mercoledì 27 luglio 2016

[Dal libro che sto leggendo] Ruggine

Fonte: Wall Paper stock

Questa è una lettura recentissima. Ho comprato questo libro incuriosita dai tanti commenti positivi e l'ho letto un paio di settimane fa. In effetti, più che un romanzo, è un racconto lungo e non è nemmeno male. C'è qualcosa da dire sicuramente in merito alla tecnica che sembra essere stata usata ma ne riparleremo in recensione.

Gina è una ottantenne schiva e solitaria che subisce gli attacchi del tempo. Quello più vistoso è la schiena piegata da un invisibile peso che la costringe ad enormi fatiche per muoversi e fare anche le più elementari azioni. E' vedova e il figlio non vive più con lei e in paese si sussurrano brutte storie. Gina allo stato attuale ha una sola preoccupazione, conservare la casa che il suo proprietario di casa vuole toglierle per venderlo alla coppia di professori che hanno comprato l'appartamento adiacente. E poi c'è Ruggine che l'ha scelta come compagna di vita. E' stato più cocciuto di lei e lei non ha resistito a provare per l'ultima volta a mostrare un po' d'affetto per un altro essere vivente... 

Libro decisamente ben scritto, accurato che con le descrizioni ben bilanciate nella storia, della serie difficilmente vi annoierete, e se siete lenti come me, vi occuperà il tempo di un pomeriggio. Provare per credere!
Buona letture,
Simona Scravaglieri



Uno  

Non era che una vecchia. Non le sembrava di aver avuto una giovinezza, una maturità. Molti avvenimenti del passato li aveva dimenticati. 
Vecchia e sola contro tutti durante una vita intera, s’era saputa difendere, era riuscita a sopravvivere. 
In fondo quella sua condizione le sarebbe perfino piaciuta –solo una persona antica può avvicinare i misteri del mondo –se non fosse stato per il suo busto: s’inclinava in avanti ogni anno un poco di più come se, per trovare sollievo dai dolori che la tormentavano, cercasse di non opporre resistenza alle leggi della vita che impongono, a chi non è toccato dal privilegio, di chinare la schiena. 
Stare eretta le provocava infatti un forte male ai lombi, per cui non cercava più di contrastare quella postura gobba che ormai era diventata un suo segno caratteristico. 
Il dolore dal dorso migrava spesso in altre parti, sporadico o durevole, e Gina viveva paventandone l’arrivo. Lo sentiva muoversi subdolamente nella sua carne come meditando in che punto attaccare, passare dai lombi alla coscia trafiggendo il muscolo con una fitta lancinante, o infiammando un nervo della testa che la faceva lacrimare e la costringeva a stendersi sfinita e vinta: a quelle crisi seguivano periodi di requie, in cui recuperava la forza e la speranza. Era come se la sua anima, oppressa da una pena greve, ne volesse spartire il peso col corpo. 
Le mani di Gina, giallastre e rugose, punteggiate da qualche macchia scura, sembravano quelle di una mummia, quasi il sangue le avesse abbandonate. 
La pelle le s’increspava in grinze sul collo e sulle braccia, e non pareva possibile neppure a lei che un tempo fosse stata liscia e tesa sulla carne soda. 
I capelli, quelli erano ancora rigogliosi, attaccati tenacemente alla cute, bianchi con qualche ciocca d’argento, cui riusciva a dare un riflesso violetto con una lozione a buon mercato. 
Aveva sempre sospettato che al di là di questa vita ci fosse il nulla e ora che la morte s’approssimava le sembrava più che mai evidente. 
Quel che il prete predicava in chiesa a Gina pareva una favola per quelli che, per paura della morte, sono disposti a credere a tutto. Disprezzava quei “fedeli”: convinti di far parte di una congrega di giusti, erano pieni di presunzione. 
Per Gina su questa terra non c’erano che il bene e il male, che si affrontavano ogni giorno in una lotta all’ultimo sangue, e uno doveva decidere da che parte stare. Gina sapeva riconoscere dai tratti del volto chi dice di volere il bene, ma poi non sa cosa siano la generosità e la compassione. Per questo anche da giovane era rimasta inavvicinabile, segreta, disillusa come una che ha già molto vissuto. 
Il parroco della chiesa di Santa Lucia, situata nello slargo su cui s’affacciavano due finestre di Gina, era morto e il suo posto era stato preso da un giovane originario della Giamaica, che aveva scelto di farsi prete per poter campare. 
Lui, il giamaicano, non si sentiva migliore di nessuno e aveva chiaro che la vita è una bestia che stritola nelle sue spire. 
Si chiamava George e lo avevano ribattezzato col nome di don Feliciano: passava a Gina qualche soldo affinché spazzasse la sagrestia e cambiasse i ceri e i fiori dei vasi sull’altare. 
Gina lo aiutava volentieri: quelle incombenze le impedivano di pensare al dolore subdolo che sarebbe arrivato puntuale, a volte così insistente e acuto da lasciarla sfinita sul letto. 
Sperava di riuscire a consumare il resto dei suoi giorni con dignità, senza che il male avesse la meglio su di lei e che, sporca e sciatta per non essere più riuscita ad alzarsi, il Sestini, padrone della casa in cui viveva, con sua soddisfazione la trovasse morta. 
Voleva rimanere lì, in quelle stanze in affitto dove era vissuta per tanti anni e dove aveva cominciato una nuova vita. 
Lì, in quella casa, davanti al caminetto, quella sera s’era chiesta quale fosse stato il filo conduttore che l’aveva guidata nella sua esistenza. Cosa le avesse dato la forza di tirare avanti e, da ultimo, di combattere il dolore che a un certo momento era comparso e non l’aveva più lasciata piegandole la schiena. 
«I suoi muscoli so’ sani, non si spiega perché le fanno male», sentenziava il dottor Mangiavacchi. 
Una volta il Mangiavacchi, sul sagrato della chiesa dove non metteva mai piede –non gli era necessario per esser rispettato, la gente aveva bisogno di lui –, le aveva detto sornione: «Le sue fitte se n’andranno così come so’ venute, quando la su’ schiena curvandosi avrà raggiunto il punto d’equilibrio». Era convinto che Gina esagerasse le sue sofferenze. Il male era, secondo lui, lo scorrere del tempo che costringe alcuni a piegarsi a poco a poco, mentre altri li annienta con un colpo secco. 
Quell’uomo approssimativo non sapeva vedere nei mali del corpo un riflesso di quelli dell’anima e un giorno, mentre le infilava l’ago nel braccio con un’espressione infastidita che sembrava un tacito invito a togliersi di mezzo per far posto ai giovani e agli efficienti, Gina aveva temuto che le stesse iniettando gocce di veleno. Non era di farmaci che aveva bisogno: sarebbe guarita solo se lui l’avesse trattata con considerazione e rispetto. 
Da allora aveva preso a curarsi da sé, sostenuta nella sua voglia di vivere dalla fascinazione che dopotutto provava ancora per quanto la circondava. L’esperienza con quel dottore l’aveva fatta riflettere: lei non avrebbe negato attenzione a chi ne aveva bisogno. Bastava poco, due parole, un consiglio; avrebbe saputo ascoltare, guardare negli occhi. 
Per quanto diffidasse degli uomini, l’interesse per loro non era mai venuto meno. Nel silenzio di quelle stanze dove viveva sola, s’appostava spesso alla finestra per osservare quanto accadeva in strada. Era attratta dai volti dei passanti, dai loro gesti che tradivano i più reconditi pensieri, le preoccupazioni, le speranze, le notti insonni, e fin da ragazza aveva imparato a leggere nelle rughe della pelle e nei lineamenti, il destino che ciascuno porta scritto in faccia. 
Da altri indizi –l’intonazione della voce, un’ombra d’ambiguità nello sguardo –era capace di intercettare la perfidia, così come di scoprire in un cenno d’esitazione, in un gesto franco una bontà nascosta, che la riempiva d’incredulità come avesse trovato una pepita nel suolo arido dell’animo umano. 
Amici non ne aveva e, a pensarci, non ne aveva mai avuti, anche se da qualche tempo spartiva la casa con Ferro. 
A vederlo immerso in un sonno profondo, inerme e inoffensivo con le zampe ciondolanti fuori dalla sedia, nessuno avrebbe potuto immaginare quanto quel gatto fosse guerrafondaio e opportunista. 
Le era venuto dietro per la via, sbucato da chissà dove. Era molto giovane, forse abbandonato da chi l’aveva messo al mondo. La prima volta l’aveva seguita fino all’uscio e mentre introduceva la chiave nella serratura –una chiave difettosa che prendeva tempo a girare nella toppa –lui s’era messo a strusciare il naso umido contro le sue gambe inarcando la schiena. Gina l’aveva sollevato col piede e spostato più in là cercando di entrare rapida in casa per chiudergli la porta sul muso. Da tanto tempo non permetteva a qualcuno di varcare quella soglia. 
Ma lui non s’era dato per vinto. 
Lo aveva incontrato di nuovo alla fontanella, poi alla bottega del Cioni: sembrava essere lì ad aspettare lei e l’aveva di nuovo seguita fino a casa. Stupita da quella costanza, una sera Gina si disse: “Le madri li abbandonano in un campo, in un fosso, i più soccombono, quelli che sopravvivono diventano randagi o si mettono in cerca d’un padrone. Lui ha scelto me”. 
L’aveva fatto entrare. In quelle stanze poteva starci anche lui. Era solo, come lei. 
Non appena in casa quell’essere morbido e selvatico aveva preso a darle piccoli morsi al polpaccio, come volesse dimostrarle la sua gratitudine: Gina aveva sentito che, insieme, avrebbero potuto farsi scudo l’un l’altra contro le insidie del mondo. Lo aveva chiamato Ferro, per il color fuliggine della pelliccia che sulla punta delle orecchie, sulla coda, sul petto dava in un rosso aranciato come una patina di ruggine. 
A quel nome accorreva. Un giorno lo chiamò e lui non obbedì, segno che non era più tanto fragile e indifeso e Gina ne trasse un senso di sollievo.


