amica Baba, che razza di nome, lo hanno conosciuto ad una festa; poi Cath lo ha incontrato qualche volta, lo ha invitato a casa dove gli ha presentato Johanna, la sua padrona di casa e gli altri inquilini e lui l'ha invitata a vedere la casa sua e a passare le feste con lui insieme ai suoi amici. Cath ha scoperto Eugene per gradi, ma qualcuno ci ha messo lo zampino e ha scritto ai suoi datori di lavoro e a suo padre, dicendo che sta frequentando un uomo sposato e, mentre Eugene è partito per Londra, il padre di Cath piomba a Dublino costringendola a tornare al paese per evitare che si conceda al diavolo (Eugene). Io sono arrivata sin qui, ne riparleremo quando lo finisco!

Tra gli altri libri in lingua che ho preso ci sono:
- "Italian art, life and landscape", Bernard Wall, avrei voluto farvi vedere la faccia di Irene quando ho detto "questo lo prendo!" perché c'era davvero da ridere, ma sapevo quello che stavo facendo. E' una guida ai luoghi e alla cultura italiana del 1956 e a me non mancano informazioni sul mio paese, ma ho trovato straordinariamente divertente che quando parla di Roma dedica un intero capitolo ad un luogo cui assegna proprio il nome di "Campagna Romana". In quella porzione di libro parla della crescita di Roma, che per chi non lo sapesse, fino al 1.400 era tutta dal lato di Trastevere e San Pietro e solo successivamente, dopo l'arrivo di Bramante, Raffaello e il Rinascimento che guarda al classico come spunto per trovare la perfezione, comincia a popolarsi dall'altro lato. Quindi, secondo il racconto dell'autore, sbirciato in velocità, la "Campagna Romana" - non ve lo sto traducendo "Campagna" è scritto proprio così come "Roma" - si riduce mano a mano diventando solo la zona dei Castelli romani.
"The circle", David Eggers - Random House US (Alfred A. Knopf) che invece è una sorta di distopico, stavolta niente guerre, ma un mondo che ricorda molto il quartier generale della Google. La protagonista che vuole veramente entrare a fare parte del "Cerchio" è disposta a rinunciare alla sua privacy, il motto della società è "Se non sei trasparente, cos'hai da nascondere?". Lavorare là significa che la propria vita si svolgerà tutta all'interno del cerchio che diventa una società a parte; tutto bello e dorato, il mondo di Mae comincia a crollare quando una collega le fa notare che la perdita, che subisce mettendo in piazza se stessa, è superiore ai benefici che ne ottiene e che, mettere in modalità sociale, il proprio io non è così semplice e come sembra.

Sempre di Eggers, ma stavolta in italiano, ho trovato anche "L'opera struggente di un formidabile genio", che è un romanzo autobiografico e che narra della vita di due fratelli un ventenne e un ragazzino di otto anni che improvvisamente perdono i genitori. Il più grande vende tutto, prende il fratello minore e si trasferiscono in California in cerca di una vita nuova e di fortuna. Lo hanno definito un "inaspettato capolavoro". Eggers è il fondatore di una rivista che mi piace molto, McSweeney's, ha fondato anche una scuola di scrittura ed ha un sacco di idee geniali. Lo avevo in lista da un po', e ora posso togliere ben due libri dall'elenco dei "da comprare"!
Ho comprato anche altri Mondadori e in particolare "La nuova generazione perduta" di David Leavitt che è un saggio sulla letteratura gay e  sugli scritti sull'AIDS, tema molto importante per questo autore che da anni vive con il suo compagno (anche lui scrittore) prima a New York e poi a East Hampton. Poi ho preso "Denti bianchi" (Zadie Smith), della stessa autrice ho letto "L'Ambasciata di Cambogia" che mi era veramente piaciuto e molti, Irene compresa, mi avevano detto che Denti bianchi era altrettanto bello. Siamo nell'Inghilterra degli anni '60, dove la convivenza pacifica delle diverse culture non è ancora stata raggiunta: in questo momento si rincontrano due uomini che si sono conosciuti alla fine della seconda guerra mondiale. Uno è inglese e l'altro è bengalese, il libro narra delle improbabili avventure di questa particolare rimpatriata con famiglie annesse.
Per "La figlia dello straniero" di Joyce Carol Oates, è più l'autrice che mi ha ispirato che il libro, diciamo che di suo al mercatino ho trovato solo questo, il resto ce l'ho da parte in qualche emulatore di e-reader. La storia parla di una famiglia che è appena giunta in America e si sposta alla ricerca di non sa nemmeno cosa. Lui beve e picchia la moglie, lei è attaccata morbosamente al figlio e una lettera racconta loro degli orrori dell'olocausto che nemmeno loro vorrebbero sapere. Sì, lo so, una cosa allegra non guasta mai, vero?
Posso invece dire tranquillamente dire che io, questo libro di Robert Louis Stevenson, lo conosco a memoria! Questo perché questo è uno dei libri che ho ascoltato per un paio di mesi in audiobook. Sono quegli audio che ascolto prima di addormentarmi... beh? E' un po' come la favola per la buona notte solo che Stevenson ha un modo un po' "macabro" per augurarmi il buon riposo con "Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde". Lo avevo letto a scuola ma non ho mai avuto il libro, ora sì. 

