mercoledì 31 luglio 2013

[Dal libro che sto leggendo] L'amore bugiardo

Fonte: Arte & Interior Design


Il sottotitolo di questo libro è: Ogni storia ha due facce. Direi in aggiunta che ogni storia assomiglia al cubo di Rubik. Questo è un thriller estremamente intricato che solo una donna poteva scrivere e svolgere in maniera coerente. Non sono femminista e nemmeno di parte. E' proprio così, la cura della descrizione millimetrica, maniacale quasi, delle cose, di caratteri e della fisicità dei protagonisti è propria di un carattere femminile. E' una storia di presunta colpevolezza e di presunta innocenza che si ribalta nel proseguire della trama e rivelare un nuovo status quo.
E' al contempo una storia di contrapposizione: lui da un lato e lei dall'altro. C'è un po' di teatralità tra ciò che si vuole apparire agli altri e quello che invece si è.

Ora detta così sembra un gran caos, invece scorre armonicamente verso una fine difficilmente prevedibile con un unico filo conduttore a quale si riconducono tutti gli opposti: l'amore incondizionato. Amore incondizionato che può essere di vario genere: dei genitori verso i figli o viceversa, di amicizia o anche quello che conduce al matrimonio. Il problema è che nell'amore incondizionato bisogna scendere a compromessi e di solito non sempre piacevoli ma che spesso fanno sentire che cede più debole e sopratutto perdente e chi guadagna come un vincente. Anche qui la Flynn da un'altra interpretazione: chi cede diventa il benefattore o il burattinaio e che acquista è colui che guadagna anche un debito.

Come potrete leggere dal pezzo trascritto ha un incipit che attira la curiosità, oltretutto in queste righe si nasconde anche il cuore pulsante di tutto il libro - cosa che capirete solo quando arriverete alla fine-, e non ci vuol molto ad aprilo per sbirciarlo e a  ritrovarsi ben oltre pagina 100 senza essersi accorti del passare del tempo. essendo una scrittrice gli indizi sono nascosti qui e lì e vi ritroverete a sbrigliare una matassa con Nick Dunne non poco intricata.
Un libro particolarmente indicato a chi ha amato la trilogia Laarson, Nesbo e tutti gli autori di quel genere perché  sebbene l'autrice sia americana, la costruzione di questa intricatissima trama richiede descrizioni accurate, quindi non ve la caverete con 300 pagine bensì in 560! Sicuramente, per il mio gusto, e confrontando le mie impressioni avute con gli altri scrittori  di quel genere, che mi è capitato di leggere, questo è di gran lunga migliore.

Buone letture,
Simona Scravaglieri



Nick Dunne

Il giorno che


Quando penso a mia moglie, penso sempre alla sua testa. Alla forma che ha, per cominciare. L prima volta che l'ho vista, è stata la sua nuca che ho notato, e nelle sue curve c'era qualcosa d'incantevole. Come un chicco di mais, duro e lucente, o un fossile nel greto del fiume. La sua è quella che i vittoriani definirebbero una testa dalle proporzioni squisite, che lascia intuire la forma del cranio. 
La riconoscerei ovunque quella testa.
E ciò che contiene. Penso anche a quello: la sua mente. Il suo cervello, con tutte quelle circonvoluzioni, e i suoi pensieri che fanno avanti e indietro rapidi e frenetici come scolopendre. Con la curiosità di un bimbo, m'immagino di aprirle il cranio, srotolarle il cervello e frugarci dentro, per catturare i suoi pensieri. A cosa pensi Amy? la domanda che ho fatto più spesso durante il nostro matrimonio, magari non ad alta voce, magari non alla persona che avrebbe potuto rispondermi. Suppongo che domande simil incombano come nuvole nere su ogni matrimonio: A cosa pensi? come ti senti? Chi sei veramente? cosa ci siamo mai fatti? Cosa faremo? 

I miei occhi si sono spalancati ale sei di mattina in punto. Nessun stormir di ciglia, nessun battito preliminare in direzione della coscienza. Il risveglio è stato meccanico. un inquietante scatto di palpebre, come il pupazzo ventriloquo: il mondo è buio, quando d'un tratto, ecco che si va in scena! 6-0-0, diceva l'orologio, fissandomi: la prima cosa che ho visto. Curiosa sensazione. Di rado apro gli occhi a un'ora tanto esatta. Sono un uomo dai risvegli frastagliati: 8:43, 11:51, 9:26. La mia vita è una vita senza suonerie.
In quel preciso istante, alle 6-0-0, il sole spuntava sopra le sagome delle querce, rivelandosi in tutta la sua divina collera estiva. Il suo riflesso divampava oltre il fiume, un lungo dito fiammeggiante puntato contro di me attraverso le tende sottili della camera da letto. Mi accusava: Sei stato scoperto. Non puoi nasconderti.
Sono rimasto ad oziare nel letto, quello che abbiamo portato da New York nella nostra nuova casa, che chiamiamo ancora nuova casa anche se siamo qui da due anni. E' una casa in affitto affacciata sul Mississippi, un posto da nuovi ricchi di periferia, del genere a cui, ancora da bambino, aspiravo, nella mia parte di città fatta di ammezzati e moquette alta due dita. Il genere che riconosci subito: vagamente maestosa, rassicurante, nuova, nuovissima, un posto che mia moglie avrebbe detestato, e che di fatto appassionatamente detestava.
"Devo sfilarmi l'anima prima di entrare?" era stato il suo primo commento all'arrivo. Si trattava di un compromesso: Amy aveva preteso che affittassimo, e non comprassimo, nella mia piccola città natale del Missouri, nella convinzione tenace che non saremmo rimasti lì a lungo.

Questo pezzo è tratto da:

L'amore bugiardo
Ogni storia ha due facce
Gillian Flynn
Rizzoli Editore, Ed. 2013
Collana "Vintage"
Prezzo 13,00€

domenica 28 luglio 2013

La lettura in Italia, intervento di Marco Cassini (Minimumfax)

La crisi dell'editoria va comunque "letta" analizzando, quasi scomponendo, i numeri che qualche giornalista fornisce in maniera generalizzata e superficiale. Nel caso di Saverio Simonelli, colui che intervista Marco Cassini, c'è la volontà di capire e approfondire quale siano veramente i dati di questa crisi e come stia veramente la situazione fra le varie tipologie di editori e di proposte. In questa intervista parliamo dell'anno 2011, quando a Settembre entra in attuazione la Legge Levi - ovvero quella che impedisce gli sconti nel periodo natalizio -, e già questo spiega la diminuzione degli acquisti natalizi. La regolamentazione del prezzo è ancora oggetto di critica, tendendo conto del fatto che tale cartello non ha favorito nel lungo periodo i piccoli editori ma solo livellato il prezzo dei grandi ( che ancora producono valanghe di titoli), ed è ancora oggi una delle cause della diminuzione dell'affezione alle librerie. Tenendo conto che i prezzi sono aumentati da allora non è che i lettori ci abbiamo guadagnato poi molto. 

Un'intervista veloce ad un editore come Cassini, di cui vi ho parlato per il suo libro "Refusi. Diario di un editore incorreggibile" a Dicembre 2012, ma estremamente esaustiva grazie alla verve dell'intervistato e all'intelligenza dell'intervistatore.

Assolutamente imperdibile!
Buone letture,
Simona Scravaglieri


venerdì 26 luglio 2013

"L'ultima seduzione", Francesco Orlando - Difficile non lasciarsi sedurre....