Questo pezzo è tratto da:

Ruggine
Anna Luisa Pignatelli
Fazi Editore, ed. 2016
Collana "Le strade"
Prezzo 16,00€


- Posted using BlogPress from my iPad

martedì 26 luglio 2016

Liebster Award 2016




Oh! Un post di martedì? Sarà mica un cruciverba? No, tranquilli per il cruciverba se ne riparla il secondo martedì di Agosto. Io non sono una grande fan dei post-tag, ma essendo stata nominata due volte da  Alessandra di "Una lettrice", sarebbe scortese non rispondere almeno questa volta. Per cui ecco qui e cominciamo con le formule di rito.

Sono stata nominata dal blog “Una lettrice” (https://unalettrice.org/) ed eccomi a rispondere alle domande del Liebster Award 2016.

1) Cosa stai leggendo? 


"Girl with green Eyes" di Edna O'Brien (vecchia edizione Penguin Book UK) e "WUH" di Andrea Paolucci (bel libro Gorilla Sapiens)

2) Per te qual è la storia d’amore più bella di tutti i tempi e perché? (Puoi citare libri, film ma anche raccontarmi come si sono conosciuti i tuoi nonni…vale tutto :))

La storia più bella d'amore che io abbia mai letto è un racconto, dal titolo non si direbbe, che sia chiama "Madrigale funebre"  racchiuso nella raccolta di racconti di Gustaw Herling del 2000, mi sembra, che è intitolata "Don Ildebrando e altri racconti". E' la storia di un amore non corrisposto, non per volere di uno dei due, per ragioni temporali. Una studiosa di madrigali dei giorni nostri (1900) s'innamora dell'autore che più rese famoso questo genere, Carlo Gesualdo principe di Venosa. Mi vengono i brividi ancora oggi.

3) Passatempo preferito?

Il mio? Il mio, mio di me medesima? A parte leggere, fare i quilt - che pochi sanno che sono - e stare con i miei adorati gatti...

4) Consiglia due libri imperdibili, due libri che secondo te tutti dovrebbero leggere.

Due soli? Una cattiveria insomma... Io mi innamoro di quasi tutti i libri che leggo, tranne quelli che son sòle o brutti!!! Vabbuò facciamo i furbi! A parte quello già citato aggiungiamo anche "Un incontro casuale", Rachel Cohen - Adelphi - e "L'insegnante di astinenza sessuale" di Tom Perrotta - Edizioni E/O -.

5) A cosa pensi prima di addormentarti?

Di solito a quanto mi piacerebbe leggere il giorno dopo nonostante gli impegni.

6) Qual è un sogno che vorresti realizzare?

Visitare Londra.

7) Mini-vacanza. qual è un posto in Italia che consiglieresti per trascorrere un bel weekend? 

Lago Trasimeno nel lato che va dalla zona lago a Cortona. E' una zona bellissima e rilassante da conoscere.

8) Qual è un post del tuo blog che ti piace particolarmente? Linkalo.

Devo ammettere che, oltre a piacermi è un post di cui vado veramente orgogliosa perché poi è comparso su una rivista online di letteratura di alto livello come Pelagos Letteratura ed è la recensione di Cupo tempo gentile di Umberto Piersanti - Marcos Y Marcos - libro bellissimo.

9) Perché alle persone piace il tuo blog? 

Recentemente ho ricevuto due feedback da due lettori che posso utilizzare per rispondere a questa domanda - che fortuna eh? -.
Da una serie di spunti visto che si parla di libri di generi diversi; da un lato è difficile non trovare qualcosa che ti interessi e dall'altro puoi sbirciare nei generi che di solito non frequenti.
L'altra osservazione viene da una blogger "Appunti di una lettrice" che dice di me "Non ha paura di dire ciò che pensa di un libro". Ecco sì, io tratto chiunque passi di qui, come fosse un mio amico di vecchia data e, ad un caro amico, non darei mai una fregatura. Per cui qui si dice solo quel che si pensa realmente nel bene e nel male cercando, in entrambi i casi, di capire dove inizia e finisce il gusto personale e dove invece il giudizio diventa di tipo oggettivo.

10) Hai comprato qualcosa con i saldi?

Ebbene no. Tranquilli niente catastrofi! Però ho mantenuto il mio standard con 25 libri all'usato (inizio mese!! Altrimenti gli affezionati della rubrica mensile mi si suicidano!) vale lo stesso?

11) Se potessi migliorare la tua vita cosa sarebbe la prima cosa che cambieresti? 

Metterei il silenziatore al mondo quando devo scrivere i post perché quello che succede realmente quando mi appresto a scrivere di un libro è:
- faccio la vaga salendo le scale (nemmeno me lo dico mentalmente quello che sto facendo, tante volte qualcuno sia in grado di leggere i miei pensieri!!);
- mi siedo davanti il pc facendo finta che controllo la posta e apro il blog e, non appena clicco su "nuovo post" partono le urla, il folletto, strombazzamenti vari delle macchine della piazza e ogni tanto anche i fuochi d'artificio (spesso scrivo a sera tardi).

12) E perché non lo fai? (Bonus, domanda solo per coraggiosi!)

Per silenziare il mondo c'è poco da fare ma, in altri casi, qualche soluzione drastica l'ho adottata come l'utilizzo della "lista" che mi ricorda tutto quello che devo leggere e che solitamente cerco di rispettare nell'ordine stabilito tranne che in estate! 

Ecco qui! Ho risposto a tutte le domande! E ringrazio Alessandra per la nomination... :)

Quali sono le regole per partecipare? Ovviamente queste!

  • Ringraziare il blog che ti ha nominato ed assegnato il premio, linkando il suo blog nel post;
  • Inserire il “widget” o “gadget” del premio nel post;
  • Rispondere alle domande che i blogger ti hanno posto;
  • Formulare 11 domande per gli 11 candidati che hai menzionato;
  • Informare i blogger del premio assegnato;
  • Indicare le regole.
Precisando che, essendo questo il periodo di post del genere e che più o meno i blog che frequento sono tutti orientati a non partecipare a questo genere di post o sono già state nominate/i da altri, non mi aspetto risposte - quindi niente accidenti! -  ma li devo nominare secondo le regole e quindi nomino:

- Irene "Librangolo Acuto"
- Elisa "Odor di gelsomino";
- Barbara "Librinvaligia";
- Erica "La leggivendola";
- Mariarca  "La letteratura di Eva";
- Valentina  "La biblioteca di Babele";

E visto che sono pigra io vi rimetto le domande che sono state fatte a me e che mi sembrano decisamente interessanti:

1) Cosa stai leggendo? 
2) Per te qual è la storia d’amore più bella di tutti i tempi e perché? (Puoi citare libri, film ma anche raccontarmi come si sono conosciuti i tuoi nonni…vale tutto :))
3) Passatempo preferito?
4) Consiglia due libri imperdibili, due libri che secondo te tutti dovrebbero leggere.
5) A cosa pensi prima di addormentarti?
6) Qual è un sogno che vorresti realizzare?
7) Mini-vacanza. qual è un posto in Italia che consiglieresti per trascorrere un bel weekend? 
8) Qual è un post del tuo blog che ti piace particolarmente? Linkalo.
9) Perché alle persone piace il tuo blog?
10) Hai comprato qualcosa con i saldi?
11) Se potessi migliorare la tua vita cosa sarebbe la prima cosa che cambieresti? 
12) E perché non lo fai? (Bonus, domanda solo per coraggiosi!)

