venerdì 29 novembre 2013

"Io sono Malala", Malala Yousafzai - E ripensare ai coccodrilli è stato un attimo...


Fonte: MyOpera

Anche questa recensione mi ha dato più di un grattacapo perché è facilmente mal interpretabile, ma è un problema in cui sono incorsa già in passato così correrò questo rischio ugualmente. E' una storia vera, quindi non può avere una definizione di "bello" o "brutto"; una vita è una vita, punto e basta. Così per inoltrarci nei meandri di questo scritto dobbiamo però scindere due aspetti principali: da un lato c'è la storia e dall'altro lo stile in cui è scritta. Cominciamo con la storia che, in fondo, è la componente più facile da smarcare.

Per chi non lo sapesse Malala è oggi praticamente un'adolescente famosa in Pakistan ma anche nel mondo. Da quando era piccola, grazie anche al supporto della famiglia, questa ragazzina coraggiosa rivendica il proprio diritto allo studio in un paese in cui ,dal 2009, la forte presenza di talebani aveva imposto il divieto alle bambine del diritto allo studio. Malala ha rilasciato interviste, è stata filmata e ha tenuto un blog a distanza per una grande testata giornalistica e questo l'ha esposta, più di tante altre ragazze, ad un pericolo che si pensava rimanesse solo una minaccia. Invece nel 2012, il pulmino che la sta riportando a casa dalla scuola viene improvvisamente fermato, sale un uomo chiedendo chi sia Malala e quasi non aspetta risposta ma spara ferendola gravemente e colpendo anche due sue compagne. Il libro è una trascrizione puntuale di 14 anni di vita in questa situazione, che vede la fede musulmana sempre interpretata e declinata in maniera volutamente sbagliata e ottusa contando sull'ignoranza delle masse. Una cosa assai comune anche per i cristiani, pertanto non è una novità.


Quello che emerge, però, in maniera abbastanza evidente è che Malala ha avuto l'opportunità di vivere in una famiglia molto particolare e che, nonostante tutto, è riuscita ad essere più moderna di quanto si possa pensare di riuscire vivendo nelle montagne del Swat dove anche l'energia elettrica è un vero lusso. quindi se da un lato ha dell'eccezionale il coraggio di una bambina di opporsi al mondo oscuro disegnato per lei dai grandi, dall'altro lato dobbiamo tenere conto che il padre ha cresciuto, indirizzato e formato i propri figli verso una visione della vita non occidentale ma sicuramente più contemporanea. A questo si aggiunga anche che per una Malala che studia ce ne sono milioni di altre che vengono date in spose molto prima della crescita o anche bambine che sono costrette a fare lavori pesanti o vengono uccise. Quindi la battaglia di Malala ci ricorda che nella richiesta al mondo intero di poter studiare si racchiude non solo questo ma anche il diritto ad arrivare all'età adulta e a poter pensare di testa propria. Questo non prescinde dalla religione ma ne è compendio indipendentemente dal credo che si professi. 
E' bello anche sapere che una ragazzina possa raccontarci di trovare svago e divertimento aprendo un libro a noi, che siamo abituati a cercare cose più effimere come vuoti talk show o peggio real che creano nuovi personaggi strapagati ma con molto poco da proporci.

Se tutto si riducesse a questo probabilmente questo libro, nelle mie librerie, lo trovereste codificato con ben 5 stelle su 5 di votazione. Invece oggi ne ha solo 3, indice di un libro bello ma non bellissimo e la motivazione è legata solo alla stesura di questa biografia.
Quando iniziai questo blog mi capitò fra le mani un libro veramente molto bello e intenso dove Fabio Geda - "Nel mare ci sono i coccodrilli", Fabio Geda B.C. Dalai Editore, prezzo 16,00€ -  prendeva e trascriveva la testimonianza di un giovane pakistano (non mi chiedete di dirvi il nome perchè non saprei trascriverlo!) arrivato dopo mille peripezie in Italia. Anche lì il giovane in questione ambiva ad una istruzione. La differenza nei due libri non sta nella voglia di conoscere e di costruire una vita diversa dei due ragazzi e nemmeno nelle esperienze della vita ma nel lavoro di chi trascrive questi libri. Se Geda punta l'attenzione nella storia senza facilitare i pietismi fini a se stessi ma mostrandoci quel lumicino cui, questo piccolo eroe, si è sempre riferito con coraggio per attraversare mezzo mondo e arrivare a Torino, Christina Lamb, invece trascrive tutto o forse fa un editing molto leggero o peggio troppo adulto. Il risultato è un po' destabilizzante. A parte la Malala che si batte per i suoi diritti di cui non si può non condividere gli obiettivi ne viene fuori una seconda che ha un approccio più politico e studiato e che rende l'altra un qualcosa di selezionato perché- lo so pare brutto scriverlo ma non trovo altri paragoni! - "vende". Attenzione non sto dicendo che non sia reale ciò che è accaduto, sto solo dicendo che con questo secondo aspetto, che esce prepotentemente ad un certo punto del libro, la storia reale sembra limata non dal ricordo di una giovane che sente la mancanza dei suoi luoghi d'origine bensì da una studiata mossa politica.
Probabilmente il fine di sollevare l'opinione mondiale contro chi, alle soglie del 2014, ancora pensa che una donna valga meno di un cane e pretende che la gente viva come prima del medioevo, richiede anche questo ma, girando per i vari social dei lettori, soprattutto nei commenti stranieri la mia non è la sola osservazione di questo tipo mossa contro questo lavoro.