Rizzoli. "Villa tre pini" di Marco Polillo l'ho presa semplicemente perchè avevo letto il giallo successivo, "Il convento sull'isola" (Rizzoli) che mi era anche piaciuto parecchio e quindi, visto che c'era l'opportunità, non ci ho pensato due volte. Mi piace lo stile di Polillo che addirittura non si perde in descrizioni fini a se stesse; la descrizione dei luoghi e delle persone avviene sempre nel mezzo di un'azione, di cui spesso la descrizione è parte integrante, così uno non s'annoia e si gode la vista. E' il primo della serie del vice commissario della Questura di Milano Enea Zottia. Marco, ma senti un po', ma un cognome più semplice no, eh?
Poi una cavolata la dovevo pur fare no? Voi che dite? Ecco che si sappia, l'io della lettrice sconclusionata vuole proprio leggere Prisco, vuoi per il titolo del libro o vuoi per il fortuito ritrovamento di qualche tempo fa di un volume, che testimoniava l'immenso amore per questo autore, del suo ex proprietario/a. Insomma ho tre libri uguali! uno lo avevo trovato al bookcrossing ed è della stessa edizione di quella che ho preso ora, solo un po' più vissuto, uno l'avevo preso appunto al mercatino di Ciampino e uno ora. Che libro è? "Una spirale di nebbia". Ora il volume Rizzoli (di cui vi ho parlato nel Diario di Aprilenon lo darò via, ma mi scoccia dar via uno della collana che ho preso ora perché della stessa collana ho trovato altri lavori di questo autore. "La provincia addormentata" è una raccolta di racconti che narrano la vita napoletana e in particolare ai piedi del Vesuvio. Fu la raccolta con cui esordì e venne pubblicato per la prima volta nel 1949 da Mondadori. Mentre "La dama di piazza", che nel 1962 vince il Premio Napoli - che vincerà nuovamente nel 1971 con "I cieli della sera" (Rizzoli) -,  è una storia familiare, una sorta di saga ma più stretta nei tempi (dal 1919 alla fine della seconda guerra mondiale), che ha per protagonista una donna, ambiziosa e passionale, che, dice la quarta di copertina, "tende a elevarsi dalla sua condizione di piccola borghese alla quale resta sempre irrimediabilmente legata".