Buon pomeriggio e buone letture,
Simona Scravaglieri





mercoledì 20 luglio 2016

[Dal libro che sto leggendo] Intrigo scolastico

Tom Perrotta
Fonte: Real Media


Siamo qui riuniti oggi a commemorare l'ultimo libro tradotto in italiano di Tom Perrotta che avevo ancora da leggere, d'ora in poi mi toccherà rivolgermi ai testi americani  (credo ci siano ancora altri cinque libri che aveva pubblicato prima della triade per la quale è conosciuto). Ma con questo si chiude il ciclo dei "magnifici tre" che hanno reso famoso a livello internazionale tra il 2003 e il 2006 questo autore. I libri della triade sono quindi quello odierno, L'insegnante di astinenza sessuale (Edizioni E/O) e Bravi Bambini (BUR). Intorno al 2005 Hornby si dichiarava onorato che Perrotta venisse definito l'Hornby americano definizione che, a parer mio, calza meglio dello stile "Maupassant". Questo perché, pure in questo caso, se cercate storie convenzionali Hornby non ve ne darà nemmeno in The leftovers, Perrotta non è un narratore interessato alla storia ma ai suoi personaggi e alle loro scelte.

In questo caso siamo in un liceo dove si sta per tenere la votazione per le elezioni del rappresentante d'istituto. Da un lato c'è Tracy arrivista, solitaria, con una strada ben definita e che non guarda in faccia a nessuno pur di raggiungere le proprie mete. Dall'altro c'è Paul, sportivo, simpatico, disponibile, bello che non pensava di candidarsi ma poi spinto dalle lusinghe del Prof ha deciso di provarci. Poi c'è Tammy, la sorella minore di Paul al secondo anno di liceo che d'improvviso, dopo aver litigato con la sua migliore amica, tenta anche lei la sorte: non vuole più essere emarginata e nemmeno riconosciuta perché sorella di Paul, ma nasconde qualcos'altro che nemmeno Lisa vuol dire a Paul.
Chi vincerà? Si legge in meno di un pomeriggio, quindi non sperate che sia io a dirvelo!

Come detto, sono i personaggi e le loro scelte ad interessare l'autore e che devono essere oggetto dell'attenzione del lettore: nella cosmologia perrottiana della letteratura la storia è solo il tramite che ci permette di guardare come funziona il mondo in un dato momento, qui siamo nei primi anni novanta, e che ci permette di seguire i spostamenti e le scelte che fanno, a seconda delle situazioni in cui si trovano a dover interagire, sul momento. Un modo come un altro per mettere a nudo l'uomo con tutti i suoi limiti ma anche con tutta la sua magnifica diversità e bellezza. E solo Tom ci riesce.
Libro davvero consigliatissimo, si legge in un attimo perché è decisamente scorrevole e sono certa che non ve ne pentirete!
Buone letture,
Simona Scravaglieri 




Capitolo primo

 IL PROF 

Ho sempre desiderato insegnare. A differenza di tante altre persone, non ho mai dovuto chiedermi cosa fare della mia vita. Il mio unico sogno è sempre stato quello di sedermi sul bordo della scrivania in un’aula piena di ragazzi curiosi e parlare dei fatti del mondo. 
L’elezione che ha fatto di me un venditore di automobili ebbe luogo nella primavera del 1992, quando le vicende di Clarence Thomas e Anita Hill erano ancora fresche nel ricordo di tutti e Gennifer Flowers era la star passeggera di riviste e talk show. Gli alunni del penultimo anno del mio corso di Attualità tornavano di continuo sullo stesso argomento, quello che i media avevano preso a chiamare “il problema della reputazione”: che rapporto c’è tra virtù privata e responsabilità pubblica? Si può essere un marito infedele e allo stesso tempo un buon presidente? Un maniaco sessuale e un membro della magistratura efficace e imparziale? 
È giusto dire che simili questioni interessavano più me che i miei alunni. Come gran parte degli adolescenti americani, i ragazzi di Winwood High non prestavano molta attenzione alla Corte suprema o alla corsa alla Casa Bianca. Le loro preoccupazioni erano più concrete –scuola, sport, sesso, la spietata politica di spogliatoi e corridoi. 
Ma per i nostri dibattiti avevamo anche lo stupro di Glen Ridge. I miei alunni erano affascinati da questa storia triste e sordida, che diventò il punto di collegamento tra i loro interessi personali e quelli della democrazia in senso lato. All’epoca il caso non era ancora finito in tribunale, ma i ragazzi di Winwood ne conoscevano i dettagli per filo e per segno. Un gruppo di atleti di un liceo –i “ragazzi d’oro” di Glen Ridge –erano accusati di aver attirato una ragazza ritardata in uno scantinato, di averla costretta ad avere rapporti sessuali di vario genere e di averle poi penetrato la vagina con una mazza da baseball e con il manico di una scopa. Gli imputati non negavano che questi eventi si fossero svolti. Secondo la loro linea di difesa, la ragazza era stata consenziente. 
Anche da noi a Winwood c’erano giovani disabili ed eroi del football; la distanza tra i due gruppi era immensa, quasi medievale. Non era così difficile immaginare come una ragazza sola e leggermente ritardata potesse considerarsi per certi versi onorata dalle molestie e gli schiamazzi dell’olimpo sportivo del suo piccolo mondo. Gli atleti avevano il potere di conferire identità e appartenenza. Se loro ti vedevano, allora voleva dire che esistevi. 
Data la somiglianza tra Winwood e Glen Ridge –a separarci c’erano solo un paio di uscite sulla Parkway –non fui molto sorpreso quando la schiacciante maggioranza dei miei alunni, ragazze incluse, si schierò con gli imputati e col loro diritto a spassarsela un po’. Se una ragazza, foss’anche ritardata, era così stupida da andare in uno scantinato con uno squadrone di atleti focosi, allora chi poteva biasimare quei giovani se approfittavano di una simile manna dal cielo? 
Io avevo la mia personale opinione sugli imputati –volevo vederli condannati e sbattuti in prigione, dove avrebbero potuto imparare a loro spese cosa significa sentirsi deboli, spaventati e soli –ma in aula la tenevo per me, optando per i ruoli più neutrali di moderatore e avvocato del diavolo. 
«Loro erano forti e lei debole» feci notare. «E non è forse vero che i forti hanno la responsabilità di non ferire o umiliare i deboli?». 
Lisa Flanagan azzardò la prima risposta. Era proprio il tipo di alunno che ambivo a coinvolgere, una ragazza intelligente e infelice che voleva solo essere accettata dall’aristocrazia di atleti e cheerleader di Winwood e non si rendeva conto –come poteva? –del sollievo che avrebbe provato una volta scoperto il nuovo mondo del college, col suo sistema di valori ben più caritatevole. 
«Prof» disse in tono gentile, come per istruirmi sulla natura del mondo, «non è così che funziona. I forti si prendono quello che vogliono». I
narcai le sopracciglia. 
«La legge della giungla, Lisa? È di questo che stiamo parlando?». Indicai Dino Mikulski, il mostro di steroidi del nostro gruppo, centotrenta monolitici chili di muscoli e foruncoli che già facevano sbavare gli allenatori di football dei college più importanti. «Se la tua analisi è corretta, allora propongo che Dino venga dichiarato presidente degli Stati Uniti. Sono sicuro che potrebbe battere George Bush in un combattimento regolare e di conseguenza merita di essere il nostro leader». 
Lisa capì dove volevo arrivare. Il volto le si tese in una smorfia di sgomento quando Dino e i suoi lacchè presero a darsi il cinque per celebrare quell’improvvisa ascesa alla guida del Mondo Libero. Fui lieto di vedere la mano di Paul Warren scattare verso l’alto. 
«Quei tizi di Glen Ridge sono feccia» dichiarò il ragazzo, zittendo tutta la classe con la perentorietà del suo giudizio. «La poveretta non meritava quello che le hanno fatto». 
Se dovessi appuntare uno spillo sulla mappa del passato e dire Ecco, è cominciato tutto da qui, credo che sceglierei proprio quel momento.

Questo pezzo è tratto da:

Intrigo Scolastico
Tom Perrotta
Edizioni E/O, ed. 2009
Traduzione di Nello Giuliano
Collana "Dal mondo"
Prezzo 16,50€

- Posted using BlogPress from my iPad

venerdì 15 luglio 2016

"Come volevasi dimostrare", Getrude Stein - Il teorema dell'affinità elettiva...