A chi m'ha chiesto com'è questo libro ho risposto che è sempre complicato raccontare di questi libri che viaggiano comunque sempre sul filo del rasoio delle nostre coscienze: se ispirano pietismo, che si esaurisce nel tempo della lettura del libro, entreranno nella pila degli amati al momento e subito dimenticati e se, invece, convincono al dissenso questo è solitamente effimero perché non esprimibile sul posto e quindi senza alcun valore. Il valore del libro è comunque dato dalla possibilità di visitare un paese che non è più una meta turistica sicura perché ancora oggetto di scorribande talebane e, non meno importante, dal potersi mettere nei panni di persone di cui pensiamo di conoscere usi e costumi e che invece probabilmente non conosciamo affatto.

Un libro scritto fitto fitto, pieno di descrizioni e anche dell'amore per l'istruzione di tutta una famiglia che vive oggi fuori dal Pakistan, in Inghilterra, ma continua a rimanere pakistana perché crede veramente nelle possibilità del popolo del Pakistan molto più di quanto anche quest'ultimo creda in se stesso. E' stata quindi, comunque, una lettura interessante.

Buone letture,
Simona Scravaglieri

Io sono Malala 
Malala Yousafzai 
Con Christina Lamb 
Garzanti Libri Editore per Corriere della Sera*, 
ed speciale 2013 Prezzo 12,90€ 
*L'edizione speciale cui si fa riferimento in questo pezzo è acquistabile solo sul Corriere Store


Fonte: LettureSconclusionate



mercoledì 27 novembre 2013

[Dal libro che sto leggendo] Babbo Natale è strunz


Fonte: Le cronache di Lollo e altri eventi


Siamo all'ultima settimana di Novembre e già da parecchio, smontate le illuminazioni e decorazioni di Halloween, sono spuntate quelle natalizie. Quindi mi sono detta perché non iniziare anche io in anticipo a portare la gente sulla buona strada?  Ecco, non sarei io se vi proponessi un libro "convenzionale" che dite? Non è una lettura recente, chi mi segue da un po' sa perfettamente che questo è stata una delle letture che ho fatto a Marzo quando ero in ospedale.

Non credo che sia stato solo il fatto di aver bisogno di avere un po' di sole e di buonumore ma i racconti di questo libro sono di un'ironia travolgente accompagnati da solida morale che viene dal vederci rappresentati nella nudità dei gesti ricorrenti (come per esempio quelli che si fanno a Natale) che ci rendono umani e tradizionali.

Tra una risata e l'altra, un maglione e un commento di un regalo o di una situazione abbiamo l'opportunità di vedere da dove veniamo, come avviene per il passo del racconto che vi metto sotto - che da il titolo anche alla raccolta -come siamo oggi e possiamo anche intravvedere come diventeremo. Non è mai un male, ma un ottimo spunto di riflessione su come vorremmo essere e invece come appariamo agli altri.

Se invece non siete in vena di introspezione, a parte le risate, sono anche un ottimo spunto di conversazione e questa raccolta in particolare rappresenta anche un ottimo regalo. Volete mettere vedere la faccia del puntiglioso zio che scarta il regalo e si trova un titolo come "Babbo natale è strunz"? Impagabile!

Buone letture,
Simona Scravaglieri

Babbo Natale è strunz 
"Last Christmas I gave you my heart", il Natale scorso t'ho dato il mio cuore. "But the very next day you gave it away", ma il giorno dopo l'hai dato via.
E' stato George Michael a lanciare definitivamente l'idea di riciclare i regali di Natale. Quel pezzo suonava e ancora suona ovunque durante le feste di fine anno. Era l'84, ma l'abitudine era già radicata da tempo, l'avevo visto con i miei occhi almeno dieci anni prima. 
Allora, come oggi, in quei giorni di Dicembre scoprivi di avere familiari sconosciuti. Comparivano a tavola la sera della vigilie e li rivedevi direttamente l'anno successivo con i loro regali inutili. Poi c'erano i soliti parenti che trovavi la domenica pomeriggio a casa dei nonni, senza scampo.
Rivedevi anche certi maglioni a fasce colorate spessi un dito, con il collo alto e pruriginoso, che davano, a me a mio fratello, un'aria - anzi, una mancanza d'aria - da lavoratori degli altiforni dell'Italsider (all'epoca era ancora lì a Bagnoli). Quei maglioni potevano avere un senso soltanto a casa mia dove non c'erano i riscaldamenti e faceva un freddo fetente. Invece sbucavano dai cassetti solo per i giorni di festa da trascorrere i trasferta, in case dove le temperature erano tropicali. Anche quel Natale, io e Ciro, Più piccolo di me di due anni, ci aggiravamo sudati, con gli occhi lucidi e le guance rosse come due palle, perfettamente mimetizzati con il multicromatico albero di casa di quello stronzo di mio nonno.
Era alto ameno due metri e mezzo (l'albero non mi nonno) e aveva ai suoi piedi l'unica cosa che ci interessava di tutto quello che accadeva intorno.
Ci giravamo intorno come guardoni sul ciglio di una spiaggia per nudisti. A volte pretendevamo ( a vuoto) di mangiare seduti lì, accanto ai regali, e nei momenti di défaillance di chi, a rotazione, ci controllava, provavamo a strappare un po' della carta natalizia che avvolgeva i pacchi segnai da un cartoncino con il nostro nome. 
Avrei dovuto capire che quella mezza parola che Ciro aveva intravisto strappando la carta dorata del suo regalo nascondeva una fregatura: Ciccio. Che cazzo di regalo poteva iniziare con Ciccio?
Fu drammatico.

