domenica 29 settembre 2013

L'ha detto...Luc de Clapiers de Vauvenargues

Fonte: Sefosseche


Disprezziamo molte cose per non disprezzare noi stessi. 
 Luc de Clapiers de Vauvenargues

venerdì 27 settembre 2013

"L'amore bugiardo", Gillian Flynn - Solo una donna poteva scriverlo...

Fonte: Marina Bisogno

Una cosa buona però Quebert e il suo caso l'hanno fatta, ovvero quella di farmi rivalutare questo libro di cui vi parlo oggi. Anche in questo caso trattasi di un bel mattone ma la storia è un intreccio nell'intreccio. E' chiaro che non potrò spiegarvi tutto nei dettagli, onde non rovinarvene la lettura. Però una cosa ve la dico subito: il finale non m'è affatto piaciuto. "Allora perché dici di averlo rivalutato?" vi starete probabilmente domandando. Per la storia e la costruzione della trama che invece portano questo lavoro ad un livello nettamente superiore a quelli che ho letto negli ultimi tempi.
Infatti nel "caso Quebert" c'era un accenno di storia mal sviluppata e soprattutto diluita, qui, invece, è l'opposto e trovate un intreccio così ben costruito che poi, ammetto, qualsiasi finale sembrerebbe banale.

I protagonisti di questa storia sono Amy e Nick che inizialmente vivono a New York. Lui giornalista rimasto disoccupato per la crisi delle testate giornalistiche solo su carta e lei, di buona famiglia, psicologa che costruisce test per le riviste e che, ad un certo punto, perde anch'essa il lavoro. Si incontrano, si conoscono e si innamorano e dopo un po' si sposano. La coppia perfetta. La madre di Nick ha un tumore e lui decide per sé e per la moglie che andranno a vivere vicino Hannibal nel Missouri - dove è cresciuto - per stare vicino a lei e alla sorella - di lui - Margo. Ma dopo qualche mese che si sono stabiliti, - Nick e la sorella hanno aperto con l'aiuto dei soldi di Amy un piccolo bar e lui è anche docente associato di un college nelle vicinanze- alla vigilia del loro anniversario di nozze, Amy scompare in circostanze misteriose: il salotto mostra segni di lotta con i mobili spostati o buttati giù, in cucina c'è del sangue e l'adorato gatto della moglie di Nick scorrazza per il circondario cosa che lei, perfettina com'era, non avrebbe mai permesso.

Ora detta così è un thriller o un giallo classico, nulla di nuovo o diverso, ma non è così. In questo caso, infatti si tratta di avere due trame e non una che si incastrano e si incrociano anche se prima dei punti nodali viaggiano sempre in parallelo. Mi stupisco da sola di come riesco ad ingarbugliare bene le frasi!
Cerchiamo di semplificare: le due storie in fondo sono la stessa storia una raccontata da lui e l'altra trascritta da lei su un diario. Si incrociano in punti particolari che rappresentano sempre delle svolte della trama principale, ovvero nei punti cardine che anticipano o seguono fatti importanti derivanti dalle indagini e dalla presa di coscienza di Nick su quello che possa essere realmente accaduto alla moglie.
Nella prima parte la storia trainante vede come voce principale Nick e nella seconda la moglie, seppure le due storie continuino a viaggiare sempre in parallelo. 

Sò di dire una banalità forse, ma una trama così intricata e così psicologicamente complessa poteva essere concepita solo da una donna! Nel momento in cui si arriva alla fine della prima parte si ha ben chiaro, cosa possa essere successo, anche se non si ha le prove ma, empaticamente, si giudica i personaggi in un modo. La sezione successiva ribalta tutte le carte in tavola e ad un certo punto non riesci nemmeno a staccarti dalla lettura, perché quella "mancanza di prove" è l'indizio principale che rappresenta l'innocenza di qualcuno e la colpevolezza dell'altro. Vittima e colpevole diventano improvvisamente definiti ed è a questo punto che la trama perfetta dimostra di poter creare problemi a qualsiasi finale si possa scegliere. Avviene spesso che quando leggi un libro o anche dopo che lo hai finito che ti viene da pensare che lì avresti messo una cosa o che là avresti messo un finale differente: ecco in questo caso, anche pensandoci parecchio su, di alternative convincenti non ne ho trovate.  Ma al contempo questa storia raccontata a due voci, di cui una risulta poi essere falsata, riesce a rendere il lavoro così accattivante da farti scusare l'autrice per l'essersi così un po' dilungata. Caratteri, situazioni, conoscenze, stili di vita che possono essere interpretati in milioni di modi diversi possono assumere ora connotazioni buone ora disastrose. Il problema non è capire che visione si ha delle cose ma quale è la natura della declinazione della realtà che si fa e per quale scopo.