Fonte: Le parole aperte

Se cercate storie convenzionali forse questo libro non fa per voi, mi vien da dire aprendo questa recensione. La Stein scrive un po' come si vive, i pensieri affiorano ed escono senza soluzione di continuità e la salva il fatto che, come con l'arte, ha l'occhio e il gusto per capire cosa va e cosa togliere. Quella di cui parliamo oggi è la raccolta di due racconti scritti intorno al 1903 e pubblicati molto più tardi che sono stati preparatori per un altro lavoro famoso, ma che io non ho ancora letto quindi prendetelo come un dato da verificare, che si chiama "Tre esistenze". La loro autrice è una donna che ha conquistato l'ammirazione e il rispetto di molti artisti dell'epoca, per la maggior parte uomini,  per competenza artistica e di critica letteraria ed è anche la donna che, dal 1909, vive il suo amore a Parigi con la sua compagna Alice Toklas con la quale,  insieme al fratello Leo Steiner, ospita il giovedì serate culturali a rue des Fleurus, 27.  Quelli di oggi sono racconti decisamente diversi fra loro ma che hanno in comune un unico tema ovvero il linguaggio dell'affinità elettiva simile a quello raccontato da Goethe.

Se poniamo come teorema di base che: l'affinità elettiva è un'appartenenza di due anime che non necessariamente si dichiareranno amore o conviveranno in futuro insieme, potrebbero anche non andare nemmeno d'accordo in fondo, allora il "Come volevasi dimostrare" di Gertrude dimostra pienamente la natura e quell'attimo in cui le due anime si riconoscono nella loro "affinità elettiva". Ma in questo libro ci sono diversi tipi di affinità: quella delle anime che si riconoscono, quella in cui una delle due non riconosce l'altra e anche quella di una delle due che fatica a lasciarsi andare per concedersi il lusso di godere della nuova scoperta. Ma questo "Come volevasi dimostrare" non è solo relegato alla sola "affinità elettiva" ma ad un corollario, teoricamente non necessario, ma come oggi avviene impossibile da non citare: l'affinità elettiva, come anche l'amore che a volte può sbocciare dopo il riconoscimento, non ha genere. La natura dell'affinità elettiva è neutra e quindi non è di questo generi di racconti l'istigazione al giudizio sul chi vive cosa. E' da prendere come un quadro in movimento che ci illustra le fasi del riconoscimento e le possibili conseguenze.

Nel primo racconto sono coinvolti un docente di grido che viene chiamato ad insegnare in college per signorine diretto da una bacchettona direttrice americana, puritana e anche decisamente possessiva. In uno dei primi eventi il professore conosce la professoressa di filosofia e basta uno sguardo per far scattare la scintilla. Non succede nulla, ma la direttrice perde l'ascendente che ha sull'insegnante, sua protetta, e forse anche la sua attenzione e, nel frattempo, circolano delle voci, o meglio pettegolezzi, fra le alunne. Toccherà alla direttrice trovare la soluzione alla questione.
A far quasi da contraltare a questo, e il quasi tenetelo lì che ne riparliamo dopo, segue la storia di tre ragazze, imbarcatesi in una crociera verso il sud americano che si ritrovano insieme. Due si conoscono da un po', l'altra le ha viste qualche volta e basta. La lentezza del viaggio sul battello, il fatto che non ci siano altri della loro età fa sì che stringano un'amicizia decisamente particolare. Helen è quella più sfacciata delle tre e Adele, l'ultima aggregata, si sente naturalmente attratta da lei. Già mentre sono in crociera comincia il corteggiamento serrato di Helen verso Adele che porterà non solo a scoprire il velo del "non-detto-ma-c'è, che nasconde la vera natura del rapporto che lega Helen a Mabel, ma anche ad un capovolgimento di forze che porterà ad una chiusura inaspettata della vicenda.

Ricordate il "quasi" più su? Sta lì perché scrivendo mi sono resa conto che alla fin fine, nonostante la teoria a monte di questa recensione i due racconti non sono poi così contrapposti come li vedevo (ovvero da un lato donna-uomo e dall'altro donna-donna) - questo vale per tutti quelli che "ma chi te lo fa fare a scrivere le recensioni di ogni libro che leggi?" - anzi sono forse più equipollenti di quanto mi sembrava all'inizio. Tre persone nel primo e tre nel secondo. La direttrice ama essere il riferimento di un'altra donna che rischia di perdere, Helen trascura Mabel, che le è affezionata da anni, attirata dalla novità e dal carattere di Adele. Sono, come detto tutte affinità elettive che però non tutte sfociano o non vogliono farlo in amore. Il genere ad un certo punto, nella seconda storia, lo dimentichi completamente. I gesti, il crescendo di contrapposizioni, le litigate, la gelosia, l'appropriazione della vita dell'altro sono comuni alle due storie, anche se nella prima quel che avviene realmente è nascosto dal pettegolezzo della gelosia.
Dove convergono quindi è chiaro, dove divergono invece è nella figura del terzo. Il terzo è quello che viene messo all'angolo, che sente l'affinità - che pensava avere - venire offuscata d un crescendo non previsto. 

In questo Gertrude ci ha messo molto di se stessa, donna forte, volitiva e che ha ben presente il suo obiettivo e quale strada intraprendere per raggiungerlo, non permette ai suoi personaggi di abbandonare la speranza dandoci il corollario finale, ovvero che l'affinità può non essere amore anche se le due anime sanno, in cuor loro di appartenersi. Possono lasciarsi o far finta di non essere mai entrati in sintonia, ma sanno benissimo che c'è un gesto, un nome o un odore o gusto che faranno affiorare il ricordo. La direttrice non si arrende a perdere la propria protetta, rovina il quadro generale del mondo che ha costruito, sia per la società che per se stessa. La Stein la presenta come una donna, ma agisce come un uomo in gonnella con il valore aggiunto di essere decisionista (maschile) ma con astuzia (femminile). Nella seconda storia invece i ruoli  si creano e si invertono senza soluzione di continuità e le caratteristiche di questi ruoli sono volutamente asessuati, ovvero non c'è una presenza particolarmente pesante che possa riconoscersi come prettamente maschile o femminile. Il punto non è quello, il punto è che le fasi dell'amore e dell'affinità non hanno generi, quindi ad un certo punto naturalmente devi ricordarti chi sono le protagoniste anche se non è necessario che tu lo faccia ai fini della comprensione delle storie.

Volere o non volere, capire se davvero una storia è necessaria o se, il logoramento che si porta dietro, ci significa che, se anche ci amiamo, non si è fatti per stare insieme. Da un lato le convenzioni ci vogliono, accoppiati, con figli, con la macchina, con l'account sui social e il conto in banca, la vacanza, gli amici e via dicendo. Ma la "convenzione", per quanto non siamo disposti ad ammetterlo ci entra dentro il DNA. Devo essere accoppiata per essere accettata, altrimenti si chiederanno che c'è che non va: il dilemma di Adele è interessante. Rifiuta il corteggiamento, o meglio fa finta di non capire, come succede ad ogni "brava ragazza" del periodo. Traccheggia, la tira per le lunghe, ma la paura di perdere la fa piano piano avvicinare allo scopo anche se, a questo punto, partono le ripicche, le gelosie, le invidie che tendono ad allontanare le due innamorate. Adele lo sa perfettamente quanto Helen eppure sanno che non si fermeranno e sanno già che quella storia ha una grossa mancanza: manca l'uomo, non come genere, ma come carattere dominante. Non vi dico altro come fosse un invito a rifletterci su.

Come già detto, quel fiume in piena di pensieri che è la Stein è difficile arginarla e comprenderla tutto insieme, la sua scrittura è decisamente avulsa dalla convenzione in cui versano la maggior parte degli scrittori del tempo. Lei segue le nuove correnti e le cavalca più che degnamente, stando anche a questi racconti. Il tutto ha però il risultato che, più ci pensi e più di affiora un particolare cui non avevi dato importanza ma per il quale, il quadro generale cambia di connotazione. Ecco, questo libro è questo: una lettura che continua a riaffiorare con nuove connotazioni a lungo dopo che hai finito di leggerlo. Non è così arduo leggerlo quanto avere la motivazione per farlo perché, finché non hai finita la storia, non capisci dove voglia andare a parare. Erano due racconti separati che invece sono stati ben accoppiati e che, se riuscite a trovare in giro, vi consiglio caldamente di leggere.