Questo pezzo è tratto da:

Babbo Natale è strunz
AA.VV.
80144 Edizioni, ed. 2010
Prezzo 11,00€

domenica 24 novembre 2013

Italo Calvino: un uomo invisibile

Parigi, Febbraio del 1974, Fausto Rapetti gira questo bellissimo documentario su Italo Calvino, stabilitosi da 7 anni, nella capitale francese. Lì Calvino, scrive romanzi e scrive dell'Italia. "Come mai non ha mai scritto su Parigi?" chiede l'intervistatore. "Forse per scrivere di Parigi, dovrei staccarmene essere lontano. Se è vero che si scrive partendo da un'assenza. Oppure dovrei esserci dentro fino in fondo. Dovrei esserci stato fin dalla giovinezza se è vero che sono gli scenari della nostra "prima" vita quelli che danno forma al nostro mondo immaginario."
E Infine dice "forse bisogna che un luogo diventi un paesaggio interiore in modo che l'immaginazione prenda a vivere quel luogo a farne il proprio teatro".

Probabilmente aveva ragione, oggi non si lascia più alla propria all'immaginazione il tempo e lo spazio di scegliersi o sedimentarsi in un paesaggio interiore. E quindi forse anche noi lettori sempre in cerca di sbirciare quelli altrui, non ci soffermiamo sulla ricchezza di ciascuno dei paesaggi messi in scena dai vari scrittori.
Il confronto fra intervistatore e intervistato tocca uno dei lavori di Calvino "le città invisibili", il rapporto con Parigi, quello con Torino dove lavora e i libri che rimangono nella sua memoria e nel confronto giornaliero con un mondo che cambia.

E' bello vedere queste interviste perché sono un po' come dei testamenti o dei suggerimenti che vengono dal passato. Calvino dice anche una cosa che è anche un avvertimento per i nuovi scrittori "agli scrittori, essere visti di persona non giova affatto. Ci sono stati scrittori enormemente popolari di cui non si sapeva niente.[...] Ora lo scrittore ha occupato il campo e del luogo immaginario non è rimasto niente."

Non aggiungerò altro. Non è un'intervista lunghissima ma è una summa di quello che era Calvino al di là di quello che la critica e la scuola ci hanno insegnato. Come è avvenuto per Montale qualche settimana fa anche qui, Calvino è un uomo che parla di sé stesso come uomo e poi di un altro "sé stesso" quando è scrittore. Nel primo ci sono la ricerca della tranquillità, una vita familiare, il vivere una città come Parigi come cittadino e non come turista. Dall'altra c'è lo scrittore e il lettore che declina le immagini su cui gli capita di soffermarsi in letteratura o in letture e contestualmente è in cerca del silenzio o dell'invisibilità per poter visitare il luogo invisibile che sarà il palco dei successivi lavori.

Buone letture e buona domenica da me e da Oscar,
Simona Scravaglieri 





Il libro citato è:

Le città invisibili
Italo Calvino
Mondadori Editore, ed. 1996
Collana "Oscar opre di Italo Calvino"
Prezzo 9,00€

venerdì 22 novembre 2013

"L'omeblico di Adamo", Stefano Tofani - L'italiano medio e le statue....


Fonte:Federazione cittadini sovrani


Arriva in ritardo di una settimana lo so! Ma prima di convincere il problema, di nome Oscar che potete vedere nel post di venerdì scorso, che non si può battere entrambi sui tasti del pc e che scrivere a mezzo metro dal portatile è impossibile ci ho messo un po'. Così stasera approfitto del fatto che sia distrutto perché abbiamo giocato fino adesso e voglio raccontarvi di questo libro che mi ha dato più di un grattacapo. Perché? Semplice! E' un bel lavoro senza colpi di scena particolari ed è così perfetto che non posso nemmeno farvi qualche paragone dei soliti perché stonerebbe.

La storia narra di una statua comparsa in una notte nella piazza di un paese dell'alta Toscana. Viene scoperta da un assonnato e successivamente stupito barista di paese che alle sei del mattino è diretto ad aprire il suo locale. Vengono chiamati i Carabinieri e successivamente all'albeggiare tutto il paese che, man mano, si risveglia si riunisce ai piedi di questa statua. L'evento ha la sua risonanza non solo perché l'oggetto in questione sia comparso dal nulla e non si sa chi raffiguri ma anche perché indossa un perizoma leopardato, una mascherina nera di carnevale e ha in mano un mappamondo dove manca l'Irlanda. Tutti quesiti cui non si sa rispondere e, come avviene in ogni paese italiano che si rispetti, partono le chiacchiere su chi sia l'uomo raffigurato e sul perché stia in perizoma leopardato e chi più ne ha più ne metta! Siamo italiani o no?

A questo giallo che viene svolto con una certa simpatia e attenzione da parte dell'autore, che mai entra nel merito ma si fa tramite per raccontare l'accaduto, fa eco la rappresentazione dell'Italia attraverso il piccolo mondo di provincia. C'è il parroco, l'assessore e il sindaco, ci sono i carabinieri, il geometra del comune e anche la parrucchiera del comune, lo spazzino gay, il pensionato impiccione  e quello pallonaro che racconta di donne immaginarie possedute. C'è lo scontro fra destra e sinistra e anche un po' di mafia. C'è tutto, ma mescolato con sapienza, e ci regala le caricature di noi stessi e della nostra vita, che si svolga in una città o in un paese non fa differenza - perché c'è in misura maggiore o minore ovunque -. E' un mondo che ci appartiene e che a volte ci infastidisce o ci diverte ma non è detto che sia completamente sbagliato come non è totalmente giusto. E', appartiene alla nostra cultura e fa parte del nostro folklore, celebrato ogni mattina al bar o in coda sulle maggiori strade italiane.