Il tutto condito con una serie infinita di indizi, di "tesori" o regali cercati e poi trovati che rendono questa passeggiata nella trama sempre interessante per il lettore. Pertanto la domanda che viene da farsi è: meglio un libro annacquato con un finale fortunoso o un thriller talmente avvincente da far sembrare il finale verosimile, pertanto perfettamente credibile, ma deludente se si guarda a come sia stata ben architettata la trama? Io la domanda me la sono fatta e preferisco le 462 pagine de "L'amore bugiardo". Mi è piaciuto lo stile e ho trovato innovativa la storia, rispetto quelle tutte uguali che ci sono in circolazione, che denota una voglia di distinguersi e una mente che guarda al "crimine" da diverse prospettive rendendole tutte credibili e mostrandole al lettore all'occorrenza senza che questo scopra prima del tempo dove siano nascoste e come interpretare gli indizi.

Un libro sicuramente da leggere.
Buone letture,
Simona Scravaglieri

L'amore bugiardo
Gillian Flynn
Rizzoli Editore, ed. 2013
Collana "Vintage"
Prezzo 13,00€


Fonte: LettureSconclusionate

mercoledì 25 settembre 2013

[Dal libro che sto leggendo] Cate, io

Fonte: DonnaModerna


Ci sono libri che adori dal primo rigo e altri che invece odi cordialmente magari fino alla fine. Nella mia casistica c'è una buona parte di libri che hanno ricevuto recensioni entusiaste, da parte mia, ma questo apprezzamento è dato a posteriori perché, per tutta la durata del libro, ho odiato ogni parola in maniera quasi viscerale. E' la magia della recensione, non fermarsi mai a dire solo "non mi piace!" ma sviscerare tutti i fattori e cercare di capire se è solo una questione di gusto o c'è anche dell'altro.

Ce ne sono altri, come ad esempio il Quebert di cui vi ho parlato venerdì, dove anche una lunga pausa di riflessione non ha sortito alcuna buona novella ma una cassazione convinta. In questo caso il libro è solo un testo a cui non riesco, per ora, ad affezionarmi. Magari fra qualche capitolo lo amerò...per ora non trovo una ragione perché sia stato scritto se non per fotografare un momento, nemmeno poi tanto particolare.

Speriamo migliori, per ora accontentatevi di questo assaggio e se lo trovate un po' bislacco nella sua esposizione, sappiate che è scritto tutto così, a quanto pare!
Buone letture,
Simona Scravaglieri


Uno 
Mi chiamo Caterina mentre mio fratello attorciglia elastici alle cose nell'altra camera e mia madre chiama. E' freddo come di regola ogni mattino, sarebbe da cucirsi il piumone addosso ma me ne sto così, col pigiama solamente. Scendo dal letto, e sono ancora Caterina. Sento le cose là strette tra gli elastici staccarsi, immagino le infinità di nodi sciogliersi e la gioia del lieto fine. In cucina è appena più caldo, papà già da un pezzo è ai fornelli e il caffè macchia di un odore forte l'aria come un cane dalmata. Sulla tavola è pieno di cose che non mi appartengono, molte sono di mio padre. Ha gli abiti da lavoro con i segni dei pennelli e tutto il resto; Oscar siede già tutto sporco di latte e biscotti intorno alle labbra ha un naso rotondo come un bottone da cappotto, rosso come un pulsante da distruzione del mondo, e mi viene da spingerlo, e mi viene da dire pulisciti, non è un trogolo quello, ma ci rinuncio. Mia mamma scende le scale in vestaglia, impreca contro gli elastici, dice che mangiamo senza di lui che non può proprio lasciare. Mangiamo e siamo noi misura di tutte le cose, mangiamo e sembriamo noi una famiglia normale; le sedie sembrano solo più strette, le posate un po' piccole e nient'altro. E io sono ancora Caterina, e le cose sono le cose, o lo rimangono appena più che fuori di qui, oppure non ci si pensa, ecco tutto.
Questo pezzo è tratto da:

cate, io
Matteo Cellini
Fazi Editore, Ed 2013
Collana "Le strade"
Prezzo 16,00€

domenica 22 settembre 2013

L'ha detto...Publio Ovidio Nasone


Fonte: BlogItaly44

Una causa non buona diventa peggiore quando si vuole difenderla. 

 Publio Ovidio Nasone


venerdì 20 settembre 2013

"La verità sul caso Harry Quebert", Joel Dicker -La verità è che, quell'anno, a Ginevra ha tanto nevicato!


Joel Dicker
Fonte: SwissInfo.ch

E' questa la verità! E non potrebbe essere altrimenti per quest'autore affetto, a mio avviso, da quella che io chiamo la "sindrome scandinava" (o norvegese o anche svedese - insomma di quelle zone!). La "quaglia in amore" che occhieggia dalle varie foto sparse in rete, di cui una - per la vostra felicità- potete rimirare proprio qui sopra, ha questa tremenda malattia che gli rende impossibile anche il pensare di poter fare una sintesi di quello che scrive e, tale malattia, deve essere anche parecchio infettiva perché pare aver contagiato ogni editor, traduttore ed editore entrati in contatto con questo testo!
Come avevo già anticipato nel [Dal libro che sto leggendo] questo libro ha l'enorme difetto di aver ucciso la storia, che avrebbe potuto anche funzionare, trasformando il thriller o giallo in "qualcosa" che assomiglia parecchio, anzi sicuramente, ad un polpettone. Ma perché lo penso? Andiamo per gradi e, leggendo il libro - se non lo avete ancora fatto - e confrontando ciò che vi scrivo, probabilmente mi darete ragione.

La storia riguarda uno scrittore che nel 1975 si trova in una cittadina, Aurora, vicino alla più grande Concorde (questa esistente) capitale del New Hampshire (e se vi sta passando per la mente che sia un asso della geografia, sbagliate! Ho solo fatto una ricerca per capire se ha preso spunto da qualcosa di reale...ma non mi sbilancio!). Il professore, aspirante autore ha deciso che qui scriverà il suo capolavoro, ma non sa ancora di cosa tratterà. Nel frattempo si innamora di una ragazzina di 17 anni, Nora, con la quale progetta una fuga in Canada. La notte del 30 Agosto, data stabilita della fuga, una ragazza viene vista fuggire ai margini di una foresta, seguita  - o inseguita- da un uomo di grande stazza, da una anziana che vive in una casa nelle vicinanze. Vengono sparati dei colpi di pistola e quando tutte le unità della contea arrivano la donna anziana è morta, l'uomo e la ragazza sono spariti e c'è un'unica certezza: la diciassettenne ha fatto in tempo a tornare indietro, fino alla casa della donna che aveva lanciato l'allarme e quest'ultima ha fatto in tempo a richiamare la polizia informando l'ufficio competente che si tratta della figlia del reverendo. Dopo inseguimenti, ricerche incrociate e sul campo il caso viene archiviato, nel 1975, come irrisolto per poi essere ritirato fuori nel 2008 quando alcuni giardinieri che stanno facendo lavori di abbellimenti, scavando, trovano uno scheletro sepolto nel giardino dello scrittore che, nel frattempo, ha avuto un grandissimo successo con un romanzo scritto proprio all'epoca di questo caso. Sono i resti di Nora quelli ritrovati e come indizi iniziali ci sono il manoscritto, trovato accanto al corpo, e i brandelli di un vestito rosso - che le era stato visto addosso l'ultima volta.

Stabilita quella che è la trama, senza finale e anticipazioni, vediamo cosa c'è che realmente non va in questo scritto andando per punti, altrimenti potreste morire di inedia sperando che il post finisca!