Buone letture,
Simona Scravaglieri

Come volevasi dimostrare
Gertrude Stein
Einaudi Editore, Ed. 1975
Traduzione di Floriana Bossi
Collana "Nuovi Coralli"
Valutazioni fra i 7,90€ e i 15€ (dipende dall'anno di stampa)



A photo posted by @leggendolibri on




mercoledì 13 luglio 2016

[Dal libro che sto leggendo] Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano

Fonte: all Posters
Oggi parliamo in pratica di un racconto. L'avevo un po' snobbato questo libro quando è uscito, tutti ne parlavano e quando questo avviene non sempre si parla di libri belli. Quando invece mi è capitato di leggere un altro libro di Schmitt, "La giostra del piacere", non avevo nemmeno associato l'autore a questo titolo l'ho scoperto solo dopo aver deciso di recuperare quello che aveva scritto sino ad oggi. Quando nel diario di Marzo, riguardo un altro titolo "Il lottatore di Sumo che non diventava grosso", avevo detto che i due libri si somigliavano, in maniera del tutto incosciente, non sono andata tanto lontana dalla verità. È probabile che i due racconti facciano parte di un progetto schmittiano che analizza la convivenza pacifica di religioni differenti.

Mosè, detto Momo, è rimasto da solo con suo padre da quando la madre se n'è andata via. Il padre è un uomo triste e un po' rigido che sta tutto il giorno al lavoro e così, a Momo, spetta l'incombenza della gestione della casa. Momo vive a Parigi nel quartiere ebraico, è ebreo come suo padre anche se non sa esattamente cosa comporti il fatto di esserlo. Poi un giorno, in un negozio dove va giornalmente a fare la spesa il proprietario, Monsieur Ibrahim gli pone una domanda, il giorno dopo Momo risponde, e piano piano il ragazzino ebreo diventa amico dell'arabo del quartiere. L'innocenza permette a Momo di poter fare delle domande che solitamente non si farebbero, la saggezza dell'età permette ad Ibrahim di dare delle risposte che indirizzino una giovane vita verso un modello diverso da quello cui sembra destinato.

La storia è molto bella e toccante, anche se io mi aspettavo un  romanzo e non un racconto con una lunga postfazione. Ne riparleremo in recensione, 
buone letture e buona giornata,
Simona Scravaglieri





Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano 

A undici anni ho rotto il porcellino e sono andato a puttane. 
Il porcellino era un salvadanaio di ceramica lucida color vomito, con una fessura che permetteva alle monete di entrare ma non di uscire. L’aveva scelto mio padre, quel salvadanaio a senso unico, perché corrispondeva alla sua concezione della vita: il denaro è fatto per essere conservato, mica speso. 
Nelle viscere del porcellino c’erano duecento franchi. Quattro mesi di lavoro. 
Una mattina, prima di scuola, mio padre m’aveva detto: 
«Mosè, c’è qualcosa che non torna... Mancano dei soldi... D’ora in poi scriverai sul quaderno di cucina tutto quello che spendi per fare la spesa». 
E così non bastava che mi maltrattassero a scuola e a casa, che mi toccasse pulire, studiare, cucinare, fare le commissioni, non bastava che vivessi solo in un enorme appartamento buio, vuoto e senza amore, che fossi lo schiavo, più che il figlio, di un avvocato senza affari e senza moglie. Dovevo pure passare per ladro! Tanto valeva rubare per davvero, visto che ero già sospettato. 
Insomma, nelle viscere del porcellino c’erano duecento franchi. Il prezzo di una ragazza, a rue de Paradis. Il prezzo per diventare uomo. 
Le prime m’hanno chiesto la carta d’identità. Nonostante la voce, nonostante il peso –ero grosso come un sacco di patate –avevano seri dubbi sui sedici anni che dichiaravo. Forse perché era una vita che mi vedevano passare aggrappato alla borsa della spesa, e crescere. 
In fondo alla via, in un androne, ce n’era una nuova. Piena di curve, bella come un quadro. Le ho fatto vedere i soldi. Lei ha sorriso. 
«Ce l’hai sedici anni?». 
«Certo. Da stamattina». 
Siamo saliti. Non riuscivo a crederci, aveva ventidue anni, era una vecchia, ed era tutta per me. Mi ha spiegato come dovevo lavarmi, poi come si faceva l’amore... 
Naturalmente lo sapevo già, però la lasciavo parlare per farla sentire più a suo agio, e poi mi piaceva la sua voce un po’ scontrosa, un po’ triste. Mentre lo facevamo, ho rischiato di svenire. Alla fine, mi ha carezzato i capelli con dolcezza e ha detto:
 «Farai bene a tornare, e la prossima volta dovrai portarmi un regalino». 
Per poco non mi rovinava il momento: avevo dimenticato il regalino. Ecco qua, ero un uomo, ero stato battezzato tra le cosce di una donna, riuscivo a malapena a reggermi in piedi da quanto mi tremavano ancora le gambe, e già cominciavano le seccature: mi ero scordato il famoso regalino. 
Sono tornato di corsa a casa, mi sono precipitato in camera mia guardandomi in giro alla ricerca della cosa più preziosa che potessi offrirle, poi sono tornato in fretta e furia a Rue de Paradis. La ragazza era ancora nell’androne. Le ho dato il mio orsetto di peluche.


Più o meno nello stesso periodo ho conosciuto monsieur Ibrahim. 
Monsieur Ibrahim era sempre stato vecchio. Tutti, a Rue Bleue e a rue du Faubourg-Poissonnière, avevano sempre visto monsieur Ibrahim dentro la sua drogheria dalle otto del mattino a notte inoltrata, incuneato tra la cassa e i detersivi, una gamba verso l’ingresso e l’altra sulle confezioni di fiammiferi, grembiule grigio sopra una camicia bianca, denti d’avorio sotto baffi ispidi e occhi pistacchio, verdi e marroni, più chiari della sua pelle scura segnata dalla saggezza. 
Il fatto è che monsieur Ibrahim, a detta di tutti, era un saggio. Sicuramente perché da almeno quarant’anni era “l’arabo” di una via ebrea. Sicuramente perché parlava poco e sorrideva tanto. Sicuramente perché sembrava sfuggire all’agitazione dei comuni mortali –soprattutto dei comuni mortali parigini –non muovendosi mai da quel panchetto a cui sembrava incollato, non rimettendo mai in ordine il banco di fronte a chicchessia, e sparendo chissà dove tra mezzanotte e le otto del mattino. 
Insomma, tutti i giorni facevo la spesa e preparavo da mangiare. Compravo solo roba in scatola. E se compravo scatolette ogni giorno non era perché fossero più fresche, ma perché mio padre mi dava i soldi solo per la spesa della giornata. E poi erano più facili da cucinare!

Questo pezzo è tratto da:

Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano
Eric-Emmanuèl Schmitt
Edizioni e/o, Ed. 2003
Traduzione Alberto Bracci Testasecca
Collana "Dal Mondo"
Prezzo 9,00€


- Posted using BlogPress from my iPad

martedì 12 luglio 2016

E abbiamo una vincitrice!


E abbiamo una vincitrice anche oggi! E' Irene di Librangolo Acuto e il libro vinto è: "Mentre Morivo" di William Faulkner! Due cruciverba e due blogger vincitrici, chissà chi vincerà il prossimo di Agosto! Vi ricordo nel frattempo che, la soluzione di questo cruciverba la troverete nel mensile relativo al mese di Luglio!
Buon pomeriggio a tutti e buone letture,
Simona Scravaglieri





Giochiamo Edizione 2016! Luglio...

Fonte: LettureSconclusionate


DA LEGGERE: Il cruciverba creato è elaborato da me e per il mio blog e non è copiato da nessun sito o giornale di enigmistica. Pertanto qualsiasi utilizzo venga fatto su siti di terzi che non riportino l'indirizzo del sito di provenienza, ovvero questo, saranno considerati come utilizzi impropri e segnalati alle piattaforme di pertinenza.

E siamo arrivati a Luglio! Va bene, ci siamo da un po', lo so, ma siamo al "Giochiamo!" di Luglio, va meglio? Nuovo cruciverba, nuovo libro in palio, le regole sono le stesse della volta precedente ma ve le rimetto qui sotto. Buon divertimento e in bocca al lupo a tutti!



Le regole:
- Come in passato è possibile ingrandire la foto, tasto destro, selezionare salva immagine con nome e l'avrete sul vostro pc. Rispondete alle varie indicazioni sotto, risolvete tutto il cruciverba;
- i gruppi di stelline e di pallini restituiranno nome e cognome del protagonista di questo libro uscito il 5 Maggio 2016.