Ed è per questo che non ha bisogno di fronzoli aggiunti, perché è perfetto così, si chiude con una situazione insperata che prospetta al lettore che qualcosa di meglio ci si può aspettare dal genere italico, che una smagliatura in questo sistema ingessato c'è sicuramente  basta solo aspettare perché la provvidenza benevola potrebbe comparire quando meno ce lo aspettiamo. Il tutto raccontato con una sottile ironia mai noiosa e con un ritmo sempre costante e coinvolgente. Una bella favola da regalare a Natale anche a chi solitamente non legge - lo apprezzerà sicuramente! - e da non far mancare alla propria libreria.
Lui, Stefano Tofani, non è proprio un esordiente, lo è per i romanzi ma è un bravissimo scrittore di racconti che potrete trovare anche nelle raccolte di 80144 edizioni - e non dite che non vi ho avvertito!-.

Promosso a pieni voti, finito con dispiacere perché mi stavo divertendo un sacco, attendo con ansia il prossimo lavoro perché è uno scrittore che promette molto bene!
Buone letture,
Simona Scravaglieri


L'ombelico di Adamo
Stefano Tofani
Giulio Perrone Editore, ed. 2013
Collana "Hinc"
Prezzo 13,00€


Fonte: LettureSconclusionate

mercoledì 20 novembre 2013

[Dal libro che sto leggendo] Un genio nello scantinato


Fonte: Il libro stesso di cui si parla oggi
(Immagini LettureSconclusionate)




Questo è un appunto ad una lettura non convenzionale e non è la prima biografia del genere che leggo a marchio di questo editore ( se siete curiosi l'altro era Vite immaginarie -potevo perdermene un'altra? giammai! Ma smontiamo il mito, il libro l'ho scelto per il titolo e la copertina!-). e se vi state domandando che significano le immagini postate, sono quelle che troverete nel libro. In particolare quella sopra fa parte di una serie di spiegazioni sullo studio delle simmetrie (semplificata per i non addetti ai lavori mentre sotto trovate la semplificazione di ciò che si racconta nel pezzo che vi ho postato come assaggio di questo libro.

Prima di tutto di è Simon? Simon Philips Norton è un matematico, ancora vivente stando a Wikipedia che studia la teoria dei gruppi. Masters è il biografo e abita sopra lo scantinato occupato da una marea di carte e dal soggetto della sua biografia.
E' una biografia non convenzionale come chi viene tratteggiato in queste pagine. Simon non ha la macchina e odia l'oggetto di per sé. Prende solo i mezzi pubblici, campa a scatole di sardine e di sgombro e riso. Cammina sempre come se fosse già arrivato dove sta andando e stia affrontando il viaggio di ritorno e allo stesso modo chiacchiera con il suo biografo e con chi gli capita a tiro. Ama Beethoven e non ama l'arte se non quella contemporanea (ma nemmeno tutta!). Però non è il solito genio svanito, viaggia solo a velocità superiore alla nostra con il pensiero che per chi è normale va interpretato cercando di individuare quanto avanti è andato rispetto al nostro presente.

Ma la lettrice sconclusionata si è data alla matematica? Lo so che state pensando questo! No, non mi sono data al mondo di numeri, anche se per lavoro ci vivo ogni giorno! Strano ma vero è un libro scorrevolissimo e godibilissimo. E' piacevole perchè è pieno di mugugni e di rimbrotti di Norton verso il suo biografo e a tratti, vi assicuro, vi ritroverete a ridere. In più, e non è poco, è facile seguire anche le spiegazioni sul campo di ricerca di questo studioso fuori dal comune.

Consigliatissimo per fare un'esperienza fuori dal comune,
buone letture,
Simona Scravaglieri


1. 
Fonte: Il libro stesso (LettureSconclusionate)

Simon aveva un anno ed era sulla moquette in salotto che giocava con i mattoncini e rischiava di finire sotto i tacchi a spillo della madre.
Era stranamente pensieroso. Alla sua età i fratelli afferravano i mattoncini e li pestavano sul tavolino di vetro, oppure cercavano di infilarli nelle prese elettriche.
Simon scelse un mattoncino rosa dal mucchietto accanto a sé e lo strofinò sulla moquette. Con grande cura, accanto a quello rosa mise uno azzurro. Si allungò tutto - e la madre, che stava apparecchiando la tavola, fu costretta a schivarlo - per prendere altri due mattoncini rosa e li fece scivolare contro quello azzurro. Poi scelse un altro mattoncino azzurro.
Trascinandosi sul sedere, Simon attraversò la stanza, scovò altri quattro mattoncini rosa, e li riportò fino al punto di partenza per aggiungerli alla sua composizione.
Sua madre, intenta a piegare i tovaglioli a mo' di mitra vescovile, si fermò sbalordita: si era accorta di che cosa stava facendo suo figlio.

Questo pezzo e le immagini sono tratte da:

Un genio nello scantinato
Alexander Masters
Adelphi Editore, ed. 2013
Collana "Fabula"
Prezzo 22,00€
  

domenica 17 novembre 2013

L'ha detto... Eugenio Montale


Fonte: Zingarate


Essere sempre infelici, ma non troppo, è condizione sine qua non di piccole e intermittenti felicità. 
 Eugenio Montale

venerdì 15 novembre 2013

Arriva...ma con ritardo...:)


Fonte: Letturesconclusionate



Per cause di forza maggiore, di nome Oscar, il post, come si può ben capire, arriverà più tardi!
Prima o poi imparerà a leggere anche lui! Per ora si limita ad essere uno sconclusionato come la sua nuova mamma...
Buone letture,
Simona Scravaglieri

mercoledì 13 novembre 2013

[Dal libro che sto leggendo] Io sono Malala

Fonte: AsiaNews
Non è la prima volta che parlo di libri del genere, e rispolvero qualche ricordo di quando ero piccola. Mio padre aveva frequenti rapporti con gli emirati arabi per questioni di lavoro e spesso era a Ryad. Ora, per chi non lo sapesse, in questa splendida città esistono leggi che sono simili a quelle vigenti nello Swat anche se, molte donne vivono in condizioni migliori di queste, perché gli emirati arabi sono notoriamente ricchi. Quando tornava da quei paesi, e magari lo aveva accompagnato anche mia madre, si parlava di quel che succedeva lì. Le donne sono considerate anche meno dei cani e non è una metafora ma realtà. Le donne viaggiano dietro, non possono uscire se non con un parente diretto (padre o figlio), vestono magari riccamente ma, quando escono, devo portare il burqa nero come quelli che vedete in foto. 