Veniamo a qualche classico "Tre uomini in barca"di Jerome K. Jerome (Bur) e "Tutti i racconti del mistero dell'incubo e del terrore", Edgar Allan Poe (Il Messaggero), "L'enigma dell'alfiere", S. S. Van Dine (Corriere della Sera). Anche per Jerome e in particolare per "Tre uomini in barca", posso dire tranquillamente di saperlo a memoria, anche questo l'ho audiobook, ma la storia in questo libro è diversa come genere da quella di Stevenson. Al liceo, avrò tentato di leggerlo un milione di volte salvo poi annoiarmi e metterlo da parte mentre, invece, con la lettura di Silvia Cecchini, l'ho trovato straordinariamente divertente - ecco questo non è un libro che aiuta tantissimo a combattere l'insonnia... ma almeno riderete di gusto! -, così dopo averlo sentito almeno sei volte buone posso dire di essere pronta e preparata a riprovare con il libro! Ah! Se vi state chiedendo che ascolto ora per dormire, l'audiobook è "Grandi speranze", Charles Dickens, letto da, tanto per cambiare, Silvia Cecchini. Quasi quasi vi aggiungo una categoria apposta fra quelli in lettura!
Per S.S. Van Dine, e quindi "L'enigma dell'alfiere" , invece non stento a dirlo, è una pura questione di principio. Lui è palloso, il suo personaggio uno snob so-tutto-io, quelli che gli stanno attorno, giusto per farlo sembrare più antipatico, sono decisamente degli allocchi. Oltretutto, tanto per volermi male, avevo una raccolta , in ebook, della Newton Compton la cui traduzione non aiuta affatto. Quindi visto che c'era, ho preso il libro in questione, sperando in una traduzione migliore, e con il puntiglio di finirlo. Difficilmente credo che mi entusiasmerà, ma io almeno questo lo devo finire, poi io e Van Dine possiamo prendere anche strade differenti!
"Tutti i racconti del mistero dell'incubo e del terrore" li avevo e, da quando mi sono trasferita, non li trovo più e, qualora riemergessero - e succede sempre così quindi ritorneranno fuori! - lo scambierò con qualche altro volume. 
Invece, grossa azione di buona volontà è quella fatta prendendo le "Poesie" di Sylvia Plath (Corriere della Sera). ALT! Tu, scrittore di poesie, che per caso sei capitato qui, io come recensore di poesie sono una pessima idea! L'unica raccolta di poesie citata in questo spazio è quella di Nazim Hikmet ma non è una raccolta di poesie romantiche, bensì di prose in rima che raccontano una profonda nostalgia e potremmo dire che sono poesie "civili". Mentre a spingermi a comprare la Plath c'è un sospeso che ho con Ginevra Bompiani che con "Lo spazio narrante" (Et.al) racconta magistralmente il pensiero di Jane Austen, Emily Brontë e Sylvia Plath. Ecco, mentre delle prime due, si può dire che conosco vita morte e miracoli, per la Plath invece ammetto la mia ignoranza, la rima non mi è amica affatto e io non è che le lascio poi molto spazio. Così, giusto per farmi un'idea e rileggere il pezzo a lei dedicato con altri occhi, ci darò uno sguardo.

Tu, eretico rivenditore dei tuoi libri! Tu, come hai potuto separarti da due volumi Hacca manco letti?! Pentiti!!! Ma comunque, eretico, grazie! Libri in ottime condizioni praticamente nuovi.
"Oltre le parole"di Luca Giachi. Di questo vi metto un estratto della sinossi poi ditemi voi se non vi sale la curiosità: 
"Una vecchia 500 gialla cade dal cielo spingendo i due protagonisti, Matteo e Alessia, a trasformarsi in veri e propri investigatori. E mentre ricostruiscono una complessa vicenda che si fa via via più toccante ed intensa, ritrovano le ragioni dell'amore. Imparano a guardarsi, a parlarsi a "cuore aperto", a condividere un'esperienza che li cambierà per sempre."
Mentre per "Non dire madre" di Dora Albanese si tratta, se ho ben capito, di saggi sotto forma di racconti che, nello svolgimento, indagano sui retroscena della maternità e della figura femminile dal periodo post bellico in poi nel sud Italia. E devo ammettere che non sapevo che avessero questo libro in catalogo.