COSA FARE PER VINCERE: mettere sotto, nei commenti del post, il titolo individuato nel cruciverba (i colori dei pallini indicano le parole), e mandare la foto del cruciverba risolto a dietroilportone @ gmail.com (tutto attaccato chiaramente, io lo inserisco così per evitare lo spam) subito dopo, mettendo nel corpo della mail il nick con il quale avete inserito il vostro commento qui sul blog.
Se non siete registrati su Blogspot e vi da un account anonimo nel commento basta che scriviate il vostro nome e il vostro alias perché io possa individuare l'aderenza con l'immagine che mi è arrivata.
Il primo che fa tutto, vince!

Qualora il premio non venga vinto, lo ricicleremo per un altro contest. I libri in palio sono nuovi e verranno spediti a mie spese, tramite Amazon direttamente a casa del vincitore.
La soluzione del cruciverba di oggi comparirà nel mensile di Luglio.





ORIZZONTALI
1. E' nel titolo dell'ultimo libro di Daniela Frascati - 10. .... è un po' come partire, della serie "detti ottimistici!" - 16.  E' un lavoratore esperto che utilizza attrezzi, macchinari e materie prime per la produzione o la trasformazione di determinati oggetti o alimenti - 17. Il Piero de "per un pugno di libri" e il nipote di Gillo - 18. La amano gli amanti della bella scrittura, ma a volte macchia! - 19. Seminare in latino - 20. Agrigento (sigla) - 21. Donne colpevoli - 22. La si sente con il caldo estivo - 23. La città invasa di lava e di acqua di un celebre libro di Ruggero Cappuccio - 27. E' più scuro dell'azzurro - 28. Taranto (Sigla) - 30. Trento (Sigla) - 31. Lo è il pomeriggio inoltrato - 32. Ackermann il musicista rumeno - 34. Quando attendi da una vita una persona l'attesa ti sembra... - 35. Giuda lo fece con Gesù... - 37. Quello di stoffa è sinonimo di drappo - 38. Electronic Arts - 39. Alta Tensione - 40. E' l'acronimo che corrisponde all'Ossido di Nichel - 41. Lo fa la colomba bianca di una celebre canzone di Nilla Pizzi (non sono così vecchia, ma ricordo solo la strofa!) - 42. Andata e Ritorno nei biglietti di viaggio - 43. Nella mitologia e religione greca è una delle divinità più importanti, patrona del matrimonio e del parto - 44. Davanti ad Abbondio e non sono i Bravi - 45. Si dice di una strada in forte pendenza - 48. Quella delle candele colorate, spesso macchia e sicuramente brucia! - 49. Torino (Sigla) - 50. Vi è ambientato il libro di Vanni Santoni pubblicato da Laterza nel 2011 - 52. Rieti (sigla) - 54. Organisation Suisse d'Aide aux Réfugiés - 55. Quella di Noè avrebbe dovuto lasciare a terra le zanzare, me lo ripeto ogni estate! - 56. E' la sigla che indica la Spagna - 58. L'abbreviazione di biologico - 59. Acronimo che indica la fosfatasi alcalina - 60. Sintetici, incisivi - 63. ... vecchia fattoria, ia-ia-o (dopo sessanta definizioni, la fantasia scarseggia!) - 65. Io, conosco, ho appreso e dunque... - 66. Aereonautica Italia - 67. Everything Everywhere - 68. Il secondo gulag in cui fu spedito Varlam Salamov - 71. Uno per Cillian Murphy - 73. Fermo! - 74. Quella di Isaac Newton è leggendaria - 75. Toxics Release Inventory - 77. Situato, ma più in breve - 78. Il Boss dell'emirato! Significa letteralmente "comandante", persona cioè che detiene l'autorità per emettere un ordine e per vederlo eseguito - 79. Così veniva chiamato Ludovico Maria Sforza.

VERTICALI

1. ieri era presente - 2. Non genuino, adulterato, sofisticato - 3. Senza il mento lo stiramento - 4. La chiamano così la trilogia composta da Wool Shift e Dust di Hug Howey - 5. Quello smisurato non si regge - 6. stava con la Bambina in una bellissima canzone del 1971 di Lucio Dalla - 7. è nel titolo di una celebre serie di 5 romanzi di François Rabelais insieme a "Pantagruel" - 8. Ecole Nationale d'Administration - 9. Rossini Opera Festival - 10. Magic Organic Apothecary - 11. in francese dignifica oro - 12. Radio Frequenza - 13. Il Don protagonista di uno dei racconti di Gustaw Heling che da anche il nome alla raccolta che lo contiene nelle versioni non polacche (Stupenda!) - 14. Seconda nota della scala - 15. sono a distanza per Langewiesche - 17. Democrazia Cristiana - 21. ha scritto Le cose che ho imparato, 2011, Mondadori, Milano - 24. contenitore per liquidi usato anticamente - 25. quella delle pecore tiene in caldo d'inverno - 26. 'Esercito Repubblicano Irlandese - 29.  romanzo di fantascienza dello scrittore polacco Stanislaw Lem, pubblicato nel 1961 - 33. Si usa per chiamare da casa. - 36. Del "massacro" per  Yasmina Reza - 39. strumento usato in agricoltura fin da tempi antichi per smuovere il terreno e prepararlo per successive lavorazioni o direttamente per la semina - 41. "Non è amico" per Vincenzo Zonno in un suo libro - 43. Vagai - 46. Sta "Sotto" in una de "Le inchieste del commissario Micuzzi" di Massimo Cassani - 47. Associazione ecologica Romana - 48. Comunità Europea - 49. Fra questo e quello, sinonimo - 51. La Smith de L'ambasciata di Cambogia - 53. è un'azienda statunitense, tra le più importanti al mondo nella produzione di personal computer. e di sistemi informatici. Ha sede a Round Rock, nel Texas - 57. E' narrante per Ginevra Bompiani - 58. Ha Scritto Cassandra al matrimonio - 59. Fornito d'ali - 60. chi li ama per il gelato e chi invece preferisce le coppette - 61. Napoli (sigla) - 62. Quando la si sente, bisogna bere - 63. New York - 64. Entrata Merci - 65. Aiuto!!! In codice... - 69. Olografico quando il "grafico" non c'è - 70. Davanti a "Stampa" il giornale torinese - 72. Extra Time - 74. Milano (sigla) - 76. Tra George e Martin delle cronache del Ghiaccio.

Remember...

Fonte: Age UK Islington activities

Buongiorno! Vi ricordate che oggi è il giorno del cruciverba? Esce, come il mese scorso, alle 13:30 quindi non fatevi trovare impreparati eh! Mi raccomando!
Buona giornata e buone letture,
Simona Scravaglieri


lunedì 11 luglio 2016

Diario di un mese di libri... Giugno 2016

Fonte: Geek and Sundry

Libri comprati:

"La libraia di Joyce. Sylvia Beach e la generazione perduta", Noel Riley Fich - Il saggiatore
"Shakespeare and Company", Sylvia Beach -  Sylvestre Bonnard Editore 
"Truman Capote. Dove diversi amici, nemici, conoscenti e detrattori ricordano la sua vita turbolenta", George Plimpton - Garzanti
"Margehrita Sarfatti. La regina dell'arte  nell'Italia fascista", Rachele Ferrario - Mondadori Editore  
"Un incontro casuale", Rachel Cohen - Adelphi

Libri regalati
"Mailand" Nicola Pezzoli, Neo Edizioni (Maggio)
"Grandi MomentiFranz Krauspenhaar, Neo Edizioni (Maggio)


Libri letti

"Il segreto di Lady Audley", Mary Elizabeth Braddon -  Fazi Editore
"Esecuzioni a distanza", William Langewiesche -  Adelphi
"Il dio del massacro", Yasmina Reza -  Adelphi
"Americane avventurose", Cristina Stefano - Adelphi
"La memoria", Giovanni Battista Angioletti - Bompiani Editore
"Senza nome", Wilkie Collins - Fazi Editore (finito luglio)
"Monsieru Ibrahim e i fiori del corano", Éric-Emmanuel Schmitt - Edizioni E/O (Finito luglio)

Libri in lettura

"Gli ultimi eretici", Vasile Ernu- Hacca Edizioni (in lettura)
"Città in fiamme", Garth Risk Hallbergh - Mondadori Editore (in lettura)
"Alla ricerca del tempo perduto Vol.1: Dalla Parte di Swann", Marcel Proust - Mondadori Editore (in lettura)



Innanzitutto vorrei farvi notare quanto sono stata brava, vero? No, ditelo che siete stupiti! Fissate questa emozione dentro di voi e non lasciatela andare perché Luglio sarà tuuuuuutta n'altra cosa! Beh? Che è quella faccia? Guardate che vi vedo eh! Sono una lettrice, anche una blogger ma non sono una santa! Poi è stato il mio compleanno, poi mi hanno regalato dei buoni... e uscivo da una settimana pesante. Una donna ogni tanto se lo dovrà pur fare un regalino no?
Comunque ricordo che questa sera a mezzanotte si chiude il concorso #regalamiunracconto con cui credo di aver un po' stressato tutti, qualche racconto è arrivato e non credo che dovrò fare la scelta fra più di dieci racconti, quindi li vedrete tutti pubblicati se i loro autori me lo permetteranno. Ce n'è uno che è un po' reticente, ma passerò a gentili azioni di intimidazione... tranquilli! 