Ora, non si può fare di tutta un'erba un fascio, ovvero ci sono donne che - seppure incredibile per noi - credono nel loro stile di vita. Ce ne sono altre come Malala che nascono con altre motivazioni. In paesi come questi dove, se non c'è un medico donna, la donna malata o incinta non può essere visitata e rischia anche di morire una ragazzina come lei, che rivendica il diritto all'istruzione è una mosca bianca che può sempre fare paura. Infatti, nel 2012 (quindi a 3 anni dall'articolo linkato da cui ho preso la foto) mentre torna a casa il bus della scuola viene fermato e un talebano le spara colpendola in pieno volto. La colpa? Tenere un blog da quando aveva undici anni e ricevere un premio per la sua battaglia per poter studiare. Malala è nata per altro, per volare e per decidere di farlo nonostante la realtà che vive. Oggi quel che vede fuori dalla sua finestra non è più la valle dello Swat e non deve più coprirsi per andare a scuola. Ma lo sradicamento dal proprio mondo le fa sentore la nostalgia per quei luoghi che l'hanno quasi vista morire ma che sono anche ragione della sua identità, anche se questa è un'identità rifiutata da un potere nemmeno tanto antico ma sicuramente molto antiquato.

E' un libro che sto leggendo in questi giorni ma che è uscito in simultanea in tutto il mondo l'8 ottobre  e si può trovare sia sullo Store del Corriere della Sera (il link sotto i riferimenti del libro) o in libreria con il marchio Garzanti Libri.
Un libro per tutti, ma sopratutto per le donne, non solo per ricordarci quanto siamo fortunate, bensì per ricordarci quanta fatica ma quanta volontà e coraggio dobbiamo sempre metterci nelle cose in cui crediamo senza perdere la nostra identità.
Buone letture,
Simona Scravaglieri

Prologo 
 Sono nata in un paese creato a mezzanotte. Quando sono quasi morta era appena suonato il mezzogiorno.
 Un anno fa sono uscita per andare a scuola, e non ci sono mai più ritornata. Sono stata colpita da una pallottola talebana e mentre mi portavano lontano dal Pakistan non ero cosciente. Qualcuno dice che non rivedrò più la mia casa, nel villaggio nella valle dello Swat, ma io voglio credere con tutta me stessa che invece ci tornerò. Essere strappati dal paese che si ama è qualcosa che non auguro a nessuno.
 Ora, ogni mattina, quando apro gli occhi, vorrei vedere la mia vecchia stanza con tutte le mie cose, i vestiti sparsi sul pavimento e i miei premi scolastici sulle mensole. Invece vivo in un posto che è cinque ore indietro di fuso orario rispetto al Pakistan. Ma il mio paese è indietro di secoli rispetto a quello dove mi trovo ora. qui ci sono tutte le possibili comodità: acqua corrente che sgorga da ogni rubinetto, calda o fredda, a seconda di come la si desidera; luci che si accendono con un colpetto all'interruttore, giorno e notte, senza bisogno di lampade a petrolio; forni e fuochi per cucinare, che non ti obbligano ad andare al bazar a comprare le bombole di gas. qui è tutto così moderno...Si trova cibo già cotto e confezionato!
 Quando sto alla finestra e guardo fuori, vedo edifici alti, lunghe strade piene di veicoli in file ordinate, siepi e prati verdi ben curati,marciapiedi puliti. Allora chiudo gli occhi e per un istante ritorno nella mia valle - le alte montagne dalle cime coperte di neve, il verde ondeggiante dei campi e le fresche acque azzurre dei fiumi - e il mio cuore sorride guardando la gente dello Swat. La mia gente mi riporta a scuola, e lì ritrovo le mie compagne e i miei insegnanti. Trovo Moniba, la mia migliore amica, e ci sediamo insieme, chiacchierando e scherzando, come se non me ne fossi mai andata.
 Poi mi ricordo di essere a Birmingham, in Inghilterra. 

Questo pezzo è tratto da:

Io sono Malala
Malala Yousafzai Con Christina Lamb
Garzanti Libri Editore per Corriere della Sera*, ed speciale 2013
Prezzo 12,90€ 
*L'edizione speciale cui si fa riferimento in questo pezzo è acquistabile solo sul Corriere Store

domenica 10 novembre 2013

Roberto Calasso. Cinquant'anni di Adelphi.

Sono cinquant'anni d'oro per una casa editrice che non si propone di stupire a colpi di best sellers ma con la qualità dei testi e dei libri realizzati. Come dice Calasso ad un certo punto "I lettori apprezzano" ed è vero. La qualità di questa produzione viene sintetizzata in Adelphiana, testo celebrativo di tutto quel che è stato pubblicato e di chi ha scelto o è stato scelto da Adelphi per raccontarci store, la Storia e la vita.

Non c'è un momento della vita particolare per iniziare spulciare questo speciale catalogo e scegliere le proprie letture, va bene sempre o anche si può partire dal libro di cui si parla in questi video che sono il documentario andato in onda su SkyArte e che per il mio punto di vita è la più bella intervista in merito rilasciata da Roberto Calasso.