Quando sono tornata a casa dal mercatino, sono andata a vedere chi fosse Tama Janowitz perché, la raccolta di racconti "Schiavi di New York", veniva presentata come "la raccolta che ha rivelato la nuova star della narrativa americana" e, possibile mai che io mai l'avessi sentita nominare? Ecco, è possibile. Tama, oltre ad aver, in passato mi auguro, adottato delle mise, permettemi, un po' (tanto) al di là del mio gusto - come in questo caso in un vecchio Letterman Show -, ha effettivamente scritto sette romanzi/raccolte di racconti ma, da questa, è uscito un film che porta lo stesso titolo e che ha avuto come regista James Ivory che pure io, che mai guardo la Tv e mai vado al cinema, conosco! La New York rappresentata in queste storie è sregolata e anaffettiva, è fatta di lustrini e di feste, di persone che si mettono insieme per noia e si lasciano senza traumi. E, vi dirò, alla fine, non mi sono pentita di averlo preso!
Sempre in tema un po' oscuro, ma stavolta siamo a Berlino nei primi anni trenta, c'è "Fratelli di sangue"di Ernst Haffner che avevo adocchiato da un po' e figuratemi la mia faccia quando l'ho visto là! Fratelli di sangue, è il nome di una gang di orfani che sopravvive, cercando di farsi spazio nel mondo dei bassifondi berlinesi, con piccoli e grandi espedienti come il furto e la prostituzione. Nelle presentazioni che avevo visto il giro, l'autore ci tiene ad evidenziare non solo la questione stoica ma, soprattutto, le dinamiche di un gruppo che vive di regole non scritte e che su questo basa i rapporti all'interno e all'esterno del gruppo stesso. E, in questo periodo, direi che cade a "fagiuolo".
Sempre "nero" ma stavolta è un mistery è "L'uomo per il quale non esistevano segreti" di Jurij Korolkov. Herling da lassù mi perdonerà ma, quando ci domandava se ci eravamo mai chiesti perché non c'erano gialli russi in "Da Gorky a Pasternak. Conversazioni sulla letteratura sovietica", libro di cui prima o poi dovrei anche fare una recensione, e ci diceva che, in fondo, la vita sovietica del periodo "da Gorky a Pasternak" è esso stesso un grandissimo giallo - come peraltro tantissimi altri periodi compreso quello che si legge in "C'era una volta la DDR" di Anna Fuller - non poteva sapere dell'esistenza di questo autore (anche perché testo di Herling è del 1958) che, credo, negli anni '70 fu pubblicato anche in Italia. Si parla di spionaggio e quando lo avrò letto vi dirò di più, perché non è che ci siano così tante notizie nella quarta di copertina.

Quello di Chiara Valerio invece mi ha fatto capire perchè le è tanto piaciuto "Panorama" di Tommaso Pincio. In fondo era in sintonia con questo tema, ovvero "Ognuno sta solo", perché anche qui si parla di una corrispondenza fra un lui e una lei in via digitale. Nasce qualcosa ma lui è impegnato e le cose, come sempre succede, si complicano. E' un libro abbastanza lungo, 478 pagine, ma secondo la sinossi è un libro che lascerà scosso il lettore. Nel caso succedesse qualcosa di grave, vedetela così, vi lascio i miei mensili, contenti? E' decisamente impossibile resistere alle sinossi di Perrone... vero?
Libro invece decisamente strano è quello di Bohumil Hrabal, che non poteva non stare nel catalogo di E/O, e che riguarda una storia abbastanza bislacca ma con un profondo risvolto morale ovvero una riflessione sul valore del tempo e su quanto, permettetemi la ripetizione, la percezione del passaggio del tempo influisca nelle nostre vite e sia veloce o meno. Ne "La cittadina dove il tempo si è fermato" il tempo pare davvero essersi cristallizzato. Forse è perché l'uomo sta agendo in maniera sistematica a distruggere i segni materiali del passato oppure perché all'interno del cerchio dei suoi abitanti la vita non sembra cambiare. Chi c'è pare stia lì da secoli e non sembra volersene andare.

Mondo Adelphi, di cui riapriremo il vaso di pandora con i regali, comprende due libri "Giobbe" di Joseph Roth potrebbe essere la svolta per risolvere il mio problema di "aridità" - non chiedete è una cosa alquanto complicata da spiegare! - oppure essere una debacle completa. La storia, seppur totalmente diversa da quella di Stoner,  racconta di un uomo, Giobbe appunto, che è immerso nel mondo che lo circonda, lavorando allo studio e all'insegnamento della Torah e creandosi una famiglia con moglie e tre figli. Il problema è che nulla di quello che sembra accadere pare ripagarlo della sua vita operosa e una sventura si somma all'altra. 
Questione invece totalmente diversa per Frank McCourt che dimostra che si può essere taglienti e spietati come solo un ragazzino può essere, grazie alla logica semplificata ed estremamente realistica, che racconta, nel periodo fra le sue guerre, la sua visione del mondo irlandese. Nella sinossi si scrive che "la sua famiglia è talmente povera che può guardare la povertà dal basso" ed è una descrizione irresistibile per un libro come "Le ceneri di Angela", giudicato da più parti come un vero capolavoro.