Detto questo il BookClub Klamm si è nuovamente riunito, stavolta alla casa "baltica" di Maria, con una signora cena "baltica" che ci ha reso "balticamente" sazi. Chissà di che avremo "balticamente" parlato eh? Ma di "Anime baltiche"! E visto che in questo periodo siamo un po' sfortunati, mancava qualche elemento importante, tipo Librinvaligia stoppata da un improvviso impegno, Il tè tostato bloccata al lavoro e per Fabio non ricordo il motivo ma l'autore è ancora troppo vivo per stargli simpatico! In compenso abbiamo guadagnato la presenza di Pino de "I fiori del peggio". Tre persone che avevano finito Anime Baltiche e tre punti di vista diversi: Librangolo Acuto non è riuscita a farsi prendere dal libro che ci faceva notare che, non conoscendo la storia di quelle zone, il tutto appare come un mero elenco di vite e di esperienze. Per Maria invece la questione è proprio che quelle storie appartengono a periodi che conosce e, quindi, le sono piaciute queste storie mentre, per la sottoscritta, "Storie sì, raccolta no" perché la foto di gruppo di queste biografie scritte in tempi diversi e con registri narrativi differenti, secondo me, fanno un po' a cazzotti l'una con l'altra inserite insieme in una raccolta. Vi rimando alla recensione per approfondire il mio pensiero in merito. Poi le discussioni sono virate come al solito su altri 1.500 libri diversi, non c'era nemmeno Sperduti, con i gattini per contenere "aride" discussioni, che era in tour per il suo nuovo libro bello bellissimo "Sottrazione" e, anche se non ci siamo accapigliati, è mancata una voce importante del nostro gruppo.

Detto questo mi sono parecchio impegnata per tirar fuori il cruciverba di Luglio, quindi domani, Martedì 12 luglio,  vedete di darmi soddisfazione, mentite dicendo "Ahhh ma come è difficile questo cruciverba!" (grazie, grazie!). E, in fondo a questo post, trovate la soluzione di quello di giugno - mamma come sono brava eh? -.

Detto questo passiamo ai libri comprati, arrivati e letti. Il mese di Giugno e i primi giorni di Luglio sono stati una vera svolta per me. Tre titoli che cercavo finalmente sono nelle mie mani e due di questi sono un saggio, "La libraia di Joyce. Sylvia Beach e la generazione perduta" di Noel Riley Fitch (Il saggiatore) e gli scritti contenuti in una raccolta intitolata:  "Shakespeare and Company" di Sylvia Beach (Edizioni Sylvestre Bonnard). Sono stati a lungo introvabili, c'erano poche copie e io arrivavo sempre tardi per potermele accaparrare e, invece, nella mia ricorrente ricerca annuale - sì periodicamente io cerco libri che sono difficilmente reperibili, sia mai che ce ne sia una copia acquistabile!- del libro che è arrivato a Luglio sono improvvisamente spuntate fuori le segnalazioni che erano disponibili a prezzi relativamente contenuti. 
Shakespeare and Company è la librerie sulla quale, negli ultimi anni, si sono scritte più castronerie, non tanto su Sylvia Beach, ma proprio sulla libreria stessa; molti confondono l'attuale libreria Shakesperare&Co con quella originale, aperta inizialmente in Rue de Dupuytren e successivamente spostata a Rue de l'Odèon vicino a quella della compagna della Becah, Adrienne Monnieur, che si chiamava "La maison des amies des livres".  Giusto per darvi un'idea dei cambiamenti vi metto una bella foto di oggi e di ieri: dove c'era la storica libreria della Monnier che rimase aperta sempre, anche durante la seconda guerra mondiale, c'è un ristorante, mentre un nuovo negozio si sta aprendo nella vera e propria sede della librerie della Beach. Di targhe, un cartellone o anche una freccia giusto per dire che, quello che è oggi la letteratura, un po' lo deve a quei due luoghi, manco l'ombra...


Perchè queste due donne sono importanti? Perché con il loro lavoro hanno permesso ai lettori di avere la possibilità non solo di leggere i classici, ma anche di sperimentare le nuove correnti; hanno dato l'opportunità a chi non poteva permetterselo, e in questa categoria rientrano anche tanti autori e artisti del periodo, di non dover per forza comprare libri ma di averli in prestito diventando, nei periodi più critici, più bibliotecarie che libraie. Hanno ceduto i loro spazi per fare incontri fra autori, hanno finanziato iniziative che permettevano alle nuove leve di sperimentarsi su nuovi linguaggi e infine, sono state anche editrici entusiaste e appassionate di tanti libri, più la Monnier che la Beach, che hanno permesso ad autori tipo, uno a caso, Joyce di farsi conoscere e apprezzare dal grande pubblico. Vivono un periodo d'oro di Parigi, quello degli inizi del 1900, che diventa capitale culturale per due motivi principali: il cambio favorevole che permetteva, ad esempio agli americani, di vivere meglio che in America e la libertà di professare il proprio credo e soprattutto il proprio amore. Una storia appassionata come quella che ci fu fra la Beach e la Monnier o tra la Stein e la Toklas, in altri posti del mondo, non si sarebbe potuta vivere con tanta libertà proprio come succedeva nella Parigi di allora. Sicuramente oggi non sarebbero molto contente di sapere che le loro figure vengono trattate separatamente e si tenta di dare risalto ad una a discapito dell'altra e viceversa, ma non ci possiamo fare nulla. Io avevo già letto "Rue de L'Odèon. La libreria che ha fatto il novecento" di :DuePunti Edizioni che è la raccolta delle lettere, delle presentazioni e degli appunti della Monnier e la Beach ha fatto una cosa simile nel suo libro dedicato alla sua libreria. Tra le chicche che mi è capitato di leggere nell'introduzione del saggio c'è la malsana, per la Beach, e divertente, per noi, abitudine di Joyce di continuare a scrivere cose su cose nei pezzi che invece gli venivano inviati per essere corretti. Così l'Ulisse crebbe in maniera esponenziale e, la prima pubblicazione, aveva un numero elevatissimo di refusi. Per le altre dovete aspettare che io finisca di leggerli!

Sempre correlato a questo tema ma è un regalo per il prossimo compleanno di Librangolo Acuto, è stato l'acquisto di "Un incontro casuale" di Rachel Cohen (Adelphi) libro stupendo che attraverso gli incontri, dal 1850 fino al 1960, ripercorre 100 anni di storie di artisti americani. È un libro appassionato e puntuale che ti coinvolge sin da subito. Ricordo di averlo comprato nella mia prima uscita da casa da sola in macchina dopo essere stata chiusa in casa per due mesi mesi a causa dell'anemia. Beh quella volta sono andata in libreria, "come te poi sbajà" dicono a Roma, e sono tornata con questo libro venduto a prezzo stracciato perché un po' distrutto. Volevo davvero solo leggere l'inizio, e invece l'ho finito nel giro di un paio di giorni tanto mi è piaciuto. L'altro, "Margherita Sarfatti. La regina dell'arte  nell'Italia fascista" di Rachele Ferrario, è un libro che invece io ho visto a Dicembre di sfuggita e ho comprato a Gennaio perché mi interessava una biografia su questa donna che non è solo, come dice il titolo, "La regina dell'arte nell'Italia fascista" ma è proprio colei che ha fatto di Mussolini il Duce. Cosa è rara leggere ma la "figura del Duce" è stata creata a tavolino con l'utilizzo dei media come gli articoli per le riviste americane e inglesi che lei scriveva e faceva firmare a lui, fino alla pubblicazione di "Dux" nel 1925 e successivamente ritradotto per essere distribuito in 18 paesi compresa la Turchia e il il Giappone. In Italia venne concessa la pubblicazione a Mondadori ma solo dopo aver censurato alcuni pezzi che sarebbero stati compromettenti per Mussolini (pare fossero resoconti di incontri dove era presente Margherita e che avrebbero fatto capire alla moglie che era la sua amante). Buona parte della storia "editoriale e giornalistica" di Margherita la conosco attraverso un saggio uscito tre anni fa che si chiama "Mussolini censore" di Guido Bonsaver pubblicato da Laterza e che è altrettanto eccezionale come quello della Cohen.