Fonte: Think Fresh

C'è stato un cassetto che ha ospitato un libro scritto nel 1956 e pubblicato 54 anni dopo nel 2010. Un rifiuto durato 54 anni? Assolutamente no! Anzi è un romanzo che, tra le righe, l'autore conferma che piacque a niente di meno che Tommaso Tommasi di Lampedusa. E allora perché tutto questo tempo per pubblicarlo? Da quel che si deduce dai detti e non detti fra gli atti del convegno tenutosi a Palermo nel 2010 poco prima che egli morisse, un po' per pudore e un po' perché, forse, non era il suo tempo. Nel frattempo l'autore pubblica altri libri, saggi, lavora come critico ma passa alla storia anche per un altro motivo, ovvero per essere stato colui che, seguendo Tommasi di Lampedusa quasi fino all'ultimo ha trascritto, per lui, "Il gattopardo". Ecco perché il suo romanzo giovanile è stato letto da questo grande autore.

Il libro di cui parliamo oggi è una lettura di un anno fa, l'ho scelto e voluto guardando un catalogo molto fornito, quello di :Duepunti Edizioni, proprio perché ero incuriosita dal titolo "L'ultima seduzione" e sotto "Di Francesco Orlando"; mi sono domandata perché fosse l'ultima e dove un critico e un insegnante universitario, ricordato anche per i suoi studi su Freud, avesse trovato "l'ultima seduzione." Leggendolo poi ho scoperto che l'ultima seduzione non l'ha trovata, anzi l'ha trovata - ma producendola lui stesso-, in un romanzo giovanile pubblicato, e acclamato da molti critici, nel 2010: "La doppia seduzione"(di Francesco Orlando, Einaudi editore, ed. 2010, prezzo 13,00€) e che sopratutto era "Ultima" perché poco dopo è morto.
Quindi il lavoro di cui vi parlo oggi è, come detto, una raccolta di interventi fatti in una presentazione di questo libro, avvenuta appunto nel 2010, all'Istituto Gramsci di Palermo.

Non vi immaginate come al solito un tomo da 500 e passa pagine, perché, invece, si tratta di un libro molto snello - probabilmente perché le cose belle hanno bisogno di poche parole-, ma forse il titolo da riportare avrebbe dovuto essere quello del romanzo che è oggetto di queste conversazioni, perché, per me, è stata veramente una doppia seduzione: da un lato quella che viene dalla profonda conoscenza di chi commenta il testo, con piglio critico e che dimostra, al contempo, un grande amore per questa scrittura - che dai contenuti si evince come snella, quasi scarna, ma che fa trasparire, dalla trama intessuta con le parole, un mondo di silenzi che, per assurdo, dichiara molto più di quel che ci si potrebbe aspettare-  in tutte le sue sfumature e, dall'altro, quella che deriva da tutta questa partecipazione, che si percepisce in maniera palpabile, che genera la necessità di leggere questo lavoro. Romanzo che, peraltro,  ancora non ho comprato - e infatti avevo rimandato la recensione per questo motivo-. Qualche giorno fa, per alcune ricerche che stavo facendo, mi è capitata fra le mani questa ultima seduzione e mi sono sorpresa a ricordarne praticamente tutto  e ho deciso che non potevo attendere anni prima di scriverne.

La bellezza de "L'ultima seduzione" risiede nella coralità delle emozioni raccontate da critici che solitamente si vedono ingessati e poco propensi a lasciare, a chi li va ad ascoltare, esperienze di lettura invece di glaciali e impersonali commenti. Parlano di un libro che precorre i tempi, che nicchia all'omosessualità in un momento storico che vede la "Famiglia" come unico nucleo possibile in Italia, quell'Italia uscita da meno di dieci anni dalla guerra che non solo ha perso ma che ha bisogno di certezze e non accoglierebbe alcuna sbavatura alle questioni ritenute "moralmente e religiosamente accettabili". E' un mondo che sta rinascendo che si proietta verso i ruggenti anni '60 e che vede nell'editoria anche il rifiuto de "Il gattopardo" da due editori come Mondadori ed Einaudi - e non da Vittorini, che per i due editori citati lavorava come direttore di collana, come raccontano le leggende metropolitane-. In questo contesto, così diverso, in apparenza, ma così uguale in realtà (perché il "mito" della Famiglia con la "F" maiuscola era già un qualcosa di coltivato dal regime) al precedente periodo politico, il romanzo orlandiano non sarebbe stato compreso nella sua grandezza. 

Oggi, e più specificatamente leggi "oggi" come il 2010, invece i tempi sono cambiati, e quando Orlando ritira fuori dal cassetto questo sogno, conservato ma mai perseguito, lo rielabora e lo aggiorna svecchiandolo nei punti dove dichiarerebbe il periodo in cui è stato scritto, consegnandolo ad increduli lettori che, se conoscessero l'elenco delle sue opere, a fatica a crederebbero che sia stata opera sua, questo lavoro è al passo con il momento storico che viviamo. Il giovane protagonista vive una fase difficile di accettazione non solo della sua sessualità ma sopratutto della sua identità, ed è in questo la grandezza della scrittura, perché se spesso ci viene fatto credere che l'identità sia una conseguenza della sessualità nella cosmologia orlandiana invece la questione deve essere posta in maniera contraria; non "siamo in quanto desideriamo" ma "desideriamo in quanto siamo". Tutti i vari personaggi si delineano perché satellitano attorno al protagonista e con lui seguono una parabola ascendente che delinea l'evoluzione che è naturale complemento della vita e delle esperienze che si fanno in quest'ultima. E' chiaro che con descrizioni come queste sia impossibile non desiderare di leggere questo lavoro!

Ora, perché leggerlo? La naturale risposta sarebbe: "Perché no?", mentre quella più dettagliata è, non lo nascondo, per i contenuti che raccontano esperienze di lettura sentite. Perché se, a distanza di un anno, non ho nemmeno la necessità di andare a cercare nemmeno un rigo e facendo scorrere le pagine so perfettamente di cosa parlano solo leggendo due o tre parole è certo che questo libro non vi abbandonerà facilmente e che cambierà le opinioni, se le avete, sulla moltitudine di critici che esistono in Italia. Non è poi tutto da buttare, come nei libri, basta cercarli e beccare nel mucchio quello che sappia farsi apprezzare - non per l'elenco dei termini desueti e astrusi che utilizza per illustrare il vuoto cosmico - per la passione che trasuda dai pensieri e dai commenti al libro del quale è stato invitato a parlare.
Se poi, come me, metterete nella vostra lista dei desideri o comprerete la "La doppia seduzione" allora vorrà dire che anche per voi "L'ultima seduzione" è stata portata a compimento.
Buone letture,
Simona Scravaglieri


L'ultima seduzione
di Francesco Orlando
Interventi di Mariolina Bertini, Simona Corso, 
Gioacchino Lanza Tommasi, Salvatore Nicosia, 
Francesco Orlando
:DuePunti Edizioni, Ed. 2011
Prezzo 10,00€





mercoledì 24 luglio 2013

[Dal libro che sto leggendo] Specchi


Fonte: Frasi Terremoto



E' nuovamente una raccolta di racconti, e se vi state domandando perché pare che ne legga molti di questo genere negli ultimi tempi, la risposta è: non lo so. Mi capitano e devo dire che non mi dispiacciono nemmeno. Sono un utile compendio, da tenere a portata di mano, per comprenderci meglio e riconoscerci in un modo diverso da quello del romanzo, che prevede un'unica trama articolata e che sorregga un'unica storia. Come in questo caso, dove l'autrice trova il termine calzante che possa descrivere lo status del lettore, gli "Specchi" sono quell'opportunità giornaliera in cui "specchiandoci" siamo in grado di vedere, non solo noi stessi, ma la nostra vita, i nostri affetti e anche le nostre scelte e le conseguenze che ne derivano.