LO STRATAGEMMA
Lo stratagemma per scrivere un tomo senza aver molto da dire è un semplice incastro. La storia che vi ho riportato in sintesi si incastra con quella che ho trascritto nell'assaggio letterario (ovvero solo le fasi iniziali della mia) e viene ripetuto più e più volte. Per non far notare lo stratagemma, la volpe o quaglia, le ripropone sotto forma di ricordi, riflessioni, raccolta indizi, ricerca prove, interrogatori, richieste di aiuto, interrogatori. La furbata sta proprio in questo: tutti questi racconti sono fatti da Goldman, Quebert, L'investigatore e via dicendo; Ma il cambio di prospettiva e di soggetto che guarda alla storia dovrebbe fornire indizi differenti, vi starete domandando. In effetti è una cosa che mi sono chiesta anche io, ma che qui non trova spazio e si limita a riportare sempre le stesse informazioni. Potrebbe essermi affibbiata l'ennesima frase "E' una questione di gusti" ma in effetti non è così. Qui non si tratta di gusto ma di poca fantasia dell'autore.

L'AMORE
E veniamo alla parte smielata. Nora e Harry (lo scrittore che si è innamorato di lei e nel cui giardino vengono scoperti i resti della ragazza) sono, o erano, affetti da "amore folle". Dico "affetti" e non innamorati, perché non è dato sapere nulla sulla "natura" di questo amore. Gli unici indizi sono che lui, a trentaquattro anni suonati, scrive riempiendo pagine come un quindicenne di "NORA" e lei invece si occupa di lui come la copia della brava casalinga americana degli anni '40. Anche coloro che vengono a sapere del loro amore dicono che le loro parole testimoniavano il grande amore ma non le riportano. Perché? Dopotutto abbiamo letto il "caso" 500 volte, perché non mettere delle distinte su queste "parole" che fanno capire ad un uomo di quarant'anni (nel '75) che "lui un amore così non l'ha mai vissuto"?
Ed è lecito pensare che la ragazzina 17enne giocasse alla moglie e che lo scrittore fosse ammaliato dal giovane corpo e nulla più.

L'INSERTO
Come se non bastasse quello che è già uno spreco di carta, tra un capitolo e l'altro ci sono dei simpatici inserti di mini-capitoli, di massimo dieci righe, per "scrittori in erba" in cui vengono riportati i consigli del grande Harry Quebert al giovane Goldman (lo scrittore che in prima persona riporta le sue personali indagini in questo libro). Consigli un po' all'acqua di rose - ce n'è uno che invita a vivere l'amore per poter scrivere che fa tanto "non scrivere mai di qualcosa che non conosci"  che, a parte il lecito affiancamento dichiara che, la quaglia, non segue nemmeno i consigli che mette in bocca ai suoi protagonisti visto che non riesce a raccontare la natura dell'amore come si può leggere nel punto precedente!- e che non aggiungono alcunché alla storia se non... altre pagine a vuoto!

GLI INDIZI
In un giallo o thriller che si rispecchi ci sono degli indizi, quel giusto premio messo qui e lì per il lettore perché si possa sentire parte dell'indagine. Qui nessun contentino viene dato, anzi l'unico che compare all'incirca a pagina 500 è così chiaro che, quando l'ispettore e Goldman si interrogano sul suo significato, ti viene da esclamare "ma allora siete due cretini!"
Gli indizi non servirebbero comunque, anzi sono indici chiari che l'autore non aveva idea di quello che stava scrivendo e, in particolare, di come avrebbe concluso  la vicenda per almeno 600 pagine!

I PROTAGONISTI
Ohhh e qui viene il bello! La quaglia in amore è così concentrata a riempire le 700 pagine in maniera ripetitiva che non pensa che i personaggi possano  fornire un mezzo lecito per riempire almeno un centinai di pagine attraverso la descrizione non solo del loro aspetto ma sopratutto del loro carattere. A parte il reverendo che alla veneranda età, a occhio e croce, di 70anni che gira con l'Harley Davidson che ha dell'incredibile (!!!!!!) in tutti gli altri personaggi l'unica qualità in comune è che sono tutti restii nell'aprire i loro pensieri. Quindi, finita la descrizione esteriore -prima e dopo (nel '75 e nel 2008)-, non rimane poi molto da dire se non parlare attraverso loro al lettore ripercorrendo la storia di cui sopra! Quindi poche descrizioni, corrispondono anche a personaggi dozzinali e piatti. Anche il famoso scrittore non si distingue dagli altri e, se possibile, appare più inetto per la sua grande ottusità; se fosse morto o sparito il mio innamorato, io, farei il diavolo a quattro per sapere che cosa è successo mentre, il grande scrittore, si limita ad auto compiangersi e a sparire all'occorrenza senza lasciar tracce di sé e questo mi autorizza a pensare che, forse, il primo assassino designato fosse proprio l'inguaribile piagnone!