Invece il libro "Truman Capote. Dove diversi amici, nemici, conoscenti e detrattori ricordano la sua vita turbolenta"di George Plimpton è andato alla vincitrice, Claudia di "A Clacca piace leggere", che ha risolto per prima il cruciverba del mese di giugno. Era un libro nella mia whislist che ha attirato la mia attenzione per la stupenda copertina e anche questa è una biografia, sì diciamo che ora mi rendo conto che Giugno è stato il mese delle biografie, poi però ero stata attratta da questo pezzo riportato nella descrizione del contenuto del libro:

A lui si deve l’invenzione dell’intervista come genere letterario, e le sue inchieste e i suoi libri restano memorabili per i lettori almeno quanto lo erano per i fortunati partecipanti le feste esclusive che per decenni ha ospitato nel suo appartamento dell’Upper East Side newyorkese.

Oltretutto poco prima chi scrive descrive l'autore di questa biografica come un grande scrittore ma anche "Eccentrico e perfido, aristocratico e curioso di tutto". Ora io, povera lettrice, che ho goduto da matti a leggere il libro di Giulio Passerini "Nemici di penna" potevo non appuntarmelo?  Non si poteva non wishlistarlo almeno!

Tra i libri arrivati a Maggio avevo dimenticato i due libri Neo Edizioni. Dimenticanza che fa di me una bruttissima persona, anche perché "Mailand" è il terzo capitolo della serie dedicata a Corradino. I libri non necessariamente vanno letti in sequenza, non vi farete spoiler tranquilli, ma, e qui vi dovete fidare, dovete comunque leggere "Quattro soli a motore" perché solo così conoscerete la vera anima di Corradino e del suo autore. Non ho ancora letto Mailand - l'ho detto che sono una brutta persona? -. Io ho un problema con questa serie che si è già verificato anche con "Chiudi gli occhi e guarda", che poi mi è piaciuto molto, ovvero che temo sempre che il libro successivo non mi piaccia. Capita anche a voi? A me per ora solo con Pezzoli e la spiegazione che mi sono data è che tengo talmente tanto al primo libro che mi sale l'ansia ogni volte che Pezzoli scrive su di lui!
Invece, "Grandi Momenti" di Franz Krauspenhaar, l'ho accolto perché ha la descrizione più surreale che mi sia capitata negli ultimi anni: il protagonista Franco Scelsit, che la scheda precisa essere un appassionato degli anni '60 vive una vita al limite e spericolata finché un infarto non lo ferma. I grandi momenti della sua vita li ricorda in ospedale condividendoli con i compagni di malattia. Questo detto in estrema sintesi, ma se guardate la sua scheda anche voi sarete curiosi come me!

Per quanto riguarda i libri letti, invece, questo mese posso ritenermi decisamente soddisfatta non tanto del numero quanto dei contenuti. Con la Braddon e il suo "Il segreto di Lady Audley" ho avuto qualche problema per alcune pagine, ma il mistero e la storia reggono decisamente bene, lei sa il fatto suo in fatto di scrittura e sicuramente è stata una bella scoperta. Peccato che di suo ci sia molto poco in italiano, sono sulle tracce di un volume che racchiude i racconti di più scrittori ma non ho trovato altro. Poi in un week end in cui volevo leggere libri che potevo finire in giornata, ho letto i due volumetti di Adelphi: "Esecuzioni a distanza" di William Langewiesche e "Il dio del massacro" di Yasmina Reza. Il primo mi è veramente piaciuto ho empatizzato con il tiratore scelto del primo saggio e anche con gli intervistati del secondo. Ti modificano lo sguardo verso il mondo le storie come queste e "male necessario" prende tutta unaltra accezione. Che poi forse non è proprio così, io, il male necessario, non lo giustifico manco quando è necessario ma non faccio quel lavoro e non devo rispondere ad un ordine. L'altro lato della medaglia è che se non ci fossero persone come loro, nessuno vivrebbe tranquillo, e fra un po', con l'automazione delle azioni di combattimento, anche l'ultimo barlume di dubbio che viene premendo un grilletto quando sei davanti ad una vita che stai per uccidere, verrà annullato da un bottone in una stanza che magari sta nella ridente campagna americana con i bambini che si intravedono giocare dalla finestra in un bel prato tagliato all'inglese in una bella e soleggiata giornata. Pure lì qualcuno penserà che premerlo stroncherà delle vite? Non so, sinceramente.
Per quanto riguarda  invece il "Il dio del massacro" invece ho apprezzato la costruzione del dialogo che tende a smantellare l'impianto perbenista della società ma devo ammettere che forse il testo è più da recitare che da leggere. La concitazione del clou del dialogo di queste due coppie, nonostante il crescendo di interruzioni, di casi estremi, di offese non rende fino in fondo la scena. Quindi il concetto funziona: due coppie si incontrano perché i loro figli si sono azzuffati e per la precisione la coppia ospite si sta scusando perché il proprio pargolo ha menato all'altro con una mazza. I genitori della vittima prima ringraziano e poi pretendono che l'aggressore si scusi, non prendendo in considerazione che il proprio figlio possa aver fatto qualcosa per istigare la risposta dell'altro. Il padre dell'aggressore, fra una telefonata e l'altra dall'ufficio, difende il figlio, la madre si sente male mentre quella della vittima si indispettisce e il marito cerca un punto d'incontro. La contesa a questo punto fa diventare volta per volta ogni protagonista aggressivo, remissivo e via dicendo scoprendo le carte di ogni personaggio e la propria rabbia repressa. E' sicuramente un'opera da conoscere, anche se, come ho detto, secondo me, renderebbe meglio in scena.

Sempre stesso editore, Adelphi. La fatina delle letture a suo tempo mi aveva detto che questo libro per lei era bellissimo poi, il mese scorso, mentre stavamo parlando su twitter delle nostre impressioni su "Anime baltiche" Glolibri una ragazza che seguo con interesse ha detto che questo titolo, "Americane avventurose" di Cristina Stefano le era molto piaciuto. Ero sul letto, mi sono girata e ho scoperto che lo avevo fra i libri sul comodino e allora mi sono detta:" Quale occasione migliore?". Detto fatto, letto con molto piacere. Ho scoperto persino colei che ha inventato il country style. Libro effettivamente godibilissimo, si parla di tutte figure minori della storia ma che hanno vissuto la loro vita al massimo. Un bel libro cui ripensare e da leggere nei momenti no, perché sa darti la carica.

Con il finire del mese ho anche finalmente finito "La memoria" di Giovanni Battista Angioletti. È sicuramente stato interessante nel suo insieme ma la lettura è stata rallentata. Odio le scritture ad elenchi perchè mi annoiano mortalmente e, infatti, ogni due pagine a me veniva sonno, che non è incoraggiante. Dall'altro lato passare in rassegna la vita della Milano degli inizi del '900 mi ha dato l'opportunità di vedere una vita che conoscevo poco. Le classi, le lotte operaie, gli approcci degli italiani alla ricerca di una identità nel nuovo secolo mi hanno ricordato due libri: "Scritti Corsari" di Pasolini e "Cupo tempo gentile" di Umberto Piersanti. Entrambi analizzano i comportamenti italiani, il loro lasciarsi andare al consumismo e alla mentalità del gruppo che annulla l'identità e i valori del singolo. E, come sempre, mi capita di pensare che noi siamo così da sempre e non da ora e manco da dieci anni e un po' mi scoccia pensare che in fondo non ci siamo evoluti e cerco sempre di troavre punti di riferimento che mettano in dubbio questo mio pensiero. In compenso finire mi ha permesso di vedere lo strega nascosto in lui e, in fondo, avevano ragione gli amici della Bellonci. In questo caso, come detto nella recensione, siamo allo Strega del 1949 e con Paolacheprimaopoiloapreilblog, proseguiamo alla ricerca di Pavese e del suo libro premiato con lo Strega del 1950!

Meno male che sono stata brava e ho comprato pochi libri eh? Beh dai vi è andata bene, pensate al prossimo in cui ci saranno i libri che venerdì ho comperato al mercatino eh? (*risata diabolica*). Per questo mensile è veramente tutto e io vi auguro buona giornata e buona fortuna per il cruciverba e a chi vuole mandare il racconto sul killer vegano - entro mezzanotte mi raccomando!!!-. Vi lascio con la soluzione del cruciverba del mese precedente!
Buone letture,
Simona Scravaglieri






Si ricorda che questo cruciverba è opera di Simona Scravaglieri per Letture Sconclusionate
Non è preso da alcun giornale di enigmistica
Ogni utilizzo che non contempli il riferimento al blog proprietario, ovvero questo, sarà considerato improprio e segnalato alla piattaforma di riferimento.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...