E' importante "sapersi guardare" e non vedersi di sfuggita per indagare su quello che siamo e dove stiamo andando e come Marco, protagonista di questa storia che vi riporto solo in parte, capire dove anche la razionalità si scontra con la realtà. Ad un certo punto, al giovane Marco, sentirete dire: "anche i libri mentono" proprio per questo scontro: da un lato la sua esperienza con un evento catastrofico naturale imprevedibile e non controllabile e, dall'altro la "schematicità di una cartina che vuole questo evento catalogato con un colore potenzialmente allegro, ovvero l'arancione. Marco sa bene di che colore è il terremoto e sa anche perché è di quel colore. 

Sospeso fra impegno civile che guarda ai grandi mali della contemporaneità (droga, corruzione, solitudine, organizzazioni mafiose etc.) e l'analisi della componente umana di chi entra in contatto con determinate situazioni anche fra loro lontanissime Elèna Italiano usa il gioco dei riflessi degli specchi come un "fil rouge" che conduce il lettore in una sorta di "via crucis" dove ogni racconto rappresenta una stazione. Un cammino che non è lento né retorico ma estremamente lucido perché volto ad istigare nei suoi lettori una profonda riflessione. Magari, proprio davanti ad uno specchio.   

Un libro che sto leggendo con interesse e che raccomando anche a voi,
Buone letture,
Simona Scravaglieri



Asimmetria 
Calcinacci, pietre, polvere, pareti sgretolate, tondini di ferro arrugginiti: quello che, in una sola parola, viene restrittivamente indicato con il nome di "macerie", semplificazione dall'insufficiente potenza evocativa. Macerie ovunque. Macerie disseminate nel triste grigiore di quell'Aprile 2009.
Ma sui libri no. Sui libri non era rappresentato così: le zone sismiche erano colorate di arancione, di un forte arancione tendente al rosso. Ingannevole colore, immagine di voracità. il terremoto non può essere colorato d'arancio.
"Su, forza! possibile che non ti ricordi cosa sia una mappa geologica? E con quale colore vengano evidenziate le zone sismiche?" 
Ma Marco, all'insegnante che lo guardava stupita dietro gli occhiali dalla montatura dorata, le cui stanghette incastonate di strass venivano parzialmente nascoste dietro voluminosi capelli biondi, proprio non riusciva a rispondere. Gli sembrava davvero folle asserire che il colore con cui viene rappresentato convenzionalmente il pericolo di sisma fosse arancione carico, tendente al rosso. Lui lo sapeva che il colore del terremoto poteva essere uno solo. Uno e uno solo: grigio. Il grigio del cemento crepato, dei calcinacci, della polvere, delle pietre, delle pareti sgretolate. Di arancione, al massimo, potevano essere macchiati i tondini di ferro arrugginiti che, un tempo non molto lontano, armavano il cemento, sorreggendovi le costruzioni.
Come gambe spezzate da cui fuoriescono spuntoni ossei, così i pilastri di quelle abitazioni ridotte in macerie, in una delle quali vivevano suo cugino, suo zio.
"Lo so io, lo so io maestra! Un arancione carico, tendente al rosso"
"Brava Martina, brava. Proprio così! Ma Marco, che ti succede? Possibile che tu non sappia rispondere a una domanda così semplice?"
Marco guarda l'insegnante che, abbozzando un sorriso di tenero rimprovero, si volta e si dirige verso la cattedra camminando a passi lenti, andatura obbligata dalla stretta longuette in blouclè di lana grigia. Prende il gesso, si rivolge verso la scolaresca e con la mano all'altezza della spalla dice:" Si chiama mappa geologica, la cartina indica il pericolo sisma. Map-pa ge-o-lo-gi-ca".
Scricchiolando i residui di sporco schiacciati sul pavimento dal tacco del suo decolté, mentre si volta  verso la lavagna. Prima di tracciare la stanghetta orizzontale, che si inserisce nel semicerchio della lettera "G", il gesso bianco stride sulla lavagna nera.
Stridore: un suono che anteriormente non avverte il pericolo di un sisma, ma che vi riporta la mente, qualora una sisma ci sia stato.


Questo pezzo è stato tratto da:

Specchi
Elèna Italiano
Homo Scrivens Editore, ed. 2012
Collana "Scout"
Prezzo 10,00€

domenica 21 luglio 2013

L'ha detto... Leonardo da Vinci

Fonte: Siracusa News


Questo per isperienza è provato, che chi non si fida mai sarà ingannato. 
Leonardo da Vinci

venerdì 19 luglio 2013

Come fu che imparai a leggere...(e come, più tardi, ho ritrovato la passione)



Una delle vecchie antologie di una delle mie nonne
Fonte: LettureSconclusionate

Oggi si tratta di una risposta e non di una recensione (ma va?) e, in questo, faccio riferimento ad un post di Daniele Bergesio pubblicato su Letteratu.it che ha come titolo Come ho imparato a leggere e il post di Elena Tamborrino che trovate qui: ExLibris. Appunti di una lettrice disordinata.
Come avevo accennato nei commenti in coda, la mia esperienza è ben diversa e, in più, chi di sconclusionati appunti ferisce, di sconclusionati appunti perisce (sono o no la lettrice sconclusionata??!!). Quindi vi propongo la mia esperienza, con un titolo rivisto e corretto: Come fu che imparai a leggere...(e come, più tardi, ho ritrovato la passione).

La definizione standard di mia madre della sottoscritta è sempre stata: "Se non avesse un libro sottomano leggerebbe di tutto, compresi i bugiardini delle medicine!". Ecco, per me, leggere era una necessità perché, finiti i compiti e esaurita la mezz'ora di televisione (e non avendo sempre la possibilità di uscire), le alternative erano poche: o menarsi con mio fratello minore (che prevedeva conseguente castigo e possibili applicazioni de "la tecnica sistematica dello sganassone" come la chiamava mio padre) o saccheggiare la grossa libreria che avevo in stanza i cui libri, da mia madre, erano stati disposti ad arte: in alto quelli non adatti ai bimbi e a portata di mano quelli che avremmo potuto leggere anche noi. In più, tanto per rendere facile la situazione, ero anche nipote di una maestra* di scuola elementare il che, per chi non avesse mai provato l'esperienza, comportava il gioco del "dettato" o del "riassunto". 
Questo ha comportato che:

1. A Natale e ai compleanni, nonché alla comunione io chiedessi sempre libri. Sono sempre stata allergica ai gioielli (all'epoca a qualsiasi occorrenza ti regalavano i cerchietti d'oro, che io chiaramente non ho mai messo!), non ho mai avuto i gusti di una bambina "da favola" con tanto di boccoli e fiocchetti. Ero l'orgoglio dei miei quando alla comunione chiesi solo ed esclusivamente libri in regalo (probabilmente avevo già la praticità di pensare che un libro lo puoi sempre aver sottomano e ti risparmia vestiti imbarazzanti!). L'aver una libreria in camera - e l'esser stata sempre una ragazzina con la difficoltà ad addormentarsi- ha anche comportato il fatto che la saccheggiassi in cerca di qualcosa per passare il tempo, sia di giorno che di notte, quindi, finita tutta la saga di Piccole donne, un paio di libri di Jules Verne e una rilettura ad una versione di Pinocchio - troppo ingombrante per i miei gusti - ho cominciato a spaziare. A parte i classici tipo la Austen, mi capitò un volume che mi sembrava "da grandi": copertina rigida telata con bordo in finta vera pelle e i caratteri incisi in oro che recitavano "La figlia del capitano". Questo ultimo libro l'ho letto per avere la soddisfazione di aver portato a termine un libro che aveva l'aria di essere "importante", salvo poi scoprire, moooooolto più tardi, che l'autore, ovvero Puskin, era uno dei grandi scrittori russi ; accadde più o meno quando mi fecero notare che "Orgoglio e pregiudizio" era un classico (cosa assai strana per me all'epoca che reputavo "classico" una pecetta appiccicata ai libri "noiosi") e che  Jane Austen non era l'ultima delle sprovvedute inglesi.

2. Ha anche comportato che i miei obiettivi diventavano sempre più sfidanti, ma non avevo l'attenzione per andare oltre le 150 pagine e mi domandavo come facessero gli adulti a leggere libri tanto grandi. Ma non è stato molto d'aiuto a scuola  questo fatto leggere tanti libri perché, se da un lato mi permetteva di crearmi una mia opinione, dall'altro le mie insegnanti d'italiano non hanno mai ben accettato le mie idee e tanto meno le mie simpatie o antipatie per questo o quello scrittore. E visto che mia madre ha sempre ascoltato dubbi o pensieri (specie se riguardavano ciò che leggevamo) e mia nonna ci stimolava ad elaborare i concetti, mio padre ci interrogava spesso e volentieri, era difficile non crearsi un proprio modo di vedere alle cose e al mondo e allo stesso tempo ci obbligava ad avere due facce: una supina che cerca di mandare a memoria i concetti graditi alle prof e una tutta personale. Manzoni , ad esempio, riusciva nell'arco della giornata a passare dal "grande autore" a quello che aveva scritto un romanzo con quella donna che si faceva sempre mettere i piedi in testa da chiunque (all'epoca e anche oggi "i Promessi sposi" per me son sempre stati "un classico" con l'accezione di cui sopra!).

3. Ci trasferimmo in provincia di Lecco, a Merate, dalla città al paese di provincia fu una vera scoperta. Potevamo uscire senza nessun problema avevamo un sacco di impegni all'oratorio con i nuovi amici, le ricorrenze. Avevo anche una stanza più grande e una televisione ereditata da mia nonna. Potrei ipotizzare che fosse una delle prime dalla messa in vendita di questi apparecchi. Per accendersi ci metteva un paio d'ore; prima c'erano quelli che io chiamavo i coriandoli quindi si vedevano le righe verticali che andavano verso sinistra, poi verso destra,  infine le righe che andavano su e giù e, dopo due ore di attesa, finalmente riuscivi a vedere qualcosa: Il Maurizio Costanzo Show! :( 
Quindi i libri vennero messi da parte, avevo altre cose da fare e da vedere, e libro stava a significare una sola cosa: compiti!

4.Come ho ritrovato la passione. Dopo 4 anni sono tornata a vivere a Roma, per la precisione prima a Frascati e poi a Rocca di Papa ai Castelli Romani. I primi anni non furono facili. Per i brianzoli eravamo i romani (all'epoca gran complimento altrimenti ti chiamavano "terun") per i miei nuovi compagni eravamo milanesi perché avevamo una cadenza identificata come "milanese". Non essere né carne e né pesce non era una gran cosa e così nei viaggi in autobus da scuola a casa, che spesso facevo da sola, cominciai a leggere di nuovo. Il libro era un ottimo compagno e non faceva caso al mio accento. Ricordo ancora oggi il libro scelto per ricominciare a leggere "Radici" e non era preso a caso: era un tomo (quindi una sfida), era un libro che aveva ispirato uno sceneggiato che però io non avevo mai visto e infine trattava di un argomento che mi interessava. Finito quello, saccheggiai tutta la libreria di mia madre per cercare altri libri in argomento. E fu così che incominciai con le letture concatenate per tema. Consapevole dell'impossibilità di leggere tutto in argomento, le mie letture tematiche non hanno mai fine, ma sono sempre aperte ad accogliere un altro tassello al gruppo già letto.
Ne ho aperti altri nel tempo, ci fu il periodo delle caste indiane e della religione Indù con "Padiglioni lontani", poi quello della religione musulmana con "Vendute!" e via dicendo. Ce ne fu uno in particolare che definirei "illuminato" in cui mia madre gestì i miei dubbi sull'aborto in maniera eccelsa, quando mi capitò di leggere "Le regole della casa del sidro". Devo ammettere che sono orgogliosa di avere una madre così ancora oggi! Nulla mi fu imposto, ma mi fu permesso tramite confronti adulti di farmi una mia idea.

5.La parte dei leoni, in questo periodo, l'hanno fatta anche i gialli, scoprii la Christie, e i libri "d'amore" - ebbene sì, anche io che sono romantica come una lapide funeraria, ho passato questa fase - grazie ai romanzi di Liala che trovavo in giro per casa. E poi vennero i Follett e tanti autori, in particolare americani, perché mia madre ha sempre letto di tutto ma amava in particolar modo la letteratura straniera e quindi mi capitava di leggere veramente di tutto.

I libri, in sostanza, sono la colonna sonora della mia vita. Ricordo, per alcuni, anche dove li ho letti, lo stato d'animo che avevo e via dicendo. Ancora oggi ho gli stessi occhi per i miei scaffali, divido i libri letti da quelli da leggere e mentre quelli non letti sono disposti alla rinfusa, perché sia il fato a decidere la lettura successiva, quelli già finiti sono ordinatamente esposti con una disposizione in ordine alfabetico (che nessuno si aspetterebbe da una sconclusionata come me): Editore-->Autore-->Titolo. Probabilmente, di vere e proprie letture per bambini ne ho fatte poche, ero spinta dal desiderio di emulazione di mia madre, ma non me ne sono mai pentita. Tutt'oggi ringrazio lei, mio padre, mia nonna grazie ai quali questa passione è iniziata e Gegè e miei fratelli, nonché gli amici che la mantengono viva con i consigli e con i regali. 

Caro Daniele, così fu che imparai a leggere e successivamente ritrovai la la passione. Da quando "ritrovai la passione" non sono più uscita senza avere un libro in borsa e oggi riesco anche a camminare leggendo!

Simona Scravaglieri

Una cosa a favore di mia nonna però la devo dire: conservava alcune delle antologie che usava a scuola e il verso della poesia che trovate come titolo di questo blog l'ho trovato che ero proprio piccola, mentre scorrevo uno di questi mini-tomi. Mi colpì al punto tale che, non ritrovandola proprio più, ricordavo il verso anche in una versione sbagliata:
"Non domandarci la chiave
che mondi possa aprirti..."
Solo al liceo la ritrovai ma ancora oggi mi confondo e metto chiave al posto di formula!