CHE COSA E'?
Se proprio dobbiamo dare ascolto a chi lo categorizza, possiamo dire che chi lo ha piazzato nella sezione thriller ha fatto un po' confusione. Non è un thriller, bensì un giallo. Mal costruito, ma un giallo. Avrebbe un colpo di scena che però viene mortificato e sminuito dal fatto di essere "vissuto" in maniera indiretta. Nicchia al thriller ma non lo è. 

Alla fin fine si può dedurre che la "sindrome scandinava" che ha contagiato Dicker, ovvero la quaglia in amore di cui sopra, è arrivata a Ginevra in versione modificata. Quella scandinava-svedese-norvegese fa sì che gli scrittori, che probabilmente stanno tanto in casa causa grandi nevicate, sentano la necessità di descrivere in 20 pagine anche la forma e il colore di una capocchia di spillo e questo si traduce in una produzione di gialli o thriller che da trecento fogli ben scritti si tramutano in una saga-polpettone, come quella Laarson, composta da 3 libri per un totale di circa duemilaquattrocento pagine! In questo caso invece, l'evoluzione di tale sindrome si manifesta nel soffermarsi poco nei particolari, o proprio non inserendoli, ma nel raggiungimento di un numero considerevole di pagine solo con la riproposizione della stessa storia che permette all'autore di non doversi preoccupare dei rapporti personaggi-delitto-storia pregressa e attuale. Tutte le difficoltà del classico giallista o thrillerista si annullano in un sol colpo, perché quello che oggi viene proposto come thriller è costruito come un romanzo - lui e lei, un amore impossibile, una separazione improvvisa - che per avere un po' di verve, forse perché l'autore non sa descrivere questo amore intenso che lega due persone di generazioni molto diverse, viene integrato con un pizzico di giallo.   Il finale regge, nella misura in cui questo possa ritenersi accettabile come esito di un'indagine seria e approfondita e non ,come in questo caso, in cui ci si incappa per puro caso. Pertanto possiamo dire che la quaglia in amore ha una gran fortuna!
Come già detto, bastava prendere la prime 150 pagine e aggiungerci le ultime 70 per ottenere un buon lavoro mentre tutto quel che c'è in mezzo, e che ammazza il lavoro principale, lo rende solo un inutile spreco di carta e nel caso, non lo so e non ve lo auguro, fosse disponibile anche in ebook anche uno spreco di spazio nei vostri lettori digitali.

E' comunque un lavoro da piazzare nella lunga lista dei dimenticabili. Un libro che coglie l'attimo della moda e con la stessa velocità passerà nel dimenticatoio. Probabilmente, ai detrattori futuri di queste mie riflessioni sul "capolavoro del vuoto pneumatico" in questione, bisognerebbe spiegare che:
- leggere un mattone non significa leggere per forza qualcosa di qualità;
- quando si legge qualcosa che si dichiara di un genere, bisognerebbe approfondire la "natura di questo genere" così da evitare di gridare al capolavoro quando invece non lo è;
- dovremmo gioire del fatto che anche in Francia, dove questo lavoro ha ricevuto consensi e premi, le giurie probabilmente sono alla stregua di quelle di cui tanto ci lamentiamo in Italia e questo è un fattore decisamente consolante!