Quando ho preso i precedenti libri di Schmitt avevo intenzione di leggerli tutti. Intenzione che non è sparita, ma, leggendo "Monsieur Ibrahim e i fiori del corano" mi sono accorta che:
- avevo ragione sul fatto che alcuni titoli di somigliassero. Come detto a Marzo nel Diario la storia de "Il lottatore di sumo che non diventava grasso" somigliava decisamente troppo a "Monsieur Ibrahim e i fiori del corano". Non mi sono sbagliata. entrambi sono da inserire in un disegno più grande che mira ad indagare nel mondo dell'integrazione e di convivenza di credo, culture e nature differenti. Nel caso di "Oscar e la dama in rosa", la storia sembra una riflessione sul valore della vita ma anche questa, per certi versi, può rimandare allo stesso disegno di cui sopra.
- non mi è piaciuta la mossa editoriale, adoro Schmitt per il suo essere un indagatore dell'umana natura, ma questi racconti dovrebbero essere pubblicati tutti insieme. nel caso di Monsieur Ibrahim il commento della post fazione è lungo quanto, se non più, del racconto stesso. L'effettivo racconto, al netto dei mega margini e dei caratteri per ciechi, sarà di 40 pagine scarse (esclusa la postfazione) per un prezzo originale di 9,00€. Ecco se lo avessi visto in libreria così, confesso, non lo avrei mai preso. ALT! Non è un'ideona E/O oppure BUR (Oscar e la dama in rosa è BUR ripubblicato anche da E/O), perché ad uno sguardo sui canali internazionali, i libri vengono comunque pubblicati separatamente, quindi probabilmente è una scelta dell'autore, che non condivido ovviamente. 

E arriviamo al folto gruppo degli altri regali: io ho due fratelli e da loro - e grazie anche a Roberta, Martina e Lorenzo - ho finalmente in mano dei titoli che cercavo da tempo.
"La passione e il dubbio" (Henry James - Marsilio), "Vivid Faces: The Revolutionary Generation in Ireland, 1890 -1923" (R. F. Foster - Penguin UK) e"Paris was a woman" (Andrea Weiss - Counterpoint) sono in ordinati per periodo.
Il primo, "La passione e il dubbio", mi sono un po' pentita di averlo preso e, infatti, se non avesse contenuto un "racconto", mettiamolo fra virgolette che James non ha mai conosciuto la sintesi, che è un po' introvabile ovvero il "Il carteggio Aspern"; Marsilio io ti adoro, ma stavolta l'hai fatta grossa! 28€ per una raccolta di racconti, già pubblicati singolarmente e di cui quindi già detenevi le traduzioni, di un autore morto (a livello polvere, quindi i diritti sono stati svincolati da parecchio!) scritto a caratteri grandi. Non si fa! L'ho acquistato online con lo sconto, cosa che consiglio caldamente di fare a chiunque abbia un interesse per questa raccolta, ma in generale, in libreria preferite i racconti singoli e prima di acquistare controllate se davvero ne vale la pena.
"Vivid Faces: The Revolutionary Generation in Ireland, 1890 -1923" è invece il primo libro che avevo cominciato a leggere in inglese, pure qui, come è successo con la O'Brien, leggendo la prima pagina mi ero accorta di riuscire a comprendere il testo senza stare sempre a cercare le parole. Lo avevo preso in ebook, ma il limite dell'ereader per il mio livello di inglese, è che ogni volta che mi apre il dizionario e wikipedia le finestre mi coprono il testo! Quindi per una come me, che vede il significato della parola e lo deve correlare alla frase in cui essa è inserita, è un limite non da poco. Ma siccome questa storia scritta in maniera appassionata e anche un po' romanzata mi aveva preso non poco ho sempre avuto il pallino di averla in cartaceo per poi finirla di leggere et voilà, fatto! Adesso non rimane che leggerla!
Con "Paris was a woman" invece torniamo a Parigi con Gertrude Stein, Adrienne Monnier e Sylvia Beach e tante altre donne che hanno contribuito ad una rivoluzione culturale a 360°. È la trascrizione di un bellissimo documentario del 1996 che ho visto, qualche tempo fa girava per la rete - adesso le versioni in circolazione sono a pagamento, un assaggio free lo trovate qui sulla vita di Gertrude Stein e qui l'intervista a Sylvia Beach -, e che però è stato cancellato. Il dvd costa 60$ come fino a qualche tempo fa costavano anche le rare copie di questo libro, fortunatamente ripubblicato ad un prezzo accettabile. Attenderemo che il prezzo diminuisca o che Netflix, che credo lo abbia reso disponibile per il pubblico americano, lo renda disponibile anche per il pubblico italiano.