Oltre ad Adelphiana (ed. Adelphi, 2013, 35,00€) c'è un altro libro celebrativo di questi anni di attività ed è quello scritto da Roberto Calasso "L'impronta dell'editore"(ed. Adelphi, 2013, collana "Piccola biblioteca Adelphi, 12,00€) che vi consiglio caldamente di leggere.
Buone letture e  visione nonché buona domenica,
Simona Scravaglieri









venerdì 8 novembre 2013

"Passi sotto l'acqua", Alicia Kozameh - Per ritrovare i sogni cancellati...


Fonte: Il blog di Giuseppe Casarrubea

Settimana scorsa, parlando de "Il sale", vi dicevo che, a mio avviso, ci sono libri fatti per raccontare una storia e altri nati per parlare alle emozioni e di emozioni. E questo rientra nella seconda categoria. Mi è venuto in mente perché, scorrendo nella memoria, non ricordavo di averlo recensito e, infatti, me lo sono ritrovato nello scaffale dei "da recensire".
Non è una storia così lontana dalla noi: se si cercano informazioni si trova, su Wikipedia, a proposito di questo periodo buio argentino "Si ritiene che, tra il 1976 e il 1983, in Argentina, sotto il regime della Giunta militare, siano scomparsi fino a 30.000 dissidenti o sospettati tali (9.000 accertati secondo i rapporti ufficiali del ) su 40.000 vittime totali.". Tanto per fare un esempio, è come fosse sparito tutto il comune come Albano Laziale qui ai Castelli Romani. Un intero paese, fatto di giovani che rappresentano il futuro della comunità stessa è stato cancellato. Se in Russia si cancellava la cultura, in Argentina si annientano le speranze e il futuro.

La storia che si racconta in questo lavoro è la quella vissuta dall'autrice che, dopo essersi laureata entra nel partito dei lavoratori che si contrappone al regime al potere.
Ci sono tre fasi della sua prigionia fisica e mentale: 
- quella fisica, perdonate la ripetizione, nella "cantina", che è una prigione ubicata al di sotto di un grande edificio, dove rimarrà per anni;
-quella della libertà vigilata che le viene concessa dopo qualche anno ma che è continuamente minacciata da continui controlli e avvertimenti diretti e indiretti di ri-carcerazione; 
- esilio, forse la forma di imprigionamento peggiore. 
Stadi che vengono descritti attraverso i pensieri dell'alter ego dell'autrice, Sara, attraverso resoconti,pensieri e sguardi.

Quando si parla di regimi, sebbene i nomi che gli appartengono sia differenti come anche i luoghi, il modus operandi è identico. Sparizione e annientamento di chiunque possa essere in grado di cercare,obiettare e pensare. L'annientamento deve essere totale, deve evitare che qualsiasi forma di pensiero possa prendere piede e circolare fra le masse asservite e Alicia, riesce a rendere questo senso di "vuoto", non inteso come mancanza ma come svuotamento, fino in fondo. E' una sottile differenza ma è importante da comprendere un vuoto in un insieme può essere cercato e voluto o si può creare perché volutamente si toglie qualche cosa. La seconda forma è quella che urla di più, che dice a chi rimane che quello spazio è una mancanza, un dolore, l'annullamento di un desiderio o di una vita. E la mancanza che descrive l'autrice non è un vuoto visto dal di fuori ma dal punto di vista di chi lo lascia e lo fa raccontando di quando contava i passi dello stanzone che ospita il gruppo di prigioniere, o guardava negli occhi l'amica che stava tradendo senza un vero perché  o anche pensando continuamente al giubbetto, del suo ragazzo, indossato di continuo dall'aguzzino che le ricorda ogni minuto i momenti della retata in cui vennero arrestati. 

A queste immagini si contrappone il modo di raccontare,il modo di reagire e chi porta avanti la battaglia per la revisione storica. In America Latina questo compito, molto spesso, è affidato alle donne; sono state le madri, camminando in silenzio a braccetto davanti al mondo e al regime,  portando appese davanti le foto con le facce dei loro cari scomparsi, ad iniziare questa battaglia per riavere i propri cari  e per non dimenticare e sono ancora oggi, donne come Alicia, a raccontare al mondo quello che hanno visto e vissuto. C'è un perché, tale letteratura, viene portata avanti ed è che le donne hanno un'altra mano nello scrivere e descrivere questo mondo di cui ancora oggi si sa troppo poco. Ci si affida alla delicatezza di una donna, e al suo innato senso materno e protettore, perché questo messaggio possa passare senza disgustare* chi ci si avvicina in modo tale che, una volta recepito, possa farlo suo. Potrà quindi trasmettere a chi gli sta attorno o ai propri figli quello che l'umanità, a vent'anni dalle immagini dei lager nazisti, continuava a fare e probabilmente, anzi sicuramente, ancora oggi fa ancora con scuse diverse ma con metodi che mirano sempre allo stesso obiettivo, lo sterminio.
Non è l'immagine disgustosa che ci aiuterà a evitare il ripetersi di certe atrocità ma la comprensione e l'immagine che ci restituisce la realtà senza che sentiamo la necessità di accantonarla, perché ci fa stare troppo male. 

In questo caso, la separazione dei tempi non ha un ritmo costante perché   le scelte narrative per le varie fasi è diversa volta per volta. La prima parte è vera e propria cronaca, la seconda è romanzata e la terza è introspettiva. Nonostante il tema, l'obiettivo, l'esperienza raccontata e proprio per questa voluta accortezza nei confronti del lettore, questo libro, risulta estremamente facile da leggere fornendo al lettore tutti gli elementi (anche se l'autrice deve per forza prendere le distanze da se stessa per raccontarsi sotto la veste di Sara) per poter far proprio quel periodo e quella esperienza, camminare per i corridoi, salire sul pullman o sull'aereo e via dicendo. Per esserci e rivivere anche quei sogni e desideri che sembrano isole lontane quando vengono quasi annullati dal'imprigionamento dell'individuo per scopi diversi da quelli che facciano riferimento ad un ambito penale.