Fonte: Scienza e Salute

mercoledì 17 luglio 2013

[Dal libro che sto leggendo] Un incontro casuale


Henry James Sr. ed Henry James Jr.
fotografati da Mathew Brady
Fonte: LettureSconclusionate

L'Henry James Jr. che leggerete qui undicenne nella metà dell'ottocento è lo stesso del libro che stavo leggendo e che ho recentemente finito "Ritratto di signora". Non nascondo che tale lettura non sia capitata a caso, quando un libro cita in maniera interessante libri io li appunto e alla prima occasione li compro (nel caso del libro citato l'occasione è stata data dal fatto di trovarlo in seconda edizione del 1952 a 10,00€). Anche questo è stata un'occasione era un rimasuglio di magazzino e lo vendevano a 5,20€ e quindi come potevo lasciarlo lì da solo?

Tra me e il lavoro della Cohen è stato amore a prima vista, cinquecento pagine, più o meno, in meno di 5 giorni lette avidamente perché è un libro cui difficilmente ci si distacca perché realtà e finzione sono così ben omogeneizzate da restituire al lettore una serie di vicende avvincenti e quantomai realistiche da richiedere all'autrice di inserire, in fondo al libro, una serie di note dove segnala cosa ha aggiunto di fantasia e cosa non lo è.

E' sicuramente un libro ancora in catalogo magari in versione più aggiornata, ma il clou del libro non cambia, attraversare 100 anni di storia (dalla metà dell'ottocento a quella del novecento) che è stata il fulcro della letteratura americana che è venuta dopo, formandosi fra i movimenti sociali dell'epoca come ad esempio il riconoscimento dei diritti civili della popolazione di colore. Non è sempre un percorso facile, e spesso guarda all'Europa come la culla della vera cultura (tant'è che James di trasferirà e vivrà in Inghilterra parecchio tempo dopo aver girato l'Europa) sia artistica che letteraria.
Questo di cui vi riporto un assaggio, è proprio il primo capitolo, dove tutto comincia e vi assicuro che dopo le prime righe farete fatica a non farvi incuriosire. Lo dico per esperienza diretta.

Prosa scorrevole, temi interessanti che toccano anche lo spettacolo e l'arte contemporanea, il modo omosessuale, l'informazione e le riviste letterarie vi porteranno anche sui campi di battaglia della rivoluzione civile senza soluzione di continuità. Se avete voglia di una lettura diversa e stimolante, questo è il libro che fa per voi.

La recensione che era già stata proposta la trovate qui: Un incontro casuale
Buone letture,
Simona Scravaglieri


1. 
Henry James e Mathew Brady
 Erano venuti dalla campagna. In quei giorni d'agosto, la casa estiva aveva cominciato a perdere le sue attrattive e Henry James Senior si era ricordato di avere u impegno al "Tribune" di New York: doveva assolutamente vedere un tale, per parlargli di un suo progetto. Aveva baciato la moglie, preso con sé il figlioletto Henry James Junior e insieme erano saliti sul traghetto. Una volta in viaggio, a James Sr. venne la felice idea di fare una sorpresa alla signora james regalandole un dagherrotipo di padre e figlio. Anni dopo, Henry James Jr., scrivendo a proposito di quella giornata, affermò di non rammentare con precisione ma di essere abbastanza sicuro che il padre si fosse tradito non appena tornato a casa: "Entrò avvolto, direi circonfuso dal desiderio trepidante di divulgare" il suo segreto.  
Era il 1854, l'anno in cui il piccolo Henry James compiva undici anni e la famiglia aveva il suo domicilio sulla Quattordicesima Strada, non lontano da Union Square. Il ragazzo e il padre avevano l'abitudine di fare lunghe passeggiate per la parte bassa di Manhattan. A Henry James Sr. piaceva molto passeggiare, anche se all'età di tredici anni aveva perso una gamba in un incendio (sostituita con una protesi, prima di legno, poi di sughero) e il figlio era felice di avere il padre tutto per sé, lontano dall'ingombrante presenza dela fratello maggiore William, sempre più brillante di lui. Arrivati a Union Square, si fermavano a leggere i manifesti che annunciavano gli ultimi spettacoli teatrali, quindi scendevano per Broadway e raggiungevano la Quarta Strada. Lì chiacchieravano con la signora Cannon, che gestiva un accogliente negozio di articoli maschili: fazzoletti da tasca, colletti, cravatte, bottiglie di acqua di colonia rivestite in paglia; poi scendevano nella parte più bassa di Broadway, dove c'era una libreria, il Bookstore, il cui proprietario, un inglese dai modi cordiali, cenava qualche volta a casa loro. Non mancavano mai di chiedere l'ultimo numero di "The Charm", un periodico dalla copertina gialla che pubblicava in Inghilterra. Henry James Sr. aveva sottoscritto l'abbonamento a nome del figlio che l'attendeva sempre con ansia.
Senza dubbio i due andarono  piedi anche allo studio di Mathew Brady, al 359 di Broadway, un po' più a nord del museo di P.T.Barnum. Lo studio si trovava al primo piano. sopra il Thompson's, dove la famiglia di james andava spesso a prendere il gelato, a quel tempo rara prelibatezza (e i James ne mangiavano ogni settimana!). Nell'autobiografia Un bambino e gli altri James ricorda che erano soliti frequentare due gelaterie, la Thompson e la Taylor:"La prima, lo rammento benissimo, solenne e antica; la seconda più recente, ma sfavillante".
Lo studio di Brady era in posizione felicissima, vicino a un negozio di pianoforti, fra sartorie e altri studi fotografici, proprio al centro della strada affollata dai residenti agiati. Nel 1854 tra Manhattan e Brooklyn si contavano oltre cento studi fotografici e quello di Brady era fra i più lussuosi: tappeti di velluto, tende di pizzo, oro e sete alle pareti, un lampadario enorme, salette d'attesa ammobiliate con divani e tavoli di marmo, lucernari grandi e luminosi,disegnati da Brady in persona. Alle pareti erano appesi dagherrotipi di generali, presidenti, re, regine, membri dell'aristocrazia.

Il pezzo è tratto da:

Un incontro casuale
Rachel Cohen
Adelphi Edizioni, ed. 2006
Collana "La collana dei casi"
Prezzo 30,00€


domenica 14 luglio 2013

Dici donna e proponi un classico...Il Corriere della Sera celebra la narrativa femminile nei secoli


Vi ricordate quando qualche tempo fa vi parlai delle uscite dei gialli Pollilo con Il Corriere della sera? Ebbene stavolta, dal 4 luglio (sì lo so sono in ritardo nella comunicazione!) in edicola, ogni giovedì, potremo trovare i grandi romanzi, scritti da donne, che hanno fatto la storia della letteratura. E' anche vero che questa volta la raccolta ha un valore aggiunto in più, su questa pagina "I classici della letteratura femminile", relativa al progetto, troveremo anche i contributi che volta per volta verranno registrati per presentare le autrici. Vi inserisco sotto i due video attualmente disponibili (dei due numeri che mi sono persa uff!).

In un momento in cui mi preparo al trasloco mi sono chiesta quanti dei libri che ho attualmente (e che sono veramente tanti!) sono necessari per la mia idea di biblioteca e mi sono resa conto che tra quelli che ho molti, troverebbero migliore destinazione a casa di altri. Non che non siano belli ma alcuni, come dissi in passato rappresentano la moda di un momento, altri sono libri che non rileggerei mai e altri infine sono veramente brutti. Un classico, che attraversa e convince nei secoli invece è una storia che si rilegge sempre volentieri e probabilmente è per questo che, da inguaribile svanita, mi sono accorta di avere tre versioni di "Orgoglio e pregiudizio" e due di "Cime tempestose" e non oso pensare quanti altri doppioni troverò! 