Rimanendo a Parigi, Irene di Librangolo Acuto, mi ha fatto una sorpresa non da poco, regalandomi "Geografia e drammi" della Stein di una casa editrice che, davvero, non avevo mai sentito: Liberilibri. Avevo trovato i libri ma il prezzo, decisamente poco abbordabile, mi aveva lasciata un po' perplessa. Ne avevo parlato con lei e, lei, signora delle maratone casa-libreria-biblioteca e via dicendo, non solo ha verificato di persona ma mi ha regalato questo bel volume il cui prezzo è giustificato dalla cura con il quale è stato realizzato. "Geografia e drammi" è una una biografia alternativa - come poteva non essere alternativo uno scritto della Stein?! -. Si racconta attraverso le sue esperienze personali e a contatto con il mondo culturale parigino visto dall'occhio di una espatriata americana che si sente molto più parigina di quello che si potrebbe pensare.

Ve l'avevo detto che io amo gli Adelphi? Ah non s'era capito? La fatina della lettura lo sa, e come ogni anno mi ha sommersa di libri, tra cui spicca l'ultimo libro di Calasso "Il cacciatore celeste". La sinossi cita: "Ci fu un'epoca in cui, se si incontravano altri esseri, non si sapeva con certezza se erano animali o dèi o signori di una specie o demoni o antenati. O semplicemente uomini. Un giorno, che durò molte migliaia di anni, Homo fece qualcosa che nessun altro ancora aveva tentato. Cominciò a imitare quegli stessi animali che lo perseguitavano: i predatori. E diventò cacciatore." Come per tutti i libri di Calasso, non sarà una lettura semplice, ma ci adopereremo per farla. Magri riesco a farci anche una recensione...
Io amo, a livello Schmitt-Perrotta-Hornby, Carlo Ginzburg dai tempi de "Il formaggio e i vermi". Autore incontrato per caso per un esame universitario di storia moderna e la cui critica al libro mi è valsa anche un bel 30 e lode. Mi piace come scrive, come parla e anche quello che pensa. Magari non sono sempre d'accordo con i risultati finali della sua ricerca ma, ragazzi miei, Ginzburg è il più interessante storico in circolazione in Italia (ed è anche il figlio della famosa Natalia, qualora ve lo steste chiedendo). "Paura reverenza e terrore" è un saggio sulla potenza dell'immagine e delle relazioni ad essa connesse. Il messaggio, in qualsiasi modo venga dato, porta con se tutta una serie di reazioni che indotte regalano, a chi le mette in circolazione, il potere sulle opinioni in base alla recezione del contenuto. Ginzuburg ci riporta indietro ad immagine storiche famose per analizzare l'impatto che queste hanno.

Sono anni che la Fatina della lettura mi dice che devo leggere Carrère e io invece, sino ad oggi almeno, ho sempre fatto la vaga. Il suo problema? Che tutti dicono che è bravissimo e questa cosa smorza un po' il mio entusiasmo. Ora però il titolo di questo libro mi piace un sacco, indipendentemente dal suo contenuto, e temo che, stavolta, dovrò cedere sicuramente a "Io sono vivo, voi siete morti". Per il contenuto sarà invece una lotta: lui ama Philip K. Dick e io, invece, devo ancora finire "Una svastica sul sole" - cosa che peraltro mi fa incavolare non poco, perché io amo i libri distopici! - perché stento a capire il punto. Quindi, questa dichiarazione d'amore per questo autore di Carrère sicuramente mi metterà alla prova ma, magari, mi aiuterà a capire meglio quel grande uomo contorto di Dick.
Per la "La borsa di Miss Flite"  di Bruno Cavallone siamo sempre in area saggistica - molto labile questo confine con la narrativa in questo caso -, ma parliamo di un autore che conosce bene il mondo di cui tratta: la giustizia e tutte le sue derivazioni. Cavallone è stato per una vita avvocato ma, rileggendo dei classici, ha deciso, se ho capito bene, di rivedere le carte di alcuni "processi" di cui si narra in tanti classici riscrivendo le regole del gioco. Questo libro mi intriga non poco... sappiatelo!
Autrice che non conoscevo ma che invece, Alessandra di Una lettrice conosce benissimo, è Benedetta Craveri con il suo nuovo saggio "Gli ultimi libertini" che segue il precedente che si chiamava "Amanti e regine: il potere delle donne" - e anche altri, controllando le uscite -. Il commento dell'autrice in prefazione racchiude il senso del libro: "Questo libro racconta la storia di un gruppo di aristocratici la cui giovinezza coincise con l'ultimo momento di grazia della monarchia francese": sette personaggi emblematici, scelti non solo per "il carattere romanzesco delle loro avventure e dei loro amori", ma anche (soprattutto, forse) per "la consapevolezza con cui vissero la crisi di quella civiltà di Antico Regime ... con lo sguardo rivolto al mondo nuovo che andava nascendo".