Una storia da leggere e da conoscere perché non c'è gioco di fantasia che possa eguagliare le atrocità già messe in atto dall'umanità e anche per non lasciare affievolire quella piccola fiamma che porta avanti i sogni di chi non c'è più per non lasciarlo morire o scomparire un'altra volta.
buone letture,
Simona Scravaglieri

* ciò che ci disgusta è qualcosa che cancelliamo dal ricordo, ciò che ci colpisce invece rimane con noi

Passi sotto l'acqua
Alicia Kozameh
Et.Al Edizioni, Ed. 2013
Collana "Narrativa"
Prezzo15,00€


Fonte: LettureSconclusionate

mercoledì 6 novembre 2013

[Dal libro che sto leggendo] L'ombelico di Adamo

Fonte: VivaStreet di Virgilio


 Sono molto contenta di parlavi del libro che sto leggendo proprio in questi giorni per due motivi: il primo perché appartiene alla mia collana preferita di Perrone Editore (HINC), quella che ospita anche i lavori di Giuseppe Aloe e che proprio grazie a lui ho scoperto, e l'altra perché questo lavoro arriva, fra le mie letture, come una ventata di aria fresca in un momento in cui avevo bisogno di un bel "mistero" e di una trama scorrevole da seguire in tutta tranquillità. Ecco questo è sicuramente un bel libro- e lo posso dire con cognizione di causa perché sono a 30 pagine dalla fine! -.
Ben scritto, divertente e anche tinto di giallo. Popolato di personaggi che sono al contempo immaginari e realistici, figure  che potremmo trovare ovunque, amplificate in caricature ironiche e non ossessivamente ciniche.

 C'è un sottile gioco forza cui ci si deve sottoporre, quando si scrive, per non calcare la mano o non caratterizzare troppo poco un personaggio: nel primo caso si arriva anche a rendere scadente il lavoro nel secondo il lettore non riesce a far suoi i personaggi. Stefano Tofani ottiene l'effetto perfetto, propone personaggi che fanno sorridere e riesce altresì a mantenere anche l'attenzione dei suoi lettori affrontando la sua storia con vari ritmi. Nel caso che vi inserisco sotto, che è anche il primo paragrafo, si notano questi ritmi diversi dalla camminata svogliata e assonnata del barista fino agli scatti mentre si guarda intorno.

Una penna quantomai felice, una storia decisamente scorrevole e piacevole da leggere, un mistero da risolvere seguendo le indagini di tre divertenti carabinieri e quelle dei Cùzzolesi e non Cùzzolini!
Sono certa che anche voi lo troverete irresistibile!

Buone letture,
Simona Scravaglieri
29 dicembre 
Il primo a vederla fu Pacino, il barista, poco dopo le sei.
Attraversando la piazza a piedi come ogni mattina,la sfiorò quasi, ma vuoi per sonno, freddo o distrazione cronica, giunse alla porta del bar senza averne registrato la presenza. Solo armeggiando con la saracinesca ebbe un ripensamento: si voltò e ci rimase secco.
Una statua. Che ci faceva lì, al centro di Cùzzole?
Riavutosi, tornò indietro circospetto, mettendosi ad osservarla da ogni lato: molto più alta di lui, due metri e mezzo - tre, raffigurava un tizio con un mappamondo in mano che indossava null'altro che un paio di mutandine colorate e una mascherina nera. Candido, nudo e liscio come una statua classica.
Dopo aver esaminato il monumento, volse lo sguardo intorno, credendosi vittima dell'ennesimo scherzo. guardò verso i campi: buio e nebbia. Verso la villa dei Colombo: la villa dei Colombo. Verso il bar:il bar. Ancora verso i campi: di nuovo buio e nebbia. Tutto taceva nella notte che si diradava. Frastornato cercò da sedere, ma da sedere non c'era - troppo distante la panchina -e così prese a stropicciarsi gli occhi, a fondo, dubitando della propria lucidità. Dev'essere un miraggio, pensò.
Voltò le spalle al monumento, con le mani sugli occhi, e rimase in quella posizione per un minuto o due, come un bambino che gioca a bubù sette: se era un miraggio andava colto di sorpresa, non gli doveva dare il tempo di materializzarsi. Tuttavia, quando tornò a guardare, con uno scatto che gli impennò il riporto quella strana statua era ancora lì. Si stagliava nitida contro il digradare nero dei campi, e brillava più per una qualche luce propria che per il boccheggiare giallastro del lampione o per il riverbero fiacco della luna.
La sera prima Pancino aveva chiuso il bar alle undici e prendendo la vi di casa insieme al Pellacci, si era addirittura fermato in quei paraggi per accarezzare Tobia, sbucato da dietro i cassonetti, ma non c'era nulla. Dunque la statua era come piovuta dal cielo durante la notte,anzi in quelle sette ore.Quasi ad aver prova definiva della sua esistenza decise di toccare con mano, come San Tommaso al cospetto di più alto mistero: si avvicinò titubante e l sfiorò con un accarezzare rapido, intimidito.

Questo pezzo è tratto da:

L'ombelico di Adamo
Stefano Tofani
Giulio Perrone Editore, ed. 2013
Collana "Hinc"
Prezzo 13,00€

domenica 3 novembre 2013

L'ha detto... Marcel Proust



Fonte: Michele Bellingeri


La costanza di un'abitudine è di solito proporzionale alla sua assurdità. 
 Marcel Proust

venerdì 1 novembre 2013

"Il sale", Jean-Baptiste Del Amo - La risacca delle emozioni e dei tempi...