Se non ho capito male il prezzo di ogni uscita è 7,90€, che come al solito, per una buona traduzione e un libro di buona fattura, sono decisamente irrisorie. Oltre alle ormai classiche Austen, Bronte e Deledda, ci sono nomi come la Woolf, Colette nonché la Wharton e la Blixen. Ve lo segnalo perchè ho visto in edicola la pubblicità e andando sullo store ho trovato più informazioni: Store Corriere.

Delle volte per farsi una vera "Biblioteca ideale" è difficile, ma questi progetti aiutano non poco, non solo ad avere titoli di qualità, ma anche ad avvicinarsi ad autrici o autori che solitamente non avremmo scelto di leggere. Spero che la segnalazione vi sia utile.

Buone letture e buona domenica,
Simona Scravaglieri


Su Zia Jane...


Su Emily Bronte...

venerdì 12 luglio 2013

"Servirà che qualcuno ci legga, alla fine", Carlo Zambotti - Quel gran mercatino delle pulci che è il mondo...

Fonte: Vivere Monaco

Ho sempre amato i mercatini delle pulci perché adoro gli oggetti che hanno una storia e più sono vecchi e consunti e più mi piacciono, un po' come i libri che quando son vecchi e impolverati, nonché ingialliti, destano la mia curiosità più di quelli nuovi con copertine sgargianti. Poi c'è quel sottile godimento non solo nel selezionare gli oggetti che attirano la nostra attenzione ma anche nello scegliere o no se farci raccontare la storia che si cela dietro la loro usura; in fondo abbiamo due strade, la prima è quella che ci dice che ci basta la storia che immaginiamo abbiano vissuto e l'altra è quella che decidiamo di chiedere al venditore la versione di una vita di cui, si spera, sia a conoscenza. E un po' come fossero oggetti di un mercatino di cianfrusaglie che vengono presentati i personaggi del libro di cui vi parlo oggi. Sono normalissimi esseri umani esposti sul grande banco della vita che raccontano ognuno la sua storia, ma non lo fanno direttamente, è l'autore che ne coglie, dai tratti e da come si muovono sulla scena, quello che è il loro vissuto attestato dalla "consunzione", in alcuni più evidente e in altri meno a seconda della loro età.

Non c'è un solo protagonista perché è una raccolta di racconti, 37 per la precisione, che hanno un comune denominatore uno sguardo attento sulle azioni dei personaggi senza pregiudizi e giudizi. Ci vuole una buona dose di "amore"  per scegliere un oggetto logorato dal tempo e dall'utilizzo e, allo stesso modo, ci vuole l'amore del collezionista per scegliere di condividere storie, al netto delle proprie convinzioni, permettendo al lettore di trarre le proprie conclusioni da solo. Grazie ad un approccio "sociologico al racconto", che assomiglia tanto a Ballard (che cita anche Zambotti in uno dei testi proposti), abbiamo l'opportunità di dare uno sguardo nella sua personale collezione di comportamenti e riconoscere fra questi anche qualcuno dei nostri. Il motivo per cui mi è tanto piaciuta questa raccolta probabilmente è proprio questo, ovvero che dà la percezione che, solo staccandoci da ciò che riteniamo personale e guardandoci dal di fuori, siamo in grado di capire chi siamo e dove stiamo andando. E' un lavoro solitamente poco praticabile, perché come diceva Carr, e lo dicono tanti altri storici al pari suo, "è difficile raccontare un fatto più nel momento in cui si svolge che  a distanza di tempo" perché, in quel momento, si subisce l'influenza di tutta una serie di fattori e del proprio coinvolgimento nel periodo storico di riferimento. Io trovo che succeda la stessa cosa nelle decisioni e scelte personali di tutti i giorni.

A questo tipo di approccio si affianca una scrittura fresca, diretta e scorrevole che non teme la moda e non ha bisogno di colpi di scena per conquistare i lettori; si aggiunge a questa un'organizzazione dei testi estremamente armoniosa che permette di fruire di queste storie con una semplicità estrema. Non ti accorgi nemmeno che le pagine scorrano; ogni nuova storia è preludio di una nuova avventura che lascia sempre il buon sapore di una nuova conferma o scoperta. Si passa dai bambini, ad improbabili coniugi scrittori virando nel passato e alla giovane borghese che voleva una vita diversa e al giovane povero, che l'amava, che trova la morte in una manifestazione. I temi sono tanti, i tempi sono quasi tutti contemporanei, gli spazi quasi mai definiti perché non necessari, il focus è puntato sulle azioni e sul tempo impiegato per metterle in pratica, un po' come il ticchettio delle macchine da scrivere dei coniugi scrittori (che danno il titolo alla raccolta) veloce e inesorabile e a volte difficile da interrompere.

E' una bellissima collezione quella che Carlo Zambotti ci propone al suo esordio, con una piccola e decisamente promettentissima casa editrice come Gorilla Sapiens (ho un  altro titolo acquistato recentemente ad una loro presentazione di cui spero di relazionarvi presto), cui vi consiglio di prestare molta attenzione perché ha una cura tutta particolare sia per i suoi autori e sia per le collane, nonché nella fisicità dei libri (e sapete già quanto io tenga ai libri fatti a regola d'arte!) che propone libri che sono fatti "alla vecchia maniera" e sono quindi oggetti che si conservano volentieri nella propria libreria. Probabilmente, anzi sicuramente, questo libro potrebbe essere un buon compagno di letture per questa strana estate che stiamo vivendo e se seguirete il mio consiglio, mi farà piacere sapere che ne pensate.

Buone letture,
Simona Scravaglieri

Servirà che qualcuno ci legga, alla fine
Carlo Zambotti
Gorilla Sapiens Edizioni, ed. 2013
Collana "Scarti"
Prezzo 14,00€

Fonte: LettureSconclusionate




mercoledì 10 luglio 2013

[Dal libro che sto leggendo] Winesburg, Ohio

Fonte: Assedio al monolocale

Se volessi aver ragione, senza dovermici impegnare più di tanto, potrei dire che questo libro è da leggere perché è un classico che ha fortemente influenzato la narrativa americana dagli anni '20 in poi. Ma come avrete ben capito, a me le strade semplici non piacciono! 

Ricordavo una connessione con "Un incontro casuale" e ho scoperto anche un collegamento con "Rue de l'Odeon". Infatti Sherwood Anderson, autore di questa raccolta di racconti che si profila come un romanzo e di cui si dice che l'autore fosse stato influenzato dall'"Antologia di Spoon River" (infatti qualcuno soprannominò Winesburg, Ohio come la "Spoon River in prosa"), nel 1916 divorzia dalla sua prima moglie, Cornelia, e subito dopo sposa la seconda Tennessee Mitchel, andando con lei a Parigi si ritrova a conoscere Getrude Stein (uno dei soggetti di "Un incontro casuale") in una libreria, ancora oggi molto famosa, per gli americani della capitale francese che rispondeva al nome di "Shakespeare&Co", di proprietà di Sylvia Beach, sita in Rue de l'Odeon (citata nell'omonimo libro) di fronte alla libreria (e casa editrice nonché ritrovo della crema dei letterati dell'epoca) di Adrienne Monnier. Chi presentò Gertrude ad Anderson fu proprio Sylvia, forse, ignara di quanto la Stein, con i suoi lavori pubblicati anche da Steiglitz, abbia influenzato Sherwood che di lei (incontrata più volte anche nei rendez-vous a casa sua in Rue des Fleurs), in seguito, disse:
"Immaginate una donna forte con le gambe come colonne di pietra che si siede in una stanza tappezzata di Picasso... Quella donna è il simbolo di salute e forza. Lei ride. Fuma sigarette. Racconta storie con una scaltrezza americana tanto da pungere e dar piacere nel pronunciarle."