Anche gli ultimi due autori non li conoscevo affatto e sono Ambler con "Topkapi" e la Cremisi con "La Triomphante". Il primo è una via di mezzo fra un giallo e una spy story: Topkapi viene pizzicato dalla sua vittima, un inglese, mentre sta cercando di rubargli qualcosa in aeroporto ad Atene. Per evitare una denuncia accetta di fare quello che lui gli chiede ma che lo metterà in serio pericolo alla frontiera e per sfuggire alla sorte a cui è destinato accetterà di collaborare con il controspionaggio turco. 
Invece per "La Triomphante", Adelphi mi perdoni e anche la Fatina della lettura, dalla sinossi del libro non si capisce praticamente nulla. Succede eh, anche ai migliori, ma succede. Quindi ho cercato informazioni sugli articoli scritti in merito, e in questo caso in una recensione del Corriere della Sera "Infanzia fiabesca, cadute, successi. Il cammino trionfante di un'esule." di Isabella Bossi Fedrigotti  :
"È un romanzo oppure un’autobiografia per prima cosa, ovviamente, si chiede il lettore curioso, pur sapendo che non ha alcuna importanza; e la risposta non può che essere: autobiografia (un poco) romanzata. Nel senso che l’autrice, Teresa Cremisi, una vita dedicata ai libri in veste di editor, direttrice editoriale, direttrice generale e, infine, presidente di grandi case editrici in Italia e in Francia (dove era soprannominata «primo ministro»), sostanzialmente ripercorre le vicende della sua vita permettendo ogni tanto alla fantasia di prendere il sopravvento: per il puro piacere d’inventare o, anche, per discrezione, per quella sua antica abitudine, che, nonostante gli sforzi, confessa di non essere mai riuscita davvero a superare, di stare comunque sempre un passo indietro."
Grazie Isabella!

Questo invece è un libro che mi è arrivato da Edizioni Spartaco. come ho scritto nella recensione di "Fratello John, sorella Mary. Le avventure semiserie dell'operatore sociale precario Mauro Eliah", di Marco Ehlardo e, come detto nel caso di Pezzoli giusto a Giugno nel Diario di Maggio, io ho sempre l'ansia quando devo leggere un nuovo lavoro di un autore di cui ho amato il libro precedente. Il che potrebbe far pensare che io non abbia molta fiducia nei miei piccoli idoli ma non è così: la ragione semplice e pura è che mi affeziono talmente tanto alle emozioni provate con il libro con cui li ho conosciuti che temo sparisca se poi adoro di più quello successivo. Fisime da lettrice lo so, ma che ci dobbiamo fare? Per le informazioni sulla trama vi rimando alla recensione linkata, ma ricordatevi di tenerlo in considerazione. Anche questo è un libro da leggere, garantisco io!