Fonte: Blog Liberante


Quando parlavo di questo lavoro avevo accennato al fatto che non era "un libro" ma "Il Libro", ovvero che rientra in quella categoria che difficilmente può deludere perché, sebbene sia una storia familiare, ha delle radici ben ancorate alla realtà. E' un concetto un po' complicato da spiegare ma, almeno nella mia esperienza, ci sono libri che nascono per raccontare storie e libri invece che sembrano essere fatti per potersi guardare attraverso di essi. Mi si potrebbe dire che tutte le storie un po' hanno questo effetto, ma la questione non è così scontata; libri come questo ti permettono di scendere negli inferi del tuo io senza sconti, ti fanno sentire le emozioni fino in fondo. E spesso questi lavori trovano anche la loro soluzione migliore nell'imitazione del lavorio della risacca marina. Non sono veloci nel ritmo e la trama non ha necessità di essere puntellata di colpi di scena o di tracolli. Non servono caratterizzazioni del personaggi perché in questo movimento di risacca che ci porta da un personaggio all'altro e dal presente al passato assumono, nella mente del lettore una definizione chiara. Questo comporta che anche se solitamente sono una lettrice veloce, un po' meno negli ultimi tempi ma riprenderò il ritmo, ho dedicato a questo libro circa tre settimane e devo ammettere che alla fine l'ho anche un po' odiato vuoi perché sembrava non finire e vuoi perché l'esiguo numero di pagine ne anticipava la fine.

Louise è oramai anziana e vive in una casa che, anni addietro, era piena di voci e di rumori: c'era il marito Armand oramai morto da tempo e c'erano i suoi ospiti - marinai come lui, che avevano perso la possibilità di imbarcarsi o erano stati scaricati al porto senza troppi convenevoli -, c'erano Albin Fanny e Jonas i tre figli della coppia - ormai grandi e sposati o comunque conviventi con altre persone - c'erano anche Anna e Antonio, lui era il fratello di Armand e lei, oltre che essere la cognata, era anche l'unica amica di Louise. Nel presente da cui parte il racconto in questa grande casa non si sente più nulla se non i passi di questa anziana e sola madre che decide che farà una cena per riunire i figli, nipoti e nuore che, per vari motivi, non si parlano da tempo e non si aprono nemmeno con lei.

Attorno ai 4 personaggi principali e viventi (Louise, Albin, Fanny e Jonas) si creano storie parallele e personali che a volte fanno riemergere personaggi del passato e a volte raccontano situazioni identiche ma viste da punti di vista differenti.
E se è facile sintetizzare la trama non lo è per i temi trattati che vanno da quelli familiari (perdita di un figlio, incomunicabilità, violenza domestica etc) a quelli sessuali (omosessualità, scoperta e rapporto con il sesso, rapporti di coppia etc) per arrivare a toccare gli orrori dell'ultima guerra mondiale e via dicendo.
Non è un tomo da mille pagine, bensì attraverso una piccola saga di famiglia e questo andare e tornare del passato e del presente nella cittadine di Sète e nella casa di Louise passano tutti i temi ancora caldi della nostra contemporaneità, quasi a significare che passa il tempo, cambiano le persone perché muoiono e si rigenerano, può esserci tutta l'avanguardia tecnologica possibile, la ricerca, il benessere ma, ad esempio, la perdita di un figlio genererà lo stesso immenso dolore, l'annientamento di una madre.
La civiltà può anche essere diventata più civile ma i senso di solitudine della scoperta della propria omosessualità o della propria sessualità sarà sempre motivo scatenante di silenzi e di distacco dai propri genitori, quasi fosse un confine che, varcato, non ci permettesse di vivere più nello stesso modo o che ci mutasse in dei mostri.

Come detto, non ci saranno sconti di emozioni e vi capiterà probabilmente di fare la vostra prima esperienza omosessuale. Da eterosessuale senza pregiudizi, non ero mai riuscita trovare racconti così emozionalmente tangibili e non pornografici del rapporto fra due uomini o fra due donne, ebbene qui c'è anche questo. Il rapporto da due persone, di qualunque sesso essi siano è al contempo identico e differente. Identico nelle motivazioni, ovvero l'amore e differente nello svolgimento emozionale ovvero l'appartenersi e condividere una vita o anche appartenersi e per questo respingersi per non farsi o fare male. Un concetto difficilmente spiegabile a parole in una recensione ma Del Amo riesce benissimo attraverso l'incrocio e raffronto metaforico delle coppie Louise-Armand, Albin -Emile, Fanny-Mathieu, Jonas-Hicham.

270 pagine ben scritte e intense, senza sbavature e con parole e descrizioni scelte e volute e mai inopportune o inutili. Mi è piaciuto leggerlo, come mi piace consigliarvelo. Come detto nel [Dal libro che sto leggendo] è una storia cui ritornare con nostalgia e da tenere sempre a portata di mano in libreria. Un lavoro estremamente raro nella letteratura che ci viene giornalmente data in pasto ogni giorno ma che vale la pena di affrontare con il coraggio di un pescatore che sfida il mare certo che anche stavolta riuscirà a vincere tornando a casa. Che sia quella di Sète o quella vostra non importa, la casa non è dove ci sono le mura ma dove si creano rapporti, amore e famiglia. E forse anche a noi la memoria, come la risacca marina, un giorno farà rivivere il passato in un giorno, forse ad una cena con i nostri cari, permettendoci di ricollegare quei fili invisibili interrotti da motivazioni che il tempo indebolisce fino ad annullarle completamente.

Buone letture,
Simona Scravaglieri

Il sale
Jean-Baptiste Del Amo
Neo.Edizioni, ed. 2013
Collana "Potlach"
Prezzo 16,00€ 

Fonte: LettureSconclusionate


Esce più tardi...

Fonte: Callea Design
Ho avuto una giornata intensa e quindi finirò il post di oggi con ritardo,
scusandomi per l'inconveniente,
buone letture,
Simona Scravaglieri
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...