Una descrizione che corrisponde a quella fatta dalla Cohen; la ritrae come una donna grossa ma con delle mani estremamente femminili e una voce vellutata e decisa. Esprime i suoi giudizi senza mezzi termini e ama l'arte sopra ogni cosa, condividendo la sua passione con il fratello Leo con cui, dopo 40 anni di condivisione di successi, qualche anno prima dell'arrivo di Anderson, dopo un litigio, non parlerà più.
"Winnesburg, Ohio" esce tre anni dopo, nel 1919.

Tornando al libro, e lasciando le casuali e amene coincidenze, questo è un romanzo e una raccolta di racconti al tempo stesso. Tutto si svolge all'interno della città, che da il titolo alla raccolta, e che, in realtà pare essere Clyde, città dove visse dagli 8 ai 19 anni e dove sono stati rintracciati i protagonisti di questo libro. A parte il primo racconto, che pare rappresenti l'autore che fa da introduzione al libro, il punto d'unione, che trasforma la raccolta in romanzo, di tutti i racconti è un personaggio George Wiilard, figlio dell'albergatore del paese e aspirante giornalista che compare in tutti i capitoli. Ogni racconto ha come soggetto uno specifico personaggio come l'ex maestro, il farmacista, l'albergatore e via dicendo. E' una raccolta con una forte punta di realismo e, a volte, definita come decisamente pessimista. A me piacque (è una lettura dello scorso anno) perché aveva un certo retrogusto noir e perché la rappresentazione così vivida mi rese caro ogni personaggio descritto nella sua umana sofferenza interiore.

Se un lettore appassionato deve porre attenzione a non trascurare i classici, questo, rientra fra quei libri intramontabili cui mai prescindere e che hanno cambiato un'epoca e influenzato l'approccio alla scrittura di molti famosi autori come Hemingway, Faulkner (che fu maestro di Carver), Thomas Wolfe, John Steinback e molti altri.
Ritroverete il fascino di una narrativa oggi poco praticata e che si nutre della rappresentazione degli stati d'animo dei suoi personaggi in funzione dei naturali accadimenti della vita. Non serve porsi con spirito critico, ma farsi avvolgere da questo incedere lento ma inesorabile tra le vie, i prati e i boschi di Winesurg per scoprire un'umanità, di fine '800 e inizio '900, che non è poi così diversa da quella che troveremmo oggi al netto della tecnologia.

Buone letture,
Simona Scravaglieri



Lo scrittore, un vecchio signore con i baffi bianchi, ebbe qualche difficoltà ad andare a letto. Le finestre della casa in cui viveva erano in alto e il vecchio voleva poter vedere gli alberi fuori, svegliandosi al mattino. Un falegname era venuto a sistemare il letto in modo che fosse all'altezza della finestra.
Si fece un gran chiasso riguardo alla faccenda. il falegname, che era stato soldato durante la guerra civile, entrò nella stanza dello scrittore e si sedette per parlare  della costruzione di una piattaforma per elevare il letto. Lo scrittore aveva dei sigari e il falegname fumò.
Per un po' i due uomini parlarono dell'elevazione del letto e poi parlarono di altre cose. Il soldato iniziò a toccare l'argomento della guerra. In realtà fu proprio lo scrittore a condurlo su quell'argomento. Il falegname una volta era stato prigioniero nel carcere di Andersonville e aveva perso un fratello. Il fratello era morto di fame e ogni volta che il falegname toccava quell'argomento piangeva. Egli, così come lo scrittore, aveva i baffi bianchi e quando piangeva arricciava le labbra all'insù e i baffi saltellavano su e giù. Quel vecchio che piangeva con il sigaro in bocca era ridicolo. Il progetto che lo scrittore aveva per l'elevazione del letto fu dimenticato; il falegname, poi, fece a modo suo, e lo scrittore, che aveva superato la sessantina, dovette aiutarsi con una sedia quando andò a letto quella sera.
Nel suo letto lo scrittore si voltò su un fianco e rimase disteso immobile. Per anni era stato assediato da problemi al cuore. Era un fumatore incallito e il suo cuore aveva le palpitazioni. L'idea che aveva in testa era che una volta o l'altra sarebbe morto all'improvviso e quando si metteva a letto ci pensava. Ma questo non lo turbava. In realtà l'effetto era singolare e non facilmente spiegabile. Lo faceva sentire più vivo lì, nel letto, che in qualunque altro momento. Se ne stava disteso perfettamente immobile, il suo corpo era vecchio, non aveva più una grande utilità, ma qualcosa dentro di lui era del tutto giovane. Era come una don a incinta, solo che la cosa dentro di lui non era un bambino, bensì un giovanotto. No, non un giovanotto, ma una donna, giovane, con indosso un'armatura di ferro, come quella di un cavaliere. E' assurdo, si capisce, cercare di spiegare cosa ci fosse dentro il vecchio scrittore, mentre se ne stava sdraiato sul suo letto alto, ascoltando l'agitazione del suo cuore. C'è piuttosto da capire che cosa lo scrittore, o la giovane cosa dentro di lui, stesse pensando.

Questo pezzo è tratto da:

Winesburg, Ohio
Sherwood Anderson
Baldini Castoldi Dalai Editore, ed. 2012
Collana "Classici Tascabili"
Prezzo 7,90€ 

domenica 7 luglio 2013

L'ha detto... K. K. Walker


Fonte: Il convivio


Una volta ho provato ad essere normale. Sono stati i cinque minuti peggiori della mia vita. 
K. K. Walker

mercoledì 3 luglio 2013

[Dal libro che sto leggendo] La città degli angeli

Fonte: Marriot
Non è un libro in lettura oggi, anzi lo è stato parecchio tempo fa, a Dicembre 2011 (la recensione è qui: La città degli angeli). E allora perché lo ritiri fuori? Perché da allora credo di averlo riguardato più di una volta. E' uno di quei libri che non t'abbandonano mai, rimangono lì a ricordarti che quella porta, con sopra scritto fine, non s'è mai chiusa. E non credo che si chiuderà nemmeno ora. Mentre guardavo i papabili per questo appuntamento mi sono ritrovata a scorrere quelle pagine con la curiosità di ieri e il sapore di una nuova consapevolezza del giorno dopo, e mi sono detta che se proprio dovessi partire all'improvviso e non potessi portarmi più di un libro, forse, anzi quasi sicuramente è questo che porterei.

E' una somma di viaggi: quello fisico dalla Germania a Los Angeles, quello spirituale dalla donna che era nel periodo della divisione della Germania poi c'è quello storico, nella vita e nei controlli oppressivi di una Berlino Est sotto il giogo russo e familiare, ovvero la ricerca delle proprie radici e infine anche nel futuro. Tutti questi percorsi che si incrociano tutti nell'unico nodo rappresentato dalla protagonista e autrice hanno inizio, e non poteva essere altrimenti, nel Nuovo Mondo, metafora di terre nuova e quindi incontaminata e, in questo caso "tela bianca" sulla quale riscrivere e riscriversi per potersi guardare con nuovi occhi.  