Visto che con l'ultimo arrivo siamo arrivati ad un libro letto proseguiamo velocemente con gli altri che ho finito.
"Senza nome" di Wilkie Collins: se dovessi farvi un paragone è come un filo di lana, sarà che ultimamente ho filato come non ci fosse un domani per rilassarmi, ma avete presente quei fili che sono formati da tanti piccoli fili minori che si arrotolano tutti insieme? Ecco questa è la costruzione della trama di questo libro che lascia, momentaneamente, la costruzione a catena (questo romanzo è stato scritto fra "La donna in bianco" e "Armadale") per provare una forma nuova. I capi che compongono le storie individuali di questi personaggi si intrecciano e si slegano per poi ricollegarsi sempre all'intreccio principale.
Al di là di quanto già detto per l'operazione commerciale "Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano" è veramente un bel libro e anche decisamente toccante. Se l'intento di Schmitt è quello di sviscerare il mondo della difficile convivenza fra culture, religioni e pensieri differenti, l'obiettivo è perfettamente centrato. Mou e Ibrahim sono talmente descritti bene da sembrare persone conosciute e il racconto vi toccherà le corde dell'anima.
MAGISTRALE, veramente , Tom Perrotta e il suo "Intrigo scolastico". Nel suo liceo ci troviamo poco prima delle elezioni e viviamo, in scala ridotta l'eterna lotta delle candidature americane, con intrecci e intrighi che non impallidiscono rispetto a quelli delle vere campagne su scala nazionale.
Non ero molto ottimista quando ho ritrovato e riesumato dai meandri della libreria dei libri da leggere questo titolo. Inizialmente proprio non ricordavo perché avevo preso "L'anima di Hegel e le mucche del Winsconsin" di Alessandro Baricco , che è una raccolta di quattro saggi che esplora il mondo della musica classica passata e contemporanea, poi, già al primo saggio mi è venuto in mente che l'ho preso nel periodo in cui leggevo un altro saggio sull'estetica di Adorno. Sì, lo so, sono sempre stata decisamente sconclusionata nelle mie letture, non ve ne eravate accorti?
Bella prova anche quella di Paolucci che però mi ha inizialmente spiazzato, perché io Paolucci l'ho conosciuto a Roma, in uno degli incontri di #nonsonosole, e, a dirla proprio tutta tutta, era così gentile - lo è davvero eh - che non immaginavo che scrivendo potesse avere questa penna così tagliente e dannata. "WUH" è una raccolta di racconti noir, dove il mondo non è affatto tutto rosa e fiori, anzi è tutto nero come la notte e bianco come la droga, a volte psichedelico come le pasticche e lui riesce perfettamente a rendere l'idea di questo luogo. Un libro veramente da tenere in conto e da leggere, stupisce parecchio!

Conferma, perché lui è una conferma ed è anche nell'olimpo di Schmitt - Hornby-Perrotta è Cognetti con la sua splendida raccolta di racconti "Una cosa piccola che sta per esplodere". Perché leggere Cognetti? M;e lo chiedevo l'altro giorno, mentre pensavo a cosa potrei scrivere per rendere l'idea e mi è venuta in mente questa frase: ci sono molti tipi diversi di scrittori, ma in un mondo in cui la moda definisce uno scrittore alto come colui che scrive di situazioni buie e asfissianti, Cognetti è la dimostrazione che si può fare vera e, anche alta, letteratura con dei racconti e tenendo per mano i propri lettori per tutta la trama. Pure nei racconti più tristi, ne esci sempre con un velo di serenità e sicurezza ed è sempre un piacere leggerlo.
Cosa che però non posso dire per "Ruggine" di Anna Luisa Pignatelli è stata un'impresa finirlo perchè, nonostante l'idea fosse buona, l'atmosfera era decisamente pesante e tetra, talmente tanto da incupire anche un placido pomeriggio d'estate. Ruggine e Ferro sarebbero stati personaggi perfetti ed erano anche perfettamente inseriti nell'ambiente congegnato dall'autrice ma la narrazione e le situazioni di troppo, hanno reso questo libro troppo cupo per renderlo completamente apprezzabile. Attenderemo il prossimo libro della Pignatelli, per vedere se andrà meglio!

Sotto vi metto la soluzione del cruciverba di Luglio e per il prossimo rimandiamo a Settembre, ha fatto troppo caldo perchè io riuscissi a concentrarmi sulla costruzione delle parole crociate, perdonatemi!
Spero siate arrivati vivi fin qui e vi ricordo che avete quasi un mese per leggerlo, contenti? Magari ad Agosto sono stata brava! Lo so, lo so... le ultime parole famose!
Buon inizio settimana e buone letture,
Simona Scravaglieri












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