Rimane il fatto che, per i motivi sin qui scritti, l'anno in cui Dicker scrisse "La verità sul caso Harry Quebert", a Ginevra - dove è nato e vive-, nevicò veramente tanto, almeno 500 pagine di troppo!
Buone letture a tutti,
Simona Scravaglieri


La verità sul caso Harry Quebert
Joel Dicker
Bompiani Editori, Ed. 2013
Collana "Narratori stranieri"
Prezzo 19,50€


Fonte: Letturesconclusionate


domenica 15 settembre 2013

L'ha detto...Margherita Hack


Fonte: AST-SIT Onlus


Il progresso della conoscenza avviene perché noi possiamo basarci sul lavoro dei grandi geni che ci hanno preceduto. 

 Margherita Hack

domenica 8 settembre 2013

L'ha detto... John Ruskin

Fonte: Ponti Tibetani.org


Le menti più pure e più pensose sono quelle che amano i colori. 

 John Ruskin

mercoledì 4 settembre 2013

[Dal libro che sto leggendo] La verità sul caso Harry Quebert

Fonte: La terra di mezzo
Ad una amica che mi aveva parlato di questo libro, presentato in giro come "caso dell'anno", avevo risposto che non l'avrei comprato per nulla al mondo; poi, invece, mi sono lasciata convincere da un'altra amica mentre, a conti fatti, avrei fatto bene a seguire il mio istinto! La recensione di questo libro non sarà affatto positiva (Bompiani perché mi fai ciò!!!), questo autore ha un unico primato è riuscito ad ammazzare la sua idea che poteva portare ad un thriller eccezionale trasformandolo in un mattone (770 pagina) dove il vuoto pneumatico regna sovrano al pari della continua ripetizione della scena iniziale. I protagonisti la raccontano come fosse accaduta oggi, poi al passato quindi la rileggono dai verbali (sempre allo stesso modo) e, come se proprio non fossero convinti che tutto ciò non sia bastato al povero lettore per impararla a memoria, ogni volta che la ricordano la ripropongono para para nuovamente fra le pagine di questo tomo. Tutte queste ripetizioni fanno sì che un thriller vincente da 220 pagine sia divenuto un nonsoche di 770!

Non si limita solo a questo: il libro in questione è un "thriller" (anche se la definizione è scorretta) dove non è prevista la partecipazione del lettore. perché gli indizi che vengono elencati almeno fino a tre quarti del libro non servono a nulla e nell'ultima parte sono inseriti nella soluzione quindi al lettore non rimane altro che subire. 

La storia iniziale sta tutta nelle poche righe che vi ho riportato. E' costruito all'americana con un prologo che va indietro nel tempo, ovvero nel 1975, seguito da un capitolo che invece riporta ai giorni nostri (2008 mi sembra) e al quale, nello svolgersi della trama, si arriva pagina 500 circa.

So che a molti è piaciuto ma non lo consiglierei nemmeno al mio peggior nemico!
Frattanto colgo l'occasione per ringraziare tutti per la raggiunta quota di 100.000 visualizzazioni!
Sono commossa e vi ringrazio di cuore,
Simona Scravaglieri 


Il giorno della scomparsa
(Sabato 30 agosto 1975) 
"Centrale di polizia, qual è il suo problema?"
"Mi chiamo Deborah Cooper, abito in Side Creek Lane. Credo di avere appena visto una ragazza inseguita da un uomo nella foresta."
"Cos'è successo esattamente?"
"Non lo so! Ero affacciata alla finestra, stavo guardando verso la foresta, e a un certo punto ho visto questa ragazza correre in mezzo agli alberi. Dietro di lei c'era un uomo... Credo che stesse tentando di sfuggirgli"
"Dove si trovano in questo momento?"
"Non... Non riesco più a vederli. Sono dentro la foresta"
"Mando subito una pattuglia, signora"
Fu quella telefonata a dare l'inizio alla vicenda che turbò la città di Aurora, nel New Hampshire. Quel giorno, Nola Kellergan, una ragazza del posto di quindici anni, scomparve. Non venne più ritrovata.


Questo pezzo è tratto da:

La verità sul caso Harry Quebert
Joel Dicker
Bompiani Editore, Ed. 2013
Collana "Narratori stranieri"
Prezzo 19,50€  

domenica 1 settembre 2013

L'ha detto... Baltasar Gracian y Morales


Fonte: Accademia Felicità.it

Si gusta doppiamente la felicità faticata. 

 Baltasar Gracian y Morales
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...