Non importa chi pensiamo di essere perché la reale percezione di noi stessi l'avremo solo quando sapremo guardarci da un lontano distacco, senza necessità di giudicare le nostre azioni o i pensieri e le scelte che abbiamo fatto. La vita come la Storia, pretendono distanza per essere inquadrate nella giusta visione d'insieme. I viaggi non terminano alla fine del libro, anzi convergono in uno nuovo, che è quello della consapevolezza che ci fa, a fronte di una nuova comprensione di noi stessi, capire le nostre azioni e pensieri in maniera diversa, matura e forse come lo definisce anche lei a modo suo "[...] vecchiaia. Eccola, la parola, è già finita sulla carta, in modo sufficientemente casuale, la parola la cui ombra all'epoca, più di un decennio e mezzo fa, mi lambia soltanto, e che nel frattempo si è così infittita da farmi temere che diventi impenetrabile [...] "

Non si è necessariamente "vecchi" solo per l'anagrafe, lo si è nel momento in cui la relazione con noi stessi diviene consapevole e nemmeno questo termine, come avviene spesso, ha per forza un brutto significato. Perché la vecchiaia, quindi la nuova consapevolezza, dovuta all'esperienza e alla nuova consapevolezza è sinonimo anche di rinascita che viene dall'affacciarsi alla vita che ci aspetta con nuovi occhi e con nuove aspettative. Leggere o rileggere questo diario intimo, appassionato e che narra la lunga sofferenza per arrivare a questo nuovo stadio della vita e che si pon come testamento di una vita dedicata alla scrittura e alla cultura di una donna che ci ha abbandonato forse troppo presto ha un effetto positivo a chiunque vi si avvicini. Probabilmente è per questo che questo libro, che attende questa rubrica da tempo immemore, fatico ad abbandonarlo fra i letti.

Imperdibile, non si può dir altro.
Buone letture,
Simona Scravaglieri




Nessuno scrittore è in grado di rendere
la reale consistenza della vita vissuta
E.L. Doctorow 
CADERE DALLE NUVOLE 
Ecco la frase che mi venne in mente quando aterrai a L.A. e i passeggeri del jet tributarono un applauso al pilota che aveva guidato il velivolo sull'oceano, puntando sul Nuovo Mondo dal mare, girato a lungo in tondo sopra le luci della gigantesca città e infine si era posato a terra dolcemente. Ricordo che mi ripromisi di usare la frase in seguito, quando avrei scritto dell'atterraggio e del soggiorno sulla costa straniera che mi attendeva: cioè adesso. Non potevo immaginare che avrei sprecato tanti anni in tentativi ostinati di giusta approssimazione alle frasi che a quella prima frase dovevano seguire. Mi ripromisi di imprimermi in mente tutto, ogni dettaglio, per dopo. Innanzitutto l'agitazione che il mio passaporto azzurro provocò nell'agente biondiccio e muscoloso che controllava minuziosamente e severamente i documenti di chi entrava nel paese: lo sfogliò a lungo, studiò ogni singolo visto, poi si prese  la lettera d'invito pluritimbrata del CENTER, sotto la cui protezione avrei trascorso i mesi seguenti, infine volse su di me gli occhi celesti: Germany?- Yes. EastGermany. - Avrei avuto difficoltà a dare ulteriori informazioni, anche da un punto di vista linguistico, ma l'impiegato chiese consiglio al telefono. Quella scena mi sembrò familiare, conoscevo bene la tensione e anche il senso di sollievo che provai allorché lui, avendo evidentemente ottenuto una risposta soddisfacente, stampigliò infine un timbro sul visto e mi allungò il passaporto al di là del banco con la mano cosparsa di lentiggini: Are you sure this country does exist? - Yes. I am, risposi concisa, me lo ricordo ancora, benché la risposta corretta sarebbe stata "No" e io stessa, mentre aspettavo a lungo i bagagli, mi chiedessi  se fare un viaggio negli USA con il passaporto ancora valido di uno stato che non esisteva più servisse soltanto, ormai, a disorientare un giovane addetto agli arrivi dai capelli rossi. Fu una di quelle reazioni indispettite di cui all'epoca ero ancora capace e che sono diventate, ora me ne accorgo, più rare nella vecchiaia. Eccola, la parola, è già finita sulla carta, in modo sufficientemente casuale, la parola la cui ombra all'epoca, più di un decennio e mezzo fa, mi lambia soltanto, e che nel frattempo si è così infittita da farmi temere che diventi impenetrabile prima ancora che io riesca a compiere il mio dovere professionale. Vale a dire prima di aver raccontato  come tirai giù i bagagli dal nastro trasportatore, come li caricai su un carrello gigantesco, come mi avviai verso l'EXIT in mezzo a una folla disordinata. E come, appena varcato l'atrio, accadde ciò  che secondo tutte le fervide raccomandazioni dei viaggiatori esperti avrei dovuto evitare, un enorme uomo nero mi venne incontro: Want a car, madam?, e io, inesperta persona di puro istinto quale sono, invece di rifiutare con decisione come mi era stato raccomandato, annui. Così quando il mio sistema d'allarme si risvegliò, l'uomo si stava già trascinando dietro il mio carrello allontanandosi a mai-più-rivederci. Lo seguii più in fretta che potei e in effetti lo trovai fuori, sul bordo della strada dove, paraurti contro paraurti, a fari bassi, i taxi si avvicendavano l'uno dopo l'altro. Incassò un dollaro che si era meritato e mi passò ad un collega, anche lui nero, incaricato di fare segno ai taxi. Costui svolse il proprio compito, fermò il primo taxi, aiutò a stiparvi le mie valigie, ricevette anche lui un dollaro e mi affidò al piccolo autista magro e svelto, un portoricano di cui non capivo l'inglese, che però ascoltò attentamente e volenterosamente il mio, di inglese, e dopo aver studiato l'intestazione della lettera col mio futuro indirizzo, parve sapere dove portarmi. Solo allora, quando il taxi si avviò, ricordo, sentii la mite aria notturna, l'alito del sud, che riconobbi grazie a una costa completamente diversa da quella, dove per la prima volta mi aveva colpito come un pesante panno caldo, all' aeroporto di Varna. Il mar Nero, la sua oscurità setosa, il greve profumo dolce dei suoi giardini.

Questo pezzo è tratto da:

La città degli angeli
The overcoat of Dr. Freud
Christa Wolf
Edizioni E/O, Ed. 2011
Collana "Dal Mondo"
Prezzo 19,50€

lunedì 1 luglio 2013

Grazie a tutti!



Fonte: DEA by day


Con tutto quello che mi è successo quest'anno e lo scorso ho dimenticato di fare gli auguri al mio piccolo spazio che il 5 di Giugno compiva 3 anni. Così ho aspettato a farglieli oggi, che è anche il giorno del mio compleanno e che sono arrivata a 509 post pubblicati, più di 160 libri recensiti e una battaglia personale che non è ancora del tutto vinta ma sicuramente in via di guarigione. 

Come ogni anno ringrazio chi passa di qui a leggere e a commentare e anche chi, dopo il primo sguardo, scappa a gambe levate (non si può piacere a tutti!). 

Se anche quest'anno festeggio con un sorriso in più è anche grazie a voi!

Buone letture,
Simona Scravaglieri


Fonte: TrebisondaLibri

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